In Italia – A rompere
la calda quiete del periodo pasquale, con temperature di 26-28 °C al
Nord (10 °C sopra media), ha pensato la bora di martedì 14 aprile.
L’improvvisa sventagliata (raffiche a 90 km/h a Bologna) ha
abbassato le temperature anche di 12 °C in mezz’ora, spezzato
alberi e sollevato dai campi riarsi dalla siccità un’inconsueta
nube di polvere che ha viaggiato da Est a Ovest giungendo pure su
Milano attorno alle 18, uno scenario da deserto australiano più che
da Valpadana. Non si è trattato però di tornado, come riferito da
alcuni mezzi di informazione per colpa di un fotomontaggio creato con
un’immagine scattata nel 1999 in Oklahoma e circolato in rete.
Qualche gelata tardiva con danni alle colture nelle notti serene di
mercoledì e giovedì (-1 °C nel Ravennate), poi l’aria è tornata
calda (punte di 24 °C venerdì al Nord). Il cerchio luminoso
avvistato giovedì 16 intorno al Sole, dal Piemonte alla Toscana, è
un “alone solare”, fenomeno ottico naturale generato dalla
rifrazione della luce da parte dei cristalli di ghiaccio che
compongono i cirrostrati, sottili veli nuvolosi a 8-10 km di altezza.
Nel Mondo – Pasqua tempestosa nel Sud degli Stati Uniti, dove aria fredda dal Canada ha incontrato quella calda dai Caraibi scatenando – qui sì! – circa 120 tornado dal Texas alla costa atlantica. Nel Mississippi due vortici sono stati classificati EF4 (venti fino a 310 km/h), uno dei quali il più ampio mai documentato nello Stato, con base larga 3,6 km. Bilancio di 38 vittime, il peggiore in una singola ondata di tornado negli Usa dal 2011, e 1,3 milioni di utenze senza elettricità. Intanto domenica 12 si misuravano 39,7 °C di massima a Veguitas, nuovo record assoluto di caldo per l’isola di Cuba, e lunedì 13 (Pasquetta) minima notturna di 26,7 °C a Miami, primato per aprile. Neve copiosa invece a Boulder (1650 m, Colorado), sede dei prestigiosi National Center for Atmospheric Research e National Snow and Ice Data Center: i 27 cm di giovedì hanno portato il totale dell’inverno 2019-20 a 368 cm, massimo nella serie dal 1897, a causa di frequenti venti umidi da Nord-Est. Ma Nasa e Noaa segnalano che nel mondo marzo 2020 è stato il secondo più caldo (+1,16 °C dalla media del Ventesimo secolo) anche senza l’effetto riscaldante di “El Niño” che contribuì al record del 2016. La siccità interessa gran parte d’Europa, con tempeste di polvere in Polonia e un grande incendio boschivo presso Chernobyl che ha emesso nell’aria particolato contaminato da Cesio-137 (per ora il nostro Snpa esclude che in Italia ne sia giunto in quantità pericolose). Ancora alluvioni in Medioriente, almeno 13 vittime in Yemen, Iran, Pakistan e Afghanistan. Covid-19 ha portato via all’età di 88 anni John Houghton, climatologo britannico, già direttore del MetOffice e curatore editoriale dei primi tre report Ipcc (1990, 1995 e 2001). Il virus ci sta mettendo a dura prova, ma potrebbe essere poca cosa di fronte a certi disastri ambientali all’orizzonte: se non rallentiamo subito i cambiamenti climatici, già entro il 2030 avverranno improvvise e irreparabili estinzioni di specie a iniziare dai mari tropicali, secondo lo studio “The projected timing of abrupt ecological disruption from climate change”, pubblicato su Naturee coordinato da Christopher Trisos dell’Università di Città del Capo. Sono tante le voci, scientifiche e non, che chiedono un mondo post-virus più rispettoso dei limiti ambientali, e meno succube dei diktat dell’economia, ormai incompatibili con la sopravvivenza della natura e dell’umanità. Una di queste è del fisico Angelo Tartaglia, già docente al Politecnico di Torino, che per le Edizioni Gruppo Abele propone il pamphlet Clima - Lettera di un fisico alla politica. Speriamo lo ascoltino...
Luca Mercalli (dal Fatto
Quotidiano del 19/04/2020)
P.S.
L'evidenza è
tautologicamene... evidente. Eppure la politica, soprattutto quella
ultradilettantistica esercitata nelle piccole amministrazioni
comunali sembra non accorgersi mai dell'evidenza dei fatti. Quando nel
nostro piccolo riprenderanno a pieno regime le attività delle
maestranze comunali, c'è da giurarci che assisteremo per l'ennesima
volta agli arcinoti - e qui più volte segnalati - lavoretti
stagionali di distruzione ambientale. Nel mentre a Palazzo gli
ultradilettanti di cui sopra riprenderanno a parlare di bacini
artificiali in alta quota, di piste di ski-roll nelle campagne del fondovalle e di 'valorizzazioni'
pseudo zootecniche d'alta montagna, con quella leggerezza tipica di chi non sa e non
capisce. Ma quante altre tempeste Vaia dovranno succedere prima che
codesti ultradilettanti riescano finalmente ad aprire gli occhi?
L'Orco
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