Sono scaduti oggi i termini per inoltrare al Comune, da parte della cittadinanza, le osservazioni relative al PEBA (piano eliminazione barriere architettoniche), che fa parte dei diciassette cosiddetti obiettivi dell'ambigua Agenda 2030.
Detto che nel paese ideale oltre a questo sarebbe assolutamente necessario redigere e approvare una serie di altri piani parimenti importanti, che però ben ci si guarda dal porre in essere: il PRMM (piano riduzione mobilità motorizzata) da valere quantomeno per i centri storici, il PERM (piano eliminazione rumori molesti), il PEEN (piano eliminazione emissioni nocive), il PRES (piano riduzione dell'elettro smog) questione massimamente sottovalutata ma potenzialmente pericolosissima (vedasi p.e. l'installazione della nuova antenna 5G a Lago), il PTRVP (piano di tutela e rispetto del verde pubblico), eccetera. Questo incompleto elenco di buoni propositi mai concepiti e attuati conferma una volta di più che, in un paese ideale, il vero “piano dei piani” da approvare preventivamente prima di ogni ulteriore altro dovrebbe essere il PEDC (piano eliminazione deficit cognitivo) handicap del quale sono spesso “portatori” inconsapevoli gli amministratori pubblici.
Su quello in questione, il PEBA, nutro comunque parecchie perplessità. Innanzitutto perché nasconde la solita ipocrisia del “siamo tutti uguali” e quindi “tutti abbiamo diritto a…”. E invece, chi per sventura soffre di una qualunque minorità fisico/motoria non può fare ovviamente ciò che fa una persona perfettamente sana. Ciò vale per qualsivoglia tipologia di handicap. Dal cieco al paraplegico, dal cardiopatico all’autistico, dal sordomuto al mutilato. Non siamo tutti uguali!, e trovo insopportabile che l’ideologia “arcobalenica” fintamente inclusiva e onnicomprensiva che, appunto, l’Agenda 2030 porta avanti a spron battuto, voglia a tutti i costi farci credere che così non è.
Io (proprio io!) sono “portatore” di penalizzanti problemi congeniti a un'articolazione e quindi, tra le tante limitazioni, non posso percorrere determinati cammini accidentati. Perché dovrei pretendere che l’ente pubblico, attraverso costosi interventi di adeguamento, sistemasse qualsiasi sentiero di montagna, per permettermi, per esempio, di camminare in lungo e in largo nei luoghi in quota, ovviamente accidentati? Per questa mia condizione, non imputabile agli altri, non ho mai fatto né un trekking nel Lagorai, né una discesa con gli sci, né giocato una partita di calcio. E allora? Pazienza. Faccio altro. Ognuno può fare altro. Non siamo tutti uguali e non si può pretendere che chiunque, anche quello sfortunatamente affetto da patologie o/e handicap diversi, "abbia il diritto" di fare tutto… per decreto!
Ecco perché trovo l’enfasi sul PEBA ripugnante e falsa. Soprattutto perché esso, per quanto analitico e dettagliato possa essere, risulterà comunque incompleto e la sua costosissima realizzazione sarà sempre insufficiente. PEBA o non PEBA, nell’incessante mutamento dei luoghi e dei costumi, ci sarà sempre un “diversamente abile” che troverà un nuovo ostacolo e un nuovo inciampo per superare i quali avrà bisogno della solidarietà di chi è più fortunato.
A.D.