
Il Parlamento austriaco qualche giorno fa (11/09/2007) ha fatto qualcosa che di solito nei regimi si verifica raramente: constatato che una legge era un’insensatezza, tirandone le conseguenze, la ha abrogata! L’accaduto si riferisce all’obbligo di tenere accese le luci delle auto durante la marcia diurna introdotto alcuni anni fa in Austria (così come in Italia). Un provvedimento che dopo alcuni anni di osservazione appare finalmente in tutta la sua assurdità e la cui unica vera ragione va ascritta presumibilmente alle pressioni esercitate sulle corrotte classi politiche occidentali dalle influenti lobbies petrolifere, che da esso traggono un notevole beneficio.
Lo studio promosso dal governo austriaco allo scopo di verificare gli effetti di tale obbligo ha dimostrato scientificamente che “la luce di giorno” nel pieno chiarore del sole ha un effetto distorsivo per chi guida, in quanto l’ esuberante efflusso luminoso rende meno percettibili gli utenti stradali minori, quali ciclisti e pedoni. E la tragica conferma di ciò si è avuta dall’incremento degli incidenti mortali (per queste categorie di utenti) rilevati in Austria dall’entrata in vigore del provvedimento anzidetto. A questa già di per sé più che sufficiente motivazione per buttare la legge nel cesso e accompagnarla con un fragoroso sciacquone, se ne sono aggiunte altre, più ovvie e da tutti verificabili: il maggior consumo di carburante e conseguenti maggiori emissioni di inquinanti e di gas serra con le altrettante sofferenze dell’ambiente e del… portafoglio.
In provincia di Bolzano il danno ambientale provocato dalle “luci di giorno” era stato analizzato già nel 2003 dal dottor Lantschner del competente Ufficio Trasporti del Provincia Autonoma altoatesina. Da esso risultava che un’autovettura in movimento con le luci anabbaglianti accese, consuma mediamente un quarto di litro di carburante in più ogni 100 chilometri. Ciò significa che nel solo Sudtirolo vengono espanse in atmosfera 25.000 tonnellate/anno in più di CO2, con costi aggiuntivi che variano dai 40 ai 60 €/anno per ogni automobilista. Rapportando tale dato su scala nazionale il risultato è sconvolgente: 3,2 milioni di tonnellate di CO2/anno in più (oltre a un indefinito ulteriore quantitativo di inquinanti) scaricati in atmosfera.
A questo proposito ricordiamo che proprio l’altro ieri a Roma si è tenuta la prima conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, voluta dal ministero dell’ambiente, che ha confermato il peggioramento della “salute” della nostra biosfera. I relatori intervenuti hanno esortato i politici a promuovere con sollecitudine iniziative di contenimento e di risparmio energetico che ad esempio si concretizzano in modo sostanziale anche spegnendo le lucette spia dei nostri elettrodomestici!
Pertanto, con perfetto tempismo, la senatrice SVP Helga Thaler Ausserhofer, cogliendo immediatamente l’“assist” offertole dal Parlamento austriaco, presenterà una proposta di emendamento del decreto “luci di giorno” che prossimamente, assieme ad altri provvedimenti relativi al traffico, verrà discussa in Senato.
Morale della favola: meglio tardi che mai; dell'insensatezza di questa "trovata", noi, a onor del vero, avevamo da tempo informato il signor ministro dei trsporti italiano. Naturalmente senza ottenere il minimo riscontro! Speriamo che il concomitante intervento di più autorevoli referenti faccia prevalere anche a Roma la Ragione sul business.
Lo studio promosso dal governo austriaco allo scopo di verificare gli effetti di tale obbligo ha dimostrato scientificamente che “la luce di giorno” nel pieno chiarore del sole ha un effetto distorsivo per chi guida, in quanto l’ esuberante efflusso luminoso rende meno percettibili gli utenti stradali minori, quali ciclisti e pedoni. E la tragica conferma di ciò si è avuta dall’incremento degli incidenti mortali (per queste categorie di utenti) rilevati in Austria dall’entrata in vigore del provvedimento anzidetto. A questa già di per sé più che sufficiente motivazione per buttare la legge nel cesso e accompagnarla con un fragoroso sciacquone, se ne sono aggiunte altre, più ovvie e da tutti verificabili: il maggior consumo di carburante e conseguenti maggiori emissioni di inquinanti e di gas serra con le altrettante sofferenze dell’ambiente e del… portafoglio.
In provincia di Bolzano il danno ambientale provocato dalle “luci di giorno” era stato analizzato già nel 2003 dal dottor Lantschner del competente Ufficio Trasporti del Provincia Autonoma altoatesina. Da esso risultava che un’autovettura in movimento con le luci anabbaglianti accese, consuma mediamente un quarto di litro di carburante in più ogni 100 chilometri. Ciò significa che nel solo Sudtirolo vengono espanse in atmosfera 25.000 tonnellate/anno in più di CO2, con costi aggiuntivi che variano dai 40 ai 60 €/anno per ogni automobilista. Rapportando tale dato su scala nazionale il risultato è sconvolgente: 3,2 milioni di tonnellate di CO2/anno in più (oltre a un indefinito ulteriore quantitativo di inquinanti) scaricati in atmosfera.
A questo proposito ricordiamo che proprio l’altro ieri a Roma si è tenuta la prima conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, voluta dal ministero dell’ambiente, che ha confermato il peggioramento della “salute” della nostra biosfera. I relatori intervenuti hanno esortato i politici a promuovere con sollecitudine iniziative di contenimento e di risparmio energetico che ad esempio si concretizzano in modo sostanziale anche spegnendo le lucette spia dei nostri elettrodomestici!
Pertanto, con perfetto tempismo, la senatrice SVP Helga Thaler Ausserhofer, cogliendo immediatamente l’“assist” offertole dal Parlamento austriaco, presenterà una proposta di emendamento del decreto “luci di giorno” che prossimamente, assieme ad altri provvedimenti relativi al traffico, verrà discussa in Senato.
Morale della favola: meglio tardi che mai; dell'insensatezza di questa "trovata", noi, a onor del vero, avevamo da tempo informato il signor ministro dei trsporti italiano. Naturalmente senza ottenere il minimo riscontro! Speriamo che il concomitante intervento di più autorevoli referenti faccia prevalere anche a Roma la Ragione sul business.
L’Orco