13/11/21

APPUNTI PER UN’INDAGINE

Dalla Lega delle origini, quella impersonificata da Umberto Bossi, eletto Senatur nel lontano 1987, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Dalla parola d’ordine “Roma ladrona, la Lega ti bastona” siamo arrivati, attraverso un percorso via via accelerato di occupazione del potere, a rinnegare i princìpi fondanti di quel movimento nato proprio per 'fare pulizia' del malaffare imperante nella politica italiana precedente a Tangentopoli. Dunque, il partito nato per mettere argine alle ruberie politiche e amministrative nell’Italia di fine millennio, giunto a ricoprire i più importanti scranni di comando dell’Italia settentrionale, ironia della sorte, è finito esso stesso per ‘cavalcare’ i vizi atavici di questa irriformabile nazione.

L’opaca vicenda non ancora conclusa del nuovo ospedale di Fiemme conferma, a nostro avviso, quanto appena asserito. I giochi legati all’ipotesi Mak iniziano infatti poco dopo l’insediamento nella 'stanza dei bottoni' degli ex 'bastonatori verdi' in Provincia (ottobre 2018). Lo si deduce da un articolo di Luigi Casanova pubblicato il 7 novembre 2020 su Questotrentino.

Scriveva Casanova “(…) Ma sul tema (realizzazione nuovo ospedale ai Dossi progetto Morosini n.d.r.) da due anni è caduto il silenzio. Finché l’ex consigliere comunale Carmelo Zini, in agosto (2020), presenta in Comune una interrogazione sul tema, cui il sindaco (Welponer n.d.r.) replica con una confusa risposta priva di senso. Zini chiedeva se avesse fondamento la notizia che la Provincia intendeva costruire un nuovo ospedale nel fondovalle, sui terreni dell’ex vivaio forestale e di alcuni privati. Questi privati erano stati interpellati dallo Scario della Magnifica comunità, Giacomo Boninsegna, per saggiarne la disponibilità alla vendita.

A quale titolo, a nome di chi? Sul discutibile agire dello Scario si attivano i regolani di Cavalese il 7 e il 17 settembre (2020) con due lettere indirizzate allo Scario e al Consiglio dei regolani, chiedendo conto del comportamento. Volevano trasparenza, specie sull’eventuale ruolo che la Magnifica veniva ad assumere nella vicenda. Solo nel febbraio 2019 la Magnifica aveva comprato i terreni dell’ex vivaio forestale, il più fertile delle Alpi, proprio dalla Provincia. Ma che senso aveva, per la PAT, riacquisire quanto pochi mesi prima era suo? Fatto sta che a gennaio 2020 si tenne una riunione nella quale Fugatti, dirigenti dell’azienda sanitaria, sindaci e Scario discussero della possibilità di spostare l’ospedale. Nessuna notizia era trapelata in valle, tutto segretato.

Lo Scario rispondeva alle due lettere in Consiglio solo il 13 ottobre. Questi i fatti da lui illustrati nella riunione. Nel dicembre 2019 la Provincia gli chiedeva di restituire parte dei fondi appena permutati (12 febbraio 2019) con la raccomandazione di tenere la notizia riservata. A gennaio la proposta veniva illustrata a Trento ad alcuni sindaci e amministratori della valle in presenza di due consiglieri provinciali locali (Piero De Godenz, UPT e Gianluca Cavada, Lega) senza che la Magnifica venisse coinvolta. Alcune giunte comunali, poche, venivano informate dai loro sindaci; nel frattempo lo Scario veniva contattato dallo studio tecnico Mak Costruzioni Srl per verificare a titolo personale la disponibilità dei privati a cedere i terreni. Lo Scario si è quindi attivato in tal senso. Un’azione che in una piccola comunità non poteva passare inosservata. Fatto sta che il Consiglio dei regolani viene informato della ipotesi solo il 19 agosto, dopo specifica domanda del consigliere di regola Franco Corso.(…)”




Pertanto, se alla cronistoria della vicenda appena ripresa dall’articolo di Questotrentino aggiungiamo le reticenze di Zanon sulla ormai famosa mail inviata nel maggio 2020 all’ex sindaco di Cavalese, Welponer, e le bugie insite nella risposta della sindaca Ceschini all’interrogazione del capogruppo di minoranza, Barbolini, inviata all’interrogante in data 22 giugno 2021 possiamo senz’altro affermare che dietro la probabile prossima mega colata di cemento all’Orto dei peci di Masi non ci sono soltanto i transleghisti 2.0 di Fugatti ma anche e, forse, soprattutto la nuova ‘cupola’ amministrativa locale, De Godenz – Boninsegna - Zanon – sindache di Tesero e Predazzo, irresistibilmente attratta dall’idea di poter esibire al mondo intero, già entro il 2026!, la nuova 'risorsa turistica' dal nome evocativo che pare uno slogan pubblicitario, La Città della Salute. Capace di garantire la piena capienza ricettiva anche nelle mezze stagioni, e che, grazie a una - a quel punto sì! - efficientissima nuova sanità privatizzata, curerà eccellentemente danarosi malaticci da accogliere nella valle verde per antonomasia, offrendo contemporaneamente ai familiari al seguito eccellenti opportunità di svago…

Forse, prima che i ‘giochi’ si chiudano senza possibilità d’appello e un altro pezzo di pregiato territorio del fondovalle fiemmese venga definitivamente sacrificato, un’occhiata alle carte l’Autorità giudiziaria farebbe bene a dargliela.

A.D.

09/11/21

UN CHIARO E ARGOMENTATO NO!

Due giorni dopo la pubblicazione del precedente post, col quale lamentavo tra l’altro il silenzio dei valligiani sulla questione ‘Ospedale di Fiemme’, ho trovato nel mio archivio file una lettera di Ruggero Vaia uscita su l’Adige lo scorso 17 ottobre. Mi scuso dunque con l’autore per la svista e (ri)pubblico, doverosamente, il suo intervento.

Ario



Egregio Direttore,

vorrei brevemente esprimere una personale opinione sulla vicenda dell'Ospedale di Fiemme che sta dominando la cronaca di valle sul Suo giornale. Qualche anno fa, ma sembrano decenni, la politica si impegnava a convincerci che gli ospedali "periferici" sono inutilmente costosi e poco specializzati: andavano ridotti a centri di salute diurni e i ricoveri andavano centralizzati nel più efficiente ospedale provinciale, anche in vista della realizzazione del grande Nuovo Ospedale del Trentino. Fino a pochi anni fa nei nosocomi di valle si stavano ancora smantellando interi reparti, finché l'Amministrazione provinciale ha cambiato rotta, stabilendo che gli ospedali periferici hanno un ruolo importante per varie specialità, che vanno quindi mantenuti e nel caso ristrutturati. Per l'Ospedale di Fiemme sito a Cavalese si è approntato un progetto esecutivo di ristrutturazione da circa 46 milioni di euro, quasi tutti già finanziati. Poi cambia la regìa in Provincia e - toh! - in Val di Fiemme pare serva una "Città della Salute" da realizzare sui pregiati terreni agricoli del fondovalle tra Lago di Tesero e Masi di Cavalese. I milioni per la ristrutturazione dell'esistente ospedale vengono revocati. La formula del "finanziamento di progetto" ("project financing", maledetto anglicismo di chi non sa l'inglese) lancia i costi in orbita: 120 milioni di euro! A chi la raccontano, questi politici, che sia indispensabile un tale sperpero per mandare i poveri malati a marcire di depressione nell'umidità del fondovalle, senza poter vedere il sole per 3 mesi all'anno? A chi la raccontano che si possa rinunciare all' "Orto dei pézi" dove crescono le piantine per il rimboschimento? Poi serviranno altri servizi: negozi, edicola, parcheggi, un albergo per i parenti che assistono i malati... E cosa ne sarà dell'attuale ospedale, che è pur sempre una grande struttura? Risposte zero. Chi sta nella stanza dei bottoni ha già deciso: si facciano girare i milioni. A pensar male si fa peccato, ma io penso male: credo che ci sia una forte propensione a spendere i denari pubblici in opere di edilizia, piuttosto che investirli nella vera necessità urgente: assumere medici e infermieri, che attualmente ‘ultralavorano’, perché sono pochi. È il personale la vera grande risorsa su cui la sanità trentina deve investire. È in malafede chi connette la realizzazione dell'ospedale, comunque sia, "all'appuntamento olimpico del 2026". Alle valli dell'Avisio serve un Ospedale di Fiemme efficiente sempre, non per una settimana o due con qualche atleta in giro! Ci siamo già cascati con le varie opere "urgenti per i mondiali" eccetera, ma ora i Sindaci devono parlare chiaro! Sono rimasti pochi i sempliciotti che si bevono la retorica delle "grandi sfide" per gli eventi sportivi: è meglio avere una sanità efficiente, per i cittadini, e che non sia sprecona. Quindi, auspico che i Sindaci di Fiemme e Fassa si ritrovino, presto, e ritrovino anche il senso del mandato della cittadinanza: dicano chiaramente che questo balletto con i privati è assurdo e fa perdere solo tempo e (tanti) soldi alla collettività.

Ruggero Vaia - Cavalese

07/11/21

SE 2 + 2 FA 4

Scrivo all’amico Gilberto Simonetti di Schio dopo aver letto e condiviso il suo pensiero a difesa del glorioso Ospedale di Fiemme e contrario all'ipotesi nuovo ospedale Mak & C. / Orto dei peci, pubblicato ieri su un quotidiano locale. Il suo intervento la dice lunga sulla qualità dei Fiemmazzi e della ‘nostra’ classe amministrativa. Possibile che nessun valligiano abbia sentito la necessità di esternare a mezzo stampa il proprio disappunto rispetto a questa nuova (eventuale) clamorosa speculazione immobiliare? Che nessun consigliere di minoranza (del silenzio di quelli di maggioranza ora è chiaro il motivo) delle municipalità fiemmesi abbia avuto nulla da dire in proposito? Che neppure il nuovo Scario, o almeno un regolano della Comunità, con i cui denari – ricordiamolo – venne costruita la struttura dei Dossi, apra bocca?

Caro Gilberto, la riunione del Consiglio provinciale di Trento di qualche giorno fa ha chiarito come stanno le cose. La mozione Cavada (Lega), votata dal consigliere di minoranza De Godenz (UPT) in contrapposizione alle altre mozioni di minoranza, conferma – se mai qualcuno ancora non lo avesse capito - che il Nostro è uomo di lotta (poco) e di governo (molto) e che l’input politico per la costruzione del nuovo ospedale Mak & C. è partito da qui.  Non si capirebbero altrimenti le “intraprendenze” dell’ex Scario Boninsegna e le reticenze del suo omologo Zanon (entrambi appartenenti alla 'scuderia' De Godenz). Quindi, democristianamente taciuta e nascosta l’intenzione alla popolazione, dopo aver a lungo tessuto la trama nelle segrete stanze e fatto combaciare ogni tessera del puzzle, si è pian piano usciti allo scoperto. Purtroppo, ora è certo. Si farà un nuovo ospedale, ma non ai Dossi di Cavalese. E a deciderlo - sia chiaro - sono stati gli ‘amministratori’ locali. Altro che “ma noi non sapevamo niente…”! Lo sapevano tutti! Tutti, nessuno escluso: dal Principal di Propian (probabile ideatore della “Città della salute”), ai vertici comunitari dell’uno e dell’altro ente, ai/alle sindaci/sindache della valle. Il don Abbondio Fugatti, che non per niente prende tempo con la barzelletta del Navip e cerca di completare la sua parte in commedia, nella vicenda probabilmente ha contato poco.  Il diktat, sotto ricatto dell’ormai trentennale arma di distrazione di massa, l’Evento sportivo mondiale, è partito da qui, proprio da Tesero. Siamo sempre i migliori, nessuno, da Stava in poi, può vantare un curriculum così entusiasmante. Insomma, quando le ruspe inizieranno a togliere il verde della piana dei Masi / Orto dei peci per far posto al mega cantiere   della cordata Mak, e via via l’attuale panorama muterà aspetto, sapremo chi ringraziare. 

Ario



P.S.

Caro Gilberto, ti anticipo quale sarà l’ultimo atto della commedia. Il Navip apparecchierà per bene la tavola. Fugatti, a quel punto, farà vedere le carte (come richiesto dalla Conferenza dei Sindaci fiemmesi, Cavalese escluso). Le amministrazioni comunali, targate De Godenz, (cioè tutte tranne Cavalese) si diranno soddisfatte. In ogni paese si convocherà il popolo (a Tesero presso la ‘Bavarese’), al quale sindaci/che illustreranno le proposte in campo. Quella ‘Mak’ sarà ovviamente di gran lunga la migliore e attuabile entro la fatidica data del 2026. Il popolo ascolterà in silenzio e converrà, alla fine della recita, che in fondo sì quella è la soluzione migliore. Finirà a tarallucci e vino con applausi, sorrisi e pacche sulle spalle. E Trento darà il via libera a Mak.

03/11/21

SI SALVI CHI PUÒ

Man mano che la nebbia si dirada e il quadro d'insieme si fa via via più fosco, una parte ancora minoritaria del Popolo, pur con imperdonabile ritardo, comincia finalmente a ridestarsi e a prendere coscienza del terrificante piano di trasformazione socioeconomico, nascosto dietro la cosiddetta pandemia, organizzato e preparato da tempo dall'élite neoliberista mondiale. Di certo, la tanto agognata immunità di gregge non si raggiungerà, ma, senza una pronta e generale reazione popolare, il gregge probabilmente farà una brutta fine.


Quarta lettera al Fatto Quotidiano (non pubblicata):

Egregio Direttore, onde non essere scambiato per un ‘intruso seriale’ premetto che sono un lettore della prima ora (quantunque non abbonato) del Fatto. Supposto che le mie tre precedenti mail non siano state pubblicate per il contenuto non conforme al racconto ‘ufficiale’ della pandemia Covid-19, con questa mia quarta e ultima breve lettera vorrei semplicemente suggerirle un libro. Pubblicato recentemente, scritto da Pasquale Bacco (patologo) e Angelo Giorgianni (magistrato) e prefato da Nicola Gratteri: Strage di Stato. Le verità nascoste della Covid-19. Un lavoro di ricerca impressionante e documentato che sbugiarda senza possibilità di replica la narrazione quotidiana dei giornaloni (Corriere, Stampa Repubblica, ecc.) e, fatta salva qualche rarissima voce stonata, delle tivuone (Rai, Mediaset e La7).  Ecco, vorrei che Lei, assiduo frequentatore del ‘salotto’ della mia conterranea, coetanea e affiliata Bilderberg Lilli la Rossa – data l’impossibilità da parte mia di contattarla personalmente – glielo consigliasse, così poi, forse, la signora Gruber riuscirebbe a farsi una ragione del perché, dopo due anni di martellante, unidirezionale propaganda a reti unificate ci sia ancora gente che non crede agli asini che volano. E tanto vorrei facesse con il ‘suo’ rockettaro Scanzi e la ‘sua’ aspra e selvaggia Lucarelli (quella che i non vaccinati diventino poltiglia verde…). Infine, restando in argomento e a proposito di ‘salotti’ televisivi non capisco perché chi, come Lei, Cacciari e altri, non segua pedissequamente il binario unico dello storytelling impostato, debba immancabilmente premettere al suo argomentare: “Io sono vaccinato!” Quasi che, omettendo questa precisazione, il successivo ragionamento si trasformi ipso facto in eresia! Mi pare un segno di debolezza, una concessione pericolosa a un regimetto in divenire, la cui forza pervasiva dipende anche da questi dettagli.

E. Delladio - Tesero (TN)











 

22/10/21

LA PERIZIA CONFERMA LA CORRELAZIONE, MA PER IL CONSIGLIO DI STATO…




Camilla Canepa “non aveva preso alcun farmaco e non aveva alcuna patologia pregressa”. La sua morte, per trombosi, “è ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid”.



Sono le conclusioni della perizia depositata dai consulenti della Procura di Genova, che indaga sulla morte della studentessa di 18 anni, vittima di una complicazione seguita alla somministrazione del siero Astrazeneca.
I consulenti, il medico legale Luca Tajana e l’ematologo Franco Piovella, “assolvono” anche i medici, il cui operato era oggetto di altri tre quesiti: sia chi ha vaccinato la ragazza, che chi l’ha poi visitata nei successivi ricoveri, il primo al pronto soccorso di Lavagna il secondo all'ospedale San Martino di Genova. L’esclusione di terapie farmacologiche particolari o di malattie pregresse solleva i vaccinatori da una delle possibili contestazioni: non aver tenuto conto della condizione di salute della giovane o di aver compilato il modulo dell’anamnesi in modo frettoloso. Inoltre, argomenta la perizia, un rapporto di 74 pagine, le conoscenze di quel momento storico sui vaccini e i possibili effetti avversi, non consentono di attribuire alcuna “imperizia” da parte di chi ha effettuato la vaccinazione, che si è svolta dunque “in modo regolare”.
C’è poi il capitolo della diagnosi, potenzialmente tardiva, di uno dei rarissimi casi di reazione avversa al vaccino. Camilla, studentessa di Chiavari che si stava preparando alla maturità, si era sottoposta volontariamente al vaccino, in occasione di un Open Day organizzato dalla Regione Liguria. Era la mattina del 25 maggio. Il 3 giugno la giovane si sente male. Si presenta al pronto soccorso più vicino, nel Comune di Lavagna, con forti mal di testa e fastidio per la luce. Le fanno una Tac, non trovano niente di preoccupante e la rimandano a casa. L’effettuazione di quell’esame, secondo i periti, è sufficiente per escludere responsabilità penali dei medici della struttura, nonostante la cefalea sia uno dei sintomi che possono indicare una trombosi in corso, una delle complicanze possibili del vaccino. La tesi dei periti solleva i medici da responsabilità anche tenendo in considerazione “i costi-benefici della somministrazione” del siero e le conoscenze che si avevano in quel momento. In altre parole: se ne discuteva ancora poco e non era “intuibile” la “correlazione con il vaccino”.
Il 5 giugno le condizioni di Camilla precipitano. Arriva al San Martino di Genova in condizioni ormai disperate, ha una semi paralisi, una trombosi in corso. Non basta un’operazione d’urgenza a salvarle la vita. La perizia, dunque, spazza via anche una delle ipotesi che si erano fatte strada nei primi giorni: la concausa di una piastrinopenia genetica, che non risultava dai documenti ufficiali.
Secondo il difensore della famiglia, Angelo Paone, l’esclusione di profili penalmente rilevanti non chiude la porta a responsabilità “se non penali almeno civili. La Tac che le è stata fatta era senza contrasto e già durante le prime dimissioni il livello delle piastrine era in calo. Inoltre, se è ragionevole il discorso sui costi-benefici, va detto che in quel momento Astra Zeneca era consigliato per età superiori ai 60 anni. E queste non sono opinioni, ma fatti”.

Il Fatto Quotidiano 22/10/2021




21/10/21

RISTRUTTURAZIONE OSPEDALE DI FIEMME: INIZIATA LA RACCOLTA FIRME

Claudio Cia ieri si è recato direttamente all’ospedale di Cavalese per dare il via alla raccolta firme volta a chiedere che il Consiglio provinciale si attivi affinché “la PAT prosegua con il progetto di ristrutturazione dell’Ospedale di Cavalese abbandonando qualunque ipotesi che preveda la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera in differente sede”.
Secondo il consigliere di Fratelli d’Italia i recenti sviluppi sull’Ospedale di Cavalese confermerebbero quanto aveva evidenziato già nelle scorse settimane, «ovvero – spiega Cia – una vicenda dalle tinte fosche per un progetto calato dall’alto tenendo per mesi all’oscuro la popolazione, e su cui tuttora vi sono più domande che risposte».
L’intento della petizione è quello di coinvolgere maggiormente i professionisti sanitari e la popolazione locale piuttosto che anteporre le esigenze del “mattone” a un piano strategico e strutturato per programmare la sanità di valle nei prossimi 20/30 anni.





«La ristrutturazione dell’attuale ospedale è certamente la via più percorribile per avere una struttura completata in tempi ragionevoli – aggiunge Cia – ad un costo di quattro volte inferiore al progetto di Masi, e che genera inoltre un importante indotto per tante attività e famiglie locali. Va quindi compreso il senso di appartenenza che lega i cittadini di Cavalese all’attuale nosocomio, nato per iniziativa della Magnifica Comunità di Fiemme e che solamente a metà degli anni ’80 divenne di proprietà della Provincia».
Il consigliere insieme a Vettore conferma che la raccolta firme proseguirà nelle prossime settimane con i seguenti gazebo: sabato 23 ottobre davanti all’ospedale di Cavalese, sabato 30 ottobre a Moena in Piazza De Sotegrava e sabato 6 novembre a Cembra sul viale principale.
«La politica deve sempre mettersi in ascolto delle istanze che provengono dai territorio – conclude Cia – perché una politica incapace di ascoltare i cittadini non rappresenta nessuno. Quando la democrazia tratta il cittadino da soggetto passivo, essa finisce per ammalarsi».

18/10/21

CONTRO LE GRAVISSIME VIOLENZE A ROMA E TRIESTE

Dopo gli episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine avvenute a Roma il 9 ottobre, con utilizzo di cannoni idranti, lancio di lacrimogeni e manganellate verso manifestanti inermi, famiglie con bambini, anziani e giovani, mentre chi aveva annunciato violenza è stato lasciato libero di agire, assistiamo indignati al ripetersi di un attacco alla democrazia che non ha alcuna giustificazione.





Si ripete infatti la stessa drammatica situazione a Trieste, con cannoni idranti, lancio di lacrimogeni e manganellate verso manifestanti pacifici che stanno difendendo il diritto al lavoro, la Costituzione, la democrazia, il diritto alla manifestazione (art. 21 Costituzione) e la libertà contro il discriminatorio e incostituzionale green pass e i provvedimenti liberticidi dell’attuale compagine governativa.




Questa violenza da parte delle forze dell’ordine non è più tollerabile perché si sta schiacciando e reprimendo qualsiasi forma di protesta pacifica e democratica con una deriva violenta e totalitaria che reprime qualsiasi dissenso rispetto alla linea governativa.

Chiediamo le dimissioni immediate del ministro Luciana Lamorgese e del presidente del Consiglio Mario Draghi e il ripristino dello stato di diritto e della democrazia.

Roma, 18 ottobre 2021

Fabrizio Verduchi, presidente Italia cristiana

Aderiscono:

Iustitia In Veritate

Brigata per la difesa dell’ovvio

Rete Patris Corde

Altre realtà che volessero fornire la propria adesione al comunicato scrivano a: presidente@italiacristiana.it oppure a iustitiainveritate@gmail.com o supplicapatriscorde@gmail.com

INNO D'ITALIA (NUOVA VERSIONE)


 


IMMAGINI DELLA RESISTENZA


DARIO ZANOTELLI AL SUO NUOVO POSTO DI LAVORO!


GLI STRUMENTI


LE STAFFETTE PARTIGIANE





A PENSAR MALE…

Diceva il divo Giulio che a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. Orbene, la vicenda del nuovo ospedale di Fiemme non può non indurre in tentazione. Perché i personaggi in commedia, i silenzi, le tempistiche, le reticenze, le bugie, le excusatio non petite, le opacità invogliano altroché al pensiero negativo e a supporre che in tutto questo valzer di detti, non detti e contraddetti, che con la volontà di qualificazione dell’‘offerta sanitaria’ valligiana ben poco hanno a che fare, possa esserci stato anche qualche tentativo di corruzione! D’altronde, dal progetto del primo nuovo ospedale (quello a totale carico della PAT che avrebbe affiancato ai Dossi l’attuale funzionante struttura) a quello ipotizzato in località Orto dei peci della cordata privata Mak & C., la torta dell’affare è enormemente lievitata, passando dai 32.000.000 del primo ai 138.000.000 del secondo!


Al di là del merito dei due progetti, affatto diversi, il costo dell’opera, più che quadruplicato in poco più di due anni, avrebbe in ogni modo dovuto far sorgere qualche dubbio in primis ai presidenti delle due comunità fiemmesi (Boninsegna e Zanon) che invece si sono colposamente trincerati nel silenzio. Anzi, stranamente, fu proprio Boninsegna a un certo punto a dismettere le vesti istituzionali laiche di Scario della Comunità e a indossare quelle religiose di frate questuante (a raccattar terreni) per conto della Mak. Altrettanto strana – alla luce di quanto dichiarato dal consigliere regionale Degasperi nel breve video qui pubblicato – appare l’autoassoluzione (“Io sono un uomo onesto”) del capo dell’altra comunità territoriale (Zanon): una excusatio non petita che sa di clamorosa gaffe. Nondimeno, pure l’informale consesso dei sindaci di valle (la cosiddetta Conferenza dei sindaci), generalmente al corrente di tutti i pettegolezzi di paese, in questa occasione, altrettanto stranamente, dichiarava qualche giorno fa di non sapere nulla di quel che stava bollendo in pentola. Il che, visti appunto i personaggi in commedia tutti più o meno legati dallo stesso filo rosso, appare poco credibile. Insomma, come già scritto, il quadro è fosco e puzza di imbroglio e, rifacendoci nuovamente al suggerimento del divo Giulio, pensiamo che quasi tutti fossero stati al corrente e abbiano colposamente/dolosamente taciuto, lasciando che le cose procedessero in un certo modo per favorire la cordata Mak.

L’Orco

17/10/21

SOLO BUGIARDI O ANCHE FARABUTTI?


 

RESISTENZA!

CARI COMPAGNI,

IN QUESTI GIORNI BUI DI UNA DITTATURA ARRIVATA FIN TROPPO FACILMENTE, CON IL DUCE DEL NUOVO PARTITO FASCISTA 2.0 CHE HA CALATO LA MANNAIA SULLE NOSTRE VITE, BISOGNA FARE DELLE SCELTE CORAGGIOSE E SCHIERARSI DALLA PARTE DEI PARTIGIANI O DALLA PARTE DEI FASCISTI 2.0. TUTTI AVRANNO LE PROPRIE PROBLEMATICHE E DECIDERANNO QUEL CHE, SEMPRE CON FATICA, DOVRANNO SEGUIRE. IO, COME ALTRI STARÒ SEMPRE DALLA PARTE DEI PARTIGIANI E COMBATTERÒ PER LA MIA LIBERTÀ, LA VOSTRA E QUELLA DEI VOSTRI FIGLI, COME D’ ALTRONDE FECERO GLI UOMINI E LE DONNE CHE CI LIBERARONO NELLA SECONDA GRANDE GUERRA. LA STORIA INSEGNA, MA NON HA ALUNNI E SI RIPETE SEMPRE. RICORDATEVI CHE DOPO UN PERIODO DI PACE, SEMPRE NE È SEGUITO UNO DI GUERRA. ORA SIAMO INCAMMINATI IN QUEL SENSO.

NON TUTTE LE DITTATURE E NON TUTTE LE GUERRE SONO UGUALI, LO DICO PER CHI FATICA A CAPIRE. DETTO CIÒ, VI METTO AL CORRENTE DELLE AZIONI CHE INTRAPRENDERÒ IO, DARIO ZANOTELLI, SENZA IMPORRE ALCUNCHÈ A NESSUNO, MA CHI AVRÀ VOGLIA DI AGGREGARSI, ANCHE NON IN MANIERA RADICALE, MAGARI AIUTANDO CON LA LOGISTICA E SUPPORTO MORALE, VISTO CHE DI TEMPO NE AVREMO ABBASTANZA NELLE NOSTRE MANI, SARÀ PIÙ CHE BENVENUTO.



DAL GIORNO UFFICIALE DELLA MIA SOSPENSIONE, TRASFERIRÒ LA MIA RESIDENZA ALLA FERMATA DELLA LINEA 15 DENOMINATA TRENTINO TRASPORTI, DIREZIONE TRENTO. INIZIERÒ UNO SCIOPERO DELLA FAME CONTRO LE MISURE ADOTTATE DALL’ AZIENDA NEI CONFRONTI DEI LAVORATORI, CONCENTRANDO I MIEI MESSAGGI VERSO I VERTICI AZIENDALI E PROVINCIALI, PERCHÈ LORO SARANNO GLI ESECUTORI DELLE DIRETTIVE DEL FASCIO 2.0. COME FACEVANO I SOLDATI TEDESCHI, I QUALI IMPRIGIONAVANO, TORTURAVANO E AMMAZZAVANO CHI NON AVEVA IL GREEN PASS DEGLI ANNI ‘20-’40, ESEGUENDO GLI ORDINI E LAVANDOSI LA COSCIENZA IN QUELLA MANIERA. HO SOLO ESEGUITO GLI ORDINI.

E IO NON VOGLIO NEANCHE ESSERE COME GLI ABITANTI DI DACHAU, AUSCHWITZ, CHE VEDEVANO ENTRARE A DECINE I TRENI NEI CAMPI, CONTENENTI MIGLIAIA DI PERSONE, TUTTI I GIORNI, E NON NE VEDEVANO USCIRE NEANCHE UNO SE NON PER I CAMINI ATTRAVERSO FUMO CHE SAPEVA DI CARNE BRUCIATA. NON CAPIVANO? FACEVANO FINTA DI NON CAPIRE?

CHI NON RIESCE A COMPRENDER CHE IL 16 SETTEMBRE 2021 LA DEMOCRAZIA IN ITALIA È TERMINATA E SI È INSTAURATA LA DITTATURA DEL NUOVO PARTITO FASCISTA 2.0, HA SERI PROBLEMI DI COSCIENZA.

A CHI, L’ INVERNO SCORSO, MI CHIEDEVA PERCHÈ GIRASSI IN CAMICIA ANCHE CON TEMPERATURE VICINE ALLO 0°, IO RISPONDEVO CHE MI STAVO PREPARANDO PER I TEMPI BUI CHE SAREBBERO VENUTI, MA NON CAPIVANO. SPERO CHE OGGI QUESTA RISPOSTA SIA LORO CHIARA.

SE QUALCUNO VORRÀ UNIRSI NELLA LOTTA CONTRO QUESTA MISURA CHE CI LASCERÀ A VIVERE DI STENTI, PERCHÈ AVETE CAPITO, CHE CON QUESTE AZIONI CI HANNO COSTRETTO A NON POTER CERCARE LAVORO IN ALTRE AZIENDE POICHÉ POCHI SARANNO I DATORI DI LAVORO CHE RISCHIERANNO SANZIONI PER ASSUMERE UN “UNTERMENSCH OHNE AHNENPASS”, MI PUÒ CONTATTARE IN PRIVATO.

IL NOSTRO FRANCESCO MOSER È UN ESPERTO DI GEOINGEGNERIA, MA IO DA ANNI STUDIO LA NUTRIZIONE METABOLICA, COME IL NOSTRO CORPO FA USO DELL’ ENERGIA IN DETERMINATE CONDIZIONI. PER DIGIUNARE SENZA GRANDI PROBLEMATICHE È MEGLIO PREPARARSI DUE TRE SETTIMANE CON PICCOLI ACCORGIMENTI FACILI.

PER FINIRE, O SI LOTTA NOI STESSI PER LA PROPRIA LIBERTÀ OPPURE NON SARANNO SICURAMENTE I NOSTRI GOVERNANTI O I LORO SEGUACI A FARLO. ABBIAMO ASPETTATO FINORA CHE ALTRI CI APRANO LA STRADA, SIAMO STATI EGOISTI E PAUROSI E TUTTO QUESTO CI HA PORTATO DOVE SIAMO ORA. DAL 15 OTTOBRE CI VERRÀ NEGATO IL DIRITTO DI GUADAGNARCI DA VIVERE ONESTAMENTE.

NON È UN INCUBO, È LA REALTÀ, NON È UN GIOCO, È SOLO LA LOTTA. CI VUOLE CORAGGIO E IL CORAGGIO NON CE LO REGALA NESSUNO. CHI NON È PRONTO A LOTTARE, FORSE È MEGLIO CHE SI AGGRAPPI ALLA POZIONE MAGICA E NON CI SIA D’ OSTACOLO.

DARIO ZANOTELLI

FUFFA!

Via libera dalla Giunta PAT (che su proposta del vicepresidente e assessore all'ambiente e urbanistica (Tonina) si è riunita per discuterne e scampagnare in quel di Molveno un paio di giorni fa) alla Strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile, documento che interessa in pratica tutte le aree strategiche su cui ha competenza la Provincia autonoma di Trento e che declina a livello locale gli obiettivi di sostenibilità dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Al centro del documento, che nei mesi scorsi ha seguito un lungo iter partecipativo, coinvolgendo i principali soggetti istituzionali ed economico-sociali della provincia ed in generale tutti i cittadini, gli obiettivi a cui tendere nei prossimi anni per assicurare alle nuove generazioni un futuro sostenibile, puntando in sintesi ad un Trentino più "intelligente", più verde, più connesso, più sociale, più vicino ai cittadini. Nella Strategia ritroviamo i principali temi di cui di dibatte anche a livello nazionale e internazionale: i cambiamenti climatici, naturalmente (e quindi le problematiche riguardanti la riduzione delle emissioni, il consumo e la produzione di energia, la gestione sostenibile delle risorse e quant'altro) ma anche il lavoro, la formazione, le nuove povertà, la sicurezza, la salute, l'innovazione digitale e così via.



Bravo Tonina, belle parole. Meritano di essere ripetute in ordine alfabetico: cambiamenti climatici, connesso, futuro (sostenibile), gestione sostenibile (delle risorse), innovazione (digitale), intelligente, lavoro, povertà (nuove), riduzioni (emissioni), salute, sicurezza, sociale, strategia (provinciale per lo sviluppo sostenibile), verde, vicino (ai cittadini). Certo, per farsi una mangiata fuori porta in compagnia dell’intera giunta provinciale e passare il giorno dopo per ‘statisti’ basta questo rosario di parole al vento e un compiacente pubblicista che annoti e scriva. Niente di nuovo. Cose dette e sentite decine, centinaia, migliaia di volte. Parole vuote che i fatti smentiscono ogni giorno, anche in Trentino. Caro Tonina, venga a farsi una mangiata con la sua giunta in val di Fiemme, ma in incognito. Potrà annusare con le sue narici la qualità dell’aria (che la premiata ditta dell'elefante giallo qui ci ammorba ogni giorno)  e verificare direttamente quanto territorio (verde) il cemento e l'asfalto  si sono divorati negli ultimi trent’anni, soprattutto per garantire la ‘sostenibilità turistica’ della valle. Purtroppo, lo sa bene anche lei, gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sono soltanto fumo negli occhi per gabbare chi ci crede e poco altro. Mentre la ben più cogente “agenda olimpica 2026”, che ripete pari pari le precedenti trentennali “agende grandi eventi”, si concretizzerà in ulteriori colate di cemento e superfici verdi asfaltate (ritmo italiano  di cementificazione e impermeabilizzazione dei suoli anno 2019 : 2 mq. al secondo,  in linea con la media trentina). Al netto delle tante, troppe inutili parole buone appunto soltanto per farsi una mangiata in compagnia a spese della collettività e finire il giorno dopo sulle cronache politiche de L’Adige o del Trentino, questa è la realtà fattuale.

L'Orco

 

15/10/21

IL GIORNO DELLA VERGOGNA - Speciale in diretta da Trieste

LA NOTTE DELLA REPUBBLICA

Da oggi 15/10/2021, ottantatré anni dopo quelle promulgate dal regime fascista, entrano in vigore in Italia (SOLO IN ITALIA) le leggi razziali 2.0. Un certificato sanitario dalla valenza medica pari a zero discriminerà tra buoni e cattivi, tra servi e liberi, tra uomini e paria.



14/10/21

VASSALLI, VALVASSORI E IL VIRUS ENDEMICO

Abbiamo capito che i sindaci della scuderia De Godenz non hanno un’opinione personale sull’ospedale di Fiemme, probabilmente perché frastornati dalle tante disinvolte piroette fatte sulla questione dalla PAT negli ultimi otto anni. Comunque sia, non avere un’opinione su un tema tanto importante è grave. Così, incidentalmente trovatisi in qualità di comparse nel bel mezzo della telenovela "Mak & C./Orto  dei peci" hanno pensato bene di firmare  un breve documento unitario con cui si dicono stufi di aspettare e pretendono che la Provincia decida velocemente.


Vogliono l'eccellenza. Niente di meno! Basta tentennamenti, si costruisca un nuovo ospedale!


Infatti, il tempo stringe, ci sono le Olimpiadi dietro l’angolo. E siccome questi signori sono, ahinoi, contagiati e contagiosi dello stesso terribile patogeno, il bellafigura-virus ‘26, ultima variante dei precedenti bellafigura-virus ‘91, bellafigura-virus ‘03 e bellafigura-virus ‘13, il cui vaccino la scienza purtroppo non è riuscita ancora a produrre, rieccoli bussare alla porta brandendo lo stesso stucchevole refrain: il mondo intero (e questa volta, forse, anche una parte della Luna) ci guarderà e non possiamo permetterci che le telecamere si soffermino sul vecchio nosocomio dei Dossi. Pretendono quindi (anche se già lo sanno) di vedere cosa c’è sul tavolo della PAT e, non di meno, che la popolazione venga informata dai tecnici provinciali con semplicità, informalmente, se possibile financo sorvolando su questioncine di poco conto come quelle ambientali, logistiche, urbanistiche, viarie nascenti dalla eventuale costruzione del nuovo ospedale. Ci sono le Olimpiadi, cazzo, e le occhiute televisioni che nelle precedenti occasioni internazionali si erano accontentate di inquadrare i campi di gara, questa volta, chissà perché, inquadreranno di sicuro soprattutto l’ospedale. Quindi, siccome il tempo stringe e il 2026 è a un tiro di schioppo, invitano la PAT a prendere senza indugio la via più breve. E questa via, dopo essere stata nascosta a lungo e con cura nei cassetti dai vertici dei due enti comunitari di valle (Giacomo Boninsegna prima e Giovanni Zanon poi) per favorire più o meno consapevolmente l’irreversibilità del processo decisionale, corrisponde all’opzione "Mak & C./Orto dei peci".

L’Orco

12/10/21

PROVE DI REGIME 2

Proseguono le audizioni tecnico-scientifiche in Senato e i dati che confermano la totale assurdità del lasciapassare verde governativo si ammassano sui tavoli della 1^ Commissione (Affari Costituzionali). Il Parlamento (di puttane e ruttatori) però tace. Nemmeno il partito di donna Giorgia, teoricamente unico gruppo di opposizione, apre bocca. Del Capo dello Stato, garante supremo della Costituzione, manco parlarne. Tutti prostrati al nuovo tiranno liberticida, collocato al comando dello Stivale dai poteri forti internazionali. Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello! (Dante Alighieri)


10/10/21

PROVE DI REGIME 1

Si susseguono in Senato le audizioni di medici, giuristi, costituzionalisti, filosofi, uomini di scienza e pensatori vari sulla "questione green pass". Sui media cosiddetti mainstream di ciò nulla trapela. La censura è totale e la narrazione ufficiale che politica, stampa e televisioni ripete ogni giorno, in una cantata all'unisono, dice altro. 



LA PREDICA ERETICA DI UN PRETE CORAGGIOSO

Dopo essere rimasto su queste pagine per alcuni giorni, il video è stato censurato e rimosso dalla Rete. Per chi nutre ancora dubbi sulla natura del regime in cui siamo sprofondati...

09/10/21

L’ONESTÀ È…

Recita la Treccani: l’onestà è la qualità interiore di chi si comporta con lealtà, rettitudine e sincerità, in base a dei principi morali ritenuti universalmente validi. Nella vicenda del nuovo ospedale/città della salute dai contorni oltremodo opachi, che i giornali locali ci stanno raccontando ormai da giorni, la condotta dell’attuale commissario della Comunità di Valle non è riconducibile alla definizione testé citata. Zanon paga un vizio di forma originario, quello di aver basato il suo agire politico su un solo presupposto: l’ambizione. Ma è troppo poco. Serve altro. Serve (sarebbe servita) competenza. Serve (sarebbe servita) cultura. Serve (sarebbe servita) capacità critica.


Serviva soprattutto libertà di pensiero, per poter battere i pugni sul tavolo con cognizione e autorevolezza, quando se ne fosse presentata l’occasione, per non farsi mettere sotto i piedi dal "Capufficio" provinciale consegnandosi ad un colposo silenzio. Per difendere gli interessi della “propria gente” servono forza e coraggio, altrimenti si finisce come il classico vaso di coccio tra i vasi di ferro. Senza queste qualità, nessuna esclusa, meglio darsi all’ippica. Perché poi a pagare il conto della propria ignavia è la comunità che si amministra e, in questo caso, anche il suo territorio.

L'Orco

06/10/21

IL SILENZIO DEI CONNIVENTI

Mentre procede la marcia di avvicinamento al punto di non ritorno e l’inevitabile successiva autorizzazione a costruire un nuovo ospedale là dove un ancora opaco comitato d’affari decise chissà quanto tempo fa di realizzarlo, sulla stampa locale (sindaco Finato escluso) cerchiamo inutilmente di leggere l’opinione in proposito di un qualche amministratore di valle. Soprattutto di qualcuno della nostra amata amministrazione teserana, quella che a giochi fatti ‘godrà’ maggiormente dell’impressionante impatto ambientale causato dal nuovo gigantesco immobile. Perché, se qualche anima bella non l’avesse ancora capito, lo scopo di questa intrapresa economico/finanziaria più che di  qualificare i servizi ospedalieri di Fiemme è eminentemente speculativo. Così, dopo aver ristrutturato l’attuale nosocomio cavalesano meno di dieci anni fa e abortito poco dopo il progetto di un secondo ospedale sempre ai Dossi, eccoci al nuovo capitolo della telenovela, il più terrificante, dal suggestivo e ingannevole titolo di “Città della Salute”, quello della cordata Mak Costruzioni-Siram-Dolomiti Energia-Banca Intesa. Sarà una mega colata di cemento strutturale e infrastrutturale con conseguente profonda modificazione paesaggistica e viaria del fondovalle.



Una prospettiva che grida vendetta e dovrebbe allertare ogni valligiano ancora in grado di intendere e di volere. E invece, come sempre, tutto tace! Silenzio! Possibile che di fronte a uno scenario così clamoroso la nostra cara sindaca non abbia ancora preso carta e penna per far sapere la sua a mezzo stampa? Almeno un’opinione da chi si è assunto la responsabilità di fare il capopopolo è lecito aspettarsela, o no? Ma a cosa li paghiamo questi amministratori? Solo per autorizzare ristrutturazioni di malghe d’alta quota, organizzare giornate senz’auto, decidere dove posizionare un dosso stradale rallentatore e dove no, encomiare annualmente le persone a loro gradite? Possibile che nel dibattito in corso a difesa della riqualificazione dell’attuale ospedale siano intervenuti sinora soltanto le Acli, l’ex assessore provinciale Gilmozzi, il sindaco di Cavalese, un paio di consiglieri provinciali di minoranza (ma non il Nostro!)? Ma cosa stiamo aspettando a produrre una forte mozione contraria da parte di tutte le amministrazioni di Fiemme?

L’Orco

25/07/21

MALGA LAGORAI GIÀ IN PISTA

Il cerchio si sta chiudendo. Le funivie del Cermis vengono allo scoperto sulle proprie pagine internet https://www.alpecermis.it/DE/237177/trekking-on-the-dolomites.php


reclamizzando la gita al lago di Lagorai, dove i gitanti saranno accolti alla “Malga Lagorai (rifugio alpino che offre prodotti tipici locali)”. Il testo promozionale è scritto solo in inglese, forse non hanno osato usare l'italiano, perché la malga non è ancora il rifugio alpino che il messaggio prospetta e il pranzo è previsto al sacco ("packed lunch").

Traduzione:

Dall'alto del crinale appare in lontananza la lunga sagoma dello spettacolare Lagorai, caratterizzato da magici riflessi di un azzurro intenso come il colore dello zaffiro. La sua profondità e le sue dimensioni ne fanno lo specchio d'acqua più bello e importante della catena montuosa del Lagorai. È un paradiso terrestre dove il ritmo lento dei campanacci delle mucche si mescola al rumore di fondo delle sue dolci onde.

Durata: 5/6 ore

Difficoltà: MODERATA

Paion del Cermis (2.230 m.) si raggiunge con la funivia. Segui il sentiero n. 3 verso il Lago Bombasel (2.268 m.), e da qui tramite il sentiero n. 6, scendendo lungo un pendio erboso fino al Lago Lagorai (1.871 m.). Dopo una breve sosta per il pranzo al sacco e la visita di Malga Lagorai (rifugio di prodotti tipici di montagna), si scende lungo la vecchia strada militare risalente alla prima guerra mondiale fino al bivio segnalato n. 6, per Doss dei Laresi (1.280 m.).

Per noi comunque era già evidente fin dall'agosto 2018 che la Provincia di Trento, la Magnifica Comunità di Fiemme e il Comune di Tesero stessero allestendo un bel regalo per le Funivie. Stiamo parlando di soldi pubblici: per la sola Malga Lagorai sono 750.000 euro di fondi UE, che sarebbero dovuti servire "per la lotta al cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile".

Ruggero Vaia

20/07/21

SVENTURA DELLA CITTÀ DI LEIDEN (1808)

Questa città si chiama già da tempi immemorabili Leiden e non ne ha mai saputo il perché fino al 12 gennaio dell’anno 1807. Essa è situata sul Reno nel regno d’Olanda, e prima di questa data contava undicimila case, le quali erano abitate da 40.000 uomini, e dopo Amsterdam era sicuramente la città più grande di tutto il regno. Quel giorno la gente si alzò ancora come tutti gli altri; chi recitò il suo “Così lo voglia Iddio”, chi non ci fece nemmeno caso; e nessuno pensò a cosa avrebbe recato la sera, sebbene fosse all’àncora in città una nave con settanta barili pieni di polvere. La gente mangiò a mezzodì gustando il pranzo come ogni altro giorno, sebbene la nave fosse sempre lì. Ma quando nel pomeriggio la lancetta dell’orologio del campanile grande indicava le quattro e mezza – persone operose lavoravano nelle case, madri devote cullavano i loro bambini, mercanti badavano ai propri affari, bambini erano riuniti insieme nella scuola serale, oziosi si annoiavano e stavano all’osteria a giocare a carte presso una caraffa di vino, taluno preoccupato pensava al giorno seguente, a cosa avrebbe mangiato, cosa bevuto, con cosa si sarebbe vestito, e un ladro stava forse infilando una chiave falsa in una porta sconosciuta – all’improvviso avvenne uno scoppio. La nave con i suoi 70 barili di polvere prese fuoco, saltò in aria, e in un batter d’occhio (non ce la fareste a leggere alla stessa velocità con cui ciò accadde), in un batter d’occhio intere strade piene di case per tutta la loro lunghezza e con tutti quanti vi abitavano e vivevano furono annientate e rovinarono in un cumulo di pietre, e furono orribilmente danneggiate. Molte centinaia di uomini vennero sepolti vivi e morti, oppure gravemente feriti, sotto queste macerie. Tre edifici scolastici crollarono con tutti i bambini dentro; uomini e animali, che al momento della disgrazia si trovavano nelle vicinanze, furono scaraventati in aria dalla violenza dell’esplosione e tornarono a terra ridotti in stato pietoso. A tale calamità di aggiunse anche un incendio che rapidamente infierì dappertutto e che fu quasi impossibile spegnere perché molti magazzini pieni di combustibile e di olio di balena ne furono coinvolti. Ottocento delle case più belle crollarono o dovettero essere abbattute. Allora ci si rese conto di quanto facilmente le cose potessero mutare, a sera, rispetto al mattino, non solo nel destino dei fragili esseri umani, bensì anche in quello di una grande e popolosa città. Il re d’Olanda decretò immediatamente che un premio consistente fosse attribuito per ogni persona che potesse essere trovata ancora viva.



Anche i morti estratti dalle macerie furono traslati al municipio affinché potesse essere data loro dai famigliari una degna sepoltura. Vennero prestati molti soccorsi. Sebbene vi fosse guerra fra Inghilterra e Olanda, giunsero da Londra intere navi cariche di aiuti e ingenti somme di denaro per le vittime della sventura, e ciò è bello: perché la guerra non deve entrare nel cuore degli uomini. È già fin troppo malvagia quando fuori rimbomba in ogni città e in ogni porto di mare.

Tratto da Tesoretto di casa dell’amico renano 
di Johann Peter Hebel

20/05/21

TRANSIZIONE ENOLOGICA



Chi di voi non ha mai sognato un mini- reattore nucleare nel suo giardino, balcone, terrazzo o tetto accanto all’antenna della tv e all’aggeggio dello split? Ora quel sogno sta per diventare realtà grazie al Superministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, quello che Grillo ha scambiato per grillino. Per lanciare la sua ideona senza farsene accorgere, il Superministro ha scelto il rag. Cerasa del Foglio (che è sempre un’ottima garanzia di clandestinità): “Tra le opzioni per produrre energia col nucleare, la più concreta è l’utilizzo di mini-reattori nucleari a fissione, quelli generalmente usati sulle grandi navi, che con poche scorie arrivano a produrre qualcosa come 300 MW”. E ora, pensate, “possono essere riconosciuti dall’Ue come sorgenti di energia verde, rinnovabile e pulita anche fuori dal perimetro di una nave”. A questo pensavamo un anno fa, quando si iniziò a parlare di un Recovery fund di ripresa e resilienza post-pandemia: a una ridente fungaia di mini-centrali atomiche verdi, pulite e profumate. È vero, il nucleare a fissione l’avevamo bocciato in 2 referendum, ma cos’è mai la sovranità popolare dinanzi a un Superministro, per giunta dei Migliori?








Si potrebbe indire un concorso a premi: “Fatti anche tu il tuo minireattore personalizzato, spesa modica”. Chi ha il giardino potrà piazzarlo accanto al barbecue, da alimentare con la nuova energia pulita senza più puzze di carbonella bruciata, per grigliate da favola e soprattutto ecosostenibili. La carne si colorerà di verdastro fosforescente (il famoso “green”), ma ci si farà l’abitudine. Per i bimbi, poi, sarà meglio del parco giochi: ogni casa avrà il suo giardino tematico-didattico per replicare in miniatura Hiroshima, Nagasaki, Chernobyl e Fukushima evitando ore di documentari su Netflix, History Channel e Sky. Basterà avvertire i vicini che la simpatica nuvoletta a forma di fungo che si sprigiona a una cert’ora non è nulla di allarmante, anzi è l’ultimo grido dell ’energia pulita, verde e soprattutto rinnovabile. Infatti il mini-prodigio atomico, a gentile richiesta del pubblico, sarà replicabile anche più volte al giorno, prima e dopo i pasti. Ogni reattorino sarà caricato con cialde per garantire un’ampia gamma di colori, sapori, odori. E allietare feste di compleanno, lauree, comunioni, cresime e matrimoni col funghetto atomico al posto dei fuochi d’artificio. Quando la cagna o la gatta faranno i cuccioli, potrà uscirne qualcuno con tre teste, ma sarà un’altra attrazione da venderci i biglietti: più gente entra, più teste si vedono. E chi vorrà farla finita, anziché avviarsi verso la solita clinica svizzera, potrà farsi un aerosol dal minireattore: transizione all’altro mondo, però ecologica.

Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano 20/05/2021




23/04/21

SENZ'ANIMA

“Io non mi sento italiano” è un album di Giorgio Gaber pubblicato postumo. Vi si sente tutta l’amarezza, la disillusione, il disincanto di un uomo che ha attraversato la vita italiana dal 1939 al 2003. Gaber e io siamo più o meno della stessa mandata, la nostra vita si è svolta in campi diversi, ma esistenzialmente abbiamo vissuto lo stesso tempo.


Ma per trovare un’Italia diversa da quella attuale, con dei valori, non è necessario, come fa Giorgio, rifarsi al Rinascimento. Basta ricordare tempi assai più recenti che entrambi abbiamo vissuto, quelli del dopoguerra e degli anni successivi. Allora l’onestà, cardine di ogni convivenza civile, era un valore per tutti, per la borghesia, se non altro perché dava credito, per il mondo contadino, dove violare la stretta di mano costava l’emarginazione dalla comunità, per il mondo proletario che aveva una sua etica sia pur diversa, nei modi ma non nella sostanza, da quella di noi giovani borghesi. La solidarietà, che oggi ci si vorrebbe imporre dall’alto, stava nelle cose. A parte una sottilissima striscia di borghesia che aveva però il buon gusto e il buon senso di non ostentare la propria ricchezza, eravamo tutti più o meno poveri. Ed è fra poveri e non fra ricchi che ci si dà una mano. Milano, dove Gaber, come me è nato, era una città di quartieri e nel quartiere ci si conosceva e ci si aiutava tutti (la fame no, nell’Italia che ho conosciuto io la fame, almeno nel dopoguerra, non c’è mai stata). Non bisogna dimenticare, fra le altre cose, che Milano è una città che ha una tradizione cattolica e socialista. Noi ragazzi vestivamo tutti allo stesso modo, calzoncini quasi all’inguine con i quali giocavamo a calcio in strada o nei terrain vague che gli americani ci avevano lasciato come regalo dei bombardamenti. Le griffe, le scarpe firmate, non esistevano ancora. Questo clima durò fino al boom economico e, per qualche anno, anche oltre. Il boom lo vivemmo in modo ingenuo, naif, non volgare. Era bello, per ragazzi e adulti, dopo che per anni si era tirata la cinghia, assaporare un po’ di benessere. Ma un tarlo invisibile e silenzioso aveva cominciato a corrodere le nostre vite. Nel 1960 entrai per la prima volta, col mio amico Giagi, in un Supermarket. Ci sembrò il Paese di Bengodi. Era invece il cavallo di Troia entrato in città e che ci avrebbe tolto, per sempre, l’innocenza.
Ma erano comunque ancora i Sessanta, gli “anni blu” della mia giovinezza, ciò che per Fitzgerald era stata “l’età del jazz”. Ma quel che di ludico e libertario c’era stato nella contestazione giovanile era ormai agli sgoccioli. Arrivarono le Brigate Rosse che presero sul serio le parole d’ordine che i figli dei borghesi gridavano durante le manifestazioni, “fascista basco nero, il tuo posto è al cimitero”, “uccidere un fascista non è un reato”. Il Sessantotto fu, per usare una frase che Luigi Einaudi applicò alla massoneria, “una cosa comica e camorristica”, figli della borghesia che avrebbero dovuto rovesciare la borghesia, una cosa che avrebbe fatto rivoltare nella tomba il vecchio Marx. Ma nelle prime BR, a differenza del Sessantotto, c’era ancora un contenuto ideale sia pur espresso in modi e in tempi sbagliati perché il marxismo-leninismo cui si richiamavano sarebbe morto di lì a poco. È vero che i primi brigatisti non sembravano avere alcuna considerazione della vita altrui, ma a rischio della propria. In seguito anche nel terrorismo ci sarà una deriva che ha parecchio a che fare con quella della società civile che stava nel frattempo maturando. Per i brigatisti di seconda e terza generazione la vita altrui continuava a non contar nulla, ma della propria avevano grande considerazione. L’omicidio di Walter Tobagi, consumato da due giovani male educati, segnerà il culmine di questa fase, e infatti Barbone e Morandini, a differenza dei primi brigatisti, si pentiranno subito per avere i vantaggi della legislazione premiale. È il segno, sia pur sub specie terrorista, di un individualismo sfrenato che sta invadendo la nostra società.
Finito il terrorismo arriveranno gli anni Ottanta, i beati anni della “Milano da bere”. Per la verità se la bevevano soprattutto i socialisti. Ma il denaro girava e gli italiani credettero a questo nuovo boom. E non vollero vedere ciò che c’era sotto, e cioè che la classe dirigente, politica ed imprenditoriale, si era venuta corrompendo in modo sistematico. Fu Mani Pulite, nel ’92-94, ad aprir loro gli occhi. E fu l’ultima volta che la popolazione italiana, di fronte all’arroganza del potere, provò un legittimo e sincero sdegno. Ma nel giro di soli due anni, anche grazie all’appoggio massiccio dei media a loro volta corrotti fino al midollo, i magistrati divennero i veri colpevoli e i ladri le vittime. E qui si ruppero gli ultimi argini. Di fronte a simili esempi anche il cittadino normalmente onesto si chiese “ma devo essere solo io il più cretino della partita?”. E così la corruzione, fattuale ma, cosa ancor più grave, morale, discese giù per i rami invadendo quasi l’intera società civile. Lo dimostra il fatto che non era venuta meno tanto la sanzione penale quanto quella sociale. Prendo il caso di Luigi Bisignani solo a titolo di esempio. Bisignani fu condannato a due anni e sei mesi nell’ambito dell’inchiesta Enimont, cioè per un reato contro la PA. Si penserebbe che un soggetto del genere nella pubblica amministrazione non potrebbe metter più piede. Invece lo troviamo a metà degli anni Novanta come consigliere dell’ad delle FS Necci condannato per lo scandalo di quella che verrà chiamata “Mani Pulite 2”. Diventerà in seguito consigliere di Paolo Scaroni, ad dell’Eni. Oggi Bisignani è un editorialista di vari giornali. Insomma importanti amministratori dello Stato o del parastato non avevano nessuna remora a frequentare un soggetto come Luigi Bisignani che Wikipedia non riesce a definire meglio che come “faccendiere”. Quello che voglio qui dire è che erano saltati tutti i valori, preideologici, prepolitici, prereligiosi, che avevano contrassegnato il tessuto sociale dell’Italia degli anni Cinquanta e dei primi Sessanta: onestà, onore, dignità, lealtà, rispetto delle regole. Chiunque tu ti trovi di fronte oggi non puoi sapere se è una persona per bene o un corrotto. In fondo è la storia del “mondo di mezzo” romano allargato a livello nazionale.
Tentando di fare un ritratto dell’Italia contemporanea scrivevo nel mio libro Senz’anima del 2010: “È un’Italia (…) devastata dalla Televisione che sembra aver concentrato in sé l’intera vita nazionale dettando, insieme alla sua gemella Pubblicità che è il motore di tutto il sistema, i consumi, i costumi, la way of life, le categorie, i protagonisti e che ha finito per distruggere ogni cultura che non sia la sua subcultura. È un’Italia che ha perso ogni freschezza, la sua antica grazia, senza sorriso, cupa, volgare, ossessionata dal denaro, dal benessere, dagli ‘ status symbol’, dai gadget, dagli oggetti. Un’Italia ipocrita, pronta a commuoversi su tutto, solo per potersi autocompiacere della propria commozione, ma sostanzialmente indifferente all’altro, al vicino, al prossimo. Un’Italia senza misericordia. Un’Italia ormai inguaribilmente corrotta, nelle classi dirigenti come nel comune cittadino, intimamente, profondamente mafiosa, come sempre anarchica ma senza più essere divertente, priva di regole condivise, di principi, di valori, di interiorità, di dignità, di identità. Un’Italia senz’anima”.
Giorgio Gaber è morto nel 2003. Ma potrebbe dire oggi ancor più di allora: “Io non mi sento italiano”.

Massimo Fini

21/04/21

FURBETTI CORONAVIRUS

Stiamo lentamente superando un momento difficile della pandemia e ci auguriamo tutti di poter riprendere, gradualmente, modi e stili di vita adeguati.

A leggere i dati del contagio in Provincia di Trento la bassa valle di Fiemme si segnala come una delle zone in maggiore emergenza. A ieri i contagi erano 39 a Tesero, 49 a Cavalese e 27 a Castello-Molina di Fiemme.

Situazioni difficili si erano già vissute ad inizio emergenza e, per quanto riguarda Tesero, a più riprese tra novembre e gennaio.

Le misure di contenimento del virus e i sacrifici a tutti noi richiesti sono stati e sono notevoli. La maggior parte delle persone, la stragrande maggioranza delle imprese e degli esercizi pubblici hanno saputo rispettare con rigore le limitazioni imposte. C'è stata e c'è una comprensibile richiesta di allentamento delle restrizioni da parte di molti operatori economici.

Come mai, è logico chiedersi, nonostante il generale rispetto dei limiti imposti, ancora così alti permangono in Fiemme i dati del contagio ?

Bisogna avere il coraggio di ammettere e riconoscere che, sia pure in numero contenuto, i “furbetti dello spuntino e delle feste” non mancano: in abitazioni private e in alcuni casi anche in esercizi pubblici, al di fuori e al di là delle regole vigenti.

Non credo si possa tollerare ulteriormente una simile situazione. Nel mentre le istituzioni pubbliche, sia pure con modalità differenti, si stanno impegnando per garantire il più possibile la salute pubblica, un numero esiguo di cittadini e, ahimè anche di operatori economici, si ostina ad agire in modo irresponsabile.



Mi sento di muovere un appello a tutti coloro che vengono a conoscenza di situazioni anomale. Non si tratta di un invito alla delazione ma un accorato appello a difesa della salute pubblica. E' giusto e doveroso che i cittadini che quotidianamente sacrificano alcuni aspetti della loro libertà personale segnalino alle amministrazioni locali e alle autorità di pubblica sicurezza situazioni nelle quali ci si fa beffa delle norme di contenimento del virus.

Solo in questo modo, con la responsabilità ed il senso civico di tutti, potremo ritrovare, se non l'immediata normalità, almeno un ritorno alla socialità ed alla vita autentica di comunità.

Maurizio Zeni - Ex-Sindaco di Tesero 

20/04/21

ROTONDA SUL PONTE? NO, GRAZIE!

Torna all'attenzione della cronaca la realizzazione di una rotonda stradale all'intersezione tra la Statale 48 e la S.P. 215 per Pampeago. Già quindici anni fa, su iniziativa dell'allora assessore ai LL.PP. Alan Barbolini, era stata presa in considerazione l'idea di realizzarne una. Allo scopo, l'assessore ordinò all'Ufficio Tecnico comunale di predisporre un elaborato. La verifica del progetto 'sul campo' diede però esito negativo. Così, dopo aver anche sentito il parere dell'assessore provinciale dell'epoca, Gilmozzi, a sua volta contrario all'opera sia per ragioni tecniche che paesaggistiche, la questione venne giustamente archiviata e il problema tornò ad essere un non-problema. D'altronde, a più di trent'anni dalla realizzazione della circonvallazione ovest del paese e conseguentemente dell'incrocio S.S.48 - S.P.215 a memoria nessun incidente si è verificato in quel punto. Va ricordato che a far propendere la bilancia dei pro e dei contro verso il no contribuirono anche le osservazioni del signor Rinaldo Delmarco e la petizione popolare da lui promossa presentate in Comune il 22 maggio 2006, che qui di seguito riportiamo.



A seguito delle prove sperimentali su strada eseguite la scorsa settimana nel quadro di una possibile costruzione di una rotatoria alla confluenza della strada provinciale proveniente da Stava con la strada delle Dolomiti all'altezza del ponte sul rio Stava, mi permetto presentare a mio nome e a nome di tutti gli abitanti del distretto di Socce le seguenti osservazioni:

1° Problema:

Le autovetture quanto i camion, in prossimità della rotatoria debbono rallentare in quanto la stessa è stretta, cambiare marcia, effettuare la doppia curva, rimettersi in asse e quindi innestare la marcia superiore. Ciò comporta:

- rallentamento del traffico dalla media di 50 km orari a 20/30 km orari;

- l'emissione di gas inquinanti in misura molto superiore all'emissione a velocità di 50 km orari costanti;

- l'inquinamento acustico relativo all'accelerazione accentuato nel caso dei camion;

- un probabile dissesto degli strati inferiori della carreggiata in prossimità del ponte causato dalle continue vibrazioni dei mezzi pesanti costretti, tutti, nessuno escluso, a frenate orientate nello stesso senso, le quali, nel tempo, possono compromettere la stabilità del muro che porta l'arco del ponte.

A ridosso del muro troviamo del materiale roccioso minuto legato con argilla e perennemente bagnato, che ci fa ricordare la tragedia di Stava!


2° Problema:

La costruzione della rotatoria impone:

- la riduzione del marciapiede riservato ai pedoni che ora è appena sufficiente e per nulla eccedente;

- il depauperamento estetico della casa Delladio che verrebbe privata della pertinenza di terreno verso mattina, terreno già ora ridotto.

Questo depauperamento non opera solo nei confronti dei proprietari, ma crea una bruttura che disturba qualunque cittadino che abbia a transitare;

- lo spostamento verso monte del passaggio pedonale con disagio sia per gli anziani, quanto per le mamme che spingono le carrozzelle, per i ragazzi che vanno a scuola, per i villeggianti che passeggiano lungo il ponte;

- un pericoloso avvicinamento delle vetture e dei camion al residuo marciapiede che può trasformarsi in tragedia a seguito di errore, guasto meccanico del mezzo, malore del conducente ecc...

3° Problema:

L'inversione di marcia, per quanto riguarda camion, autoarticolati, mezzi pesanti in genere, non va assolutamente realizzata in un posto tanto delicato quanto importante nel centro del paese in una zona frequentemente transitata dai residenti quanto dai villeggianti.

Questa operazione eseguita in uno spazio così ristretto, e densamente abitato rappresenta solo pericolo e grave intralcio alla normale circolazione.

L'impossibilità di ampliare l'area di manovra verso sud e concentrare la curva della rotatoria tutta spostata verso nord (Stava) crea una curvatura insufficiente ai mezzi pesanti per effettuare la manovra e in corso della stessa viene bloccato sia il traffico verso Cavalese, quanto quello verso Predazzo.

Un'operazione del genere è negativa sotto tutti gli aspetti e l'eventuale rotatoria di tal genere va spostata in aree vaste, aperte e non nel centro del paese e perdipiù su una curva.

4° Problema:

L'eventuale allargamento della strada da eseguire nella direzione della casa di Saverio Delladio, verrà a compromettere la sistemazione dell'area "ponte romano e giardinetto antistante" che ora è di gradevole vista, e comunque non risolve la mancanza di spazio necessario sul lato opposto e non risolve la necessità di decelerazione dei mezzi che imboccano la stretta e irrazionale rotatoria che nulla risolve, ma intralcia la circolazione e depaupera paesaggisticamente la zona.

Che la situazione odierna dell'incrocio in argomento sia di tutto riposo e che non vada alterata è data dal fatto che non si è mai verificato alcun incidente dal momento in cui questo incrocio è stato sistemato con l'abbattimento della casa del "Pònte".

Questo fatto obiettivo e di certezza storica dovrebbe indurre l'Amministrazione ad evitare alcuna modifica in loco.

Io posseggo l'ufficio di lavoro proprio sopra la zona interessata alla rotatoria e quindi conosco meglio di qualsiasi altra persona l'andamento del traffico in qualsiasi stagione.

Posso assicurare che questo si svolge con grande regolarità senza rallentamenti e senza alcuna problema per cui la manomissione della zona è inutile quanto assurda.

Mi sono presa la briga di effettuare le 13 fotografie allegate prese proprio dalla mia finestra che mostrano, senza alcun dubbio, lo scorrere regolare del flusso veicolare.

Considerazioni finali

In una situazione siffatta ogni intervento pare inutile o meglio dannoso per i residenti quanto per i villeggianti per cui tutti uniti facciamo voti al fine che l'Amm.ne voglia tenere in conto le esigenze dei propri cittadini e abbandoni questa iniziativa inutile quanto dannosa.

Questo esposto è sottoscritto dai sigg...


Poiché gli argomenti di contrarietà all'opera in premessa riportati sono ancora del tutto validi ci chiediamo perché a distanza di 15 anni questa amministrazione torni alla carica. A maggior ragione se teniamo conto che né lo Stato né la P.A.T. hanno mai ravvisato la necessità di intervenire direttamente in tal senso su quell'incrocio e l'assessore provinciale dell'epoca - come già detto - ne era del tutto contrario. Peraltro il Comune - ciliegina sulla torta per un'amministrazione che pare fregarsene di quanto versano alle casse comunali i contribuenti locali - qualora il nullaosta venisse infine comunque concesso, dovrebbe accollarsi tutti i costi dell'opera (diretti e indiretti) ma ne dovrebbe intavolare poi la proprietà (e la gestione) allo Stato.

La Talpa

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

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