
Caro Orco,
l’articolo è in effetti notevole. Uno si arma di pazienza, sia per la mole sia per l’incipit non accattivante per un nuclearista, e parte. La scoperta è piacevole perché a differenza delle urla e della retorica dei tipici partigiani (per essere morbidi) dell’ambiente si fa un’analisi lucida e concreta della situazione, si snocciolano cifre che sono ragionevoli e si affrontano le alternative. Non male, sto pensando, ecco un discorso responsabile in cui tra l’altro si invoca la valorizzazione dei nostri tecnici e la mediazione scienza-politica da parte di gente competente, gente come…Rifkin?!
A sentire il nome del “guru”, termine caro al Settembrini, l’umore mi si è improvvisamente guastato e con esso anche il buon proposito di affrontare la lettura con il massimo dello spirito costruttivo. Una rapida ricerca on-line conferma i sospetti sul nostro autore (v. esperienze anni ’70) e provoca la levata di scudi definitiva. Vuoi la scoperta fatta, vuoi il tono, che con il proseguire del testo va dal mio punto di vista peggiorando, non riesco ad arrivare soddisfatto al termine della lettura.
Non entro ora nel merito degli argomenti, ma mi riprometto di farlo più avanti.
Per ora ti saluto
M.
l’articolo è in effetti notevole. Uno si arma di pazienza, sia per la mole sia per l’incipit non accattivante per un nuclearista, e parte. La scoperta è piacevole perché a differenza delle urla e della retorica dei tipici partigiani (per essere morbidi) dell’ambiente si fa un’analisi lucida e concreta della situazione, si snocciolano cifre che sono ragionevoli e si affrontano le alternative. Non male, sto pensando, ecco un discorso responsabile in cui tra l’altro si invoca la valorizzazione dei nostri tecnici e la mediazione scienza-politica da parte di gente competente, gente come…Rifkin?!
A sentire il nome del “guru”, termine caro al Settembrini, l’umore mi si è improvvisamente guastato e con esso anche il buon proposito di affrontare la lettura con il massimo dello spirito costruttivo. Una rapida ricerca on-line conferma i sospetti sul nostro autore (v. esperienze anni ’70) e provoca la levata di scudi definitiva. Vuoi la scoperta fatta, vuoi il tono, che con il proseguire del testo va dal mio punto di vista peggiorando, non riesco ad arrivare soddisfatto al termine della lettura.
Non entro ora nel merito degli argomenti, ma mi riprometto di farlo più avanti.
Per ora ti saluto
M.
Caro Michele, rispondo brevemente e a-scientificamente a questa tua. Perché appunto credo sarebbe ora grande di guardare le cose in maniera meno scientifica e più etica, cercando innanzi tutto di considerare attentamente i moventi del fare. Dal nucleare, giù giù sino all’urbanistica locale. Tornando all’articolo in questione posso dirti che esso è comunque zeppo di fonti scientifiche, che arbitrariamente ho tralasciato di indicare, ritenendolo, già così, molto lungo per un lettore appena appena interessato all’argomento. In calce al post originale di riferimenti ce ne sono una paginata intera. Per gli interessati, come te e Lorenzo, essi sono verificabili accedendo al sito dell’autore.
Dunque che dire? I partigiani dell’ambiente, la retorica dell’ambientalismo urlato? Non sempre è così, non tutti sono così. E’ la coerenza che discrimina, e questo vale per tutti, anche per gli scientisti. Mi rendo ben conto che, per la stragrande maggioranza delle persone, l’ambientalismo rappresenti una voce stridente e insopportabile e che i fideistici proseliti delle magnifiche e progressive sorti della scienza non vorrebbero nemmeno esistesse. Penso però sia importante che esso, al di là delle sue plurali forme e voci, ci sia e si faccia sentire. Quantomeno per solleticare e tener desta l’attenzione di gente sempre meno capace di capire il senso del tutto e sempre più confusa. L’ambientalismo, a mio vedere, urlato o sussurrato che sia, non è comunque tenuto a dare alternative. La sua funzione dovrebbe essere quella di ricordare, a chi confida esclusivamente nella scienza, le tante incongruenze, che essa ha dimostrato nel corso della storia, che sono all’origine di ripetuti disastri ambientali. L’industrialismo moderno, pur basando il suo sviluppo sulla scienza e sulla tecnica, non ci ha evitato affatto tragedie di ogni tipo. Non credo sia opportuno fartene un elenco. Ti fai una breve “giro” on-line…
Il nucleare? Io, che diffido convintamene degli uomini, penso sia un grave azzardo (massimamente in Italia!) e che, nonostante questo, in ogni caso, non sarebbe risolutivo della fame energetica. Uno scientista come te, se del caso, dovrebbe contestare ciò che viene asserito a sostegno delle tesi contrarie, opponendo ad esse altre tesi e adducendo altri argomenti. Senza considerare chi fa la proposta, chi la contesta e chi propone alternative. Rifkin? Perché no? Carlo Bertani? Perché no? Cosa c’entrano le sue esperienze anni ’70?
Si confutino le argomentazioni. Ci dicano i nuclearisti convinti, come si risolve il problemuccio dello stoccaggio delle scorie. Ci dicano come si può escludere categoricamente il rischio di incidente: che non equivale propriamente alla rottura di un accendino. Ci dicano quanta materia prima è disponibile, e per quanto tempo. Ci dimostrino perché poi ci sarà autonomia energetica: non mi risulta che l’Italia abbia giacimenti di uranio per alimentare tutte le nuove centrali previste. Ci dicano in base a qual ragionamento il costo dell’energia eventualmente prodotta col nucleare, all’utente italiano finale, sarebbe inferiore a quella prodotta oggi con termo o idroelettrico. Ci convincano di come si potranno escludere categoricamente, in fase di realizzazione degli impianti, infiltrazioni mafiose negli appalti, aggiungendo rischio al rischio. La gestione dell’azzardo nucleare, ché azzardo rimarrà per sempre, lasciamola ad altri popoli, ad altre nazioni. Più evoluti e seri di noi. Ecco, il presupposto minimo per questa intrapresa dovrebbe essere almeno la serietà. Che in tutta evidenza, non è nelle corde di questo popolo di allegroni. Se non siamo nemmeno capaci di rispettare un senso unico, che affidabilità possiamo avere?
In attesa di leggere le tue ragioni a favore del rilancio nucleare italiano ti ringrazio e saluto.
L’Orco
Dunque che dire? I partigiani dell’ambiente, la retorica dell’ambientalismo urlato? Non sempre è così, non tutti sono così. E’ la coerenza che discrimina, e questo vale per tutti, anche per gli scientisti. Mi rendo ben conto che, per la stragrande maggioranza delle persone, l’ambientalismo rappresenti una voce stridente e insopportabile e che i fideistici proseliti delle magnifiche e progressive sorti della scienza non vorrebbero nemmeno esistesse. Penso però sia importante che esso, al di là delle sue plurali forme e voci, ci sia e si faccia sentire. Quantomeno per solleticare e tener desta l’attenzione di gente sempre meno capace di capire il senso del tutto e sempre più confusa. L’ambientalismo, a mio vedere, urlato o sussurrato che sia, non è comunque tenuto a dare alternative. La sua funzione dovrebbe essere quella di ricordare, a chi confida esclusivamente nella scienza, le tante incongruenze, che essa ha dimostrato nel corso della storia, che sono all’origine di ripetuti disastri ambientali. L’industrialismo moderno, pur basando il suo sviluppo sulla scienza e sulla tecnica, non ci ha evitato affatto tragedie di ogni tipo. Non credo sia opportuno fartene un elenco. Ti fai una breve “giro” on-line…
Il nucleare? Io, che diffido convintamene degli uomini, penso sia un grave azzardo (massimamente in Italia!) e che, nonostante questo, in ogni caso, non sarebbe risolutivo della fame energetica. Uno scientista come te, se del caso, dovrebbe contestare ciò che viene asserito a sostegno delle tesi contrarie, opponendo ad esse altre tesi e adducendo altri argomenti. Senza considerare chi fa la proposta, chi la contesta e chi propone alternative. Rifkin? Perché no? Carlo Bertani? Perché no? Cosa c’entrano le sue esperienze anni ’70?
Si confutino le argomentazioni. Ci dicano i nuclearisti convinti, come si risolve il problemuccio dello stoccaggio delle scorie. Ci dicano come si può escludere categoricamente il rischio di incidente: che non equivale propriamente alla rottura di un accendino. Ci dicano quanta materia prima è disponibile, e per quanto tempo. Ci dimostrino perché poi ci sarà autonomia energetica: non mi risulta che l’Italia abbia giacimenti di uranio per alimentare tutte le nuove centrali previste. Ci dicano in base a qual ragionamento il costo dell’energia eventualmente prodotta col nucleare, all’utente italiano finale, sarebbe inferiore a quella prodotta oggi con termo o idroelettrico. Ci convincano di come si potranno escludere categoricamente, in fase di realizzazione degli impianti, infiltrazioni mafiose negli appalti, aggiungendo rischio al rischio. La gestione dell’azzardo nucleare, ché azzardo rimarrà per sempre, lasciamola ad altri popoli, ad altre nazioni. Più evoluti e seri di noi. Ecco, il presupposto minimo per questa intrapresa dovrebbe essere almeno la serietà. Che in tutta evidenza, non è nelle corde di questo popolo di allegroni. Se non siamo nemmeno capaci di rispettare un senso unico, che affidabilità possiamo avere?
In attesa di leggere le tue ragioni a favore del rilancio nucleare italiano ti ringrazio e saluto.
L’Orco