27/06/08

CONCERTINO, CONCERTO O CONCERTONE? IO PREFERISCO LA SFILATA.


Possiamo rinunciare, una volta, alla solita messa? Certo che sì. Possiamo rinunciare, una volta, alla verbosa sequenza dei saluti ufficiali? Certo che sì. E allora, se vogliamo che (una volta) il contenitore non prevarichi il contenuto, tacciamo la stentorea e radiofonica Voce del Padrone. Riduciamo la melassa dei luoghi comuni, delle celebrazioni del nulla. Anzi, rinunciamoci! Aborriamo le inutili benedizioni! Gli aspersori pagani, le incensate campestri! Basta, basta, basta! Cambiamo. Al di là del protocollo, al di là dei gonfaloni, al di là dei “nazionalismi” trudneriani. Al di là di tutto. Ma perdio, ciò che conta è la musica! Sopra-tutto e prima di tutto!! Ogni senso ha le sue irrinunciabili necessità. E passi pure il concertone, grande, grosso e cacofone, con la multicromatica chiazza di bandisti, ché anche l’occhio vuole la sua parte. Ma diversamente – sia chiaro – ne gode l’udito, ché alle orecchie, della quantità, gliene importa pochino. E allora, se uno più uno non fa tre, la sintesi sensorialmente perfetta non può che essere la sfilata! Però attenzione, che anch’essa non sia… cacofonia. Mancano ancora dieci giorni. C’è tempo. C’è tempo. Si studino bene le sequenze d’entrata delle marce e le distanze tra corpo e corpo. E poi si suoni, si suoni, si suoni! Dispiegando gli aerofoni e diffondendo con gusto e precisione, per gli scorci e le vie, le ritmiche binarie e le marziali armonie. Ne va della festa. Ne va della musica. E che per una volta almeno, i grigi tromboni… di tricolor fasciati, ascoltino muti!

La mosca cocchiera

26/06/08

LA HYBRIS DI PISTORIUS


Definita nella Poetica di Aristotele, il termine hybris si può tradurre con tracotanza, superbia, orgoglio. Era, per gli antichi Greci, quell’atteggiamento per cui un individuo compie azioni che violano leggi divine immutabili, volendo così farsi pari agli Dèi. Pur se gli Dèi sono morti, assassinati dal nostro orgoglio, tuttavia l’uomo non ha mai cessato di commettere questo peccato, aizzato da sempre nuovi dèmoni. Oggi tocca al Progresso, novello Mefistofele che par promettere di esaudire ogni nostro sogno, pur che gli vendiamo non tanto l’anima – ché quella ce la siamo persa da un pezzo – ma noi stessi, la nostra sopravvivenza, la nostra vita. Noi, nuovi piccoli e miseri Faust, alla Scienza abbiamo chiesto tutto: sostanze "magiche" e meravigliose che stravolgano la Natura, macchine eccezionali che ci trasportino velocissimi, che ci mostrino ciò che è lontano e nascosto, che ci svelino ogni mistero. Abbiamo chiesto il Potere, ed abbiamo avuto il mostruoso vaso atomico di Pandora. Ad una sua branca, la medicina, abbiamo chiesto addirittura l’impossibile (tanto siamo arrivati ad odiare noi stessi, tanto a fondo abbiamo reciso le nostre radici): di non essere più noi stessi, come gli Dèi ci hanno fatto, di non essere più mortali. Così, laboratori infernali hanno cominciato a scavare nel nostro fondo più intimo, sventrando e ricomponendo cellule e Dna, creando mostruose chimere, ‘clonando’, in una blasfema caricatura della Creazione. Non accettiamo di essere ciò che siamo, ecco il punto. Non accettiamo di morire, e quando è stato tentato tutto ciò che la pietà e l’affetto possono agire, nonostante ciò deleghiamo il nostro corpo a macchine disumane, di cui diveniamo parte, trasformandoci in mostruosi fantocci non-umani. Prima ancora di quel passaggio, ad un certo punto comunque inevitabile, non accettiamo di invecchiare. La chirurgia plastica è forse la più ridicola bestemmia contro l’Umano che la nostra cosiddetta civiltà abbia partorito. Dal suo utero malato escono le donne "perfette" che si propongono come modello all’Umanità intera: e vien da chiedersi quale trasporto erotico, quale scambio di sensi e di umori sia possibile avere con quelle bambole di frangibile porcellana, da guardare ma da non toccare. Non è diverso da loro un nostro celeberrimo politico ultrasettantenne, da tempo ridotto ad un grottesco mascherone di cera e peli finti, fantoccio senza tempo, come pure senz’anima. Non accettiamo i nostri limiti, insomma. E di questa "cultura", la massima espressione è oggi la vicenda di Pistorius, l’atleta che, avendo perduto le gambe, vuole tornare a correre con due protesi artificiali. Non è nuovo, nel mondo della disabilità, questo ricorso ad una tecnologia estrema al fine di superare dei limiti che, imposti dalla fatalità, pur tuttavia esistono, dei quali bisogna perciò prender pure atto e coi quali è necessario fare i conti: celebre l’esempio dei ciechi che sciano con l’ausilio di un radar. Ma quel che colpisce nel caso di Pistorius è appunto la hybris, l’ostinato e tracotante rifiuto della Natura in nome di un diritto ad avere ciò che non si ha più, e che non si potrà mai più avere. Invece, appunto, di accettare i propri limiti, invece di pensare a costruire, all’interno di questi limiti, un’esistenza comunque possibile. Sempre ci sono stati i disabili, e sempre, soprattutto nelle culture primitive e contadine, hanno trovato un loro "posto", senza che nessuno pensasse mai a rifarli diversi – Pistorius e quelli come lui vogliono dare l’assalto al cielo, tirar giù gli Dèi dai loro scanni, obbligarli ad obbedire loro. Blasfema, e, oltretutto, triste metafora della nostra condizione di déracinés. Dopo la morte di Dio, credevamo di non aver più niente da desiderare, nessun altro trofeo da abbattere. Non ci è bastato, e siamo ancora insoddisfatti e rancorosi, condannati dalle nostre stesse mani all’infelicità perpetua.

Giuliano Corà

24/06/08

BUON COMPLEANNO EFFETTO SERRA


Il 23 giugno 1988, dai microfoni della Commissione Energia del Senato americano, lo scienziato della Nasa James Hansen denunciava ufficialmente l'esistenza dell'effetto serra e per la prima volta si parlò di una minaccia reale per il presente e per le future generazioni. “Quel giorno fummo fortunati” ricorda Hansen “la colonnina del mercurio era salita a 40 gradi e i senatori sudarono sette camicie nella sala dell'audizione”. Lo scienziato spiegò che nei primi cinque mesi di quell'anno la temperatura della Terra era stata la più alta mai registrata nei 130 anni precedenti e questo fenomeno era “al 99% una conseguenza dell'effetto serra”. Da quel giorno il global warming, di cui si parlava solo all'interno di una ristretta schiera di ecologisti, e' entrato a far parte dell'agenda dei politici di Washington e della vita di tutti noi. Da un certo punto di vista Hansen portò sfiga.

Fonte: Ansa

NEL DUBBIO


Stavo tenendo un discorso
agli 'Amici di Cacania'
sul tema 'La vita è verosimile?'
quando mi ricordai
ch'ero del tutto agnostico,
amore e odio in parti uguali e incerto
il risultato, a dosi alternate.
Poi riflettei ch'erano sufficienti
cinque minuti
due e mezzo alla tesi
altrettanti all'antitesi
e questo era il solo omaggio
possibile a un uomo senza qualità.
Parlai esattamente trentacinque secondi.
E quando dissi
che il sì e il no si scambiano le barbe
urla e fischi interruppero il discorso
e mi svegliai. Fu il sogno più laconico
della mia vita, forse il solo non sprovvisto
'di qualità'.

Eugenio Montale

PROPAGANDA


22/06/08

LEGGI AD PERSONAM, SOLITA VERGOGNA


E siamo alle solite. Il governo si è insediato da nemmeno due mesi che già Berlusconi propone e impone la consueta legge "ad personam", fatta su misura per salvarlo da quelli che vengono pudicamente chiamati i suoi "guai giudiziari". È un dejavù. Ma questa volta la legge è talmente scombicchierata, sconclusionata, assurda, irragionevole, irrazionale, spudorata e, soprattutto, devastante per l'intero ordinamento giudiziario e per il convivere civile che si stenta a credere che due senatori abbiano osato proporla, un governo e un ministro della Giustizia l'abbiano fatta propria, una maggioranza l'abbia sostenuta e un Parlamento l'abbia approvata. Perché è una legge che non si è mai vista nè nel Primo nè nel Terzo Mondo e nemmeno all'altro mondo. Perché non sta nè in cielo nè in terra. Dunque, un emendamento inserito in un decreto che prende il nome, divenuto quanto mai beffardo, di "decreto sicurezza", statuisce la sospensione dei processi in corso che riguardano reati commessi prima del 30 giugno 2002 e che prevedono una pena non superiore ai dieci anni di carcere. Un ulteriore emendamento intima ai magistrati di dare priorità, anche per il presente e il futuro, ai reati che hanno una pena edittale superiore ai dieci anni. La "ratio" di questi emendamenti è di "dare priorità ai reati che destano maggior allarme sociale". Perché non destano "allarme sociale" le rapine, i sequestri di persona, le estorsioni, gli stupri, le violenze sessuali, la bancarotta fraudolenta, la concussione, la corruzione, la corruzione di magistrati che non sono che una parte di quelli che rientrano nella norma che prevede la sospensione dei rispettivi processi e per alcuni dei quali la stessa maggioranza non fa che invocare la "tolleranza zero"? E non desta "allarme sociale" che un presidente del Consiglio abbia potuto corrompere un testimone, in due distinti processi, pagandogli 600 mila dollari perché mentisse, è esattamente il reato per cui l'onorevole Berlusconi è sotto processo davanti al Tribunale di Milano, e che rientra naturalmente fra quelli che verranno sospesi (reato attribuito al premier è, guarda caso, del febbraio 2001), e per il quale è stato organizzato tutto questo incredibile baradan? Senza contare che tutto ciò dilata ulteriormente i già lunghissimi tempi della giustizia italiana di cui tutti, a parole, lamentano, e che ne sono il vero cancro. E senza nemmeno mettere in conto che queste norme inaudite violano almeno tre principi fondamentali del nostro ordinamento, costituzionalmente garantiti: l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, l'indipendenza della Magistratura, l'obbligatorietà dell'azione penale. E che indicazioni ne trarranno, per il presente e per il futuro, i rapinatori, gli stupratori, gli scippatori, i topi d'appartamento, i bancarottieri, i concussori, i corruttori? Un intero ordinamento giuridico viene scardinato a pro di una singola persona. Norme del genere avrebbero innescato una rivoluzione non dico in un qualsiasi Paese liberaldemocratico e occidentale, ma nel Burundi, nel Burkina Faso, nel Benin. E invece da noi stanno per passare tranquillamente salvo qualche ammoina dell'opposizione il cui leader, Walter Veltroni, ha affermato che "è stata strappata la tela del dialogo". Qui ciò che è stato strappato, anzi stracciato, è il diritto che riguarda tutta la comunità e non il rapporto con l'opposizione di cui potremmo anche fregarcene. Così come la questione non riguarda lo scontro fra Esecutivo e Magistratura. Riguarda noi tutti. Che fare? Forse sarebbe stato meglio dar retta a un modesto suggerimento che mi permettevo di dare sul Tempo di Roma (che non è esattamente un quotidiano di sinistra) a metà degli anni '90, quando Berlusconi cominciò la sua devastante campagna contro la Magistratura italiana. E cioè, varare una norma del tutto speciale, sulla falsariga delle "Disposizioni transitorie e finali" che stanno in coda alla nostra Costituzione, e che recitasse, più o meno, così: "Silvio Berlusconi, i suoi discendenti, le sue consorti, i suoi consanguinei e tutti i membri, a qualsiasi titolo, della Casa di Arcore sono dispensati, per il passato, il presente e il futuro, dall'obbligo del rispetto delle leggi penali". Ci saremmo perlomeno risparmiati lo scempio di questi giorni.

Massimo Fini

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

Archivio blog