17/11/07

LUTTO NAZIONALE


Un ragazzo viene ucciso da un agente che spara al bersaglio come nei videogiochi. Se la vittima fosse un bimbo o un pensionato, non riuscirebbe a scalzare dalle prime pagine il faccino ammiccante dell’Amanda per più di un giorno. Poiché invece si tratta di un tifoso in trasferta, per lui si accendono i riflettori del calcio. E fin qui passi. Ma attenti, ora accade l’incredibile: appena si scopre che il morto non è uno spettatore pacifico ma un ultrà o qualcosa di simile - e che viaggia su un’auto rifornita di pietre, biglie e bastoni - ecco che la minoranza violenta degli stadi si appropria del suo cadavere, trasformando un reato individuale in un attacco premeditato agli estremisti del tifo. Un’interpretazione allucinante. Ma le istituzioni finiscono per avvalorarla, elevando la povera vittima allo status di eroe senza macchia, nonostante il minimo che si possa dire di lui (anche al netto delle pietre trovate nelle sue tasche che l’avvocato di famiglia riduce a «microformazioni calcaree») è che frequentava cattive compagnie. La morte in Italia è un lavacro universale e chiunque osi steccare sul coro della retorica è accusato di voler sminuire le colpe del poliziotto. Tanto vale ripeterlo, allora: è stato un omicidio, non si spara ad altezza d’uomo su Totò Riina, figuriamoci su un ragazzo. Ciò detto, il lutto al braccio della Nazionale resta incomprensibile, come la retromarcia dei giocatori dell’Atalanta che si erano schierati contro gli ultrà. Perché i maneschi e i loro amici non fanno parte del calcio. Almeno non di quello per il quale alcuni di noi si ostinano a delirare fin da bambini, senza avere mai avuto nelle tasche neanche una microformazione calcarea.

Massimo Gramellini – La Stampa 17/11/07

13/11/07

12 DOMANDE AI CONSIGLIERI COMUNALI DI TESERO


12 domande (retoriche?) inerenti l’urbanistica, materia che precipuamente interessa le assemblee elettive territoriali, con la speranza che, accidentalmente, qualche consigliere lettore, faccia pervenire una sua opinione in merito.

1 – secondo voi le politiche di espansione urbanistica (revisioni dei P.U.C. con inclusione di nuove zone edificabili) sono mai state concepite per una superiore generale necessità abitativa di un determinato ambito territoriale, ovvero sempre ed esclusivamente in base a pressioni speculative più dirette?

2 – l’ente pubblico preposto alla determinazione e alla scelta delle aree non dovrebbe comunque verificare preventivamente le necessità in base ad un’etica dello sviluppo, e su tale base decidere conseguentemente?

3 – oggi, con un andamento demografico qui stabile quale delle due “ragioni” è prevalente od esclusiva?

4 – se fossero determinate da pressioni speculative, le autorizzazioni edificatorie potrebbero intendersi come concessioni di privilegio che l’Autorità amministrativa pro tempore elargisce a privati?

5 – se quanto al precedente punto fosse vero non vi pare che trattandosi di autorizzazione pubblica e dato che non a tutti i residenti (ovviamente) è data la possibilità di edificare (a prescindere dalla disponibilità o meno dell’area necessaria da parte degli stessi e dalle loro reali o meno necessità) si configura nella fattispecie una sorta di arbitrio perpetrato dall’Autorità amministrativa pro tempore con danno a chi ne è escluso?

6 – e se anche questo fosse vero non vi pare che gli esclusi dal privilegio medesimo potrebbero ben pretendere che i privilegiati venissero in un qualche modo penalizzati per compensazione, o viceversa?

7 – per quanto ai precedenti punti come si potrebbe parzialmente ridurre la sperequazione tra privilegiati e non?

8 – come potrebbero essere “indennizzate” le persone escluse dalla possibilità di edificare?

9 – ci sarà un momento, precedente all’esaurimento delle disponibilità fisiche del territorio, in cui l’Autorità amministrativa pro tempore imporrà per necessità superiori uno stop definitivo all’espansione, o tendenzialmente l’autorizzazione all’espansione finirà solo con l’esaurimento fisico della risorsa territorio?

10 – è possibile che né voi (nella veste di puri amministratori) né i professionisti in materia (architetti, geometri, ingegneri) si pongano in maniera forte il problema del limite delle risorse? Che neppure le persone competenti ragionino nel merito della finitezza del territorio e che la questione sia sempre posta (quando è posta) da “non addetti ai lavori”?

11 – qual è la vostra previsione urbanistica per i prossimi 15 – 20 anni in valle di Fiemme e a Tesero in particolare, e quale sarebbe ragionevolmente la cosa più giusta e urgente che i Comuni dovrebbero fare?

12 – quale potrebbe essere il ruolo della scuola, da quella di base a quella superiore, per un’urgente presa di coscienza del problema della finitezza delle risorse e dell’invalicabilità di determinati carichi sul territorio?



Nota:

negli esempi teorici di cui sopra i soggetti privati si considerino con eguali possibilità e disponibilità economiche.

11/11/07

BUON COMPLEANNO!


Care Lettrici, cari Lettori del gruppo di lettura (ancora senza nome) di Tesero e Cavalese vi scrivo di nuovo per fare gli auguri di buon compleanno al Gruppo. Vi devo (credo) una spiegazione. Ho partecipato poco agli incontri mensili programmati. Ero stato invitato a partecipare da Elisabetta che, bontà sua, mi aveva classificato come lettore di un certo spessore. Lei è una professionista attenta e, immagino – considerate la mia frequentazione in biblioteca e le mie richieste di libri – sulla base di dati statistici aveva ritenuto di potermi includere tra la categoria dei lettori “di peso”, di quelli, per intenderci, che si “pappano” un romanzo di 200 pagine in tre sere o anche meno. Assolutamente no. Anzi! Purtroppo la sera mi ritrovo stanco (di cervello e di occhi) e a leggere soprattutto con gli occhi stanchi non ci riesco. Pur con questo (allora) inconfessato handicap accettai comunque volentieri la proposta di adesione. In verità più perché ritenevo e ritengo faccia sempre piacere conoscere persone al di fuori di un certo ambito cui il lavoro e gli impegni extralavorativi relegano. Ebbi modo di apprezzare all’inizio le capacità di coordinamento e di stimolo profuse dal nostro ex tutore professor Alessandro Genovese. Forse, inconsciamente, fu proprio il suo prematuro abbandono a disilludermi dell’intrapresa. Io leggo è vero, ma poco o niente romanzi, vuoi perché avendo il tempo contato cerco di usarlo là dove i miei interessi di conoscenza mi spingono più forte, vuoi perché da sempre sono più interessato alla saggistica che alla narrativa. Io penso che il gruppo faccia bene a continuare e se la maggioranza dei suoi componenti ritiene che il romanzo sia la tipologia di lettura più interessante e avvincente vada bene perseverare con quella categoria. Dalle e-mail di convocazione degli incontri periodici, che nonostante la mia prolungata latitanza continuano a pervenirmi, vedo che siete sempre alle prese col dilemma del nome da dare al gruppo. Mi permetto di osservare che il nome conta poco, l’importante è condividere il piacere. La lettura è la priorità, il nome, qualsiasi esso sia, va bene. Il blog invece credo proprio che non serva. Inizialmente pensavo esattamente il contrario ma dopo averlo sperimentato direttamente ho la presunzione di dirvi che non vi servirà a niente. Il presupposto di un blog è di esternalizzare i pensieri e le idee, di stimolare altri e sconosciuti utenti di quello spazio a intervenire e condividere o non quanto si è espresso. Se il gruppo di lettura ha già una sua precisa connotazione e i suoi membri (in numero stabilito e chiuso) si ritrovano periodicamente a discutere in un determinato “cenacolo” il senso del blog viene meno. Per comunicare tra un gruppo chiuso è sufficiente la posta sia tradizionale che elettronica. Di solito alla provocazione si reagisce ed io che nel ruolo di provocatore spesso mi ci metto, avevo apposta “lanciato” mesi fa sul mio blog un sondaggio sul “senso” di un gruppo di lettura. Ora è ben vero che magari nessuno di voi in questo sito ci è entrato o magari ci è entrato in un momento successivo o precedente al sondaggio o magari ancora non ha ritenuto di dover cedere alla provocazione: sta di fatto che a quel sondaggio hanno risposto in tre soltanto, che però (me lo hanno confermato quelle stesse persone) non fanno parte di alcun gruppo di lettura. Dunque, come vedete, di un blog usato impropriamente si può anche fare a meno. Ripeto: l’importante è avere piacere di leggere, condividere e fantasticare.

Ciao, buone letture e lunga vita al Gruppo.

euro

INCANTO NOTTURNO

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Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

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Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
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PASSATO

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ANCORA ROSA

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VIA STAVA ANNI '30

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TESERO DI BIANCO VESTITO

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LA BAMBOLA SABINA

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LA VAL DEL SALIME

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SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

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MINU

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