
I nostri non sono quesiti oziosi. È fondamentale sapere cosa c’è di concreto dietro a questo sbandierar di proclami. Se quelle parole, quegli articoli che insistono e che dicono pur vagamente di una mobilità pubblica alternativa prossima ventura, di collegamenti viari nuovi, di intermodalità, di “Metroland”, eccetera, eccetera, corrispondono davvero alla voglia di cambiare le cose e di dare una forte sterzata all’andazzo, o sono la maschera dietro cui si nasconde soltanto la voglia di approfittare dell’occasione mondiale per nulla interessata a riformare gli attuali comportamenti collettivi. Se fosse vera la prima, e se ai Mondiali fosse davvero collegato un piano strategico di lungo respiro, occorrerebbe che le municipalità di Fiemme cominciassero da subito a ragionare e ad attivarsi sollecite. L’impressione che se ne ricava però dalla vista d’insieme, non è questa.
Ne è prova il fatto che l’unica ‘scoperta’ messa in piazza a giustificazione del gran battage pubblicitario sarebbero alcuni autobus a guida ottica e alimentati ad idrogeno. Ora, che qualcuno, di primo acchito, di fronte a tale fantastica novità, possa entusiasmarsi, ci può anche stare. Ma poi, passato l’abbaglio, se facesse mente locale al parco auto privato della Valle, stimato in 12.000 autoveicoli, capirebbe immediatamente che non potranno essere certo 1 o 5 o 10 autobus alimentati ad idrogeno (o a carbone che fosse!) a cambiare le sorti ambientali di questi luoghi. Ecco dove il conto non torna e la debolezza dell’inganno si dispiega in tutta evidenza: una qualificazione ambientale attraverso il ripensamento della mobilità che abbia davvero senso e spessore non può non passare obbligatoriamente attraverso una riforma complessiva delle abitudini private. Un’ impresa titanica che impegnerebbe le amministrazioni comunali a lungo e con grande dispendio non economico, bensì culturale. Non bastano iniziative estemporanee e una tantum, servono metodo e organizzazione ben studiati. E, soprattutto, serve esserne convinti. Ma Gilmozzi, uno dei due padrini dell’iniziativa, è il primo a non crederci. Non è un caso infatti che egli abbia ‘riconvertito’ il treno o il metrò di superficie, prospettati inizialmente ai suoi elettori come la “grande scoperta”, in ‘semplici’ autobus ad idrogeno. Nessuno ha rilevato che la differenza tra treno o metrò e autobus non sta nel tipo di alimentazione più o meno inquinante o nel fatto che i primi viaggiano su rotaia e il secondo su gomma. La differenza è molto più profonda. È che il treno (o il metrò) presuppone una reale e meditata presa di coscienza collettiva e un conseguente cambio di mentalità da parte dell’utenza potenziale. Mentre l’autobus non è una vera alternativa alla mobilità privata, ma solo un concorrente sfavorito di essa.
Ribadiamo quindi l’impressione che siano pochi gli amministratori di valle davvero convinti di questo progetto e che la stragrande maggioranza dei Fiemmesi sia purtroppo molto lontana dall’idea di sintonizzarsi su questa lunghezza d’onda. Però, a questo punto, tanto per evitare che il tutto si riduca a semplice pretesto per una ennesima sicura ‘mangiata’ di denaro pubblico riservata ai soliti noti, varrebbe forse la pena di tentare un’azione di coordinamento tra le varie amministrazioni di Fiemme per vedere cosa in concreto e al di là dell’immagine, si potrebbe fare.
Ci sono iniziative che altri paesi in provincia hanno già sperimentato e praticano. Il piedibus, per esempio, è stato recentemente avviato a Pergine Valsugana. Possibile che non lo si possa sperimentare in paesi che appartengono alla valle trentina che più di ogni altra, a parole, sta vendendosi come una valle verde certificata? Possibile che ogni mattina, in uno di questi paesi, Tesero ad esempio, si debba assistere a un via vai indecente di auto private che trasportano, per poche centinaia di metri, bambini che potrebbero tranquillamente recarsi a scuola a piedi? Possibile che all’interno dei centri abitati non si siano ancora predisposti dei percorsi pedonali delimitati e sicuri? Possibile che non si sia ancora capita l’importanza di una pista ciclabile intercomunale che affianchi la statale, non per diporto, ma come alternativa o integrativa all’auto? Anziché sugli autobus a conduzione ottica, su queste cose, che certo sono ‘piccole’, ma concrete e autenticamente ecologiche, dovrebbe aprirsi e svilupparsi il dibattito pubblico.
Ario Dannati