13/03/09

C'E' LA CRISI, CERCASI DUE RUMENI


La prima settimana di marzo è stata sconvolta da numerosi fatti di cronaca. Ecco il riassunto.

Nucleare. Restano in carcere due rumeni accusati di truffa: tentavano di vendere all'Italia quattro centrali nucleari francesi spacciandole per sicure e convenienti. Sui contratti non ci sono tracce del loro dna né le impronte digitali, e altri riscontri sembrano scagionarli: secondo i testimoni a tentare la truffa sarebbero stati due tipi di bassa statura, uno dei quali con la moquette in testa.
Welfare. Sono ancora in stato di fermo i due rumeni accusati di aver ideato lo sciopero virtuale per i lavoratori italiani. Un raggiro di dimensioni colossali: se scioperi, devi avvertire un anno prima, andare a lavorare lo stesso, donare il ricavato dell'intera settimana ai figli del datore di lavoro che devono cambiare la Porsche. La truffa è riuscita con Cisl e Uil. Pochi i riscontri: «Non ho visto nessun rumeno da queste parti - dice un testimone - né altre forme di vita intelligente, c'era solo il ministro Sacconi». Per precauzione, i due rumeni restano in carcere.
Social Card. Due rumeni, sospettati da una folla di pensionati di aver ideato la Social Card, sono sfuggiti per poco al linciaggio. I due sono stati arrestati, anche se sulla truffa del secolo ai danni dei meno abbienti non è stato trovato il loro dna, né fibre di tessuto. Gli inquirenti sono ottimisti: «Fateceli interrogare ancora un po' e confesseranno». Ma alcuni testimoni hanno visto allontanarsi un tipo brizzolato con gli occhialini e la voce querula.
Opere Pubbliche. Dubbi degli inquirenti: i due rumeni accusati di aver stanziato 1,3 miliardi per il ponte di Messina agivano a titolo personale o per aiutare mafia e 'ndrangheta? Non c'è il loro dna sulla scena del crimine, ma si teme che vogliano coprire qualcuno. L'identikit realizzato in questura mostra l'immagine di un tipetto di bassa statura con la moquette in testa. In ogni caso, i due rumeni restano in stato di fermo.

Alessandro Robecchi

10/03/09

NUOVO MIRACOLO ITALIANO


Buone notizie da Roma. Venerdì prossimo il governo, con apposito decreto legge, adotterà misure urgenti anticrisi a favore dell’edilizia che, come noto, è un comparto economico nazionale strategico. L’Italia è la nazione con la più alta densità di palazzinari e di abusivismo del mondo e di conseguenza, nell'attuale contingenza, la più bisognosa di provvedimenti di salvataggio. Domanda: che fare? Un governante qualsiasi, in tempo di crisi globale, tenterebbe di calmierare i prezzi di vendita degli immobili, che dal 2002 ad oggi hanno registrato incrementi del 100-120%. Impresa ardua, indubbiamente, ma, forse, logica. Logica? Santa ingenuità. Ma no, ci vuole ben altro. Soprattutto cervello. In piena recessione, con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi ogni mese e altrettanti a rischio, il problema non sono i soldi che mancano, ma la burocrazia opprimente. E la gente rinuncia all’acquisto di una casa o di un garage non già perché i soldi che ha in tasca non gli bastano neppure per sopravvivere, ma perché lo speculatore che glieli vende, per costruire deve passare in tre uffici diversi! Questa è logica! Quindi, per invogliare disoccupati e cassintegrati a comprar casa e scongiurare imbarazzanti code di professionisti e palazzinari, con le pezze al culo, davanti agli uffici degli Enti di Assistenza Comunali, l’Uomo al Comando ha cogitato la geniale soluzione: per chi vorrà edificare sarà soppressa buona parte delle procedure burocratiche e degli obblighi vigenti e non occorreranno autorizzazioni pubbliche, basterà inoltrare una semplice d.i.a. La speculazione, finalmente, potrà agire indisturbata e conseguentemente, per chi non arriva alla 4^ settimana del mese, sarà facilissimo acquistare casa. L’edilizia si (ci) salverà. Ognuno potrà fare ciò che gli pare. Alzare, allungare, abbattere, aggiungere cubature a volumetrie preesistenti (dal 20% sino al 30% a seconda del caso). Financo sbizzarrirsi architettonicamente. Unico obbligo richiesto (davvero fondamentale) sarà quello di avere il parere di conformità da parte di un tecnico giurato!!!
Non è ancora chiaro se il provvedimento interesserà anche la nostra provincia, quantunque in materia urbanistica la P.A.T. sia “sovrana”. A prescindere, farebbe comunque comodo anche a noi rilanciare quel settore che langue da tempo. E farebbe comodo anche ai poveri giometri (con la “i”, come dicono a Tesero). In effetti anche da noi la morsa della crisi sull’edilizia si sente. Basta aprire gli occhi e guardarsi intorno. Il nostro habitat è una meraviglia di prati e campi intervallati da qualche rara capanna retica. Non si scorge una “fabbrica” neanche a morire. Gru, pachere e ruspe qui non si sa cosa siano. Di recente, per portare un po’ di linfa al settore, a qualcuno era venuta una bella idea: progettare e costruire posteggi sotterranei; ovvero lucrare e qualificare il paese contemporaneamente. Due piccioni con una fava! La prospettiva del nuovo business si è espansa in tutto il contado in men che non si dica, contagiando addirittura l’ente pubblico. La trovata, teoricamente apprezzabile, lascia però più di un dubbio sulla sua effettiva capacità di dare un qualche miglioramento sostanziale alla tranquillità del paese. L’impresa speculativa fa esclusivamente valutazioni tecniche ed economiche, non è tenuta a produrre analisi e considerazioni sociologiche. La qualificazione o la de-qualificazione paesaggistica e gli effetti concreti sulla viabilità conseguenti a quelle opere sono questioni che non le competono. Competerebbero eventualmente agli uffici tecnici comunali che le licenziano, ma, con il decreto che verrà emanato prossimamente a Roma, quegli uffici saranno sollevati anche da quella residuale funzione. Solo alla fine dei lavori dunque, quando i loculi-auto saranno terminati, i presunti effetti migliorativi sulla viabilità urbana potranno essere valutati. E se non ce ne saranno? Pazienza. Basta che i garagi (sempre con la “i”) si riescano a vendere. Nel frattempo godiamoci l’obbrobrio dell’ennesimo sciupio territoriale, che, per esempio, in località Noal - Merisol (foto sopra), è niente male; facciamo attenzione alle strade massacrate dai camion, ci potremmo ingamberlare e finire all’ospedale; infine, preventivamente, coltiviamo, senza entusiasmo, il fondatissimo dubbio che, dopo tutto questo sconquasso e questa rottura di coglioni, pazientemente sopportati a gratis dal vicinato, anziché riposte negli auto-loculi, le auto continueremo a trovarcele perlopiù ferme lungo la strada. Ma non è detto che sia così: bisogna avere fiducia ed essere ottimisti, come ci insegna l’Uomo al Comando. L’importante è togliere lacci e laccioli, deregolamentare, alleggerire i vincoli e i controlli, ogni giorno un qualcosina in più fino ad arrivare al perfetto Far West. Cosicché gli studi tecnici possano ricominciare a “respirare” e i tanti cavalier Mattone a brigare come e più di prima. Su con la vita. Solo alla morte non c’è rimedio. E a Roma questo lo sanno.

L’Orco

09/03/09

MALEDETTI ROMENI


Il Viminale ha cercato di emettere alcuni comunicati imbarazzati secondo cui, a proposito dei casi di stupro, nel 60,9 per cento sono responsabili cittadini italiani (e peraltro i sociologi sapevano già che la stragrande maggioranza degli stupri avviene in famiglia, e bene hanno fatto Berlusconi, Casini, Fini e altri a divorziare, per evitare situazioni così drammatiche). Per il resto, visto che sono di moda i romeni, pare che essi siano responsabili solo per il 7,8 per cento mentre un buon 6,3 per cento se lo aggiudicano i marocchini (che peraltro, come ci hanno insegnato Moravia e Sophia Loren, la loro parte l'avevano già fatta più di 60 anni fa). Non ce la vengano a raccontare. E allora le ronde? Le facciamo contro i bergamaschi? Sarà opportuno ricordare la nefasta partecipazione dei romeni, subito dopo la guerra, alla strage di Villarbasse, ma per fortuna allora esisteva ancora la pena di morte e giustamente sono stati fucilati La Barberu, Johann Puleu, Johan L'Igntolui, e Franzisku Sapuritulu. Romena era certo Leonarda Cianciullui, la saponificatrice e, come dice il nome chiaramente straniero, romena doveva essere Rina Fort, l'autrice della strage di via San Gregorio nel 1946. Per non dire dell'origine romena della contessa Bellentani (che da nubile faceva Eminescu) che nel 1948 sparava sull'amante a Villa d'Este. Romena non era Maria Martirano ma certamente lo era il sicario Raoul Ghianu che, su mandato di Giovanni Fenarolu, l'ha uccisa nel 1958 (tutti ricorderanno il delitto di via Monaci) e romeno era il maestro Arnaldu Graziosul che nel 45 aveva ucciso, si dice, la moglie a Fiuggi. Romeno era il Petru Cavalleru che con la sua gang aveva compiuto un'audace e sanguinosa rapina a Milano, e romeni erano i membri della sciagurata banda di via Osoppo. Benché mai scoperti, romeni erano gli attentatori della Banca dell'Agricoltura (certamente romeni erano Fredu e Venturu) e gli autori della strage alla stazione di Bologna. Romeni erano stati i sospetti di corruzione di giudici come il Previtului e il Berluschescu, romeno il ragazzo Petru Masu che nel 1991 aveva ammazzato i genitori e i due ragazzi Erika (tipico nome extracomunitario) e Omar (romeno e musulmano per giunta!) che avevano ucciso madre e fratello di lei a Novi Ligure. Romena era senza ombra di dubbio la signora Franzonescu di Cogne, i due coniugi di Erba Olindu e Roza, romeni erano sia Sindoara e Calvuli che i loro uccisori, romeni i banchieri che recentemente hanno portato al fallimento tanti risparmiatori, romeni i bambini di Satana, romeni i miserabili che gettavano pietre dai ponti dell'autostrada, romeni i sacerdoti pedofili, romeno l'assassino del commissario Calabresi, romeni i rapitori e uccisori di Moro, Casalegno, Bachelet, Tobagi, Biagi e altri, romeni gli assassini di Pecorelli e la banda della Uno bianca, e per concludere romeni gli assassini di Mattei, del bandito Giuliano, di Pisciotta, di Mauro De Mauro, dei fratelli Rosselli e di Matteotti. Romeni erano Giulianu e gli autori della strage di Portella delle Ginestre, i colpevoli del caso Wilma Montesi (ricordate il cupo Piccionului?) gli sparatori dei morti di Reggio Emilia, i golpisti del Piano Solo; romeni erano i compagni di merende del mostro di Scandicci, gli autori degli attentati a Falcone e a Borsellino e del massacro di piazza della Loggia a Brescia, della strage dell'Italicus e di quella di Ustica, dell'omicidio Pasolini (forse anche Rom); romeni i gambizzatori di Montanelli, i commandos di via Fani e gli assassini di Moro, Coco, Occorsio, Alessandrini, Guido Rossa, Peppino Impastato, Pippo Fava, Piersanti Mattarella, Mino Pecorelli, Giorgio Ambrosoli, Ezio Tarantelli, Salvo Lima, don Pino Puglisi, Ilaria Alpi, Massimo d'Antona, Carlo Giuliani; romeni erano ovviamente l'attentatore del papa (agente dell'associazione Lupu Grigiu) e i massacratori di Dalla Chiesa e signora, romeno il rapitore di Emanuela Orlandi. Romeni infine tutti gli appartenenti al clan di Timisoara, Badalamentu, Provenzanul, Liggiu, Bontadeu, Rijnara, romeni gli strangolatori nazifascisti Tutu e Concutellului, evidentemente aderenti alle Guardie di Ferro di Codreanu. Questi romeni hanno distrutto l'immagine di un paese di persone oneste, timorate di Dio, aliene dalla violenza, rispettose delle differenze etniche, religiose e politiche. Meno male che finalmente ci siamo accorti che i colpevoli erano loro altrimenti avremmo continuato a scavare tra i faldoni delle procure italo-sovietiche senza cavarne nulla, mentre ora con una buona organizzazione di ronde leghiste potremo finalmente ripristinare legge e ordine in questo nostro sfortunato paese.

Umberto Eco

INCANTO NOTTURNO

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Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

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Bepi Zanon

TESERO 1929

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Foto Anonimo

PASSATO

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Foto Orco

ANCORA ROSA

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Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

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foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

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Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

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Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

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SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

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