
Caro Michele, mi tocca replicare brevemente al tuo intervento che, a sua volta, rispondeva al post “L’Apprendista Stregone” di Marco Ferrari, qui pubblicato il 15/03 scorso. Ti stupisci della scelta di questo articolo? Ma vedi, a volte gli articoli li scelgo senza una logica ben precisa. Se non forse quella traducibile con la locuzione “tutto si tiene”. Di quest’ultimo pezzo mi piaceva il colore di fondo. L’ho letto tenendomi a una certa distanza. Come quella necessaria per ammirare un quadro impressionista. Stando troppo vicino il particolare ti fregherebbe, ti farebbe equivocare. Questo è un articolo come un quadro di Monet. Anche questa risposta dovrai leggerla tenendo la stessa distanza.
La Scienza è neutra, si sa. Ma le sue magnifiche sorti sono soltanto teoriche, perché poi è l’uomo che se ne serve. La pratica, ovvero la “messa in strada” delle scoperte scientifiche, spesso produce (e ha prodotto) mostruosità. Non soltanto naturalmente, ci mancherebbe! L’antimodernismo è un concetto per te intollerabile? E il modernismo, visto così com’è oggi, anno domini 2010, cosa ti sembra? E in prospettiva, con l’esperienza acquisita, che vedi? La Razionalità, da cui procede la Scienza e l’Irrazionalità, da cui discende la barbarie, pur esattamente antitetiche, non emanano forse entrambe dalla stessa natura umana?
Ferrari, partendo dalla recente autorizzazione della Commissione europea all’avvio della produzione di una qualità di patata modificata geneticamente, pone a mio avviso l’accento non tanto (o non soltanto) sulla problematicità (discutibile, indimostrabile?) della modificazione genetica vegetale (o animale) quanto sulle conseguenze etiche di una tale prassi. Di fronte a quella dichiarazione così antimoderna contenuta in quello scritto il tuo “radicalismo scientifico” ti provoca vertigine, ripulsa. Vedi in quell’antiprogressismo viscerale il ritorno alla barbarie. Ammesso, dico io, che più barbarie di così si possa oltre (ma il termine ognuno può interpretarlo a modo suo) penso che le scorciatoie non servano a migliorare la situazione. Dovremmo invece sforzarci di modificare i comportamenti collettivi sempre più aberranti dell’ Homo economicus, attraverso la Cultura in senso lato (inclusa la Scienza, dunque) anziché affidarci alla Scienza soltanto, piegando la Natura al volere sempre più innaturale di quell'Homo. Non è semplicemente catastrofismo contrapposto a realismo e a buon senso. E’ che questo procedere asimmetrico tra Scienza e Umanità (come corpi separati) non ha senso. Oggi, se questa asimmetria non fosse effettiva ed evidentissima, con tutto il progresso scientifico che c’è stato da che il mondo esiste, esso dovrebbe essere un vero paradiso terrestre, di prosperità, di gaudioso benessere, di serenità. E invece, pur sempre più immersi nei tanti prodotti figli della Scienza, le grandi questioni del pianeta, ambientali e umane, non sono affatto risolte. Anzi, tutt’altro! E, sparando a casaccio, ne sono prova i fatti che quelle patate, quel mais e quei pomodori modificati, non hanno diminuito, né probabilmente diminuiranno di nulla, la fame del mondo. Che l’Africa, nonostante queste ed altre mitizzate panacee scientifiche è e resta un continente con una speranza di vita mediamente inferiore ai 40 anni. Che l’impazzimento cellulare all’origine del cancro, nonostante i notevoli e prolungati sforzi della ricerca, è ben lungi dal trovare una risposta (forse, in questo caso, perché non tutto è riconducibile ad una spiegazione razionale?). Che l’ambiente, nonostante l’avanzamento tecnico, continua a degradarsi. Che la diversità biologica è in reale pericolo. Che il sistema economico nel suo complesso (nonostante si alimenti di scienza e tecnologia) non può prescindere dall’ infinito sciupio delle risorse naturali.
Condivido con Ferrari che “…la parola Ogm si fa portatrice di implicazioni concettuali che vanno ben oltre le sue pur discutibili applicazioni pratiche: è l’espressione ultima della rivolta faustiana dell’uomo contro lo stato di natura, del suo terminale delirio di onnipotenza”. Sto farneticando, penserai. Forse sì.
L’Orco
La Scienza è neutra, si sa. Ma le sue magnifiche sorti sono soltanto teoriche, perché poi è l’uomo che se ne serve. La pratica, ovvero la “messa in strada” delle scoperte scientifiche, spesso produce (e ha prodotto) mostruosità. Non soltanto naturalmente, ci mancherebbe! L’antimodernismo è un concetto per te intollerabile? E il modernismo, visto così com’è oggi, anno domini 2010, cosa ti sembra? E in prospettiva, con l’esperienza acquisita, che vedi? La Razionalità, da cui procede la Scienza e l’Irrazionalità, da cui discende la barbarie, pur esattamente antitetiche, non emanano forse entrambe dalla stessa natura umana?
Ferrari, partendo dalla recente autorizzazione della Commissione europea all’avvio della produzione di una qualità di patata modificata geneticamente, pone a mio avviso l’accento non tanto (o non soltanto) sulla problematicità (discutibile, indimostrabile?) della modificazione genetica vegetale (o animale) quanto sulle conseguenze etiche di una tale prassi. Di fronte a quella dichiarazione così antimoderna contenuta in quello scritto il tuo “radicalismo scientifico” ti provoca vertigine, ripulsa. Vedi in quell’antiprogressismo viscerale il ritorno alla barbarie. Ammesso, dico io, che più barbarie di così si possa oltre (ma il termine ognuno può interpretarlo a modo suo) penso che le scorciatoie non servano a migliorare la situazione. Dovremmo invece sforzarci di modificare i comportamenti collettivi sempre più aberranti dell’ Homo economicus, attraverso la Cultura in senso lato (inclusa la Scienza, dunque) anziché affidarci alla Scienza soltanto, piegando la Natura al volere sempre più innaturale di quell'Homo. Non è semplicemente catastrofismo contrapposto a realismo e a buon senso. E’ che questo procedere asimmetrico tra Scienza e Umanità (come corpi separati) non ha senso. Oggi, se questa asimmetria non fosse effettiva ed evidentissima, con tutto il progresso scientifico che c’è stato da che il mondo esiste, esso dovrebbe essere un vero paradiso terrestre, di prosperità, di gaudioso benessere, di serenità. E invece, pur sempre più immersi nei tanti prodotti figli della Scienza, le grandi questioni del pianeta, ambientali e umane, non sono affatto risolte. Anzi, tutt’altro! E, sparando a casaccio, ne sono prova i fatti che quelle patate, quel mais e quei pomodori modificati, non hanno diminuito, né probabilmente diminuiranno di nulla, la fame del mondo. Che l’Africa, nonostante queste ed altre mitizzate panacee scientifiche è e resta un continente con una speranza di vita mediamente inferiore ai 40 anni. Che l’impazzimento cellulare all’origine del cancro, nonostante i notevoli e prolungati sforzi della ricerca, è ben lungi dal trovare una risposta (forse, in questo caso, perché non tutto è riconducibile ad una spiegazione razionale?). Che l’ambiente, nonostante l’avanzamento tecnico, continua a degradarsi. Che la diversità biologica è in reale pericolo. Che il sistema economico nel suo complesso (nonostante si alimenti di scienza e tecnologia) non può prescindere dall’ infinito sciupio delle risorse naturali.
Condivido con Ferrari che “…la parola Ogm si fa portatrice di implicazioni concettuali che vanno ben oltre le sue pur discutibili applicazioni pratiche: è l’espressione ultima della rivolta faustiana dell’uomo contro lo stato di natura, del suo terminale delirio di onnipotenza”. Sto farneticando, penserai. Forse sì.
L’Orco