Quarant’anni di rilanci, senza se e senza ma, portati avanti da una classe dirigente, generalmente intesa, il cui unico verbo di riferimento è stato/è approfittare. Dalla tragedia del 1985 conseguenza (anche) dell’insipienza degli amministratori di allora, alla tragedia annunciata prossima ventura (olimpiadi 2026), conseguenza dell'insipienza e dell'avidità spinta al parossismo di quelli attuali. Oltre alle vittime innocenti della prima, a rimetterci, allora come ora, è stato/sarà principalmente il territorio e quella parte preponderante della popolazione (il 65-70%) che, allora come ora, non ne approfittò/non ne approfitterà. Il cerchio dunque sta per chiudersi. Non ci resta che attendere gli eventi.
Dopo gli anni passati a preparare "l'evento", tra disagi, lavori inutili creati ad arte, modifiche territoriali e risorse economiche sperperate a iosa, i prossimi a venire, prima del fatidico febbraio 2026, saranno mesi faticosi, con il territorio militarizzato, con divieti, controlli, pass, strade ovunque intasate e il costo della vita in crescita esponenziale. Una corsa al rialzo dei prezzi generalizzata: dagli affitti ai generi di prima necessità, oltre a quelli energetici, conseguenti alle irresponsabili politiche guerrafondaie dell’UE. Siamo davvero in buone mani...
Qui, oltre a tutto ciò, dovremo registrare fatti del tutto inediti e in controtendenza rispetto alle tanto proclamate (e fasulle) "politiche green". Il principale e il più sottovalutato sarà l'esplosione dei consumi d’acqua. 146.000 presenze attese (così ci dicono) significano moltiplicare per 7,2 il fabbisogno di oro blu (forse serviranno le autobotti…). Mezzo secolo fa, ai tempi del vituperato e ormai dimenticato sindaco Braito, nei consessi del potere locale di fronte a tale prospettiva e prima di qualsiasi altra considerazione si sarebbe ragionato proprio di questo problema. Oggi no. Presi dal luccichio del virtuale, dello smart, dei social nessuno ne parla, la gente è distratta e chi "amministra" troppo intento a far di conto con i mirabolanti "ritorni" d'immagine e non solo, soprattutto personali. Assisteremo, nostro malgrado, anche alla più grande invasione d'autoveicoli della storia, mai vista in valle, con annessi e connessi. Pure in questo caso, silenzio assoluto: andrà tutto bene! Sì, forse. Improbabile.
La domanda quindi che il valligiano comune si dovrebbe porre è: "ma c'era davvero necessità di arrivare a tanto?" "Per cosa e per chi?" Se ci si fosse accontentati - si fa per dire - della già fin troppa abbondanza attuale, forse il rischio di segare il ramo su cui siamo seduti sarebbe stato meno alto. Qui si scherza col fuoco. "Fassanizzare" la val di Fiemme, ovvero procedere verso la monocoltura turistica, cosa che nei fatti sta succedendo, è un pericolo grave dalle conseguenze potenzialmente irreversibili. Ma, nell'epoca crepuscolare dell'IA, evidentemente, anche il ragionamento elementare è esercizio faticosissimo. E quindi avanti! Chi si ferma è perduto, "Guai che la cambie!" gridano gli stolti.
Quante parole vuote sono state pronunciate in questi quarant'anni. Sostenibilità, rispetto, attenzione, cura, limite invalicabile, irripetibile, mai più... Balle, solo balle. E a proposito di chiacchiere, il prossimo 19/07, quarantennale della tragedia, verrà a scomodarsi addirittura il capo dello stato Mattarella, maestro indiscusso di magniloquenza. Sarà l'ennesima occasione per un facile esercizio retorico e per liberare altre vuote parole al vento. Con la solita celebrazione ipocrita alla quale queste classi dirigenti ci hanno abituato da gran tempo: fasce tricolori, megafoni, bande, palchi, parole in libertà, appunto. Finite le cerimonie, terminati i pranzi col gran capo e le autorità locali, e riposti i microfoni nei bauli, "diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascun in suo pensier farà ritorno".
Perché qui l'unica autentica parola d'ordine è arricchirsi! D’altronde se, come si diceva, il verbo di riferimento è approfittare, così dev'essere! E, col senno di poi, anziché trasferire la Coop in piazza, più opportuno sarebbe stato ampliare colà i caveau della cassa rurale.
A.D.