E’ finita com’era cominciata, con i fuochi
d’artificio. L’ultimo ha preso di mira il bel teatro di Cavalese, il più bello
di Fiemme. Alle 2 e 30 circa di oggi, lunedì 4 marzo, l’antica struttura, voluta
dall’allora podestà di Cavalese, Bruno Mendini,
progettata dal valente architetto Cirillo Zadra e inaugurata nel 1928, è
stata avvolta dalle fiamme e incenerita. Se ne va un pezzo di storia della
valle e con essa, metaforicamente, cade l’ultimo baluardo della Cultura (con la c maiuscola) di Fiemme e dei fiemmazzi.
Quella della qualità autentica che non aveva bisogno d’essere certificata, poiché
condizionata dalla scarsità di risorse e necessariamente quindi ‘prodotta’ con
oculatezza dagli amministratori dell’epoca. Oggi le nostre assemblee comunali, abituate
alla zuppa grassa somministrata da mamma provincia, totalmente incapaci di
tener la barra dritta rispetto alla velocità del cambiamento dei costumi, si
barcamenano alla bell’e meglio assecondano la superficialità e la dabbenaggine
diffuse e le pretese infinite di questo o quel padrino. I loro membri, pescati
a caso nel mucchio di una comunità vieppiù disattenta al patrimonio collettivo,
si ‘vendono’ per un voto, per un’intervista o per un momento di celebrità in
video, cavalcando i più triti luoghi comuni e facendosi ridicoli interpreti
della cultura (con la c minuscola), dei tendoni, delle feste campestri infinite,
delle voliere in quota e degli improbabili inni.
Forse quel manifesto anonimo, apparso qualche tempo
fa a Tesero, avvertiva, nella sua primitiva scrittura, di questo decadente, diffuso
senso del bene comune e manifestava contemporaneamente la ribellione
all’incessante sciupio di risorse pubbliche. Insomma, voleva esternare, forse,
l’insofferenza di parte della comunità alla trasformazione in un ‘divertimentificio’
tout court della propria Heimat e alla spersonalizzazione del suo
territorio. Ma nessuno evidentemente lo ha ancora capito.
L’Orco
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