Proprio alla vigilia dell’ennesimo 'grande
evento' sportivo/propagandistico (l’ultima tappa del “tour de ski”), ecco
materializzarsi nuovamente la “Maledizione del Cermis”. Un morto domenica
scorsa, sei morti e due feriti ieri sera. È la terza volta che la montagna di
Cavalese esige un pesante tributo di sangue. La prima, il 09/03/1976, per
l’imperizia ‘indotta’ di un manovratore funiviario. La seconda, il 03/02/1998,
per una spericolata manovra di un jet militare statunitense. L’ultima, ieri
04/01/2013, per l’invalsa generalizzata abitudine di usufruire di quei
territori, specie di notte, come fossero semplici luna park di una periferia
urbana.
Purtroppo le due precedenti tragedie non
insegnarono niente all’ingorda industria del turismo invernale locale. Infatti,
dopo ogni evento luttuoso, alla rimodulazione dell’offerta più rispettosa e
responsabile e quindi più adatta al sottile equilibrio dell’ambiente montano, si
preferirono le realizzazioni infrastrutturali a getto continuo,
aggiuntesi una dopo l’altra, stagione dopo stagione: dai bacini per
l’innevamento in quota, alla modifica orografica dei tracciati sciistici, dalle
alpine coaster per famigliole in, ai posteggi sempre più capienti,
dagli impianti di illuminazione notturna delle piste, giù giù sino alle fondamentali
cosiddette voliere per la diffusione di musica ad alto volume... Non di meno, si è via via liberalizzata la fruizione del
bene-montagna, cambiandone radicalmente l’approccio. Sul Cermis, come a Pampeago, come a Lavazé i
cannoni, neve o non neve, rumoreggiano fastidiosamente ogni notte. La frequentazione
antelucana delle piste fa tendenza. Le abbuffate serali, con relative ubriacature,
presso i rifugi, pratica diffusa… La
montagna qui non si rispetta più, semplicemente la si usa. Di giorno e, peggio,
di notte. L’oltraggio alla sua sacralità, al suo delicato ecosistema, al suo silenzio è totale. E il cinismo che era
prerogativa soltanto degli addetti ai lavori (“Il Cermis è la nostra Fiat, guai
a fermarlo”, disse in televisione un noto albergatore di Cavalese il 4/02/1998)
adesso è patrimonio di tutta la collettività valligiana. Domani, 6 gennaio 2013,
i 7 morti di questa terribile settimana di inizio anno saranno già un ricordo e
la “tour de ski” farà accorrere sulla pista insanguinata centinaia di tifosi
festanti. The show (and the business, of course) must go on!
P.S.
Dopo la strage del 3 febbraio 1998, il deus
ex machina del turismo fiemmese, con i venti cadaveri stesi all’obitorio di Cavalese, dichiarò perentorio in televisione: “Adesso i
mondiali dovranno darceli per forza!”. Non ci stupiremmo quindi se domani, grazie a
questi ultimi decessi, lo stesso inqualificabile personaggio pretendesse le Olimpiadi!
Ario D.
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