Tra sei giorni le indigestioni, i fastidiosi chiassi, le “buone feste” saranno già un ricordo e pure
le vagonate di “auguri”, profuse per
riflesso condizionato, verranno prontamente dimenticate. Dal sette di gennaio l’uomo
civilizzato, massimamente quello italico, abbandonerà questa obbligata concessione alla
superstizione e ai luoghi comuni e sino al prossimo dicembre ‘tornerà alla ragione’.
Tornerà a preoccuparsi per lo spread, per l’incertezza
del lavoro, per il carovita sempre più… caro. A maledire Monti, Maroni,
Tremonti e Berlusconi per la condizione nella quale lo hanno fatto precipitare. A
incazzarsi per lo sperpero di denaro pubblico e per la continua erosione dello
stato sociale. Ma continuerà anche a credere alla bontà delle costosissime favole
degodenziane, a confidare nel ritorno della ‘crescita economica’, e a pensare
che, votando Monti, Maroni, Tremonti e Berlusconi (e Dellai e Bersani e
Casini e Fini...), dopo le elezioni nazionali di febbraio le cose cambieranno.
I Maya forse
sbagliarono i tempi e forse l’apocalisse non rispecchierà cliché
cinematografici, ma che questa siffatta società sia destinata prima o poi a finire è cosa certa.
A.D.
Nessun commento:
Posta un commento