Il blog potrebbe essere la casa di formazione del gruppo che a maggio 2025 sfiderà Ceschini, o chi per lei. Così almeno auspica un commentatore anonimo (di nuovo, purtroppo!) che scrive: Cominciamo, chi ci crede, a costruire un'alternativa, ora! Per 5 anni la Ceschini potrà "brillare" nella sua carica. L'importante è che la prossima volta sia smascherata pubblicamente. Perchè non cominciamo, su questo blog a scrivere "IO VOGLIO IL CAMBIAMENTO E MI IMPEGNO PER COSTRUIRLO"?
Va bene, ci sto. L'idea, anonimato a parte, è buona; un po' meno l'humus in cui attecchire, rinvigorirsi, crescere e dar frutto. Già Barbolini ha fatto un mezzo miracolo nel riuscire ad allestire la sua lista. E probabilmente non è un caso se per completarla ha dovuto includervi Teserani d'importazione.
Il vulnus atavico di questo paese è proprio qui. Signori, questo non è Cavalese, non è Predazzo e nemmeno Panchià, che almeno due liste, senza andare a scomodare foresti le mette insieme ogni volta.
No, questo è Tesero, Tesero, scarpette e zoccole. Proprio così. Qui le tue idee possono essere buone, buonissime, ma le abbraccio, le sostengo, e soprattutto, le voto solo sei dei nostri, altrimenti ciàvete! Di chi ti puoi fidare? Di nessuno! Annusando l'aria prima del 20 settembre scorso, pareva fosse preponderante la parte contraria a una Ceschini bis, e invece, ben nascosto dentro la cabina elettorale, ecco materializzarsi puntuale il tradimento.
In sessant'anni di storia amministrativa soltanto in tre sono riusciti a rompere le uova nel paniere del blocco egemone paesano. Due, quando ancora vigeva il sistema proporzionale: il socialdemocratico Remigio Braito nel 1975 (che però venne disarcionato appena due anni dopo dalle solite trame fedeline) e Maurizio Zeni, socialista, nel 1990 dopo un' estenuante mediazione durata oltre tre mesi. Ultimo, con il sistema elettorale vigente, Francesco Zanon, che nel 2010 riuscì a sovvertire la tradizione grazie ad una lista di peso e al cambio generazionale in atto dentro al gruppo dominante, dopo i 15 anni ininterrotti del regno Delladio. Insomma le ciave de l'olto, rare e fortuite eccezioni a parte, sono una prerogativa di chi intorno alla parrocchiale fa o ha fatto il troso, su questo non ci piove. Così dice la storia.
E allora la domanda da cui partire è la seguente, senza metterci la faccia, un nome e un cognome, come si fa? Risolto il rompicapo si potrà anche tentare di tracciare un percorso. Ai solutori (più che abili) del quesito, il blog farà omaggio di una copia del pamphlet le Tieserade.
L'Orco
IO VOGLIO IL CAMBIAMENTO E VORREI IMPEGNARMI, UNA VOLTA DI NUOVO A TESERO, A COSTRUIRLO! Peccato che nessuno avrà il coraggio di scriverlo PUBBLICAMENTE.
RispondiEliminaIo sono uno di quei personaggi che scrive nell'anonimato, sono teserano di nascita, conosco molto bene il modo di agire della vecchia amministrazione quindi capisco chi non vuole pubblicare il propio nome. Le vendette sono all'ordine del giorno
RispondiElimina"Foresti", ancora oggi, dopo 25 anni che vivo a Tesero, mi sento il peso di questa parola addosso , non basta aver passato più della metà della mia vita in questo paese per togliermi tale aggettivo? Non sono bastati anni di volontariato , anni di lavoro e crescita tra e con gli abitanti per aver il diritto di esser considerata alla pari degli altri paesani? Che tristezza ,riuscirò mai a sentirmi una di voi, riuscirà mai a farmi sentire davvero una teserana questo splendido paese?
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