Adesso arrivano i soldi. Sì, perché anche quando c'hai le pezze al culo e non sai come barcamenarti tra una finanziaria e l'altra, i soldi per lo sport, stranamente, li riesci sempre a trovare. E con i soldi, in nome e per conto dello sport, si fanno naturalmente danni. Ulteriori danni, visto che la striscia delle 'malefatte grandi eventi' è già lunga e datata! Danni ambientali soprattutto, generalmente accompagnati e seguiti da dissesti finanziari, tanto per aggiungere gravità a quelli già esistenti. Riguardo ai primi, non c'è patrimonio naturale dell'Umanità che tenga, la coerenza non fa parte di questa umanità. Un anno ti rechi ad ascoltare i canti del Genzianella, nel religioso silenzio di un'alba alpestre, e l'anno dopo, nello stesso luogo, ad ascoltare i demolitori e le betoniere Misconel... L’industria turistica, a dispetto di un diffuso luogo comune, ormai è a tutti gli effetti industria pesante. Ne sono chiaro esempio proprio le foto della costruzione del bacino di Tresca, recentemente pubblicate sui quotidiani locali e oggetto di un'interrogazione in Consiglio provinciale.
Un osservatore disinformato potrebbe credere di trovarsi non già al cospetto di un bene tutelato dall'UNESCO, ma piuttosto al confine tra Messico e USA. Una volta, subito dopo la catastrofe di Stava, ci si nascondeva almeno dietro una V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale); adesso, senza pensarci affatto su, semplicemente si dà il VIA LIBERA. È un processo di deregolamentazione irreversibile che ha pressoché esautorato la residua capacità decisionale dei consigli comunali, teoricamente diretti rappresentanti delle istanze delle comunità territoriali interessate.
Purtroppo, nella società dello spettacolo in cui ci tocca vivere, le strade che portano ai fatti (e successivamente ai misfatti), ancor prima di essere oggetto di analisi e di dibattito da parte degli organi di rappresentanza, si aprono e passano attraverso i media popolari, giornali, radio e tv, dove ogni questione viene trattata a pelo d'acqua, con somma leggerezza, e fatta preventivamente 'digerire' ad una massa sempre più distratta e stordita, nascondendo il più delle volte qualsiasi considerazione critica o contraria. Ne è fresca prova proprio l' assegnazione dei cosiddetti giochi olimpici 2026. Una mandria di v.i.p. (a dispetto di de Coubertin, ben prezzolata, ovviamente) priva di mandato popolare e del tutto estranea ai luoghi e alle comunità ove si produrrà l’evento, ha perorato con gaudio magno la causa in quel di Losanna. Politici, opinionisti, sportivi, giornalisti, personaggi dello spettacolo, sventolanti come bambini ebeti il tricolore, si sono presentati al cospetto del C.I.O. per ‘far pressione’, dire e far vedere ciò che non è o lo è solo in parte, mistificare verità, vendere immagini selezionate e confezionate da capaci operatori: fauna, flora, prati, torrenti spumeggianti, vacche al pascolo, scorci assolati e silenziosi di paese, boschi immacolati… Mai una strada intasata, mai una piazza gremita d’auto, mai un nauseabondo comignolo fumante di un qualche asfaltificio locale, mai uno scempio di prateria come quello di Molina per il nuovo pastificio Felicetti! Per questa infernale macchina della promozione, il cui spericolato driver per anni fu proprio il Nostro, è estremamente semplice vendere fumo e sogni a una platea virtuale di decerebrati e/o di indifferenti. Possiamo immaginare la probabile ‘corruzione light’ esercitata nei confronti dei cosiddetti commissari del C.I.O., a suon di benefit elargiti in occasione del loro soggiorno in valle per la verifica preventiva degli impianti. Trattati come re per qualche giorno, serviti e riveriti in alberghi a 4 stelle, trasportati in lungo e in largo, finanche in elicottero, come capi di stato, affiancati e suggeriti dai Pieri Degodenz, dai Franchi Nones, dalle scodinzolanti Marie Bosin ed Elene Ceschini…
Ma, finita la festa, come spiegava a caldo l’assessora Vaia (e come si dice pure a Napoli), gabbato lo santo! La sostenibilità ambientale, il leitmotiv escogitato per l’occasione, è già dimenticata. Ecco invece spuntare dal cilindro dei nostri ineffabili prestigiatori, la lista dei lavori da fare. Eh sì, perché adesso, inevitabilmente, archiviato il film con le bucoliche immagini rubate al territorio, entra in scena il convitato di pietra: l’industria pesante di cui sopra. E allora il comitato d’affari che la presiede, non più alla luce suadente di uno studio televisivo, non più in compagnia degli amiconi sportivi, dei v.i.p. col tricolore in mano, ma in una qualche segreta stanza, inizierà, budget alla mano, a definire le ‘priorità necessarie’ per la valle: pista da ski-roll? collegamento fondovalle-48?, allargamenti tracciati?, nuovi capienti posteggi? nuove infrastrutture di supporto? chissà! E' un film già visto, dalla trama logora e dal finale scontato. Passeranno sopra tutto e sopra tutti e un ‘super manager’ governativo ad hoc si permetterà qui di decidere quello che s'ha o no s'ha da fare. A lui nessuno potrà opporsi: "Ostia, gh'è le olimpiadi!" Le entusiaste ‘apprendiste stregone’ Bosin, Ceschini, Vaia e compagne saranno così servite. Ne vedremo di cotte e di crude. Ne farà le spese il nostro territorio e insieme a lui, come sempre, noi coglioni abitanti di questi luoghi.
L'Orco
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