Pubblico
con colpevole ritardo l'intervento di C.D. finito tra i commenti
anonimi scusandomene con l'autore. Un'opinione dotta, suffragata
dalla diretta conoscenza, che sulla stampa locale, naturalmente, non
poteva (doveva) trovare spazio.
Mi
fa piacere che il blog apra una discussione sulla sanità trentina.
Mi scuso se sarò lungo, ma un argomento così importante merita
un’analisi approfondita. A parer mio, tutto nasce negli ormai
“lontani” anni 2006/07 quando la P.A.T decise di investire una
vagonata di milioni di euro per riammodernare la flotta degli
elicotteri con la conseguente necessità di adeguare tutte le
piazzole per l’atterraggio, anche quello notturno, presenti sia nei
presidi ospedalieri che nelle zone più limitrofi, vedi Canazei. Non
solo, visto che gli hangar e la struttura che accoglieva tutto lo
staff del nucleo elicotteri di Mattarello risultavano ormai non più
conforme ai nuovi standard previsti per l’utilizzo dei mega
velivoli, vengono costruite delle nuove strutture con dei costi che
sarebbe interessante poter sapere nel dettaglio ma che purtroppo non
sono in grado di quantificare ma, a spanne, sicuramente una seconda
vagonata di milioni di euro. In quel periodo però nessuno ha mai
accennato al fatto che tutto l’investimento aveva come finalità
quella di accentrare su Trento tutte le emergenze sanitarie a scapito
dell’utilizzo delle strutture ospedaliere periferiche. Anche la
scelta dei velivoli fu molto mal digerita dai tecnici del soccorso in
montagna, per le dimensioni degli stessi e per la difficoltà di
manovra in zone impervie. Punto a favore dei nuovi mezzi, la velocità
negli spostamenti da e verso la città. Mi sembra chiaro che in
questo frangente ( forse uno dei pochi) la politica ha avuto
lungimiranza, in negativo però. Non si è mai espressa pubblicamente
relazionando su queste scelte, anzi ha sempre cercato di bypassare
l’ostacolo. Ora che questo passo è stato fatto, emergono tutte le
problematiche che fanno incazzare la popolazione. Forse la manovra
avrebbe avuto un senso se il S.Chiara fosse già stata una struttura
moderna, efficiente e pronta ad accogliere tutti i pazienti qui
dirottati dalle periferie. Adesso si parla di N.O.T. con tempi
biblici e con un profumo-puzza di speculazione nell'aria. Non sarebbe
stato più utile utilizzare si tante risorse per ottimizzare i
servizi sul territorio? Ed i nostri rappresentanti cosa fanno?
Ovviamente danno ragione alla massa! Ma negli anni delle decisioni
sulle macchine volanti dov’erano? Molti di loro erano in consiglio
o addirittura in giunta!! Rossi era addirittura assessore alla
sanità! Un secondo punto che mi sembra importante è l’analisi del
perché si è arrivati alla scelta di trasformare l’ospedale di
Fiemme in un nosocomio ad ore o par time se si preferisce. Infatti
una struttura ospedaliera senza alcune figure basilari ( anestesisti
) non si può definire tale. Per assurdo nelle ore di assenza di
questo personale bisognerebbe togliere la scritta Ospedale. La ormai
famosa norma europea del lontano 2003 e sottolineo 2003 che
stabilisce i riposi dei camici bianchi, anestesisti, ecc… entrata
in vigore in Italia ed anche in Trentino il 24/11/2015 ha, di fatto,
portato al collasso il sistema. Ma è una norma del 2003!!! Non c’era
forse tutto il tempo per organizzarsi? Analizzando il problema del
reparto maternità, già nel 2002 su richiesta dell’assessorato e
dell’azienda sanitaria, il dipartimento materno-infantile ha
elaborato un documento sulla riorganizzazione dei punti nascita dell’
azienda sanitaria della P.A.T. L’elaborato condiviso dai direttori
delle Unità operative, sulla base di rigorose premesse scientifiche,
con adeguate misure compensative ed organizzative, proponeva la
chiusura motivata da ragioni di sicurezza di alcuni punti nascita.
Questo documento è stato dimenticato e 13 anni dopo si è arrivati
praticamente a conclusioni analoghe. In assenza di un percorso serio,
analitico e, perché no, anche contraddittorio dell’analisi di cui
sopra. Conclusioni frettolose ed applicate dal giorno alla notte!
Dimostrazione del fatto che la politica provinciale è più
preoccupata al consenso che al risolvere le problematiche che si
trova di fronte utilizzando il metodo del rimando! Penso che
qualsiasi persona ragionevole poteva, dopo tutti questi fatti,
prevedere una conclusione simile. Purtroppo il vizio di rimandare
rimane ma rimane anche il vizio di far fare ad altri le scelte che,
secondo alcuni, creano un danno d’immagine. Infatti siamo in attesa
della decisione del Ministro Lorenzin sul destino dei reparti di
neonatologia periferici. Alla faccia dell’autonomia, tanto
rivendicata e sbrodolata dai nostri rappresentanti. “ Su questo
anche gli amministratori territoriali ( scriveva Pierangelo
Giovanetti su l’Adige il 29/11/2015) dovrebbero dare dimostrazione
di sguardo lontano, non di semplice piccolo cabotaggio, contrattando
pure con la Provincia l’eventuale contropartita da ricevere in
cambio della chiusura dei punti nascita. Aizzare o capitanare le
folle, esasperando la rabbia che è già forte, non ha grande
prospettiva. Forse gli amministratori avrebbero il compito di
spiegare e far capire alla gente la situazione, anche economica , in
cui ci troviamo, e il quadro generale che motiva le singole scelte.
Ma anche per i sindaci e presidenti di comunità di valle, come per
gli amministratori provinciali, ci vuole il coraggio e il saper
guardar lontano, caratteristiche sempre più rare di questi tempi”
Ci sarebbe da aprire un dibattito anche sulla situazione della “mega” protonterapia di Trento dove si stanno dannando per cercare pazienti in giro per il mondo, ma questo è un altro capitolo, anzi è un fiore all’occhiello della sanità e della politica trentina che fa molta “fatica” a sbocciare.
Ci sarebbe da aprire un dibattito anche sulla situazione della “mega” protonterapia di Trento dove si stanno dannando per cercare pazienti in giro per il mondo, ma questo è un altro capitolo, anzi è un fiore all’occhiello della sanità e della politica trentina che fa molta “fatica” a sbocciare.
(C.D.)
Nessun commento:
Posta un commento