C’è
consigliere comunale e consigliere comunale. Quello che appartiene
alla truppa di complemento, arruolato a casaccio in prossimità delle
elezioni, per completare la lista. Che si ritrova stupito in
consiglio con venti voti di preferenza e non sa nemmeno dove sia
capitato. Quello che subito indottrinato dagli “ufficiali”, si
siede sullo scranno, alza la mano a comando, sbadiglia disattento e
non vede l’ora che la seduta finisca. E poi c’è invece quello
che la propria disponibilità a entrare eventualmente in consiglio,
dopo lunga meditazione, l’ha concessa convinto di poter dare un
contributo tangibile al bene del paese. Che ha sperato, almeno
inizialmente, di far parte di un gruppo coeso, volonteroso e motivato
al suo stesso modo. Che prepara nei minimi dettagli gli interventi in
aula, si documenta a casa e negli uffici dell’ente sulle carte a
disposizione e anche su quelle non
a disposizione. Con
spirito di servizio autentico, sottraendo tempo ed energie al proprio
lavoro e ai propri interessi personali. A quest’ultima categoria
appartiene Giuliana. Fare il consigliere comunale come lo fa lei
costa fatica e umiliazioni. Specie dovendosi confrontare con un'amministrazione improvvisata, disattenta, disordinata, confusa,
pressappochista com'è quella di Tesero
(e non ci riferiamo soltanto all’attuale) e con colleghi spesso,
troppo spesso in mala fede. Sono anni che nel nostro comune
imperversa questo stile
opaco e vendicativo
funzionale a chi dell’amministratore ha fatto una professione e/o
un'opportunità per curare meglio i propri interessi e considera la
cosa pubblica il suo òlto
privato e il consigliere capace, preparato e puntiglioso un
intollerabile rompicoglioni.
Ci vorrebbero 15 Giuliana perché le cose cominciassero a girare per
il verso giusto, ma forse da maggio prossimo non ne avremo più
nemmeno una. A futura memoria proponiamo uno dei tanti suoi
interventi dal quale oltre alla competenza traspare anche l’amarezza
di chi è consapevole di predicare da troppo tempo nel deserto.
A.D.
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