Decine di protagonisti del buon calcio antico continuano a morire del morbo di Gehrig, una sclerosi che divora la faccia e il corpo, muscolo dopo muscolo. Ieri è toccato al sessantenne Adriano Lombardi, già capitano di un glorioso Avellino, ma la Spoon River delle figurine è troppo intasata per poterla ancora imputare al caso. La magistratura indaga se fra le cause ci siano gli anabolizzanti o non piuttosto l'abuso di antinfiammatori e antidolorifici che varie generazioni di atleti hanno dovuto assumere per compiacere chi li voleva in campo a qualunque costo. Ma una cosa è sicura: l'immagine oleografica dello sport pretelevisivo ne esce definitivamente macchiata. Ci si drogava anche allora. Si condizionavano gli arbitri anche allora. C'erano soltanto meno controlli e meno, anzi niente, telefonini. E' la tecnologia, assai più del ricatto nostalgico della memoria, ad aver cambiato la nostra percezione della realtà. Il mondo degli Anni 60 e 70 non era migliore di quello di oggi. Alcuni valori si sono sgretolati. Altri, come l'ambientalismo, irrobustiti. Ma nell'insieme l'animale uomo è rimasto lo stesso. A scuola i bulli facevano i prepotenti come adesso. La differenza è che le loro bravate restavano circoscritte alla cerchia dei conoscenti e non finivano su YouTube. I cellulari, le telecamere e la cagnara sensazionalista dell'informazione non hanno ampliato il male. Lo hanno solo amplificato. Facendo crescere in noi, oltre alla consapevolezza, anche il disgusto e, purtroppo, la paura.
Massimo Gramellini - La Stampa 01/12/2007
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