IN ITALIA
Lunedì 20 e martedì 21
aprile la depressione mediterranea “Vera” ha finalmente prodotto
una solenne piovuta specie su Torinese, Cuneese e in Sardegna
orientale (fino a 220 mm caduti nel Nuorese; 185 mm a Barge, Cuneo).
Qualche allagamento intorno a Olbia, mentre in Piemonte il suolo
arido ha assorbito l’acqua con avidità e la modesta piena dei
fiumi non ha dato problemi. Ancora all’asciutto il Nord-Est, dove
non piove dal 6 marzo (51 giorni), situazione inedita da molti
decenni in questa stagione; a Trieste si sta per chiudere un
quadrimestre gennaio-aprile tra i più siccitosi in un secolo (77 mm,
per ora), simile solo ai casi del 1993 e 2012. Molti spazi di
informazione meteo hanno parlato a sproposito di “rischio pioggia”
o “maltempo”, attribuendo una connotazione negativa a
precipitazioni desiderate e benefiche per l’agricoltura e le
riserve idriche. L’Ispra ha presentato gli inventari nazionali
delle emissioni inquinanti in atmosfera, tutte in diminuzione tra il
1990 e il 2018: gas serra (-17%), ossidi di azoto (-68%) e di zolfo
(-94%), piombo (-95%), ammoniaca (-22%), PM10 (-40%), diossine
(-45%). Il calo di emissioni climalteranti in realtà era fermo dal
2014, ma ora le restrizioni per il Covid-19 in marzo-aprile hanno
fatto crollare del 35% quelle di CO2 rispetto agli stessi mesi del
2019, stando a un report di “Italy for Climate”, gruppo di
imprese italiane impegnate per l’ambiente. Un risultato che sarebbe
in linea con gli obiettivi EU dell’Accordo di Parigi al 2030, ma è
illusorio pensare di mantenerlo con la ripresa nel dopo-virus... Sarà
però importante rendere strutturali almeno le misure per
l’efficienza energetica, il telelavoro e le fonti rinnovabili.
NEL MONDO
Domati i roghi nelle
foreste di Chernobyl, a bruciare nei giorni scorsi era il Parco
Nazionale di Biebrza, in Polonia: le fiamme hanno divorato boschi e
torbiere, habitat di fauna rara e protetta. A Varsavia l’ultima
pioggia significativa risale al 13 marzo, ma la siccità riguarda
tutta l’Europa centrale. A Ginevra nella serie dal 1864 non c’è
riscontro di 43 giorni consecutivi senza precipitazioni. C’è però
chi sta ancora peggio. Dal 2010 il Cile centrale vive una
mega-siccità con pochi precedenti negli ultimi millenni secondo René
D. Garreaud, docente di meteorologia all’Università di Santiago,
città che nel 2019 ha ricevuto appena 82 mm d’acqua, un quarto
della già modesta norma! Il grande invaso El Yeso è sceso al 40%
della sua capacità e oltre centomila animali da allevamento sono
morti. All’opposto la pioggia è troppa in vari Paesi dall’Africa,
al Medioriente, al Sud-Est asiatico e all’Oceania: alluvioni e
decine di vittime in Angola, Ruanda, Burundi, Kenya, Gibuti, Vietnam,
Indonesia e Nuova Caledonia. Dopo la sfuriata di Pasqua, nuovi
tornado nel Sud degli Stati Uniti il 22-23 aprile, 7 morti tra Texas
e Oklahoma. In occasione della cinquantesima Giornata della Terra (22
aprile), il servizio di monitoraggio EU-Copernicus ha diramato il
rapporto “European State of the climate”: il 2019 è stato l’anno
più caldo nel continente, seguito dal 2014, 2015 e 2018, e verrà
ricordato per le storiche ondate di calore di giugno e luglio, con 46
°C in Francia. Uno studio condotto con le più recenti generazioni
di modelli al calcolatore, cui ha contribuito anche l'italiano Centro
Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (Arctic Sea Ice in
CMIP6, su Geophysical Research Letters), ha evidenziato che il
ghiaccio marino artico potrà scomparire in estate già prima del
2050, saltuariamente se ridurremo subito le emissioni serra, ma nella
maggior parte degli anni se continueremo con l’attuale economia
fossile. Intanto, nell’ultima settimana le temperature intorno al
Polo Nord sono state 15 °C sopra media!
Luca Mercalli (il Fatto
Quotidiano 26/04/2020)
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