Se
un qualsiasi rappresentante politico noneso, viste le attuali
difficoltà di mercato della mela, si permettesse di interrogare la
giunta provinciale per sapere quali risorse economico-finanziarie a
fondo perduto potrebbero essere messe sul piatto per garantire alla
val di Non la riconversione della pomicoltura nella bananocoltura,
dopo un istante di imbarazzo e di incredulità verrebbe accompagnato
alla porta dai commessi d’aula, fatto salire a forza sulla prima
croce bianca disponibile e internato nel manicomio più vicino. Se
invece, un ben preciso e noto rappresentante politico fiemmazzo, si
rivolge con protervia alla giunta pretendendo non soltanto ulteriori
ingentissimi nuovi investimenti per la realizzazione di impianti di
innevamento artificiale ma addirittura l’accollamento da parte
dell’ente pubblico dei relativi enormi costi energetici di
esercizio, l’assessore di competenza lo ringrazia per la domanda e
gli risponde con timorosa deferenza.
"Il
consigliere provinciale
Pietro De Godenz (UPT) è
intervenuto in aula segnalando la carenza di neve sulle piste: a fine
stagione si valuteranno i danni e si adotteranno le misure
conseguenti. Il consigliere ha chiesto se la Giunta abbia stanziato o
intenda mettere
a disposizione ulteriori risorse e
strumenti per fronteggiare in modo adeguato gli eventuali effetti finanziari negativi della mancanza di neve e soprattutto delle temperature elevate nelle stazioni turistiche invernali del Trentino, indirizzando agli operatori contributi significativi per la costruzione, l’ampliamento e il potenziamento degli impianti di innevamento, o realizzando altri impianti di innevamento con costi a carico della Provincia. De Godenz ha chiesto inoltre di intervenire sui costi dell’energia elettrica che gravano sulle società di gestione degli impianti di risalita. De Godenz si è detto soddisfatto, ma ha raccomandato la Giunta, per il futuro, di tenere in considerazione l’opportunità di investire sempre più sul potenziamento degli impianti di innevamento, anche in considerazione dei cambiamenti climatici in atto."
A.D.
strumenti per fronteggiare in modo adeguato gli eventuali effetti finanziari negativi della mancanza di neve e soprattutto delle temperature elevate nelle stazioni turistiche invernali del Trentino, indirizzando agli operatori contributi significativi per la costruzione, l’ampliamento e il potenziamento degli impianti di innevamento, o realizzando altri impianti di innevamento con costi a carico della Provincia. De Godenz ha chiesto inoltre di intervenire sui costi dell’energia elettrica che gravano sulle società di gestione degli impianti di risalita. De Godenz si è detto soddisfatto, ma ha raccomandato la Giunta, per il futuro, di tenere in considerazione l’opportunità di investire sempre più sul potenziamento degli impianti di innevamento, anche in considerazione dei cambiamenti climatici in atto."
Perché
questa disparità di trattamento? Perché l’assessore noneso
qualora formulasse quella sua bizzarra richiesta, ma neppure poi
tanto, verrebbe internato in manicomio mentre a quello fiemmazzo, la
cui domanda bizzarra (per abitudine al tema) non appare, ma che folle
nella sostanza è, viene dato ascolto? Perché
la nostra classe politica è una classe asinina, che riesce a
guadagnarsi il rango di guida dirigente non per chissà quali
meriti o capacità, bensì spesso, se non sempre, per l'impressione
che riesce a dare di sé a quel distratto popolo
sovrano quando
esso una volta ogni cinque anni torna a votare. Una classe restia a
uscire dai comodi luoghi comuni e, nella maggior parte delle
questioni su cui decide, ignorante. Succede dunque che, avendo la
P.A.T. un'ingente disponibilità finanaziaria, a volte quella scaltra
congrega che pro
tempore ne determina
le decisioni si conceda qualche azzardo. Perché se i soldi ci sono
il più è fatto... E dunque si faccia, perdio! Il popolo se c'è
denaro vuole fatti! Non ci si perda ognivolta nell'analisi dei pro e
dei contro. Ognitanto si soprassieda, diamine. Capita insomma che per
talune questioni quella classe dirigente decida di intervenire col
solo beneplacito della ragioneria, evitando gli intralci e gli
inghippi dei pareri scientifici. A questa fattispecie appartiene la
produzione di neve ad uso sciistico. E così, dopo le iniziali
perplessità dei soliti bastian contrari, la classe politica di cui
sopra, nonché la quasi totalità dell'opinione pubblica, si
convinsero che innevare artificialmente un determinato territorio
non comportasse affatto un rischio ambientale e men che meno rappresentasse una follia
economica. Anzi a distanza di 25 anni dalle prime pionieristiche
produzioni, oggi la neve "programmata" è addirittura una
risorsa ovvia, necessaria, imprescindibile e priva di effetti
collaterali.
E ciò nonostante l’evidenza dei cambiamenti climatici in atto
(come lo stesso interrogante peraltro ammette) sia sotto gli occhi
anche dei cechi e dunque la riconversione urgente dell’offerta turistica invernale
dovrebbe essere cosa indifferibile, pena la compromissione dell’ecosistema montano. Ma l'inerzia è forte, gli
interessi in ballo anche, l'industria dei macchinari e delle
apparecchiature necessari in forte crescita, e la politica niente
affatto illuminata. Le conseguenze di un'espansione generalizzata
degli impianti di produzione abituale di neve artificiale - lo
confermano studi e osservazioni scientifici anche recenti -
potrebbero concretizzarsi tra non molto in pericolose mutazioni ambientali. Le condizioni per cui tra qualche tempo la
bomba ambientale innescata dal sistema diffuso dei cannoni
sparaneve deflagri ci sono tutte e quando si gioca contro
natura il conto prima
o poi lo si paga sempre. Sì, siamo catastrofisti, lo sappiamo e
sappiamo anche che al nostro campione seduto in Provincia delle
nostre fisime non importa niente. Purtroppo finché i forzieri
provinciali non segneranno la riserva lui per il tornaconto suo
e quello della sua parte continuerà a chiedere con arroganza
l'applicazione della variante locale del fifty-fifty, ovverosia la
hundred-hundred: a Pantalone il 100% dei costi e agli impiantisti il
100% dei ricavi.
In
Trentino in sessant'anni siamo passati da De Gasperi a De Godenz, con
un'evidente notevole regressione qualitativa ed un aumento
esponenziale di filibusterìa. Da uno statista di livello
internazionale a un populista di paese. Avere una classe politica
cialtrona è un rischio che non potremmo permetterci. Soprattutto
quando ci si cimenta, si decide e si opera su questioni fondamentali
come l'ambiente, il territorio e gli usi che se ne fanno. Fidarci di
questi obsoleti, canaglieschi narratori della favola dell'isola
felice, mentre il mondo è in convulsione, il clima si sta
pericolosamente modificando ed esodi biblici e bibliche ecatombi
incombono minacciosi sulle nostre comode certezze è pura follia. Ma
il popolo sovrano...
A.D.
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