Non
ho ancora deciso se andrò al seggio, vedrò domani, in base all’estro, alla luna.
Qualora fosse quella giusta, voterò l’M5S. Sia chiaro, Grillo quasi sicuramente
non otterrà i numeri per governare, ma quelli per far crepare qui e là il tempio
forse sì. Sarebbe già qualcosa. A dda finì sta farsa democratica. La
democrazia in questo paese, è morta e sepolta da tempo, però il suo simulacro
continua a far equivocare milioni di italiani. Perché Grillo? Perché il suo
movimento non ha precedenti in Parlamento e la stragran maggioranza dei suoi
candidati è giovane e di provenienza sociale e culturale diverse. Magari dovrò
pentirmi anche di costoro e all’indomani dell’entrata in Roma, esattamente come
chi li ha preceduti, essi verranno forse contagiati dallo stesso endemico morbo
di Rubi-sson tanto da
trovarmeli tra sei mesi indagati per associazione a delinquere o per
concussione. In questo caso però accetto il rischio: meglio l’incerto che il
certissimo. E poi perché se Grillo non sfonderà, da martedì ricominceranno quegli
stucchevoli balletti televisivi con le impresentabili facce dei Gasparri, dei
La Russa, dei Casini e compagnia cantante
a far boccacce, digrignar denti e raccontar panzane. Non se ne può proprio più.
L’M5S è l’extrema ratio. Gli altri, i principali, tutti compartecipi in quote
diverse dello sfacelo nazionale, meritano una punizione esemplare. Dal PDL
dell’Unto del Signore, il principale protagonista della deriva italiana, alla
Lega per vent’anni nemica accanita di Roma ladrona ed ora a sua volta ladrona,
dal PD, tante, troppe volte messo nelle condizioni di cambiare il corso delle
cose e alla fine, per calcolo od ignavia mai incidente nei fatti, alla civica
del professor Monti (e di Dellai-il-nuovo-che-avanza) le cui ricette assaggiate
nostro malgrado durante gli ultimi dodici mesi della legislatura hanno
aggravato la condizione generale del Paese. Dunque per esclusione, non mi resta
che Grillo. Dice il saggio: ma l’ex comico non ha un programma, è un demagogo urlatore,
un aizza popoli, un autoritario, un antidemocratico. Certo il rischio che sia
anche tutto questo esiste. Ma in giro un’alternativa credibile pure nei numeri
non c’è. Quanto ai programmi, meglio lasciar perdere: sono specchietti per le
allodole o per gli allocchi da usare alla pirotecnica soltanto in campagna elettorale.
Meno tasse, più lavoro, rimborso IMU, meno burocrazia, reddito di cittadinanza,
e via esagerando sino a domani l’altro. Da martedì smessi gli abiti regali il
popolo sovrano tornerà ad essere il popolo somaro di sempre. Dei programmi in
carta patinata potrà farsene un collage da custodire a ricordo nell’album delle
prese per il culo. Potremo (dovremo!) tacere e assistere al solito teatrino di
quella parte di chiacchieroni, ladri e farabutti che riuscirà comunque a
risistemarsi in Parlamento e si troverà (se ancora maggioranza) come sempre
d’accordo solo su una legge, quella finanziaria, ovvero sul come sottrarre al
popolo somaro altri quattrini.
A.D.
a proposito di coraggio, certo che ce ne vuole molto a fidarsi ancora dei vari Berlusconi, Bersani ecc. ecc. Clerio
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