Col denaro, specie se ti è stato ‘regalato’, si può
fare di tutto. Persino certificare la corretta crescita di un bosco e la sua
eco-sostenibilità. Di questi tempi, era fondamentale avere la certezza di
vivere accanto a una foresta che sa crescere in maniera naturale. Ora, grazie
all’ennesima pensata dell’uomo della provvidenza, lo sappiamo. Nella sua ultra
ventennale carriera di deus ex machina del turismo fiemmese, l’Illusionista
non ci ha mai fatto mancare niente.
Ha certificato l’aria, l’acqua, la mobilità, e
ora, a grande richiesta, anche il bosco e il suo prodotto. D’altronde lui e la
sua creatura più cara, vogliono “approcciarsi all’ambiente con una filosofia
meno impattante possibile”. Gliene siamo grati. Tutto ciò che concepisce e poi
puntualmente traduce in realtà, dalle montagne russe alle voliere in quota, dalle bretelle
stradali ai ponti sui torrenti, dalla trasformazione in posteggi degli ameni
scorci paesani alla sottrazione di terreni agricoli, dall’illuminazione notturna
delle piste all’ipertrofica produzione artificiale del suo “oro bianco”, lui lo
fa sempre abbracciando pienamente quella filosofia. E ovviamente
pretende che gli si creda e lo si faccia
sapere in giro.
La strategia per rendere nota la sua forte passione
ecologista è semplice. Prima paga (con
soldi pubblici, è bene ricordare) un certificatore. Gli fa dire che qui l’aria è la migliore, che anche
l’acqua è la migliore, che il traffico qui inquina meno di altrove, che il
bosco qui cresce come Dio comanda e la filiera del legno segue un processo
produttivo ottimale, eccetera, eccetera. Quindi, ottenuto l’ attestato, fa convocare una bella
conferenza stampa, alla quale dopo averli invitati, chiede ai bravi amministratori
locali di recitare una particina in commedia. Infine, al ciak si gira, entra
in scena direttamente dando fondo al repertorio retorico sul tema oggetto della
discussione. È qui che l’Illusionista dà il meglio di sé e raggiunge le vette
più alte dell’arte incantatoria. Lo testimonia la puntuale assenza di
contraddittorio: tutti ossequiosi, proni, silenti, affannati tuttalpiù a dar manforte,
quando serve, nel giustificare l’ingiustificabile. Mai qualcuno che sbotti con un
perentorio “Ma che cazzo dici!”
Sì, perché il bosco, di crescere correttamente, non
lo ha imparato né dalle furbe società di certificazione, nè tanto meno da
questi amministratori. Le foreste, non solo quelle di Fiemme, ma anche dell’Alto
Adige e persino quelle svizzere, eco-sostenibili lo sono sempre state. La
verità è che all’ Illusionista delle selve frega niente. Né dell’oro bianco,
né di quello verde. L’unico oro per il quale ha un debole è quello
tradizionale, color giallo. Per lui conta
soltanto che l’immagine passi. L’arte dell’illusione, appunto. E da
trent’anni lui le immagini le fa passare, sempre.
Il finale è scontato. La conferenza si chiude, tra
pacche sulle spalle, ammiccamenti, auguri, saluti. La foresta, la
certificazione, l’ecologia, le strutture in legno-ma-con-filiera-corta sono già
dimenticate. I bravi amministratori,
dopo aver svolto ancora una volta con diligenza il loro compitino si accingono
ora a un ben meritato… spuntino: Marzemino gran riserva Fiemme 2013, tartine
alla laghèra in salsa masadina, salmone rosa dell’Avisio affumicato e… certificato.
I giornalisti chiudono i taccuini e se ne vanno. Presto, i loro pezzi, gravidi
di tautologiche spiegazioni, dopo l’obbligato giro mediatico sulla stampetta
locale potranno aggiungersi e far bella mostra nell’album mai finito delle
millanterie del Nostro.
A. D.
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