23/01/13

INDIGNADOS IN SALSA TRENTINA



Sulla stampetta di regime infuria la polemica, artatamente montata per far notare la pagliuzza ed occultare il più possibile  la trave. Eh già, perché va bene azzuffarsi (si fa per dire) sulle cazzate residuali purché non si osi sporcare l’immagine d’insieme  del ‘grande evento’. E allora giù bastonate al ‘povero’ Bregovic. Reo addirittura di aver plagiato sé stesso e, orrore!, di essersi intascato ben 84.000 sesterzi per l’inno ai mondiali.

Domanda numero 1: Ma chi glielo ha commissionato sta minchia di inno? Ve lo siete chiesti? E perché a Goran Bregovic e non a Fiorenzo Zeni, tanto per nominarne uno di qua, che una robetta così l’avrebbe scritta ad occhi chiusi, magari pure gratis? Cari indignati, non dovreste  prendervela con Bregovic, ma  con qualcun altro. E non facciamo nomi…

Domanda numero 2: Serviva un inno per celebrare il nulla? Evidentemente no! Ma un po’ di gente (sempre la solita), con i soldi di tutti, giammai coi propri, abituata da tempo alla protervia, incurante dell’enunciato della terza legge dello spettacolo “chi di video-on colpisce di video-off perisce”, non vuol capacitarsi che il 4 marzo prossimo venturo tutta la gran menata degodenz-mellariniana sarà già preda dell’oblio…

Domanda numero 3: Vi siete chiesti quanto si sono intascati i numerosi professionisti partecipanti alla progettazione della nuova passerella pedonale sull’Avisio in località Val, anch’essi peraltro plagiando un manufatto già esistente da qualche anno poco sotto Masi? Perché in questo caso nessuno s’è indignato? Credete che le parcellone degli architetti pontieri siano state liquidate  con banconote del Monopoli?

Ecco, se per voi lo scandalo sono solo gli 84.000 sesterzi dati a Bregovic, o siete degli ipocriti o siete degli ingenui. E ciò confermerebbe la presenza nel fiero “Popol tenace…”  di una grave tara di furfanteria o, alternativamente, di dabbenaggine. Per noi,  soldi buttati per soldi buttati, meglio quelli trati via per una parcandola ancorché redatta secondo le pretese della committenza (la solita polpetta infarcita di logora retorica montanara, tanto per capirci) piuttosto che quelli altrettanto trati via ma dalle conseguenze presenti e future ben più dannose e compromettenti (p.es. le già qui citate nuove strutture delle Centro del Fondo).

Il clamore con cui da giorni si martella questo e solo questo tasto è il termometro della temperie decadente che imperversa in queste valli, grazie anche alla quarantennale apologia dell’evento sportivo.

Il lavoro di redenzione sarà lungo e difficile. Nella fattispecie per cominciare sarebbe cosa buona e giusta riservare un briciolo dell’intelligenza personale al merito della questione e non ai fronzoli che la contornano, nonché evitare di coprirsi di ridicolo imitando quel tale amministratore nostrano ardimentatosi  qualche giorno fa, sempre sulla stampetta di cui sopra, nell’esegesi delle parole dell’inno,  per trarne farisaicamente la conclusione, che esse, qua e là, istigherebbero la meglio gioventù  locale a comportamenti poco edificanti...



L’Orco


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