L'intervista rilasciata sul Trentino di mercoledì 7 marzo da Riccardo Franceschetti, presidente della Commissione mobilità del Comun General della Val di Fassa, riguardo l'ipotesi people-mover per l'intera valle, è la dimostrazione di quanto la Commissione sia lontana da quanto sta avvenendo a non molti chilometri da noi. Se Franceschetti ed i membri della commissione in questione avessero seguito i convegni promossi da Transdolomites nei quali numerosi esperti di mobilità ferroviaria si sono confrontati, sicuramente l'idea della differenza che corre tra una ferrovia ed un sistema di mobilità automatizzata, quale è il people-mover, sarebbe molto più chiara. Negli anni scorsi l'ipotesi di una simile soluzione era stata presa in considerazione dal comune di Trento (appunto il VAL). Questo sino a quando non fu più possibile nascondere gli alti costi di realizzazione e gestione di un simile sistema. Fatto sta che ora questa soluzione è stata accantonata a favore della mobilità su ferro e gli orientamenti che si sono potuti leggere dalle cronache dei giornali si dirigono nella direzione della proposta contenuto nello studio Qnex su incarico di Transdolomites. Anche a Bolzano nel ragionamento per una soluzione di mobilità tra la città ed il territorio di Caldaro la stessa soluzione VAL era stata presa in considerazione. Tutti i comuni interessati dalla proposta si sono però schierati all'unanimità per la tramvia. Il people-mover è un veicolo privo di conducente che necessita di sede propria la quale per motivi di sicurezza deve essere fisicamente separata dall'ambiente. Esso deve perciò seguire il percorso in galleria, viadotto o a raso con linea recintata. Non sono possibili attraversamenti a raso della linea. Franceschetti dichiara che la ferrovia taglia in due la valle ma a contraddirlo in modo efficace è la foto riportata dallo stesso articolo che ben evidenzia la sede nella quale si muove il veicolo e la barriera che lo separa dal territorio. Ciò significa che se in val di Fassa si realizzasse una cosa simile sarebbe come realizzare il muro di Berlino, tagliando in due la valle e creando una barriera insormontabile per la gente e la fauna. E' forse coerenza vantarsi di avere un territorio riconosciuto come patrimonio UNESCO e poi andare a proporre un’ipotesi che devasterebbe la valle in modo irreparabile? Questo invece non accade per la ferrovia che al contrario in ambiente urbano ed extraurbano è permeabile e permette gli attraversamenti a raso. Nelle ferrovie di montagna la fauna ha da sempre imparato a convivere con esse. Altro aspetto fondamentale: il people-mover è nato nella città di Lille in Francia con 225.000 abitanti; se si vanno a leggere le presentazioni ufficiali di questo sistema esso risulta essere competitivo in città medio-grandi dai 250.000 a 1.000.000 di abitanti. Lontano perciò il raffronto con la situazione della val di Fassa. I costi per la costruzione di un simile sistema di mobilità sono superiori rispetto alla tramvia e di gran lunga superiori quelli della manutenzione. A Torino ove è in funzione il veicolo automatizzato per poco meno di 10 chilometri di linea lavorano 150 persone tra officina, controllo, manutenzione. Per fare un paragone, sulla Trento-Malè con un percorso di 65 chilometri lavorano 145 persone. Ciò che deve far riflettere è che se lo stesso costruttore sconsiglia la realizzazione di una simile infrastruttura qualora non ve ne siano le condizioni ambientali, per quale motivo in val di Fassa che quelle condizioni non ci sono, lo si sponsorizza? Mi scrivono inoltre da Perugia, ove è in esercizio una analoga soluzione, che essa comporta un deficit giornaliero per le casse comunali di ben 25.000 Euro. Altro aspetto non secondario: su questi veicoli è vietato far salire bambini sotto i 12 anni se non accompagnati e non è possibile caricare le bici. Inoltre, per le severe normative di sicurezza se un solo veicolo presenta un problema tecnico si deve bloccare tutto il sistema e ciò significa bloccare tutta la valle. E poi, lo sa Franceschetti che in Val di Fassa nevica e gela e che queste soluzioni non sono proponibili per i nostri ambienti? Lo sa che per le nostre condizioni invernali si renderebbe necessario costruire dei tunnel artificiali esterni per proteggere la linea dalla neve? E tutto ciò non è un impatto, non è un costo? Ciò che serve è una soluzione che offra mobilità per tutti e solo una moderna ferrovia può garantire queste condizioni. Serve una soluzione che non porti a rotture di carico e che sia concorrenziale con l'auto privata. Non certo le giostre. Non è poi vero che la ferrovia non è flessibile. Lo si poteva dire una volta ma oggi la tecnologia ferroviaria ha fatto passi da gigante ed il servizio ferroviario oggi ha una maggiore flessibilità. Karlsruhe ne è un esempio, così come anche in Italia ci sono esempi di ferrovia leggere e di successo che coniugano egregiamente il servizio urbano con quello extraurbano utilizzando lo stesso mezzo. Vengo poi all'occupazione di territorio. La Val Gardena guarda con determinazione alla ferrovia perché essa è una valle lunga e stretta e per questo motivo la si ritiene la soluzione ottimale. Qui si dice che la val di Fassa è lunga e stretta e la ferrovia non ci sta. A parte il fatto che ciò non è per niente vero ed è stato dimostrato dagli ingegneri ferroviari che sono venuti in valle in sopraluogo, va detto però che un people-mover ha bisogno di più spazio rispetto alla ferrovia. Non molto di più, ma se a detta di qualcuno non ci starebbe la ferrovia, come fa a starci l'altra ipotesi? E poi con la Marcialonga come la mettiamo egregio Presidente Alfredo Weiss, pure lei membro della Commissione mobilità? Con una ferrovia tradizionale come estrema ratio la ferrovia si può chiudere per quel giorno ed il percorso può passare a raso la linea, ma con un veicolo automatizzato la Marcialonga in val di Fassa ce la possiamo scordare. Non è che forse Marcialonga è ‘usata’ per contrastare la questione mobilità? Ultimo appunto. Se Franceschetti avesse letto lo studio Qnex ed avesse fatto un corretto raffronto con Metroland avrebbe capito che i tempi del treno dell'Avisio sono inferiori a quelli di Metroland perché il tempo di viaggio non è solo quello dato dal momento nel quale si sale a bordo ma da quando si parte da casa e si arriva a destinazione. Non ha nemmeno capito che le priorità della val di Fassa sono due; Il collegamento capillare con i paesi e da qui l'offerta di una ferrovia che ferma in ogni paese e in seconda istanza anche il collegamento con Trento. Ecco perché sostengo che la ferrovia debba essere realizzata a partire da Penia per raggiungere Cavalese e per poi proseguire successivamente verso Trento. In val Venosta tra Merano e Malles si trasporteranno con quest’anno circa tre milioni di persone ma la priorità della val Venosta è il collegamento con Bolzano. In conclusione ben venga ogni contributo ma se ci balocchiamo dinanzi a proposte fuori luogo l'impressione è che si cerchi solo di perdere tempo o che non vi sia la volontà di fare nulla. Ed invece tempo da perdere non ce n'è.
Massimo Girardi
Massimo Girardi
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