Il Papa Tedesco ha ripristinato la vecchia messa in latino di Pio Quinto. Sacrosanto. La lingua del Cattolicesimo è quella e le tradizioni si smarriscono anche per colpa delle traduzioni. Se Ratzinger ripristina pure l'organo a canne e i canti gregoriani verrà ricordato come un rivoluzionario. Oggi il vero conservatore è chi resta ancorato a certi riti falsamente democratici ereditati dal Sessantotto: il sindacalista che difende il dipendente lavativo, il prof di italiano che fa studiare i libri facili invece dei classici, il genitore che si comporta da fratello maggiore rinunciando a qualcosa di più importante dell'autorità: l'autorevolezza. Nella categoria rientra il parroco che celebra la messa in chitarra e jeans, pensando di essere più vicino al suo gregge, mentre è solo un po' più lontano dal cielo. Ma la decisione del Papa è rivoluzionaria soprattutto nella forma. Non ghettizza la messa in volgare, si limita ad affiancarle la versione originale. Non toglie, aggiunge. Aumenta le possibilità di scelta senza ridurre la libertà di nessuno. Toccherà ai fedeli, ai sacerdoti che se lo ricordano ancora e ai vescovi di ogni diocesi decidere quali messe vorranno sentire in latino. Un metodo ammirevole, che dal diritto canonico merita di essere esteso a quello civile. I Dico non mettono a repentaglio la famiglia. Non più di quanto una messa in latino metta a repentaglio la fede di chi continuerà a preferire ascoltarla in italiano. E' ora che la Cei e la Binetti si decidano ad andare d'accordo con Ratzinger.
Massimo Gramellini (La Stampa 29/06/07)
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