15/12/11

L’OTTUSA OSSESSIONE DELLA CRESCITA




Se ci si chiede chi sono i responsabili di questa crisi economica globale non si trova una risposta. Perché sono tutti e nessuno. Tutti perché, a parte alcune rare voci “clamans in deserto”, irrise, derise, bollate come apocalittiche dai seguaci dell’Illuminismo e professionisti dell’ottimismo (Umberto Eco: “Di una cosa però sono certo: la dose di futuro contenuta nel nostro presente è in aumento dovunque, nella società, nell’industria, nel costume e insomma in ciascuno di noi”, Repubblica, 28/12/1983), tutti abbiamo accettato un modello di sviluppo paranoico basato sulla crescita continua che anche un ragazzino che studia matematica a scuola avrebbe capito che, prima o poi, sarebbe andato incontro al collasso. Perché le crescite all’infinito esistono, appunto, in matematica, ma non in natura. Noi ci siamo messi in un circolo vizioso terrificante. Il consumismo non è solo un deleterio fenomeno di costume, come pensava Pasolini, è essenziale al modello di sviluppo industriale. Se la gente non consuma le imprese non producono e sono quindi costrette a liberarsi di molti lavoratori che, così impoveriti, consumeranno ancora di meno obbligando le imprese a contrarsi ulteriormente. Questa si chiama recessione. Siamo quindi costretti a produrre, a ‘crescere’ come tutti dicono, da Washington a Berlino a Parigi a Roma. Ma poiché abbiamo già prodotto di tutto e di più non possiamo più crescere se non con margini sempre più ristretti che alla fine si esauriranno anch’essi. Certo, per un po’ di tempo gli Stati Uniti potranno vendere alla Cina e la Cina agli Stati Uniti e così l’Europa. E lo stesso avverrà con altri Paesi cosiddetti ‘emergenti' come l’India o il Brasile. Ma anche questi Paesi, che hanno il vantaggio di essere partiti dopo, prima o poi diventeranno saturi, come lo siamo già oggi noi occidentali. Quando ciò accadrà il sistema collasserà, irrimediabilmente. Gli scenari che si aprono, a quel punto, sono due. Uno prende spunto da ciò che accadde dopo il crollo dell’Impero Romano. Le città si spopolarono (Roma che ne aveva avuti due milioni si ridusse a 35 mila abitanti) e chi vi abitava andò a rifugiarsi nelle ‘villae’ dei grandi proprietari terrieri o presso i monasteri. Nacque così il feudo, economicamente autosufficiente (autoproduzione e autoconsumo). Il denaro, di fatto, scomparve. Bisognerà aspettare otto secoli perché, con l’affermarsi dei Comuni, rifaccia la sua apparizione. Speriamo che sia questo primo scenario ad avverarsi. Perché il secondo è apocalittico. I feudi si formarono abbastanza pacificamente. Oggi potrebbe essere diverso. Col crollo del mondo industriale e del denaro la gente di città, rendendosi conto che non può mangiare il cemento né bere il petrolio, dopo aver saccheggiato i supermarket si riverserà nelle campagne alla disperata ricerca di cibo. Ci arriverà a piedi (chi avrà la forza di farlo, gli altri cadranno lungo la strada) perché non ci sarà più benzina e si scontrerà con chiunque possegga un terreno coltivabile che difenderà con le unghie e con i denti perché sarà questione, per tutti, di vita o di morte. Fra cittadini e contadini o proprietari terrieri scorrerà il sangue. A fiumi (altro che il ridicolo ‘lacrime e sangue’ di cui si parla in questi giorni perché nessuno è disposto a lasciare sul campo 600 euro senza aver capito che fra poco, qualunque siano le misure prese, perderà tutto). È anche possibile che le leadership mondiali dei Paesi più potentemente armati, prese dal panico, comincino, nell’impazzimento generale, a sganciarsi atomiche, l’una contro l’altra. In questo caso non si salverà proprio nessuno, nemmeno gli indigeni delle Isole Andemane che, come altri popoli che noi chiamiamo presuntuosamente ‘primitivi’ e i tedeschi, più correttamente, naturevolker (popoli della Natura) che hanno scelto di vivere in una società statica rifiutandosi di entrare in una dinamica come la nostra, nata (assieme a una serie di complessi fenomeni, fra cui, fondamentale, la diversa percezione del tempo, dal presente al futuro) dalla Rivoluzione industriale. Queste cose noi le andiamo scrivendo, inascoltati, da un quarto di secolo (La Ragione aveva Torto?, 1985). Siccome non siamo buoni rideremmo a crepapelle vedendo che i cosiddetti illuministi, o, per essere più precisi, i loro ottusi epigoni, stanno tagliando, da tempo, il ramo dell’albero su cui son seduti. Il fatto è che su quel ramo ci stiamo anche noi e dobbiamo assistere impotenti a questo “auto da fé” che ci travolgerà come tutti gli altri. Questo è il tragico e beffardo destino di ogni Cassandra.



Massimo Fini

13/12/11

A CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE




Su questo sito ci è capitato talvolta di criticare le nostre amministrazioni comunali, tanto, in passato, quella guidata da Gianni Delladio quanto, recentemente, quella di Francesco Zanon. La critica d’altronde è componente essenziale della dialettica democratica. Un pungolo necessario, ancorché spesso del tutto insufficiente.
Tuttavia abbiamo anche plaudito, quando ce n’è parso il caso, alle cose e agli uomini che, a nostro giudizio, meritavano l’encomio. Ricordiamo che un blog è uno strumento di informazione aperto, libero di criticare e passibile di essere a sua volta criticato, pronto ad accogliere gli scritti ed i commenti di chiunque abbia voglia di intervenire, sia in modo diretto, facendoli pervenire a mezzo posta elettronica, sia indiretto.
Oggi questo blog si fa tramite del signor Mario Delladio (Scolìn), presidente della più volte menzionata associazione agricola Mi.Sa.Po. (acronimo delle tre località agricole più importanti del paese: Milón, Saltojo, Porina; nonché locuzione verbale dialettale dal chiaro significato: io zappo) che a conclusione dell’anno agrario 2011 desidera ringraziare pubblicamente l’amministrazione Zanon. In particolare Delladio rivolge il suo plauso all’ex assessore Carpella e alle maestranze comunali esecutrici dei lavori, per l’impegno profuso nella realizzazione dell’acquedotto di servizio ad uso irriguo in località Saltojo e della sistemazione delle due baite di supporto ivi esistenti. Lavori – ricorda Delladio – da tempo attesi dai coltivatori di quelle terre ed in passato più volte promessi, che la giunta Zanon, conformemente all’impegno programmatico assunto con gli elettori, ha portato a compimento con celerità.
Con l’occasione Delladio fa sapere che per poter archiviare definitivamente la ‘pratica Saltojo’ mancherebbe ancora la cosiddetta ciliegina sulla torta. E cioè, traducendo in concreto, la riasfaltatura della strada che da Sorasass conduce sino all’anzidetta località. Da anni le condizioni del manto bituminoso sono precarie. In più occasioni esso è stato parzialmente asportato e poi rattoppato alla bell’ e meglio, tanto che il fondo, qua e là è alquanto sconnesso e in taluni punti pericoloso. Sarebbe opportuno quindi procedere alla sua completa sostituzione, per poter garantire il transito auto-veicolare e ciclo-pedonale in assoluta sicurezza.

11/12/11

VA' ROCCO

- 20: ISTRUZIONI PER L’USO




Mancano venti giorni all’inizio della Fine. Beninteso, niente botto apocalittico con i quattro Novissimi pronti a intervenire sull’uscio di ogni casa, il Dies irae, lunghe file d’anime in attesa del Giudizio e il Tuba mirum eseguito da una possente wind orchestra disposta su una improbabile quinta celeste. Piuttosto, e verosimilmente, il repentino approdo a un fine ciclo socioeconomico, la contemporanea accentuazione dell’estremizzazione climatica e il manifestarsi di grandiosi stravolgimenti geopolitici. Comunque sia, prossimamente, ciò che sin qui è stato, non sarà più.
Il Grande Rimescolamento comporterà severe rinunce e straordinaria forza di adattamento. Il Medioevo Prossimo Venturo, preconizzato nel suo omonimo saggio, nel lontano 1970, dal matematico italiano Roberto Vacca, è alle porte e in troppi ancora non lo sanno. Prima dello scoccar dell’imminente fatale mezzanotte, bene faremo a ungere gli arrugginiti mozzi dei vecchi carri dalle lignee ruote e con le lame, ad aggiustare i sarchi ed i forconi, a battere le falci, ad imbiancar con calce le dismesse stalle, a toglier dalla polvere i rastrelli. Avanti che cada, se cadrà, la prima neve vera, pure sarà opportuno erpicare gli ancora nudi campi e dissodare i prati da mettere a coltura. Per non trovarci poi spaesati all’ultimo minuto, di lavori da fare ce n’è ed i più accorti già stanno provvedendo.
Nel suo per quanto piccolo, la locale benemerita associazione cultural-colturale Mi.Sa.Po., consapevole del disagio nel quale in molti si potrebbero ritrovare a primavera, fa sapere che a breve avvierà nuovamente dei corsi teorici serali gratuiti di tecnica agricola per i più digiuni in materia. Per la pratica tutto è rimandato alla stagione nuova. Insomma, c’è fermento e, nonostante un’apparente e ingannevole inerzia, la parte meno passiva e più vitale della collettività, perlomeno psicologicamente si sta preparando.
Certo, il prossimo futuro sarà molto diverso dalla realtà del nostro attuale quotidiano. Era impensabile sino a pochi mesi or sono immaginare un così ratto mutamento. Tutto pareva dover durare all’infinito. Di poter continuare ad allargarsi, a sperperare, a pretendere, a ‘crescere’; noi montanari senza più saggezza lasciar che la campagna, per quanto magra e dura, andasse alla malora rievocandola incoerentemente, tanto per far baldoria ed esorcizzarne il ritorno. E di essa invece, sottratta al suo primario destino, far case, strade e specularci sopra. Sciupare il territorio, trasformarlo, per divertire i ‘siori’, che il loro da tempo hanno sciupato, ed avvitarsi così in una spirale senza fine e senza alternativa. Ma la fisica, con le sue leggi esatte e non fasulle ha rivelato l’imbroglio: la strada di quell’impossibile avvenire s’è interrotta irrimediabilmente ed il sistema del ‘sempre di più’ ha i giorni contati! La ‘crescita’, che a Roma il Professore s’accanisce a evocare, se non già subito, presto sarà chimera. E per vivere, non per sopravvivere!, volenti o nolenti torneremo alla moderazione, alla diminuzione, alla terra, al silenzio.

Ario Dannati

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

Archivio blog