03/04/08

BENE E TERRORE


L’11 settembre inaugura una nuova era della storia del mondo, quella del “terrorismo globale”. “Illimitato”, come scrive Ludovico Incisa di Camerana sulla rivista “Palomar”, “nei bersagli, nei campi di battaglia, illimitato persino negli armamenti, dai più primitivi, i temperini dei dirottatori, al possibile impiego di ordigni sofisticati, chimici, biologici, nucleari”. È una conseguenza logica, e direi anche prevedibile, di un movimento di globalizzazione e di mondializzazione la cui tendenza di fondo è quella di arrivare a uno Stato unico mondiale, a un unico governo mondiale, a un’unica polizia mondiale, a un unico mercato mondiale e a un unico tipo di individuo: il Grande Consumatore. Se lo Stato è unico ne consegue che gli scontri violenti al suo interno non possono più essere – o perlomeno tendono a non essere più – quelli interstatuali delle guerre tradizionali, ma assumono necessariamente le forme del terrorismo.
Questo Stato unico mondiale non si è realizzato, per ora, in modo compiuto, giuridicamente precisato né tanto meno democratico – questa è l’utopia dell’ONU, che proprio dall’11 settembre ha ricevuto il suo colpo definitivo mortale – ma si è venuto formando di fatto, sia pure in modo ancora parziale. C’è una potenza che ha l’egemonia assoluta, gli Stati Uniti, una superpolizia costituita dalle forze militari americane e, quando occorre, dalla NATO, un Tribunale (che non è quello internazionale penale e permanente dell’ONU che, boicottato dagli USA, conta meno di nulla), che si costituisce di volta in volta come Tribunale speciale in modo che i vincitori siano legittimati a processare e condannare i vinti, e c’è un modello economico pervasivo, che è quello occidentale, cui, oltre agli Stati Uniti, partecipano l’Europa, il Giappone, la Russia, presto anche la Cina e ogni paese industrializzato: di fronte a un blocco di potere di questa portata, inattaccabile direttamente e frontalmente, l’unica risposta possibile, per chi voglia contrastarlo con le armi, non è più, come un tempo, la guerra, ma il terrorismo. Osama Bin Laden non è che “l’ombra” dell’Occidente, è una risposta fondamentalista, integralista, totalitaria a un sistema che, nonostante si definisca, in buona fede, democratico e liberale, è fondamentalista, integralista, totalitario. Perché non concepisce e non tollera “l’altro da sé” che, in un modo o nell’altro, con le buone o con le cattive, per ragioni di volta in volta sono economiche o etiche o umanitarie, deve essere omologato al modello egemone che si considera, per dirla con il Candide di Voltaire, “il migliore dei mondi possibili”. Se il nostro modello è il migliore perché non esportarlo e, quando è il caso, imporlo anche agli altri, andando a salvare Safia e tutte le possibili Safia del mondo, anzi del Terzo Mondo? Il destino dell’Occidente sembra quello di essere condannato a capovolgere, in un doloroso contrappasso, la battuta che Goethe nel Faust mette in bocca a Mefistofele: “Io sono lo spirito che vuole eternamente il male e opera eternamente il bene”. Il paradosso dell’Occidente è credersi il Bene e di operare eternamente, in una sorta di eterogenesi dei fini, il Male. E il vizio di fondo sta proprio in questa distinzione manichea fra Bene e Male e nella pretesa prometeica di aumentare continuamente il Bene a spese del Male, cancellandolo dalla faccia della terra, mentre nella realtà Bene e Male sono due facce della stessa medaglia e concrescono insieme, tanto più grande è il Bene, tanto più grande sarà il Male.
La tabe totalitaria dell’Occidente, questo vizio oscuro e inconfessato che segna quasi tutta la sua storia, parte da lontano ed è anch’essa paradossale perché fu proprio il pensiero greco che è all’origine della nostra civiltà, il primo a riconoscere il diritto di esistenza e la dignità dell’ “altro da sé”. Parte dall’evangelizzazione, cioè dall’urgenza non solo di annunciare la “buona novella” al prossimo ma di convertirlo ad essa. C’è qui già, sia pure in nuce, l’ambizione della reductio ad unum, dell’omologazione a sé, dell’intero esistente, che passerà poi per l’eurocentrismo, per il colonialismo, che si basa sulla distinzione fra culture “superiori” e “inferiori” e il dovere delle prime di portare la civiltà, laica e religiosa, alle seconde, per l’Illuminismo, con l’assolutizzazione della Dea Ragione e la concezione, prettamente globalista, dell’uomo come “cittadino del mondo”, per l’internazionalismo proletario di derivazione marxista, e che trova infine la sua più compiuta realizzazione nel modello di sviluppo economico e industriale attualmente egemone, di cui gli Stati Uniti sono la punta di lancia. A questo modello è riuscito, o sta riuscendo, quello che il cristianesimo, il colonialismo classico, il marxismo-leninismo, avevano solo tentato: l’occupazione dell’intero pianeta. Dio è stato sostituito dalla ruspa. Oggi siamo tutti battezzati in un mare di cherosene.


Tratto da "Il vizio oscuro dell'Occidente" di M.Fini

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