02/06/07

ITALIA MON AMOUR


Abbiamo ricevuto dal Signor Orco questo breve sfogo che, seppur con un po' di ritardo, pubblichiamo volentieri.



La ferale notizia è giunta all’ora di cena. Il TG1 delle 20,00 di lunedì 14/05/07 l’ha resa pubblica con grande risalto ed un’ adeguata faccia da funerale del conduttore David Sassoli: “Mediaset ha acquistato la casa di produzione televisiva Endemol”. C’è vivissimo allarme in RAI, così come nel “mondo politico”. Con questa acquisizione strategica, infatti, programmi di altissimo profilo come i Fatti vostri, la Prova del cuoco, eccetera, potrebbero presto non essere più a disposizione del servizio televisivo pubblico in quanto prodotti (d’ora in poi) dalla concorrenza. Per contro invece, con questa acquisizione Mediaset potrà lanciare l’ultima e definitiva offensiva culturale (con rutti, peti e scatarrate varie) contro l’oscurantismo statalista e con la certezza dell’approdo (finalmente) alla LIBERTA’!!!, attraverso la moltiplicazione di programmi di insuperabile caratura come il Grande Fratello, Chi vuol essere Milionario e compagnia bella, che garantiranno picchi d’ascolto notevolissimi e (sia detto solo per inciso) conseguenti ottimi introiti pubblicitari.
Volete sapere anche la morale di questa bella favola? È presto detta: se Mediaset gioisce per questo “colpo” e la Rai per lo stesso si dispera, noi sconsolatamente ed inequivocabilmente constatiamo quale sia l’aspettativa culturale che l’italico pubblico televisivo pretende arrivi nottetempo dentro la fantasmagorica “scatola magica” e, altresì, quanto devastante sia stata l’azione, vieppiù invasiva, di Mangiafuoco Berlusconi in poco più di 25 anni di programmazione televisiva commerciale. A questo punto non ci resta che piangere.

L’Orco

31/05/07

UNO TSUNAMI (FORSE) CI SALVERA'


Oliviero Beha ha scritto un libro: Italiopoli, io gli ho scritto la prefazione. E' un riassunto, forse l'epilogo di un'Italia con il buco dentro. Non ce la facciamo più, lo sappiamo. Se l'autoriforma del sistema è impossibile, la rivoluzione non è attuabile, invochiamo uno tsunami. "L’Italia è una nazione con il buco dentro. Un vuoto che accompagna l’italiano dalla culla alla bara. Non se ne accorge neppure più. E sprofonda, sprofonda. Quando va all’estero non trova inceneritori, traffico, sporcizia, maleducazione, burocrazia, pregiudicati in Parlamento, impunità, tariffe dei servizi pubblici da strozzini. Non trova neppure Tronchetti Provera, Geronzi, Berlusconi e Andreotti. E questo lo fa stare meglio. Cambiato. Ma al rientro gli bastano cinque minuti per adeguarsi e diventare il solito italiano di merda. Si può dire merda? Non è vilipendio della nazionalità, ma una questione di sopravvivenza. Se l’italiano onesto, soprattutto quello onesto, non fa come gli altri è tagliato fuori. E se protesta può finire male, denunciato, minacciato, querelato, in galera. Qualche volta sparato o gettato da un cavalcavia. In Italia l’economia è un concetto romantico, tramontato. Sostituita dalla finanza, dai debiti, dai Ricucci, dai Coppola, dai Fiorani, dai Consorte, dai Fazio. La lista è interminabile, sfiancante, come quella dei truffati dai tango bond, dai Parmalat bond o con titoli Telecom di carta straccia. Intorno al buco c’è un altro buco: le concessioni. Acqua, etere, riscaldamento, elettricità, strade regalate agli amici degli amici. Regalate, perchè se un privato bussa alle porte dello Stato e compra senza soldi, indebitando l’azienda, si può parlare solo di regalo. I politici hanno regalato, regalano, i nostri bisogni primari, la nostra vita, a imprenditori con le pezze al culo in cambio di simpatia, connivenza, finanziamenti. L’Italia è sfiancata, rabbiosa. Il Parlamento è più squalificato di Scampìa. Le nuove generazioni la pensione non l’avranno. E neppure il posto di lavoro. Hanno lo schiavismo a norma di legge Biagi. Il rischio di impresa sulle spalle dei ragazzini, non dell’imprenditore. Che meraviglioso Paese! Una domanda bisogna però farsela. Se non si produce ricchezza, se la pubblica amministrazione ha quattro milioni di persone, pari alla popolazione dell’Irlanda, se il nostro debito pubblico è tra i più alti del mondo e se, quando attraversiamo sulle strisce, veniamo investiti, come è possibile tirare avanti? Forse siamo dentro a un sogno e ci sveglieremo in Argentina. O forse sono le rimesse mafiose a tenere in piedi il Paese. Le rimesse delle Mafie che hanno attuato la secessione di fatto in Sicilia, in Calabria, in Campania sono la nostra ultima risorsa. Se questo è vero bisogna incoraggiare la criminalità organizzata. Tagliare i fondi ai tribunali, alla Giustizia. Nominare alla Commissione Antimafia dei pregiudicati come Pomicino e Vito. Proprio quello che sta facendo il Governo. Gli italiani hanno voltato pagina con le elezioni. E si sono trovati Mastella alla Giustizia, il conflitto di interessi, la legge parlamentare, l’ex Cirielli, la Pecorella, l’indulto. Il copione è sempre lo stesso e gli italiani anche."


di Beppe Grillo (blog omonimo del 30/05/07)

29/05/07

ARTIGIANI BRAVA GENTE

Nell’immaginario popolare la figura dell’artigiano è quasi sempre associata a un carattere gioviale, disponibile, rassicurante, filantropico. Fors’anche perché ad essa si richiama l’immagine del suo santo protettore, quel San Giuseppe, che nell’iconografia cristiana è appunto raffigurato come un bonario e silenzioso falegname. Ma il cammino dell’evoluzione – da San Giuseppe in giù – come Darwin ci insegna, procede instancabile confacendosi alle parimenti evolventi condizioni dei tempi, delle culture e delle economie! Oggigiorno l’artigiano – sebbene possa ancora avere una parvenza rassicurante – ha profondamente modificato le sue precipue caratteristiche di antica memoria. Arriva alla piena maturazione professionale attraverso un percorso lavorativo che parte il più delle volte dalla gavetta: garzone dipendente, operaio generico, operaio specializzato e infine affrancamento e messa in proprio. Poi basta una partita IVA, un furgone, pochi attrezzi, cazzuola e frattazzo e il “gioco” è fatto. L’investimento finanziario richiesto generalmente non è granché, ma per una strana interpretazione della legge del contrappasso già dai primi lavori i corrispettivi che pretende dalla sua nuova clientela sono salatissimi. Qui, nel Paese dei presepi – grazie alle innumerevoli occasioni irripetibili che si sono susseguite negli ultimi 20 anni in conseguenza del disastro di Stava – questa categoria professionale si è incrementata a dismisura tanto che il di essa parco autoveicoli intasa in ogni dove la striminzita viabilità locale e praticamente ogni garzone edile o di falegnameria, non appena raggiunta la qualifica, va repentino a rinforzare le fila di questo agguerrito nuovo esercito. L’artigiano si distingue per la sua dinamicità, che non a caso spesso sottolinea munendosi da subito di una potente fuoristrada; tipicamente non ha orario: lavora indefesso per ore e ore, dal lunedì al sabato incluso. Quasi sempre l’appartenente a questa “casta” imprenditoriale non è acculturato e proprio per questo la sua mèta recondita è il riscatto sociale. La sua volontà è di acquisire la stima della comunità cui appartiene e poter manifestare il più presto possibile la rendita del suo lavoro attraverso l’ostentazione di beni materiali qualitativamente superiori (case e automobili soprattutto). Per queste ragioni egli è preda ambita delle donne (e chiamatele fesse!), in particolare di quelle "ad elevata emancipazione culturale”, certe che “accalappiandolo” potranno beneficiare condizioni di vita agiata e disponibilità di tempo per distinguersi a loro volta nella comunità di appartenenza. La più importante caratteristica del Nostro resta comunque la sua spiccata avversione alla burocrazia in generale e a quella fiscale in particolare. Non c’è niente da fare, è più forte di lui. Perché lui lavora, caspita se lavora! Non è un perdigiorno. E ddai!! È un artigiano!! Ed è giusto e sacrosanto dunque che il suo lavoro non debba scontare il gravame della tassazione e di qualsivoglia altra fastidiosa gabella. Conseguentemente e con coerenza, al committente delle sue prestazioni professionali raramente certifica il dovuto mediante emissione di regolare fattura (e ché, scherziamo?), ad essa preferendo... la carta dal formae.

LA PROFEZIA (Genesi della scissione della DC teserana)


Han giurato! Li ho visti in Caltresa
convenuti da Tesero e Lago,
han giurato inchinandosi al Mago
cittadini di dodici età.
Han giurato di farla finita
con la gente di dubbia condotta,
giudicata servile e corrotta,
senza fede, né Dio, né virtù.

“Ahi sventura, sventura, sventura”
urla il Capo rivolto agli astanti
“sù, prendete il vessillo, ed avanti,
sù marciate a salvar l’onestà!”
Ed il coro dei dodici eroi
ben schierati nel campo a battaglia
con in mano chi penna o tenaglia
“Sì, sventura, sventura” gridò.

“Già da tempo” riprese il gran Capo
“la DiCì qui comanda il paese,
tutti quanti ne fanno le spese;
finalmente ora è giunto il bel dì
da gran tempo da tutti che è atteso.
Questo giorno novello è già nato
e se il voto a noi sarà dato
tutta Tesero in pugno terrém!

Sù, si chiami la gente a raccolta
nella sala del nostro Comune,
è già ora di accendere il lume
su color che la croce accecò.
La tragedia dei soldi spenduti
grida a tutti – sia fatta vendetta –
la Giustizia da ognuno si aspetta
che ridoni il primiero splendor!”

Per le case, le piazze e le strade
già si spande la lieta novella
e la gente già crede che quella
sia del Cielo la gran volontà.
E concorrono tutti a riunione
nella sala ove un uomo li aspetta:
“Su, venite qui attorno ed in fretta
ai miei detti prestate attenzion!”

“Elettrìci, elettor, che mi udite,
suvvia date la vostra promessa,
che la vostra intenzione sia espressa
senza croce, o partito, o color!”
O spettacol di gioia! I paesani
son concordi serrati a una lega
“c’è chi mangia, chi sciupa, chi frega!”
da ogni parte si sente gridar.

Finalmente arrivato il gran giorno
tutti ai seggi se n' vanno a votare.
e le schede che son da scrutare
poi si mettono tutti a guatàr.
Alla fine vien fatto lo spoglio,
ogni scheda è aperta e guardata
a seconda del voto ammucchiata
da un valente e fedel scrutator.

Quando l’ultimo voto vien letto,
dalla folla alto un grido si leva
“Abbiam vinto! e già noi se l' sapeva
ancor prima del conto final.”
“Noi siam quelli del duro giudizio
ora è fatta giustizia suprema,
e la vile DiCì vinta trema,
noi vittoria cantiamo, cantiam!”

La vittoria cantata e voluta
fu da tutti color celebrata
ed insieme alla mensa addobbata
in quel dì si mangiò e si bevé.
Ben se n’ vide più tardi l’effetto.
Ben si fecero i conti finali
e divenner perfino banali,
quando al seggio ciascun si sedé.

Dopo sol qualche mese di regno
si sfaldò quella lega sì stretta,
tanto viene la rotta di fretta
quando il buono il rio scaccia così.
Uno all’altro invidioso e rivolto
solo al proprio prestigio era intento,
per cui quello che un dì fu contento
brutto e triste trovò l’indoman.

Io mi faccio poeta dei fatti,
io mi sento investito a narrare
quante ore a Tesero amare
la superbia con l’ira donò.
Io mi faccio poeta pei buoni,
raccomando ai più scaltri cervelli:
“Non seguite le orme di quelli
che per loro Tesero odiò”

Sarà forse raccolta la prece
che rivolgo tremante ai paesani?
“Senza tema, sù, diamci le mani;
l’odio scaccia col vero perdon.
Siam fratelli di un’unica schiatta,
siam formati ad imprese più grandi
se vogliam che il Signore ci mandi
ore liete e sorridaci il sol.

Ci sorrida il sol nato nel cielo
dietro l’alta montagna imponente
che sovrasta il paese e si sente
che è nomata da tutti Cornòn.
Non facciamo indignare l’Eccelso
se vogliamo che Lui non sommerga
il paese con frane da terga
che da l’alto Cornòn piomberan!


Pietro Delladio
Tesero, maggio 1964

27/05/07

TEMPI S.P.B.

L’Italia è in preda a una diarrea verbale. Una malattia nazionale. Negare tutto e affermare il contrario. La classe dominante, una stella a quattro punte: politica, media, banche, mafie, sente odore di bruciato. E’ un formicaio impazzito. Tutti sapevano, tutti prendono le distanze. Ma da chi? I giornalisti e i politici si stanno mettendo le mutande di ghisa dell’antipolitica. Hanno paura che i cittadini si interessino al loro fondo schiena. L’Italia è in preda all’Alzheimer. Il negazionismo dilaga ovunque. E’ una evoluzione del paraculismo, del trasformismo. E’ un’offesa alla nostra intelligenza. Come pagare il canone per trasmissioni televisive sul costo della politica. Condotte da reggicoda dei politici. In cui parlano i politici. Giornalisti del c...o con quattro zeta dove vi siete imboscati in questi anni? Politici predicatori della riforma della politica quanto avete guadagnato in questi anni? Chi afferma che Auschwitz era un club Med con piscina è negazionista. L’Enel che promuove l'energia pulita mentre costruisce centrali nucleari è negazionista. La pubblicità dei Suv immersi nella natura è negazionista. Il partito ‘democratico’ nato morto nelle segreterie è negazionista. Montezemolo che accusa la politica che ha tenuto in vita la Fiat con la cassa integrazione è negazionista. Il Papa che parla di famiglia senza rispondere al filmato ‘Crimen Sollicitationis’ è negazionista. I politici che denunciano il populismo dei cittadini sono negazionisti. I giornalisti che ora accusano i politici e dicono, con orgoglio, di essere diventati populisti sono negazionisti. La Lega che si scaglia contro Roma ladrona dopo aver ‘magnato’ nella capitale è negazionista. I costruttori di inceneritori che diffondono tumori per il bene della popolazione sono negazionisti. Mastella ministro della Giustizia è negazionismo purissimo.

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

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