
Mercoledì,
12 ottobre 2016. Primo pomeriggio di una splendida giornata di sole.
Di ritorno dalla mia solita passeggiata quotidiana, da via Restiesa,
dò un'occhiata in direzione del piazzale delle scuole elementari.
Per poco non mi prende un colpo! Cosa succede? Cosa stanno
combinando? Apro e chiudo gli occhi un paio di volte per assicurarmi
che la vista non mi inganni. Metto a fuoco. No! Non ci posso credere!
Sbalordita e incredula mi tocca assistere a uno spettacolo che non
avrei mai voluto vedere e che mi spezza il cuore. In diretta, davanti
ai miei occhi, un maestoso abete rosso viene abbattuto al suolo senza
pietà né possibilità di scampo. Poco più in là altre piante, che
prima di lui hanno incontrato lo stesso destino, sono ora enormi
montagne di fronde verdi. Intorno ad esse alte e corpulente figure
gironzolano armeggiando con scuri, zappini e attrezzi vari accompagnate
dall'inconfondibile rumore delle motoseghe. Noo! I peci de le
scöle nó i gh'è pü! Allungo
il passo per raggiungere il più in fretta possibile il luogo del
misfatto e cercare di capire più da vicino cosa stia succedendo. Lo
scenario che mi si presenta davanti è a dir poco assurdo. Un'intera
fila di conifere (abeti e larici), meravigliosi e rari esemplari di
bellezza, da oltre mezzo secolo fedeli compagni di gioco di
generazioni e generazioni di bambini non c'è più. Le svettanti
creature che io bambina ho visto crescere e diventare sempre più
alte, che per anni, come soldatini sull'attenti hanno fatto bella
mostra di sé, delimitando il lato sud-ovest del piazzale delle
scuole, regalandoci il loro salubre profumo, la loro bellezza,
l'ombra e la frescura nei giorni più afosi dell'estate, ora giaciono
miseramente a terra, barbaramente e ignobilmente rase al suolo per
mano dell'uomo.
Mi
chiedo: "Quale mente illuminata può aver decretato una fine
così indegna e immeritata di questi esemplari, tra l'altro in
perfetta salute e con quale motivazione?"
Mi
avvicino a uno degli operai, che mi viene incontro beffardo, con aria
quasi compassionevole e mi indica un terzo uomo: "Quello è il
capo operai. Chiedi a lui."
Come
da copione mi viene risposto che loro
non sanno niente, loro eseguono soltanto gli ordini, loro fanno
quanto gli si chiede di fare.
"Ma qualcuno vi avrà pur detto perché, ditemi qualcosa,
inventatevi una scusa, ma parlate!" Ma...
forse per motivi di sicurezza... "Ditemi
allora dove sta la pericolosità." Ma...
gli alberi sono troppo vicini alle case... "(Balle,
non mi sembra proprio, una di queste case, tra l'altro, è anche la
mia.)" In
caso di forte vento potrebbero spezzarsi e fare danni...
Finalmente
qualcuno si "sbottona", si fa per dire! Mi
sembra di aver capito che vogliano seminare erba, piantare alberi a
foglia caduca... "I
soliti temeli,
immagino..."
"Mi
dispiace, ma non me la state raccontando giusta."
Sono
delusa, triste e molto arrabbiata. Rimango di cattivo umore tutto il
pomeriggio. E intanto continuo a pensare. Sarà per il tendone? Quel
bel tendone bianco di plastica profumanta che da giugno a fine agosto
/ inizio settembre con la sua ingombrante presenza la fa da padrone
nel bel mezzo del piazzale, rubando spazio e ostruendo la vista dei
prati e dei boschi più lontani?
Sarà
per il palco della baby-dance?
Altra
trovata che da anni, troppi ormai, accompagna obtorto
collo le nostre serate
estive, con la sua assordante ridicola musica, quando qualcuno forse
si augurerebbe soltanto un po' di silenzio e di tranquillità.
O
forse il brutale abbattimento arboreo è soltanto la prima mossa di
un piano inconfessabile architettato nelle segrete stanze del
Palazzo? Parcheggio sotterraneo? Stravolgimento stradale di via
Fia?... In paese si mormora di percorsi, di stradine, di scivoli che
dal piazzale, lato sud-ovest, lungo la rampa scenderebbero sulla via
Fia...
Io,
cittadina di Tesero, sono profondamente indignata per il gratuito
scempio provocato, l'ennesimo vergognoso sfregio inferto al paese,
che è anche il mio paese, oltre e prima che della sindaca e del suo
staff! Mi sento privata della
possibilità di dire la mia, di salvaguardare quel poco che è
rimasto. Mi venga data una risposta!
Ora
che il mio bel piazzale non è più e non sarà mai più quello di
prima, privato della sua parte migliore, la più antica, la più
importante e preziosa, la più caratterizzante, voglio che tutto lo
schifo che nelle intenzioni di chi è al comando ci verrà
sicuramente riproposto venga allo stesso modo eliminato, senza pietà,
senza riserve. Via il tendone, via la baby
dance, via l'asfalto,
voglio il prato. Ho bisogno e diritto di pace, di silenzio, di aria
buona.
Qualcuno
dovrà rispondere della gravità di quanto accaduto e palesare le
vere ragioni che hanno spinto a tanto.
Stiamo
assistendo a continui interventi di questo tipo sul nostro territorio
comunale e, se tanto mi dà tanto, da un momento all'altro mi aspetto
di vedere la squadra dei boscaioli di nuovo all'opera, questa volta
per abbattere l'ultima fila di alberi superstite: gli ippocastani sul
ciglio della rampa del Fanin.
E
cosa devo raccontare ai miei alunni io, che sono la loro maestra, che
magari dovrei insegnare loro l'amore verso la natura e il rispetto
del territorio? Cosa risponderebbe la sindaca o l'assessore alla
domanda "Perché hanno abbattuto gli alberi? Erano così belli!"
"Sì, è vero. Ma il tendone è più bello" oppure "Sì,
ma sono più importanti le automobili. Dobbiamo costruire un
parcheggio." o ancora "Vedrete, adesso faremo un bel parco
nuovo, con tanti giochi, ma senza alberi."
E
che nessuno mi venga a parlare di sicurezza, perché allora gli
stessi amministratori sono stati degli incoscienti ad
autorizzare per anni l'allestimento di tendone e baby-dance
in un luogo così pericoloso.
E
se poi non si dovesse trovare un'ubicazione alternativa per queste
due imprescindibili
attrazioni,
ve la dò io la soluzione. Lago! Terra di Marcialonghe e di Mondiali,
Centro del Fondo, praterie sgombre d'alberi, luogo di ritrovamento
del tamburo, patria della sindaca e di altri illustri politici, sede
della premiata ditta Misconel, dalle cui ciminiere, ci assicurano,
esce solo vapore acqueo. Quale
altro posto migliore per accogliere e ospitare alpini festosi e
bambini danzanti?
Delia
Delladio - Scuola Elementare Tesero