03/12/16
05/11/16
04/11/16
CODARDI FOREVER?
In paese si respira un’aria avvelenata. Non ci riferiamo soltanto a quella proveniente dalle ciminiere Misconel, che imperterrite, giorno più, giorno meno, ci solleticano amorevolmente le narici (chissà se lo stillicidio di decessi per neoplasia che in loco stiamo purtroppo registrando ne è del tutto indipendente), ma anche a quella meno fisica e più metafisica che promana e diffonde il dibattito pubblico paesano.
Non certo sui massimi sistemi, tutt’altro. D’altronde siamo caduti così in basso che pretendere generalizzate disquisizioni filosofiche sarebbe pura follia. Per lo più sono ciance, spesso urlate a sproposito, che misurano però una febbre a quaranta diffusa. Noi ne siamo diretti testimoni. Possiamo scrivere di tutto senza che alcuno verghi una sola frase a commento. Basta però pubblicare una bagatella appena appena pepata sugli intrallazzi amministrativi comunali (scala Ceschini docet) o tre foto senza didascalia di cinquecentosette bolognini abbandonati in un bosco che parte immediata la guerra a battibecco tra gli anonimi.
Domanda: è soltanto lo strascico del voto amministrativo 2015 non ancora digerito, o è piuttosto la cronicizzazione di una malattia contratta in anni lontani e giunta al parossismo? Propendiamo per la seconda. Forse Qualcuno pensava di poter continuare a vivere di rendita sulla dilagante dabbenaggine artatamente coltivata per anni, sperando in una pace infinita senza pagare dazio. Invece, l'insofferenza c'è, anche se sotterranea e carsica. Vedremo se prima o poi riuscirà a concretizzarsi alla luce del sole e soprattutto sulle questioni che contano davvero.
Non certo sui massimi sistemi, tutt’altro. D’altronde siamo caduti così in basso che pretendere generalizzate disquisizioni filosofiche sarebbe pura follia. Per lo più sono ciance, spesso urlate a sproposito, che misurano però una febbre a quaranta diffusa. Noi ne siamo diretti testimoni. Possiamo scrivere di tutto senza che alcuno verghi una sola frase a commento. Basta però pubblicare una bagatella appena appena pepata sugli intrallazzi amministrativi comunali (scala Ceschini docet) o tre foto senza didascalia di cinquecentosette bolognini abbandonati in un bosco che parte immediata la guerra a battibecco tra gli anonimi.
Domanda: è soltanto lo strascico del voto amministrativo 2015 non ancora digerito, o è piuttosto la cronicizzazione di una malattia contratta in anni lontani e giunta al parossismo? Propendiamo per la seconda. Forse Qualcuno pensava di poter continuare a vivere di rendita sulla dilagante dabbenaggine artatamente coltivata per anni, sperando in una pace infinita senza pagare dazio. Invece, l'insofferenza c'è, anche se sotterranea e carsica. Vedremo se prima o poi riuscirà a concretizzarsi alla luce del sole e soprattutto sulle questioni che contano davvero.
Per la Storia locale, e detto a beneficio dei bamboccioni che non si capacitano delle critiche da noi più volte sollevate al proposito, tutto ebbe inizio nei primi anni Ottanta. Fu proprio allora che Qualcuno iniziò a tessere la tela. Dapprima lentamente, com’era lento qui a quel tempo il procedere delle cose e poi velocemente. Col dopo Stava tutto accelerò e la comunità paesana si ammalò di una rara forma di schizofrenia. Il tormentone “per non dimenticare” riecheggiava in ogni dove e dunque gioco forza non era possibile dimenticare, ma contemporaneamente si faceva di tutto per trasgredire quel precetto e togliersi il peso opprimente di quel pensiero perché “bisognava pur vivere!”. Un terribile, insanabile cortocircuito che esitò in un paradosso: ciò che per divertimento, per diletto o passatempo prima si faceva una tantum e senza secondi fini, per la legge del contrappasso divenne seriale e finalizzato.
Le Corte, per esempio e per l'appunto, erano state nient’altro che una trovata estemporanea del compianto Fabio Vinante (Féstél) (1928 – 1992) messa in scena un paio d’anni prima di quel tragico 1985. Un semplice abbellimento esterno di un antico rustico in via Perós. E invece, dopo Stava, proprio quella trovata fu l’innesco di una frenetica e assurda gara all’imitazione. La temperie era strana, pregna di una lugubre euforia. Qualcuno fiutò l’aria e capì che la mitizzazione di quell’improbabile ritorno al passato lo avrebbe portato lontano…
Costruire la rete di comando piramidale al tempo delle Corte fu per Lui un gioco da ragazzi. Il sistema ‘di tessitura’ escogitato, semplice e geniale al tempo stesso, si rivelò subito efficace. Consisteva semplicemente nell’aumentare il contingente degli Utili Idioti (U.I.), attraverso la creazione e la dispensa di cariche elettive.
Chi sono gli U.I.? Persone comuni, dalle capacità spesso mediocri, ma sopravvalutate dalla società in cui agiscono, dalla quale ricevono onori, prebende e rispetto. Sono ambiziosi, con un’ottima autostima, narcisi q.b. e vogliosi di visibilità. Nulla di più.
La carica cui aspirano, qualsiasi essa sia, soprattutto nelle piccole comunità bigotte, rappresenta il principio d’autorità (‘l lo ha dito ‘l presidente…) che garantisce loro una discreta rendita di posizione e un pizzico di prestigio sociale.
Funziona così sempre e la considerazione e la stima della comunità nei confronti degli in-caricati si consolidano man mano che il tempo passa ed essi riescono a tenere le briglie del comando rispettando (obbligatoriamente!) due semplici regole: 1) consigliare sempre, non esporsi mai. 2) stare sempre con chi vince e comunque mai contro chi vince...
Tesero, favorito dal combinato disposto di un non casuale moltiplicarsi di associazioni e di enti minori e paralleli, con il conformismo e la tipica leggerezza della base sociale paesana, è stato sin’ora senza alcun dubbio l’esempio fiemmese più caratteristico della messa in pratica di questo sistema e, di conseguenza, la fucina più prolifica di U.I.
Ma perché era (è) importante una rete diffusa di U.I.? Chi ne traeva (trae) vantaggio? E’ importante perché essa garantisce il controllo quasi capillare della base: i voti, per esempio quelli necessari per portare un abile incantatore di anime semplici agli altari della politica provinciale, possono essere contati a priori: tanti la Banda, tanti gli Alpini, tanti gli Anziani (de le Tessare), tanti il Consiglio parrocchiale, tanti il Coro, tanti il consiglio di Regola, tanti la Cornacci, eccetera. Ogni gruppo un suo vertice ed ogni vertice un suo U.I.
A trarne vantaggio è ovviamente il Principe di turno, il quale deve avere per forza di cose qualità seduttive superiori rispetto a quelle dei suoi sottoposti U.I. Egli agisce in rapporto sinergico con essi, plagiandoli e lusingandoli, promettendo loro favori e garantendogli le risorse finanziarie per il sostentamento del gruppo o dell’associazione di cui sono il vertice. Ed essi per riconoscenza ne divulgano poi acriticamente il verbo e le intenzioni, permettendo così la diffusione e il mantenimento del consenso.
In poche parole sono il tramite, la cinghia di trasmissione tra il Principe e la Plebe. E il Principe, qui a Tesero da quei tempi in poi, naturalmente, coincide proprio col Nostro.
Ora, sinistri scricchiolii annunciano che quel giochino non funziona più. Per scassinarlo definitivamente, il grimaldello giusto non è stato ancora trovato, ma è questione di tempo. Quando arriverà il momento questo meccanismo ultra consolidato salterà, e solo allora forse si riuscirà a cambiare il verso a questa comunità e a liberarla da quell’oligarchia bigotta e leggera che da decenni, plagiando ed irretendo la maggioranza dei cittadini, determina a sua immagine e somiglianza amministrazioni miopi ed asservite, buone soltanto a far da supporto organizzativo, logistico e finanziario alle infinite cazzate promozionali prodotte annualmente in questo paese.
Le Corte, per esempio e per l'appunto, erano state nient’altro che una trovata estemporanea del compianto Fabio Vinante (Féstél) (1928 – 1992) messa in scena un paio d’anni prima di quel tragico 1985. Un semplice abbellimento esterno di un antico rustico in via Perós. E invece, dopo Stava, proprio quella trovata fu l’innesco di una frenetica e assurda gara all’imitazione. La temperie era strana, pregna di una lugubre euforia. Qualcuno fiutò l’aria e capì che la mitizzazione di quell’improbabile ritorno al passato lo avrebbe portato lontano…
Costruire la rete di comando piramidale al tempo delle Corte fu per Lui un gioco da ragazzi. Il sistema ‘di tessitura’ escogitato, semplice e geniale al tempo stesso, si rivelò subito efficace. Consisteva semplicemente nell’aumentare il contingente degli Utili Idioti (U.I.), attraverso la creazione e la dispensa di cariche elettive.
Chi sono gli U.I.? Persone comuni, dalle capacità spesso mediocri, ma sopravvalutate dalla società in cui agiscono, dalla quale ricevono onori, prebende e rispetto. Sono ambiziosi, con un’ottima autostima, narcisi q.b. e vogliosi di visibilità. Nulla di più.
La carica cui aspirano, qualsiasi essa sia, soprattutto nelle piccole comunità bigotte, rappresenta il principio d’autorità (‘l lo ha dito ‘l presidente…) che garantisce loro una discreta rendita di posizione e un pizzico di prestigio sociale.
Funziona così sempre e la considerazione e la stima della comunità nei confronti degli in-caricati si consolidano man mano che il tempo passa ed essi riescono a tenere le briglie del comando rispettando (obbligatoriamente!) due semplici regole: 1) consigliare sempre, non esporsi mai. 2) stare sempre con chi vince e comunque mai contro chi vince...
Tesero, favorito dal combinato disposto di un non casuale moltiplicarsi di associazioni e di enti minori e paralleli, con il conformismo e la tipica leggerezza della base sociale paesana, è stato sin’ora senza alcun dubbio l’esempio fiemmese più caratteristico della messa in pratica di questo sistema e, di conseguenza, la fucina più prolifica di U.I.
Ma perché era (è) importante una rete diffusa di U.I.? Chi ne traeva (trae) vantaggio? E’ importante perché essa garantisce il controllo quasi capillare della base: i voti, per esempio quelli necessari per portare un abile incantatore di anime semplici agli altari della politica provinciale, possono essere contati a priori: tanti la Banda, tanti gli Alpini, tanti gli Anziani (de le Tessare), tanti il Consiglio parrocchiale, tanti il Coro, tanti il consiglio di Regola, tanti la Cornacci, eccetera. Ogni gruppo un suo vertice ed ogni vertice un suo U.I.
A trarne vantaggio è ovviamente il Principe di turno, il quale deve avere per forza di cose qualità seduttive superiori rispetto a quelle dei suoi sottoposti U.I. Egli agisce in rapporto sinergico con essi, plagiandoli e lusingandoli, promettendo loro favori e garantendogli le risorse finanziarie per il sostentamento del gruppo o dell’associazione di cui sono il vertice. Ed essi per riconoscenza ne divulgano poi acriticamente il verbo e le intenzioni, permettendo così la diffusione e il mantenimento del consenso.
In poche parole sono il tramite, la cinghia di trasmissione tra il Principe e la Plebe. E il Principe, qui a Tesero da quei tempi in poi, naturalmente, coincide proprio col Nostro.
Ora, sinistri scricchiolii annunciano che quel giochino non funziona più. Per scassinarlo definitivamente, il grimaldello giusto non è stato ancora trovato, ma è questione di tempo. Quando arriverà il momento questo meccanismo ultra consolidato salterà, e solo allora forse si riuscirà a cambiare il verso a questa comunità e a liberarla da quell’oligarchia bigotta e leggera che da decenni, plagiando ed irretendo la maggioranza dei cittadini, determina a sua immagine e somiglianza amministrazioni miopi ed asservite, buone soltanto a far da supporto organizzativo, logistico e finanziario alle infinite cazzate promozionali prodotte annualmente in questo paese.
Ario Dannati
P.S.
Come si dice, la speranza è l'ultima a morire, ma, a proposito della possibilità di leggere un nome e un cognome in calce ad un intervento qualsiasi e far decollare quindi un dibattito costruttivo tra persone civili, a questo punto crediamo sia davvero defunta. Peccato. Prendiamo atto, sconfessando in parte quanto abbiamo appena scritto, che il paese, o per meglio dire la sua cittadinanza, è preda di un irremovibile blocco psicologico causato evidentemente da una diffusa pratica intimidatoria di stampo mafioso, esercitata da decenni e a vari livelli dal "Potere".
E che nessuno, per favore, abbia il coraggio senza firmarsi di dire il contrario!
E che nessuno, per favore, abbia il coraggio senza firmarsi di dire il contrario!
19/10/16
WARNING
Dato
il proliferare di interventi incongrui rispetto agli argomenti
trattati nei post,
talora calunniosi e/o diffamanti nei confronti di terzi, si comunica
che con decorrenza immediata tutti
i commenti anonimi
non pertinenti, così come quelli
anonimi contenenti espliciti riferimenti a chiunque
verranno cancellati.
Sarà
invece possibile citare in modo esplicito persone, purché nel
rispetto dell’argomento di volta in volta trattato, soltanto
firmandosi
con nome e cognome,
in modo che chi ne è oggetto possa eventualmente replicare, facendo
valere le proprie ragioni di fronte a un interlocutore certo e
casomai adire le vie legali.
L’amministratore
del sito
18/10/16
LA CATENA INVERECONDA
Teoricamente, se la democrazia funzionasse, dovremmo essere in una botte di ferro. Il problema Misconel, con i suoi fumi avvelenati che anche ieri, per quasi tutta la giornata, e stamattina hanno 'asfaltato' l'aria della valle da Panchià a Masi, avrebbe dovuto risolversi in quattro e quattr'otto
se la
catena della rappresentanza politica,
con le sue relative responsabilità, avesse un senso compiuto.
Perché? Ma perché a Cavalese, terra natia dei Misconel, abita e
vive l'assessore all'ambiente della Provincia di Trento (Gilmozzi),
il quale - come noto - è sodale e amico del nostro campione in
Provincia (Degodenz), che abita invece tra i pini e gli abeti di
Propian. Il quale, a sua volta, è il mentore e il co-pilota della
nostra sindaca (Ceschini) che vive nella silenziosa e tranquilla Lago e che
comanda la giunta comunale di Tesero, che ha - quale vicesindaco - il
presidente della Comunità di Valle (Zanon) che dimora vis-á-vis
agli impianti dell'anzidetta Misconel. Poiché questi signori sono
legati dal comune filo rosso del potere, de
relato o
direttamente,
senza alcun dubbio sono a conoscenza del problema.
"17
ottobre un bel profumo denso si innalza dal camino Misconel
innondando Tesero, i suoi locali e i polmoni di tutti i paeseni,
compreso i bambini portati a spasso dalle mamme (i porton a ciapar en
cin de aria bona le dis ste mame o sti noni)ma ca..... ‘n comune no
i lo sentelo sto tanfo. Bastava che stamatina la nossa brava giunta
la ciame i carabinieri e ‘l comandante dei vigili urbani, i li
portava sul parcheggio panoramico con inalazione sopra il cimitero,
la ghe faseva veder e anca snasar, dapò far na bela denuncia i ghe
meteva i sigilli all'impianto sin che no l'è sta fatto tutte le
indaggini, che va via segur 2 agni, dapò se vedrà. No serve a niente
tirar su firme e mandarle a Trento. BASTERIA
NA GIUNTA CON 2 PA..... MA GNANCA TANTO GRANE”
non
occorrerebbe nessuna raccolta di firme e nessun esposto alla Procura
della Repubblica per dare una scorlata
a chi sta avvelenando sistematicamente l'aria di mezza valle. Con due
telefonate degli anelli principali di quella catena (Gilmozzi -
Degodenz), perlomeno un fermo impianto, per il tempo di un
accertamento fatto come si deve, avrebbe dovuto già esserci stato.
E
invece... Invece niente. Questa "catena
democratica" che
a noi
contribuenti costa la bellezza di un settantamila euro al mese
come
minimo, non produce assolutamente un cazzo. I fumi continuano a uscire
dalle ciminiere e noi siamo ancora ad inviare inutili mail all'APPA,
che
nonostante la segnalazione della sindaca Ceschini di fine settembre
(effettivamente fatta, come ci ha confermato ieri un responsabile
dell'Agenzia) non
si è ancora mossa.
Anzi,
proprio quel responsabile ci ha invitati a sollecitare ed informare
nientemeno che l'assessore Gilmozzi di Cavalese. Bella questa. Siamo
di fronte al più classico dei corto circuito. Perché?
Semplice.
Perché per quei signori ciò che conta è il potere e il denaro che
da esso deriva. E il potere per essere raggiunto e soprattutto
mantenuto necessita di un ‘racconto’ ammaliante che non faccia
pensare (la nota strategia provinciale dell’immagine) e di due
generi di elettori: i 'grandi elettori' come Misconel, ai quali la
politica fa i servigi, si inchina e con i suggerimenti dei quali
definisce in sinergia le priorità dell’agenda politica del
territorio; e i piccoli elettori, il popolino minchione, che serve
solo a
far numero:
sovrano un solo giorno, quello delle elezioni, e coglione tutti gli
altri. Della salute pubblica, e di tutte le altre istanze plebee, al
potere e a chi lo rappresenta non importa proprio niente.
L’Orco
15/10/16
UNA PAROLA AL GIORNO

Non ci siamo mai illusi che questi giovani amministratori, per il solo fatto di avere trent’anni o giù di lì e non settanta, potessero dare qualità al governo del paese. No, non lo abbiamo mai pensato. Anzi, temevamo esattamente il contrario! Soltanto i poveri di spirito avvezzi ai luoghi comuni e al politicamente corretto potevano crederlo. Noi pensavamo che essi, proprio per il fatto di essere figli della decadenza e del disfacimento sociale, non avrebbero potuto che agire conformemente ai valori di riferimento di questa società. I fatti sinora ci danno ampiamente ragione.
La pecca più clamorosa ed evidente di questi nuovi barbari è ovviamente l'insensibilità. Non hanno la minima consapevolezza delle conseguenze di ciò che fanno o non fanno; dell’enormità di decisioni che, prese con l’ottusa leggerezza dell’insipienza o non prese per l'assoluta mancanza di autorevolezza e conoscenza, da un canto, ad esempio, annichiliscono in un niente decenni di storia e di memoria collettiva e dall'altro pregiudicano gravemente il presente e il futuro della salute pubblica e della nostra qualità della vita.
La pecca più clamorosa ed evidente di questi nuovi barbari è ovviamente l'insensibilità. Non hanno la minima consapevolezza delle conseguenze di ciò che fanno o non fanno; dell’enormità di decisioni che, prese con l’ottusa leggerezza dell’insipienza o non prese per l'assoluta mancanza di autorevolezza e conoscenza, da un canto, ad esempio, annichiliscono in un niente decenni di storia e di memoria collettiva e dall'altro pregiudicano gravemente il presente e il futuro della salute pubblica e della nostra qualità della vita.
Ma fa lo stesso, nessun problema. E' il gioco del potere bellezza: "Siamo o non siamo noi gli eletti?"
Così, giratisi dall’altra parte, eccoli sedersi dietro a un tavolo, in una sala qualsiasi di uno dei tanti templi culturali di questo paese analfabeta ed acchiappare ratti, con la consueta disinvolta noncuranza, il loro strumento preferito, il microfono, per parlare a vanvera di toponimi locali, presentare libri di storia patria e disquisire di tradizioni e del tempo che fu…
Purtroppo, come diceva il buon Alex Zanotelli, sono soltanto dei "tubi digerenti", arroganti, viziati e viziosi. Nessuna qualità precipua che ne caratterizzi il legame col territorio e la cultura di provenienza li distingue e li differenzia da altri amministratori di altri luoghi, tanto che, ad esempio, potrebbero essere perfettamente interscambiabili e posti a governare - si fa per dire - una località balneare.
In verità hanno un unico credo autentico, quello del non lasciarsi scappare e del cogliere con astuzia e cinismo, pro domo loro, ogni occasione che gli si presenti.
Non è un caso se questa giunta comunale, il peggior esecutivo della storia del paese, è guidata (in tandem con uno spregiudicato co-pilota) da una trentenne carrierista che non ha esitato a buttarsi in un’avventura davvero fuori dalla sua portata. Però era un’occasione unica per garantire ad entrambi i comandanti un futuro (e un presente) all’altezza delle loro smisurate ambizioni. E, appunto, l'hanno colta. Ma a nostro danno, visto che la loro canaglieria ha trasformato Tesero in un far west in cui vige soltanto la legge dell'appartenenza e dei leccaculo.
D’altronde, la politica della sciatteria e dei circenses non da oggi in questo paese 'paga'. Perché dunque cambiarla? Il problema a questo punto è - se possibile - come uscirne. Siamo pessimisti, i presupposti mancano del tutto. Finché la cassa di risonanza del malcontento sarà relegata in un blog dove le esternazioni di chi si oppone, per fobica paura o per vigliaccheria, non vengono mai sottoscritte e rivendicate alla luce del sole, questi scellerati continueranno a fare ciò che vogliono. Non c'è alternativa: bisogna creare una massa critica di persone ben identificabili (se ce ne fossero almeno dieci, sarebbe già una gran cosa). Soltanto allora si potranno far valere, almeno in parte, anche le ragioni della contrarietà. Se la si vuol capire, bene. Altrimenti non ci resterà che aspettare lungo le rive dell'Avés il passaggio dei loro cadaveri.
13/10/16
LA FESTA DEGLI ALBERI
Mercoledì,
12 ottobre 2016. Primo pomeriggio di una splendida giornata di sole.
Di ritorno dalla mia solita passeggiata quotidiana, da via Restiesa,
dò un'occhiata in direzione del piazzale delle scuole elementari.
Per poco non mi prende un colpo! Cosa succede? Cosa stanno
combinando? Apro e chiudo gli occhi un paio di volte per assicurarmi
che la vista non mi inganni. Metto a fuoco. No! Non ci posso credere!
Sbalordita e incredula mi tocca assistere a uno spettacolo che non
avrei mai voluto vedere e che mi spezza il cuore. In diretta, davanti
ai miei occhi, un maestoso abete rosso viene abbattuto al suolo senza
pietà né possibilità di scampo. Poco più in là altre piante, che
prima di lui hanno incontrato lo stesso destino, sono ora enormi
montagne di fronde verdi. Intorno ad esse alte e corpulente figure
gironzolano armeggiando con scuri, zappini e attrezzi vari accompagnate
dall'inconfondibile rumore delle motoseghe. Noo! I peci de le
scöle nó i gh'è pü! Allungo
il passo per raggiungere il più in fretta possibile il luogo del
misfatto e cercare di capire più da vicino cosa stia succedendo. Lo
scenario che mi si presenta davanti è a dir poco assurdo. Un'intera
fila di conifere (abeti e larici), meravigliosi e rari esemplari di
bellezza, da oltre mezzo secolo fedeli compagni di gioco di
generazioni e generazioni di bambini non c'è più. Le svettanti
creature che io bambina ho visto crescere e diventare sempre più
alte, che per anni, come soldatini sull'attenti hanno fatto bella
mostra di sé, delimitando il lato sud-ovest del piazzale delle
scuole, regalandoci il loro salubre profumo, la loro bellezza,
l'ombra e la frescura nei giorni più afosi dell'estate, ora giaciono
miseramente a terra, barbaramente e ignobilmente rase al suolo per
mano dell'uomo.
Mi
chiedo: "Quale mente illuminata può aver decretato una fine
così indegna e immeritata di questi esemplari, tra l'altro in
perfetta salute e con quale motivazione?"
Mi
avvicino a uno degli operai, che mi viene incontro beffardo, con aria
quasi compassionevole e mi indica un terzo uomo: "Quello è il
capo operai. Chiedi a lui."
Come
da copione mi viene risposto che loro
non sanno niente, loro eseguono soltanto gli ordini, loro fanno
quanto gli si chiede di fare.
"Ma qualcuno vi avrà pur detto perché, ditemi qualcosa,
inventatevi una scusa, ma parlate!" Ma...
forse per motivi di sicurezza... "Ditemi
allora dove sta la pericolosità." Ma...
gli alberi sono troppo vicini alle case... "(Balle,
non mi sembra proprio, una di queste case, tra l'altro, è anche la
mia.)" In
caso di forte vento potrebbero spezzarsi e fare danni...
Finalmente
qualcuno si "sbottona", si fa per dire! Mi
sembra di aver capito che vogliano seminare erba, piantare alberi a
foglia caduca... "I
soliti temeli,
immagino..."
"Mi
dispiace, ma non me la state raccontando giusta."
Sono
delusa, triste e molto arrabbiata. Rimango di cattivo umore tutto il
pomeriggio. E intanto continuo a pensare. Sarà per il tendone? Quel
bel tendone bianco di plastica profumanta che da giugno a fine agosto
/ inizio settembre con la sua ingombrante presenza la fa da padrone
nel bel mezzo del piazzale, rubando spazio e ostruendo la vista dei
prati e dei boschi più lontani?
Sarà
per il palco della baby-dance?
Altra
trovata che da anni, troppi ormai, accompagna obtorto
collo le nostre serate
estive, con la sua assordante ridicola musica, quando qualcuno forse
si augurerebbe soltanto un po' di silenzio e di tranquillità.
O
forse il brutale abbattimento arboreo è soltanto la prima mossa di
un piano inconfessabile architettato nelle segrete stanze del
Palazzo? Parcheggio sotterraneo? Stravolgimento stradale di via
Fia?... In paese si mormora di percorsi, di stradine, di scivoli che
dal piazzale, lato sud-ovest, lungo la rampa scenderebbero sulla via
Fia...
Io,
cittadina di Tesero, sono profondamente indignata per il gratuito
scempio provocato, l'ennesimo vergognoso sfregio inferto al paese,
che è anche il mio paese, oltre e prima che della sindaca e del suo
staff! Mi sento privata della
possibilità di dire la mia, di salvaguardare quel poco che è
rimasto. Mi venga data una risposta!
Ora
che il mio bel piazzale non è più e non sarà mai più quello di
prima, privato della sua parte migliore, la più antica, la più
importante e preziosa, la più caratterizzante, voglio che tutto lo
schifo che nelle intenzioni di chi è al comando ci verrà
sicuramente riproposto venga allo stesso modo eliminato, senza pietà,
senza riserve. Via il tendone, via la baby
dance, via l'asfalto,
voglio il prato. Ho bisogno e diritto di pace, di silenzio, di aria
buona.
Qualcuno
dovrà rispondere della gravità di quanto accaduto e palesare le
vere ragioni che hanno spinto a tanto.
Stiamo
assistendo a continui interventi di questo tipo sul nostro territorio
comunale e, se tanto mi dà tanto, da un momento all'altro mi aspetto
di vedere la squadra dei boscaioli di nuovo all'opera, questa volta
per abbattere l'ultima fila di alberi superstite: gli ippocastani sul
ciglio della rampa del Fanin.
E
cosa devo raccontare ai miei alunni io, che sono la loro maestra, che
magari dovrei insegnare loro l'amore verso la natura e il rispetto
del territorio? Cosa risponderebbe la sindaca o l'assessore alla
domanda "Perché hanno abbattuto gli alberi? Erano così belli!"
"Sì, è vero. Ma il tendone è più bello" oppure "Sì,
ma sono più importanti le automobili. Dobbiamo costruire un
parcheggio." o ancora "Vedrete, adesso faremo un bel parco
nuovo, con tanti giochi, ma senza alberi."
E
che nessuno mi venga a parlare di sicurezza, perché allora gli
stessi amministratori sono stati degli incoscienti ad
autorizzare per anni l'allestimento di tendone e baby-dance
in un luogo così pericoloso.
E
se poi non si dovesse trovare un'ubicazione alternativa per queste
due imprescindibili
attrazioni,
ve la dò io la soluzione. Lago! Terra di Marcialonghe e di Mondiali,
Centro del Fondo, praterie sgombre d'alberi, luogo di ritrovamento
del tamburo, patria della sindaca e di altri illustri politici, sede
della premiata ditta Misconel, dalle cui ciminiere, ci assicurano,
esce solo vapore acqueo. Quale
altro posto migliore per accogliere e ospitare alpini festosi e
bambini danzanti?
Delia
Delladio - Scuola Elementare Tesero
06/10/16
POVERI NOI
L’anonimo
03/10 delle 10,04 è stato chiarissimo. A Tesero c’è la Mafia.
Poche balle. Ora è ufficiale. Caro
orco, la forza del blog sta proprio nell'anonimato! Viviamo in una
realtà dov'è difficile dire ciò che si pensa, per tanti motivi:
parentele, interessi economici, interessi di PRG, amicizie, paura
d'esporsi, ecc... Ecco quindi che poter esprimere il proprio pensiero
(quello vero!!) dietro un commento anonimo libera il "commentatore"
da queste paure...
Ecco il testo che ne esplicita la pervasiva presenza.
Come
nel profondo Sud Italia ci troviamo impaludati tra ominicchi,
piglianculo e quaquaraquà e in balia di padrini
dalla p
più o meno minuscola.
La recente approvazione del PRG non va ricondotta dunque a una
semplice trattativa privata tra imbelli amministratori e leccaculo
beneficiari delle nuove aree edificatorie, ma addirittura a un voto
di scambio mafioso. Potere
pubblico in cambio di favori personali.
Omertà e silenzio
in cambio di un terreno con vista panoramica sul quale poter
costruire. Ovvero anche, più miseramente, devota
obbedienza per
garantirsi a vita un microfono con cui liberare su di un palco
un’esagerata ridicola voglia di protagonismo. O, scendendo ancora
nella gerarchia dei valori, voto
e riconoscenza in
cambio di un tendone dove ubriacarsi in compagnia e lì sentirsi
finalmente liberi di cazzeggiare, al riparo dalle indiscrete orecchie
della suocera!
Questo
è il fiero popolo di Tesero!
Così meschino da temere la propria ombra, che inveisce nascosto e
incappucciato lamentandosi all'infinito di essere pessimamente
amministrato.
Si
cominci con la dignità e poi il resto (forse) verrà!
Ma chi sono questi
amministratori che incutono così tanta paura da impedire la
circolazione del pensiero di chiunque alla luce del sole?
Si ragioni! Facciamo un esempio paradigmatico che dà bene l'idea
dello stile paesano, ponendo le seguenti domande.
1
- In quanti si sono chiesti perché l'attuale assessore al bilancio
di Tesero è ‘amministratore’ del paese da 25 o forse 30 anni?
Quale qualità
superiore gli riconosce chi lo ha votato e lo voterà chissà quanto
ancora per ritenerlo così meritevole di occuparsi da una vita del
governo della cosa pubblica?
2
- Tra coloro che lo hanno votato in quanti sono a conoscenza del di
lui pensiero riguardo
all’urbanistica, alla salute pubblica, alla gestione del bosco,
alla viabilità, alla qualità dell’aria che respiriamo, o alle
iniziative culturali paesane...?
E dunque ribadendo la domanda iniziale:
3
- Perché
da 25 o 30 anni lui fa parte ininterrottamente della 'cabina di
regia' del paese?
C’è
una sola risposta plausibile: perché,
probabilmente, è un uomo popolare e simpatico.
Ma è sufficiente per
gestire e amministrare in modo degno una comunità essere
semplicemente popolari e simpatici? Certo
che no! Quindi, finché il
popolo si
accontenterà che per decidere e 'comandare' bastino simpatia e
popolarità e non anche
e soprattutto
la
competenza, le idee, la responsabilità, l'onestà e l'indipendenza
intellettuale
nulla potrà cambiare. Di conseguenza, se un numero via via crescente
di persone non troverà il coraggio di dire la propria schiettamente
senza incappucciarsi e nascondere la propria identità, ribadendo che
l'interesse generale
non può e non deve coincidere con gli interessi particolari di
pochi, la
rappresentanza politico-amministrativa di questo paese continuerà a
essere appannaggio esclusivo di persone semplicemente
popolari e simpatiche,
delle quali sappiamo con certezza soltanto una cosa: condividono
obbligatoriamentre IL PENSIERO UNICO TESERANO
il cui massimo divulgatore è proprio il nostro campione in
Provincia. In secula seculorum, amen.
Povero
Clerio, e poveri noi. Chi mai avrebbe pensato che nell’anno del
Signore 2016 Tesero sarebbe stato ancora al giogo dell'oscurantismo
pretesco anni Cinquanta e la libertà d'opinione un pericolosissimo
tabù.
L'Orco
29/09/16
OLIO DI PALMA FREE
Anche
stamattina, 28 settembre 2016, l’aria del paese, come ogni aria di montagna che si
rispetti, era sana e frizzante, soltanto un pelino torbida, pregna di
un soave olezzo di catrame muschiato, arricchito di finissimi balsami
idrocarburati e di essenze di cirmolo acetato. E in più, novità di
giornata! finalmente certificata Olio
di
Palma free.
Questa sarà la nuova scritta che a breve sostituirà l'ormai logoro
e insostenibile Vapore
Acqueo sulla
sommità degli impianti Misconel.
Sì perché lo avrete capito, vivendo di immagine, per cambiare le
carte in tavola in un contesto di confusione somma basta uno slogan
ben martellato per farci credere qualsiasi cosa. Così, da un po' di
tempo ci stanno raccontando che la salubrità alimentare e non solo
quella, non può prescindere dall’assenza di quel micidiale olio
vegetale. Ora dunque, tolto quell’olio dalla circolazione, anche
l’aria del paese tornerà limpida e qui a Tesero ci ritroveremo a
brevissimo in un paradiso terrestre.
E
a proposito di circolazione, ci sono novità. Come sapete da
settembre a maggio è aperto, gratuitamente, il
circuito
automobilistico detto
delle
Perfide.
Ovvero via Perós
– via Fia
– via Delmarco.
Lo percorrono in auto e a velocità sostenuta le mamme
e i papà moderni,
più o meno novecento volte al giorno (abbiamo posizionato un
contatore proprio sulla strenta del Fanin). Sono premurosi quelle
mamme e quei papà con i loro pargoli, ma hanno sempre una fretta del
diavolo e lungo le erte del paese lanciano i loro docili mostruosi
carri armati come se fossero in una pista a pagamento. Devono
accompagnare
i figli rispettivamente a scuola, all’asilo e soprattutto
alla scuola musicale!
A
poco è servito l’apprezzabile appello della sindaca a usare
con più frequenza il cavallo di san Francesco e meno quello di san
Cristoforo, per il bene dei bambini, degli adulti e della salute
pubblica in generale. Peraltro, venticinque anni fa, pur con una
situzione complessiva di traffico interno più leggera di quella
attuale, lo stesso appello, mediante un documento inviato a tutte le
famiglie, lo fece nientemeno che l’ufficiale sanitario del paese,
dottor Claudio Romanese, ma dopo qualche giorno di giusto
“ravvedimento operoso” tutto tornò come prima. Così, anche
l’esortazione di lady Ceschini, ancorché recentissima, sembra già
trapassata, ahinoi, nel dimenticatoio.
Sì,
quella mezzoretta mattutina di chiusura obbligata, pur a malincuore,
è rispettata (ma ci vogliono i gendarmi a sorvegliare). A
mezzogiorno però quello stesso divieto, per quei settanta metri di
strada, a poco più di una settimana dal varo già viene trasgredito
(anche perché stranamente
a
quell’ora i vigili spesso sono assenti o sono girati dall’altra
parte) ed è grasso che cola se in quel frangente lo stop totale al
traffico supera il quarto d’ora. Ma al di là di quei settanta
metri in quei due brevi orari di blocco, il via vai è perenne e
costante. L’auto-mobilità compulsiva purtroppo è un vizio
radicato e profondo e non può essere debellato soltanto con le
esortazioni.
Di
solito nei dintorni dei poli scolastici il transito veicolare viene
regolamentato o addirittura precluso. Lo fanno realtà cittadine ben
più importanti della nostra e nessuno per questo minaccia
rimostranze. Una giovane signora, in occasione dell’avvio del
provvedimento di chiusura anzidetto, ci invitò a scrivere qualcosa a
sostegno dell’iniziativa comunale, preoccupata per le minacce di
insubordinazione immediatamente fatte circolare in paese. Ma
benedeta sióra
– abbiamo pensato – che
vöss che scrivezàn ancora?
Su questo blog
da
nove anni a questa parte l’argomento è stato dettagliatamente
analizzato e sviscerato per bene più e più volte. C’è bisogno
soltanto di buonsenso, di consapevolezza e di un’amministrazione
che
voglia
risolvere davvero la questione. Nient’altro.
Si
risponda alla seguente domanda: a quale grave problema andrebbero
incontro uno studente o una studentessa di violino o di violoncello
provenienti da fuori paese, che smontassero da un mezzo pubblico in
piazza Battisti (o venissero sin lì accompagnati con mezzo privato)
e salissero a
piedi sino in via Delmarco
per raggiungere la scuola musicale? A nessuno, ovviamente! Sono
trecentocinquanta passi contati, ma usando certi scortoli
possono essere anche di meno, che in termini temporali, tenuto conto
della salita e senza correre, corrispondono a cinque o sei minuti di
orologio. Non
si tratta di fare la maratona di New York!
Ma
è possibile che in un paese ad alta densità di atleti e di sportivi
come il nostro, non si riesca a indurre una condiscendenza generale
rispetto
a comportamenti di così modesto impegno personale
che
produrrebbero però un deciso e immediato miglioramento della
vivibilità all’interno dell’abitato?
Invitiamo l’amministrazione a insistere con la campagna di
sensibilizzazione intrapresa di recente, sostenendola eventualmente
con qualche provvedimento ad
hoc (per
esempio disegnando come in via Fia un percorso pedonale orizzontale
da piazza Battisti sino alla scuola musicale e posizionando qua e là
qualche dosso rallentatore).
Tornando
brevemente all’aria di cui all’inizio, dopo aver interessato
l’APPA via mail senza ottenere nemmeno un rigo di risposta, qualche
giorno fa, parlando nel merito con un lettore del blog,
ipotizzavamo, vista l’inerzia e il perdurare del problema, di
promuovere attraverso queste pagine una raccolta di firme, con la
speranza di smuovere qualcosa. In fondo – ci siamo detti
guardandoci seri negli occhi e poi scoppiando a ridere amaramente –
siamo
in democrazia!
Se la salute pubblica è prioritario interesse pubblico, la volontà
popolare dovrebbe avere la meglio comunque. O no? Ma poi, ragionando
ci siamo chiesti perplessi chi avrebbe avuto il coraggio di firmare.
Se i commentatori del blog
sono la cartina di tornasole di ciò che offre il convento quanto ad ardimento probabilmente ci sarebbe ben poco da sperare. Perché come
si sa, una
petizione non può prescindere da un
elenco di nomi, cognomi ed indirizzi reali ben identificabili,
possibilmente cospicuo. Se però alla fine la raccolta si riducesse a
una lista sottoscritta da Anonimo delle 23,05 Via dei Fantasmi 7,
Anonimo delle 16,18 Via delle Streghe 14, Anonimo delle 10,21 Via del
Cimitero 1, e qualcun altro ancora, non andremmo da nessuna parte.
Forse
prima di lanciare la sottoscrizione converrà quindi interessare
(ammesso che del problema, tra i pini e nella quiete di Propian, non
gli sia ancora giunta notizia) il Nostro campione in Provincia. Lui
certamente si farà portavoce della cittadinanza che lo ha eletto con
una bella e circostanziata interrogazione alla Giunta provinciale.
Batterà i pugni sui banchi del Consiglio e gliela farà ben vedere!
Ma certo che sì! Sarà proprio così! Qualora poi, malauguratamente,
molto malauguratamente, per sfiga addirittura, nemmeno cotanta
iniziativa riuscisse a cavare un ragno dal buco, inizieremo senza
indugio a raccogliere le firme da allegare ad un esposto alla Procura
della Repubblica che abbiamo già confezionato ed è pronto nel
cassetto.
Nel
frattempo, cari lettori di buona volontà, iniziate ad allenarvi con
penna e calamaio: nome, cognome, indirizzo…
L’Orco
17/09/16
... MA AMMINISTRARE È UN'ALTRA COSA
Sono
passati 495 giorni dal 10 maggio 2015, data di inizio di questa
consigliatura e al netto del flop referendario e della burrascosa
vicenda tra il segretario e la giunta, sostanzialmente, sono state
due le questioni di interesse generale approdate (e approvate) in
consiglio comunale. La prima, il via libera alla progettazione e alla
costruzione della pista di ski-roll e la seconda, la recente
conclusione dell'iter burocratico della variante del P.R.G.(Piano
Regolatore Generale).
Due questioni di notevole peso specifico in termini di impatto
ambientale, sulle quali speravamo si levasse almeno da parte della
minoranza consiliare una qualche voce di critica se non di aperto
dissenso. Invece, niente. Sulla pista di ski-roll l'intero gruppo
dell'opposizione ha deciso di astenersi, il che in politica equivale
di fatto a un comodo
assenso. Nel merito
l'unica voce contraria, paradossalmente, è venuta dal consigliere di
maggioranza Danilo Vinante che ha espresso la sua opinione, e dunque,
per rappresentanza, quella dei suoi elettori, in piena autonomia di
giudizio e senza farsi intimorire dalle pressioni che forse gli
saranno piovute addosso dai suoi stessi compagni di lista. Così
vorremmo si comportassero sempre gli eletti di qualsiasi colore e di
qualsiasi appartenenza: schiena dritta e autonomia! A Danilo, per
questo, va il nostro plauso.
Sul
P.R.G. l'Opposizione
ha addirittura votato a favore della revisione. Ci saremmo aspettati
ben altro. E sì che anche su questa questione di stranezze
& incongruenze
meritevoli di un qualche appunto ce ne sarebbero state a gogò.
In
pratica quella variante approvata placidamente, stravolge e capovolge
addirittura il senso etimologico della locuzione P.R.G. Da Generale
(cioè di interesse di tutti) a Particolare (cioè ad
personam, come
qui di recente correttamente qualcuno ha commentato).
Tesero dunque sarà inondato da nuove colate di cemento. La relazione
accompagnatoria agli elaborati (64 pagine fitte fitte di begli
aggettivi e premurose prescrizioni) di ritorno dalla verifica tecnica
redatta dalla commissione urbanistica provinciale – una decina di
super architetti di fama – serve, come sempre in questi casi,
soltanto ad addolcire la pillola. La verità di quest’ulteriore
concessione al sacrificio territoriale
la scopriremo concretamente quando si attiveranno gli escavatori sui
luoghi delle nuove costruzioni ed importanti parti di paesaggio
spariranno per sempre, per lasciare il posto a nuovi edifici con relative nuove strade di accesso, nuove automobili
che le percorreranno e nuovo traffico che si genererà.
In
pratica tutte le richieste di fabbricazione (residenziale e non) sono
state accettate ed incluse nel piano senza valutarne e considerarne a
sufficienza le conseguenze. Ogni nuovo insediamento esterno,
si sa, comporta inevitabilmete un peggioramento generale della
vivibilità (e del traffico) del paese in maniera direttamente
proporzionale alla distanza tra il nuovo e il vecchio abitato,
moltiplicando in modo esponenziale i costi a carico
dell'amministrazione.
Si
pensi a tal proposito e per esempio come il recente provvedimento
giuntale di istituire un divieto di transito temporaneo in via Fia
(un'ora al giorno, mezz'ora al mattino e mezz'ora a mezzodì) durante
il periodo scolastico per un tratto di strada di 70 (settanta) metri!
sia stato percepito da molti come un insormontabile problema.
Ebbene, se continueremo a espandere le zone residenziali senza
prevedere i relativi sbocchi viari alternativi che diluiscano il peso
del traffico e non lo convoglino sul solito paio di strade interne,
detti provvedimenti oggettivamente di facile metabolizzazione,
appariranno sempre più intollerabili e insuperabili.
Proprio
valutare e ragionare su queste cose dovrebbe essere il compito di chi
amministra una comunità, ma il sospetto è che anche in questo caso
ancora una volta anziché l'interesse generale sia prevalso il
proprio esclusivo tornaconto: concedere a tutti in fondo permette di
non inimicarsi alcuno e ciò, per coltivare il consenso, è la cosa
più tranquilla e semplice da fare.
Purtroppo
stiamo pagando l'inconsistenza di amministratori che al di là della
facciata e degli schieramenti sono quasi tutti esattamente
sovrapponibili e interscambiabili. Non è possibile e non può essere
accettato da chi ha votato la lista Uniti
per Crescere che essa
si azzuffi e faccia il diavolo a quattro solo sulle cosiddette
cazzate residuali.
Lo sperpero dei bolognini gettati alla malora in località Pertegari
grida vendetta, ma non è il
problema del
paese. Così come non lo è la presunta malversazione legata
all'appropriazione degli scalini dell'ex caseificio comunale.
Chi
a suo tempo votò quella lista e quegli uomini pretendeva ben altro.
Per esempio, almeno un intervento in aula sulla questione
Misconel a sostegno di
quanti (e non sono pochi) in paese hanno potuto verificare obtorto
collo quanto i fumi
provenienti dall'asfaltificio siano tutt'altro che una cazzata
residuale.
Ecco
quindi che avere amministratori comunali assisi
in quel consesso
solo per interesse personale, ovvero per curare le proprie attività
economiche, approfittando di un posto strategico, o per garantirsi
una carica in qualche modo remunerativa, o ancora per sentirsi
importanti e godere di un presunto prestigio sociale, o, in ultimo
(pur non sporcandosi direttamente le mani) per
garantirsi a vita un posto al sole in Provincia,
è un costo sociale niente affatto marginale che la collettività
paesana sta pagando da tempo e pagherà per chissà quanto ancora.
L'Orco
31/08/16
COME PRIMA, PIÙ DI PRIMA
Dopo
la pausa ferragostana, oggi, addì 31 agosto 2016, di buon’ora sono
riprese le consuete somministrazioni alla cittadinanza di Tesero
dei veleni gassosi immessi in atmosfera dalle ciminiere Misconel del
cantiere di Lago.
La nostra e-mail di sollecito per un pronto
controllo degli impianti, inoltrata già mesi fa all’APPA (Agenzia
Provinciale PROTEZIONE
Ambiente), non è stata neppure accettata dal sistema informatico
provinciale ed è stata rinviata al mittente.
La sindaca però di
tutto ciò non è affatto preoccupata, la salute pubblica per lei non
è una priorità, tanto per le magagne presenti e future ci pensa la
dottoressa Giovannini che instancabile dispensa ogni giorno che passa
le sue proverbiali amorevoli
cure.
D’altronde – come noto – la sindaca non sta mica a palazzo per
fare gli affari nostri, lei si è insediata per fare i suoi e quelli
del suo mentore. Infatti, sono giorni di grande fermento in paese
perché grazie agli altrettanto proverbiali intrallazzi del nostro campione in Provincia
siamo diventati Centro Federale dello sci di fondo. Oh, che gioia, oh, che
allegrezza. Il signor P non ci fa mancare proprio niente! Tra non
molto quindi, gironzolando per il borgo, se fortunati, potremo
incontrare vis-à-vis nientepopodimenoché il signor Piller Cottrer
mentre estasiato si sofferma davanti a una natività, o la signora Di
Centa che fotografa incantata il campanile della Palanca,
o addirittura il signor Giorgio Vanzetta che selfieggia
con una gaudente attempata fan in piazza Nuova, e tanti V.I.P.
ancora.
E' forse questa per la signorina Ceschini e i suoi ottocento
elettori la qualità della vita? Sembra proprio di sì! E poi così,
aggiungendo occasione a occasione, immagine a immagine, pista di
ski-roll a pista pista di ski-roll, debito pubblico a debito
pubblico, anche l’albergo di famiglia, appena inaugurato, in estate
ed in inverno si garantirà un tot aggiuntivo di graditi ospiti. E
chiamatela fessa…
L'Orco
20/07/16
CARTELLINO ROSSO AL SEGRETARIO, O SCACCO MATTO ALLA GIUNTA?
L’antefatto
Nella
primavera del 2015, dopo cinque anni trascorsi in purgatorio in
seguito alla sconfitta elettorale del 2010, il signor
P,
che da dietro le quinte s'era barcamenato riuscendo comunque a
influenzare le scelte della giunta guidata da Francesco Zanon, pensò
bene di tornare al potere 'direttamente' raffazzonando una squadra
di giovani rampanti ai suoi completi ordini. Pose alla guida di quel
green
team
una sua fedelissima pedina, una ragazzetta inesperta, arrivista ed
ambiziosa, ex valletta della Banda, nei confronti della quale
vantava precedenti crediti politici (era stato lui cinque anni prima
a procurarle i voti per entrare in consiglio) facendola affiancare al
comando, a mo’ di cintura di sicurezza, da due 'vecchie volpi del
Palazzo' (Zanon G. e C.). Questa 'squadra', in seguito al responso
(seppur risicato) esitato dalle urne del maggio 2015, pur già
avvertita delle difficoltà relazionali che avrebbe trovato nella
dialettica amministrativa con il Segretario, prese in mano la
gestione del Comune di Tesero.
Erano
in tre a conoscere bene il 'caratteraccio' del Capufficio
e quindi consapevoli del rischio di una difficile convivenza, ma
l’ambizione e la voglia di potere prevalsero sul tatto e l'accortezza. Trascorsa una breve
‘luna di miele’, tutto cambiò rapidamente e gli attriti con il
funzionario comunale aumentarono sino ad arrivare al punto di
rottura.
La
cronaca
Che
fare, dunque? I Cinque
maghi (leggi Giunta comunale)
decidono di chiedere aiuto a mamma Provincia, ma dimostrando scarsa
abilità politica e superficialità sottovalutano le conseguenze
della situazione in divenire.
Prima,
perdono malamente il referendum comunale, e già questo avrebbe
dovuto frenarli dall’intento di sospendere il Segretario.
Un’amministrazione seria, dopo il fallimento della fusione, non
avrebbe preso a calci il funzionario capo. Avrebbe fatto il
possibile per avviare con urgenza le cosiddette gestioni
associate,
rimboccandosi le maniche e lavorando con la massima celerità assieme
ai comuni dell’ambito al quale appartiene Tesero, cioè con
Panchià, Ziano e Predazzo per far partire almeno due dei servizi
(tra cui proprio la segreteria) richiesti obbligatoriamente dalla
PAT, da gestire in forma associata.
Invece,
i nostri geniali amministratori pensano bene di sospendere il Primo
responsabile amministrativo per 45 giorni, dal 6 giugno al 21 luglio
2016, bloccando di fatto, con questa sconsiderata azione, l’attività
amministrativa.
Non
considerando che con la gestione associata del servizio
di segreteria
un solo segretario sarebbe diventato titolare della Segreteria dei
quattro comuni e gli altri avrebbero dovuto collaborare, e che dunque
il problema si sarebbe risolto da solo. Attualmente i segretari
titolari sono due, quello di Predazzo e quello di Tesero oltre al
Vice di Predazzo. Questo trio avrebbe dovuto gestire le segreterie
dei quattro comuni con modalità da definire tra le amministrazioni
coinvolte. Perché
intelligentemente non s'intraprese questa strada così da non
arrecare danno al Comune?
Forse
nessuno si è chiesto quanto costerà in termini amministrativi e
finanziari lo scherzetto al Segretario architettato da Ceschini &
Co, perpetrato nel momento meno opportuno che potessero scegliere.
Vediamo:
- Segretario titolare sospeso per 45 giorni, il Comune deve corrispondergli l’assegno alimentare pari a circa il 50% della retribuzione;
- Segretaria supplente del segretario: stipendio per 45 giorni – (un segretario va pagato cmq- quindi questa spesa non si considera);
- Pagamento della sostituzione con altro segretario, della segretaria supplente, a sua volta assente per malattia una decina di giorni;
- Costi per la Commissione nominata dalla Provincia con deliberazione n. 1023 del 24 giugno 2016, per accertare l’incompatibilità ambientale del Segretario con il Sindaco ; compenso, € 4.500,00.- al Presidente ed € 4.000,00.- ai commissari, oltre alle spese di viaggio;
- Costi per le consulenze ed il patrocinio legale;
- Costi per viaggi a Trento della Sindaca e degli assessori;
- Indennità di carica, indebitamente percepita dai Cinque Maghi, causa parziale inattività;
- Danni causati dai 45 giorni di blocco dell'attività amministrativa.
Come
minimo si possono ipotizzare 30.000 euro di spese, senza manco la
garanzia di ottenere il risultato atteso.
Proseguiamo.
A cosa era finalizzata la sospensione? Ad un collocamento in
disponibilità del Segretario? Si presume di sì. Problemi con il
Segretario, si sa, ne hanno avuti praticamente tutti gli
amministratori, ma non era certo questo il momento per azzardare uno
strappo probabilmente irreversibile. Un
segretario non si può licenziare, a meno che non compia un reato.
È possibile collocarlo in disponibilità se dopo attenta indagine la
Commissione provinciale di cui sopra conferma l’incompatibilità
ambientale tra lui e l’esecutivo. L’iter procedurale obbliga il
sindaco che intenda dimostrare una situazione di incompatibilità del
proprio segretario a produrre alla PAT una relazione che comprovi
l'esistenza di gravi disfunzioni amministrative causate dal
comportamento del funzionario.
Dalla
delibera della PAT sopracitata si evince peraltro che la legge
regionale prevede che la procedura in commissione debba
essere preceduta da un tentativo obbligatorio di conciliazione
finalizzato a ricomporre le controversie o concordare il
trasferimento in mobilità del segretario presso altro ente.
Se il tentativo di conciliazione ha esito positivo, la commissione
non viene attivata. In questo caso ci può stare un trasferimento in
mobilità presso la Provincia o altro Ente ovvero
il rientro in servizio del Segretario.
E’ ovvio comunque che in tal caso Defrancesco chiederà i danni morali ed
economici per i 45 giorni di sospensione…quindi spese legali,
indennizzo risarcitorio che potrebbe essere stabilito dal giudice del
lavoro, etc. etc. Il tutto a carico del Comune!
Gli
scenari
Adesso
cosa potrebbe succedere?
Ipotesi
1 :
la
conciliazione non dà esito positivo.
La
Commissione provinciale dà inizio al procedimento per l’accertamento
dell'eventuale incompatibilità ambientale con pronunciamento entro
quaranta giorni dalla prima seduta convocata. Il risultato
dell’indagine deve essere trasmesso al presidente del consiglio
comunale e al segretario non oltre quindici giorni dalla conclusione
dell’istruttoria; se
la Commissione accerta l’oggettiva incompatibilità ambientale, il
consiglio comunale può deliberare il collocamento in disponibilità
del segretario con il voto favorevole della maggioranza dei
consiglieri assegnati, informandolo del provvedimento;
il
segretario comunale
di cui è dichiarata la messa in disponibilità viene
sospeso dal servizio,
ma mantiene il rapporto di lavoro col comune per un anno (per i primi
sei mesi con trattamento economico intero, successivamente ridotto a
metà);
la
sede segretarile è considerata vacante fin dalla dichiarazione del
consiglio. (deliberazione 1023 della PAT).
Sembra
pertanto di capire che il Comune, dopo la conferma da parte del
consiglio comunale della messa in disponibilità, dovrebbe
corrispondere lo stipendio intero al segretario per 6 mesi e al 50%
per altri sei, oltre a pagare un sostituto. Una
maggiore spesa che potrebbe attestarsi più o meno su 50.000 euro
oltre ai 30.000 di cui sopra.
Ipotesi
2:
la
Commissione non rileva alcuna incompatibilità. A
quel punto il segretario che nel frattempo sarà già rientrato al
lavoro, potrebbe chiedere i danni morali ed economici.
E qui come sopra detto, il risarcimento lo potrebbe stabilire il
giudice del lavoro. E quindi altro che 30.000 euro!!!
In
ogni caso la spesa, in qualsiasi modo si risolva la questione sarà
molto consistente. Come potrà far fronte a ciò il nostro Comune?
Dove reperirà i fondi? Tagliando spese e creando ulteriori
disservizi ai cittadini? Ma certo. E allora? Chi se ne frega!
L’importante è produrre opere di interesse generale e di sicuro
avvenire, come la
pista da ski roll della
quale proprio in questi giorni
–
con determina del geometra Longo –
è
stato affidato l’incarico di progettazione!
E si perché è l’ opera chiesta a gran voce e all’unanimità
dalla famosa gente di Tesero! O no?
Conclusione
Se
la storia del segretario dovesse andare male per il Comune (ipotesi
2) e la Corte dei Conti fiutasse il danno erariale, saranno cavoli
amari. Consigliamo
ai cinque improvvisati maghi Merlino di ingurgitare una qualche
pozione magica per trasformarsi in topolini e seguire il pifferaio
magico (alias San Piero da Tiezer) sü
par Propian e sconerse te valghe büsa!
Ve
la ricordate la fiaba tedesca del pifferaio di Hamelin, il cacciatore
di topi? Andate a rileggerla se avete voglia, la trovate a questo
link: http://www.filastrocche.it/contenuti/il-pifferaio-magico/
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