Le previsioni dei climatologi: "Arriva un futuro di alluvioni e siccità"
Per capire come il clima sta cambiando, immaginate una linea retta che tagli a metà il Mediterraneo: al di sotto sarà sempre più secco, al di sopra sempre più piovoso. E non saranno le piogge che conosciamo: intense ma brevissime d’estate, lunghe ma tenui nelle mezze stagioni. Saranno piogge intense e di media durata.
Quei 50 millimetri d’acqua che cadevano in una settimana, sempre più spesso ci piomberanno addosso in un giorno. E non c’è terreno che riesca ad assorbire questa massa d’acqua in tempo reale. Questo scenario arriva dall’Università della California, che alla VI Conferenza sui cambiamenti del clima, in questi giorni all’Aia, ha mandato una squadra di punta per fornire ai politici, che dovranno decidere la politica ambientale, i dati tecnici su cui ragionare.
Della squadra americana fa parte anche il geochimico Ray F. Weiss, esperto nell’elaborazione di modelli climatici.
Professor Weiss, questo ripetersi sempre più frequente di disastri naturali ci deve far pensare che è arrivato il momento in cui la natura, ripetutamente maltrattata, presenta il conto?
"E’ molto improbabile che nel cambio di clima non ci sia lo zampino umano. E’ vero che la vita è mutamento e la Terra passa incessantemente da ere fredde a ere calde, ma questa volta il cambiamento è troppo rapido per essere del tutto naturale. Comunque abbiamo fatto le nostre verifiche".
E l’ipotesi della variabile-uomo regge?
"Regge, eccome. La Terra ha fatto un brusco scatto della temperatura verso l’alto a partire dalla fine della II Guerra Mondiale, con un’ulteriore accelerazione negli Anni ‘90. La grande variabile climatologica di questo periodo è l’immissione massiccia di anidride carbonica nell’atmosfera, conseguente all’attività industriale. I vulcani e il ciclo solare sono elementi destabilizzanti minimi in confronto ai gas residui della forsennata combustione di carbone e petrolio per produrre energia. Sono questi che inducono l’effetto serra e il conseguente riscaldamento".
E’ corretto pensare che il disastroso autunno nel Nord Italia sia un effetto dell’inquinamento atmosferico?
"Anche il principe Carlo pensa che l’alluvione in Inghilterra sia il contrappasso delle attività umane. Noi climatologi, però, non ragioniamo in termini di questo o quel singolo evento, ma di tendenza generale. Le variabili ci sono sempre state, un’alluvione di per sé dice poco. Ma il trend attuale è il riscaldamento: lo dicono i termometri, ma anche i ghiacciai che si ritirano. E una delle conseguenze del maggior caldo è l’abbreviazione del ciclo dell’acqua, che evapora e ricade sulla Terra in tempi sempre più rapidi. E, noi prevediamo, in modo sempre più tempestoso: una quantità sempre più alta di pioggia sarà di natura alluvionale".
E’ tempo allora che gli uomini si attrezzino per fronteggiare il cambiamento, visto che questo comunque è in atto?
"Il clima è come una grossa una nave, che impiega molto tempo a partire e molto tempo a fermarsi. Non possiamo pensare che, se anche di colpo diventiamo virtuosi, cioé riduciamo i consumi di energia riducendo così i gas coinvolti nel cambiamento di clima, tutto torna come prima. Non è così. L’anidride carbonica resta nell’atmosfera per più di un secolo. E allora non resta che pianificare il futuro, tenendo conto di come sta cambiando il clima. Non ha più senso trattare come emergenze degli eventi che stanno diventando la norma. La questione, al punto in cui siamo, non è se il clima cambia, o cambierà, in risposta alle attività umane, ma quanto cambia, a che velocità e dove".
I catastrofisti vedono imminente un disastro universale, gli ottimisti sostengono che la Terra è sopravvissuta a sovvertimenti di ogni genere e se la caverà anche questa volta. Lei da che parte sta?
"Io provo a ragionare. E’ vero che l’uomo non è la prima specie vivente che modifica l’ambiente e il clima. L’hanno già fatto, ad esempio, le alghe: milioni di anni fa modificarono la composizione dell’atmosfera, introducendo l’ossigeno. La conseguenza di quello che noi oggi chiameremmo "inquinamento dell’aria" fu la scomparsa dalla superficie della Terra dei microrganismi che respiravano zolfo e la comparsa delle forme di vita che respiravano ossigeno. Anche domani ci saranno perdenti e vincenti".
Lei ha una ricetta perché l’uomo sia tra i vincenti?
"Risparmiare energia o produrla dal vento, dall’acqua e dal sole. Oggi abbiamo le tecneologie per non inquinare. Il problema è politico, non più scientifico. E poi bisogna fare meno figli. Nel 1930 sulla Terra c’erano 2 miliardi di uomini, adesso sono 6, e tutti consumano energia e ne vogliono consumare ancora di più. Triplicati nell’arco di una vita! Una crescita del genere non è più possibile. Il clima non è una variabile indipendente. Il clima siamo anche noi".
Per capire come il clima sta cambiando, immaginate una linea retta che tagli a metà il Mediterraneo: al di sotto sarà sempre più secco, al di sopra sempre più piovoso. E non saranno le piogge che conosciamo: intense ma brevissime d’estate, lunghe ma tenui nelle mezze stagioni. Saranno piogge intense e di media durata.
Quei 50 millimetri d’acqua che cadevano in una settimana, sempre più spesso ci piomberanno addosso in un giorno. E non c’è terreno che riesca ad assorbire questa massa d’acqua in tempo reale. Questo scenario arriva dall’Università della California, che alla VI Conferenza sui cambiamenti del clima, in questi giorni all’Aia, ha mandato una squadra di punta per fornire ai politici, che dovranno decidere la politica ambientale, i dati tecnici su cui ragionare.
Della squadra americana fa parte anche il geochimico Ray F. Weiss, esperto nell’elaborazione di modelli climatici.
Professor Weiss, questo ripetersi sempre più frequente di disastri naturali ci deve far pensare che è arrivato il momento in cui la natura, ripetutamente maltrattata, presenta il conto?
"E’ molto improbabile che nel cambio di clima non ci sia lo zampino umano. E’ vero che la vita è mutamento e la Terra passa incessantemente da ere fredde a ere calde, ma questa volta il cambiamento è troppo rapido per essere del tutto naturale. Comunque abbiamo fatto le nostre verifiche".
E l’ipotesi della variabile-uomo regge?
"Regge, eccome. La Terra ha fatto un brusco scatto della temperatura verso l’alto a partire dalla fine della II Guerra Mondiale, con un’ulteriore accelerazione negli Anni ‘90. La grande variabile climatologica di questo periodo è l’immissione massiccia di anidride carbonica nell’atmosfera, conseguente all’attività industriale. I vulcani e il ciclo solare sono elementi destabilizzanti minimi in confronto ai gas residui della forsennata combustione di carbone e petrolio per produrre energia. Sono questi che inducono l’effetto serra e il conseguente riscaldamento".
E’ corretto pensare che il disastroso autunno nel Nord Italia sia un effetto dell’inquinamento atmosferico?
"Anche il principe Carlo pensa che l’alluvione in Inghilterra sia il contrappasso delle attività umane. Noi climatologi, però, non ragioniamo in termini di questo o quel singolo evento, ma di tendenza generale. Le variabili ci sono sempre state, un’alluvione di per sé dice poco. Ma il trend attuale è il riscaldamento: lo dicono i termometri, ma anche i ghiacciai che si ritirano. E una delle conseguenze del maggior caldo è l’abbreviazione del ciclo dell’acqua, che evapora e ricade sulla Terra in tempi sempre più rapidi. E, noi prevediamo, in modo sempre più tempestoso: una quantità sempre più alta di pioggia sarà di natura alluvionale".
E’ tempo allora che gli uomini si attrezzino per fronteggiare il cambiamento, visto che questo comunque è in atto?
"Il clima è come una grossa una nave, che impiega molto tempo a partire e molto tempo a fermarsi. Non possiamo pensare che, se anche di colpo diventiamo virtuosi, cioé riduciamo i consumi di energia riducendo così i gas coinvolti nel cambiamento di clima, tutto torna come prima. Non è così. L’anidride carbonica resta nell’atmosfera per più di un secolo. E allora non resta che pianificare il futuro, tenendo conto di come sta cambiando il clima. Non ha più senso trattare come emergenze degli eventi che stanno diventando la norma. La questione, al punto in cui siamo, non è se il clima cambia, o cambierà, in risposta alle attività umane, ma quanto cambia, a che velocità e dove".
I catastrofisti vedono imminente un disastro universale, gli ottimisti sostengono che la Terra è sopravvissuta a sovvertimenti di ogni genere e se la caverà anche questa volta. Lei da che parte sta?
"Io provo a ragionare. E’ vero che l’uomo non è la prima specie vivente che modifica l’ambiente e il clima. L’hanno già fatto, ad esempio, le alghe: milioni di anni fa modificarono la composizione dell’atmosfera, introducendo l’ossigeno. La conseguenza di quello che noi oggi chiameremmo "inquinamento dell’aria" fu la scomparsa dalla superficie della Terra dei microrganismi che respiravano zolfo e la comparsa delle forme di vita che respiravano ossigeno. Anche domani ci saranno perdenti e vincenti".
Lei ha una ricetta perché l’uomo sia tra i vincenti?
"Risparmiare energia o produrla dal vento, dall’acqua e dal sole. Oggi abbiamo le tecneologie per non inquinare. Il problema è politico, non più scientifico. E poi bisogna fare meno figli. Nel 1930 sulla Terra c’erano 2 miliardi di uomini, adesso sono 6, e tutti consumano energia e ne vogliono consumare ancora di più. Triplicati nell’arco di una vita! Una crescita del genere non è più possibile. Il clima non è una variabile indipendente. Il clima siamo anche noi".
di Marina Verna
Volevo solo segnalarti un articolo pubblicato oggi sul Trentino, cronaca di Fiemme. Parla di iniziative per combattere la siccità a Tesero. ..tra ipocrisia, fede e siccità!
RispondiEliminaCiao, Uomomantice.