25/08/10

LE RAGIONI DEL SÌ E QUELLE DEL NO


Caro Ario, per fortuna ognuno si pone di fronte alle cose in maniera diversa: ad uno piace goderne come fai tu con semplicità e poetico distacco ad altri piace studiarle e conoscerle, capirne il funzionamento, la dinamica, ecc. Cosa c'è di male? Sono due diverse interpretazioni del mondo. Ma mi pare che il problema in questo caso non sia l'astrofilo, il quale ha il sacrosanto diritto di “sbinocolare” quanto gli pare, trovarne piacere ed allargare i propri orizzonti. No! Il problema non è lui, da quel che ho capito, ma l'osservatorio. Secondo il tuo principio dovremmo godere delle bellezze del firmamento semplicemente alzando lo sguardo senza cercare di conoscerne la meccanica e lo sviluppo, per di più attraverso la costruzione di una struttura ad “hoc” che avrebbe anche un certo impatto dal punto di vista ambientale. D'altronde ogni cosa ha una sua naturale ed idonea ubicazione ed un osservatorio in mezzo al paese servirebbe a pochino. Secondo lo stesso principio dovrebbero bastarci la musica di un ruscello, il fruscio del vento tra gli alberi, il silenzio della montagna, i colori dell'autunno o la semplice luce della luna, appunto, per gratificare occhi ed orecchie. Allora non dovremmo nemmeno costruire i teatri e le sale da concerto. La musica viene prodotta con strumenti ottenuti dal legno di alberi secolari? Basta con la costruzione di strumenti musicali! Il pittore avrebbe il problema dei pennelli che vengono prodotti con setole di animali inermi. E potremmo continuare all'infinito. Tutto molto bello, ma dove sarebbero Mozart e Brahms se il mondo si fosse basato sino ad ora su questi principi. A tanti, o meglio, ai più probabilmente non mancherebbero, ma a me sì e tanto mi basta. Da amante dell'arte e della letteratura, quale tu sei, sai bene che queste non potrebbero compiersi se non a costo del sacrificio di tante di quelle cose che vai da sempre difendendo strenuamente. Bene! Allora troviamo la via di mezzo: i mezzi della conoscenza a disposizione solamente dei “mostri sacri”, della Hack (anatema sul Mario Vinante!), per restare sull' astrofisica o di Abbado, per tornare alla musica. Il principio, però, dovrebbe rimanere principio a prescindere e, se non sbaglio, gli strumenti che usano loro non sono dissimili da quelli che uso io per fare musica o gli astrofili teserani per sondare l'universo. A loro, ai mostri sacri, la deroga è concessa, ma a noi, spinti dalla stessa passione, dalla stessa volontà di conoscenza, se non dagli stessi talenti, essa invece è negata. Percepisco, insomma, una sorta di tuo fastidio nel fatto che qualcuno si cimenti in campi che, secondo te, dovrebbero essere ad esclusivo uso e consumo di alcuni eletti, dentro i quali noi non dovremmo avere la presunzione (tutta teserana anche questa?) di entrare. Noi, poveri zotici mediocremente formati, dovremmo accontentarci di assistere da spettatori inerti e stupiti alle scoperte di altri, alle grandi interpretazioni di altri, ai capolavori di altri, crederci e poi tornare umilmente a “sbadilar grasa” o “zapar tera”, magari proprio la dove sarebbe dovuto sorgere il nostro beneamato osservatorio. È questo il nostro ruolo all'interno del grande disegno celeste? Questo non lo sappiamo né io né tu. Sono fermamente convinto, invece, che ognuno abbia il diritto di provarci, di crederci, di cercare di allargare i propri orizzonti, di puntare un po' più in alto, anche e soprattutto confrontandosi con i più grandi. Poter esercitare, insomma, la propria mediocrità con libertà e passione.

Ciao, Ezio


Caro Ezio, che risponderti? Boh… Sono rimasto un po’ sorpreso dalla tua appassionata difesa delle “ragioni” degli astrofili e dalle argomentazioni prodotte a perorazione di quella causa. Non immaginavo che oltre ad essere un ottimo musicista, un grande lettore, un appassionato frequentatore della montagna, un buon scacchista (ti ricordi il mitico circolo Zatrikion?), fossi anche un astrofilo. Sulle prime ho accusato il colpo perché, in linea di principio, ciò che asserisci è vero. Tutti possono sperare di fare e di avere di tutto. Di “sbinocolare” verso il cielo e di poetare. Di andare a puttane e di addormentarsi in biblioteca. Di giocare a tamburello e di giocare d’azzardo (in valle gli habitué di Seefeld sono probabilmente più numerosi degli astrofili). Come dicevi niente può essere prerogativa esclusiva di una casta privilegiata. E tutti dunque possono chiedere un osservatorio, un luogo naturale e silenzioso, un pubblico bordello, una biblioteca, uno sferisterio, un casinò… Hai ragione. Ma non per questo, evidentemente, tutti hanno diritto di avere tutto. Lo spazio della tua libertà (e quindi della tua pretesa) finisce dove inizia il mio e viceversa. Se quindi la vogliamo mettere, si fa per dire, “in punta di diritto”, nel caso in questione, è la tua libertà (cioè di quelli che vogliono lì l’osservatorio) che va a cozzare contro la mia (cioè di quelli che sostengono l’intangibilità di quel luogo) e non viceversa. Tutti hanno la facoltà di provarci, come dici. Verissimo. Purché non pretendano che a metterci “il carico” sia sempre Pantalone. Carico non solo economico, ma anche ambientale. Dal mio punto vista, soprattutto ambientale. Ne sono convinto e lo ribadisco, senza fanatismi. Anche se, con quel giochino dei paradossi, vorresti farmi passare per un oscurantista, un irriducibile signor no, un fondamentalista “verde”. Non lo sono, o forse sì. Ad ogni modo penso che Tesero, in termini di sacrificio territoriale, abbia già dato. Abbondantemente. E nel merito, alla fine, quell’osservatorio non si sostanzierà in una semplice piccola casetta in legno da affiancare all’antico maso, ma la sua realizzazione comporterà, come è ben intuibile, una serie di interventi e infrastrutture a corollario che, certo che sì, modificheranno non poco l’orografia e “la poesia” di quella radura. Oltre alla struttura vera e propria, fatalmente si aggiungerà dell’altro. Innanzitutto si dovrà sistemare la strada di collegamento tra Stava-Pozzole e Guagiola. Poi, probabilmente si dovrà predisporre un impianto di illuminazione della stessa. Poi, a Guagiola, si dovrà costruire un posteggio, e che diamine! Ci mancherebbe che non si facesse anche un posteggio! E ancora magari, forse non subito, ma perché no, si dovrà pensare anche ad un piccolo bar. Una struttura “ricreativa” fissa, ovviamente, non ne può fare a meno. Se poi, com’è sempre accaduto e sempre accadrà con gli esercizi a “partecipazione” pubblica, anch’esso resterà vita natural durante sul groppone di… Pantalone, fa lo stesso. Dulcis in fundo il Comune (chi altri, sennò?) dovrà pure sobbarcarsi la manutenzione di tutto questo nuovo carrozzone o… carrozzino. E l’ottimo Tibu (che mi legge e che saluto cordialmente) a quel punto, in inverno, dovrà farsi pure la Pozzole-Guagiola con l’Unimog per permettere a Mario e i suoi seguaci di rimirare il cielo dicembrino... Insomma l’operazione culturale, benemerita fin che vuoi, come tu dici, non sarà esattamente a costo zero né per la collettività, né per l’ambiente.
Vedi, la passione, il pathos, nella sua radice etimologica nasconde il termine sofferenza. Un appassionato dunque dovrebbe un po’ soffrire. Sapersi accontentare, arrangiarsi con quel che ha. In questo caso mi pare invece che di sofferenza questi appassionati di cose remote non ne vogliano proprio sentire. Tutto pretendere, gloria (di pochi) inclusa, per che cosa? Per dare lustro al paese? Ancora? Non grazie, dico io. Io mi tengo ben stretta Guagiola così com’è. Tesero, ripeto, ha già dato, o no?
Non c’è dunque rimedio? Niente affatto. Poiché l’Associazione Astrofili Fiemme ha già nel suo nome una valenza extracomunale, si cerchi un luogo altrove. Ci si rivolga ad altre municipalità della valle, una volta tanto. Si chieda ospitalità a Cavalese o a Predazzo, o a Varena. E se ospitalità sarà concessa, poi si goda pure perdutamente della superba bellezza dell’Infinito. Ciao.

Ario

3 commenti:

  1. Caro Ario,
    grazie innanzitutto di avere dato spazio al mio post, che spero possa servire ad accendere un costruttivo dibattito. Diciamo che il mio intervento si è mosso sull'emotività del post riguardante il concerto del coro a Pampeago ed aveva una buona parte di acredine provocata da quelle tue parole. Per tornare su quell'argomento sono e rimango dell'idea che se uno vuole andare a cantare sotto la pioggia a Pampeago alle 7 di mattina per 7 persone, e questa volta senza nessun costo per la collettività, debba poterlo fare senza tirarsi addosso l'ironia di chi pensa che il mondo debba girare secondo dei crismi ben precisi. I suoi! Seguo con interesse tutto ciò che riguarda la scienza, ma non sono astrofilo, pertanto non sono a difendere le ragioni di quella categoria, se è così che pensi. Il mio intervento non puntava tanto ad entrare nel merito della struttura che si andrà a creare e che senz'altro potrebbe provocare tutta quella serie di sciagure cui fai riferimento e lo dico senza ironia. Purtroppo non ho visto i progetti pertanto non conosco l'entità dell'intervento e può darsi che tutto ciò che dici corrisponda al vero anche sulla carta. Forse sarà troppo tardi, ma sono pronto ad andare a Canossa nel preciso momento in cui tutto quello che hai profetizzato si avvererà. Il processo alle intenzioni, comunque, assolutamente no! Se partiamo sempre e comunque dal presupposto che il teserano per sua natura è in malafede, che ciò che dice non corrisponde mai al vero, che è perennemente in cerca del proprio personale tornaconto, che non ha cultura politica per non parlare di quella con la “c” maiuscola, non ne usciremo mai. Anche se vivo a Bolzano in fondo sono teserano anch'io, che diamine! È vero che la critica deve partire da quello che non funziona o funziona male, ma ogni tanto una buona notizia o un episodio di buona amministrazione ci dovrà pur essere! Diamo lustro un po' anche a questi. Sono convinto che servirà.

    Ciao, Ezio

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  2. Per quanto riguarda l'impatto ambientale, la struttura è praticamente interrata. Sporgerà ovviamente la parte con la cupola degli strumenti. Parcheggi: con la macchina potrà arrivare SOLO il personale tecnico; i visitatori saranno portati là con delle navette; chi preferisce potrà continuare venire a piedi ma trattandosi di strada forestale non sarà consentito loro l'accesso con macchine di proprietà. Illuminazione: trattandosi di un osservatorio astronomico non vi sarà alcuna illuminazione permanente (a parte delle luci *temporanee* schermate, montate sullo stesso osservatorio, per consentire gli ingressi e gli spostamenti. E' ovvio che durante l'osservazione sarà spento tutto, così come sarà spenta ogni luce nel lasciare la struttura). Sono anni che seguo queste cose. Mi riesce di difficile lettura questa preoccupazione per una illuminazione che non ci sarà; certi obbrobri illuminotecnici sotto gl'occhi di tutti li hai mai visti? Ne hai mai parlato?

    Per quanto riguarda la distanza delle stelle e che ci frega a noi della cosa con tutti i problemi quotidiani che abbiamo, non ti tedio con una lezione di epistemologia. Mi limiterò a brevi considerazioni; se avessimo ragionato sempre così, saremmo ancora con la clava. Potrei fare tanti esempi. Tanto e tanto tempo fa un signore barbuto spese un sacco di tempo (tu diresti che ha "sprecato" il suo tempo invece di aiutare chi muore di fame) facendo rotolare delle palline lungo un piano di legno e cronometrando il tempo che ci mettevano a cadere giù (contando delle goccie d'acqua che uscivano da un secchio...); scoprì il principio di inerzia, ossia il Primo Principio fondamentale della Meccanica, scienza senza la quale potremmo fare ben meno cose. Poi notò che la Luna era tuttosommato simile alla Terra e che il Pianeta Venere mostrava le fasi come la Luna. Quel signore si chiamava Galileo Galilei. Che ne è venuta all'umanità di quelle sue "strambe" attività? Ne è venuto IL metodo scientifico, da lui fondato: la verifica sperimentale delle affermazione, svincolate da qualsiasi principio di autorità. Tutte i rami della scienza se ne impossessarono. Medicina compresa. Le ricadute pratiche non avvengono solo perché delle persone si mettono lì e decidono di fare qualcosa di utile ma molto più spesso avvengono indirettamente (serendipity, dicono gli americani) mentre si sta facendo dell'altro. Lo sapevi che oggi esistono certi esami per l'arteriosclerosi COPIATI dalla tecnica con la quale in astronomia si misura "inutilmente" la luminosità di una stella (utilizzando degli opportuni vetri colorati chiamati filtri fotometrici)? O che i tumori si possono combattere con fasci di positroni (antielettroni) usando la stessa tecnica con la quale vengono futilmente costruiti i grandi acceleratori di particelle -che tu dirai costano un sacco di soldi- e che invece fanno lavorare migliaia di ricercatori muovendo un indotto industriale enorme con ricadute incalcolabile nel campo dell'elettronica o della microelettronica? Se Keplero, qualcun'altro al posto suo, non avesse scoperto le tre leggi che governano il moto dei pianeti attorno al Sole e se Newton non le avesse poi tradotte in una forma matematica generale, oggi non potremmo inviare i satelliti nello spazio, compresi quelli per le telecomunicazioni e per il GPS, tanto per fermarmi alle cose più note.

    parte 1/2(continua)

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  3. Per quanto riguarda l'impatto ambientale, la struttura è praticamente interrata. Sporgerà ovviamente la parte con la cupola degli strumenti. Parcheggi: con la macchina potrà arrivare SOLO il personale tecnico; i visitatori saranno portati là con delle navette; chi preferisce potrà continuare venire a piedi ma trattandosi di strada forestale non sarà consentito loro l'accesso con macchine di proprietà. Illuminazione: trattandosi di un osservatorio astronomico non vi sarà alcuna illuminazione permanente (a parte delle luci *temporanee* schermate, montate sullo stesso osservatorio, per consentire gli ingressi e gli spostamenti. E' ovvio che durante l'osservazione sarà spento tutto, così come sarà spenta ogni luce nel lasciare la struttura). Sono anni che seguo queste cose. Mi riesce di difficile lettura questa preoccupazione per una illuminazione che non ci sarà; certi obbrobri illuminotecnici sotto gl'occhi di tutti li hai mai visti? Ne hai mai parlato?

    Per quanto riguarda la distanza delle stelle e che ci frega a noi della cosa con tutti i problemi quotidiani che abbiamo, non ti tedio con una lezione di epistemologia. Mi limiterò a brevi considerazioni; se avessimo ragionato sempre così, saremmo ancora con la clava. Potrei fare tanti esempi. Tanto e tanto tempo fa un signore barbuto spese un sacco di tempo (tu diresti che ha "sprecato" il suo tempo invece di aiutare chi muore di fame) facendo rotolare delle palline lungo un piano di legno e cronometrando il tempo che ci mettevano a cadere giù (contando delle goccie d'acqua che uscivano da un secchio...); scoprì il principio di inerzia, ossia il Primo Principio fondamentale della Meccanica, scienza senza la quale potremmo fare ben meno cose. Poi notò che la Luna era tuttosommato simile alla Terra e che il Pianeta Venere mostrava le fasi come la Luna. Quel signore si chiamava Galileo Galilei. Che ne è venuta all'umanità di quelle sue "strambe" attività? Ne è venuto IL metodo scientifico, da lui fondato: la verifica sperimentale delle affermazione, svincolate da qualsiasi principio di autorità. Tutte i rami della scienza se ne impossessarono. Medicina compresa. Le ricadute pratiche non avvengono solo perché delle persone si mettono lì e decidono di fare qualcosa di utile ma molto più spesso avvengono indirettamente (serendipity, dicono gli americani) mentre si sta facendo dell'altro.
    1/3 (continua)

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