05/09/25

FOLLIE GLOBALISTE

Sono scaduti oggi i termini per inoltrare al Comune, da parte della cittadinanza, le osservazioni relative al PEBA (piano eliminazione barriere architettoniche), che fa parte dei diciassette cosiddetti obiettivi dell'ambigua Agenda 2030.



Detto che nel paese ideale oltre a questo sarebbe assolutamente necessario redigere e approvare una serie di altri piani parimenti importanti, che però ben ci si guarda dal porre in essere: il PRMM (piano riduzione mobilità motorizzata) da valere quantomeno per i centri storici, il PERM (piano eliminazione rumori molesti), il PEEN (piano eliminazione emissioni nocive), il PRES (piano riduzione dell'elettro smog) questione massimamente sottovalutata ma potenzialmente pericolosissima (vedasi p.e. l'installazione della nuova antenna 5G a Lago), il PTRVP (piano di tutela e rispetto del verde pubblico), eccetera. Questo incompleto elenco di buoni propositi mai concepiti e attuati conferma una volta di più che, in un paese ideale, il vero “piano dei piani” da approvare preventivamente prima di ogni ulteriore altro dovrebbe essere il PEDC (piano eliminazione deficit cognitivo) handicap del quale sono spesso “portatori” inconsapevoli gli amministratori pubblici.

Su quello in questione, il PEBA, nutro comunque parecchie perplessità. Innanzitutto perché nasconde la solita ipocrisia del “siamo tutti uguali” e quindi “tutti abbiamo diritto a…”. E invece, chi per sventura soffre di una qualunque minorità fisico/motoria non può fare ovviamente ciò che fa una persona perfettamente sana. Ciò vale per qualsivoglia tipologia di handicap. Dal cieco al paraplegico, dal cardiopatico all’autistico, dal sordomuto al mutilato. Non siamo tutti uguali!, e trovo insopportabile che l’ideologia “arcobalenica” fintamente inclusiva e onnicomprensiva che, appunto, l’Agenda 2030 porta avanti a spron battuto, voglia a tutti i costi farci credere che così non è.

Io (proprio io!) sono “portatore” di penalizzanti problemi congeniti a un'articolazione e quindi, tra le tante limitazioni, non posso percorrere determinati cammini accidentati. Perché dovrei pretendere che l’ente pubblico, attraverso costosi interventi di adeguamento, sistemasse qualsiasi sentiero di montagna, per permettermi, per esempio, di camminare in lungo e in largo nei luoghi in quota, ovviamente accidentati? Per questa mia condizione, non imputabile agli altri, non ho mai fatto né un trekking nel Lagorai, né una discesa con gli sci, né giocato una partita di calcio. E allora? Pazienza. Faccio altro. Ognuno può fare altro. Non siamo tutti uguali e non si può pretendere che chiunque, anche quello sfortunatamente affetto da patologie o/e handicap diversi, "abbia il diritto" di fare tutto… per decreto!

Ecco perché trovo l’enfasi sul PEBA ripugnante e falsa. Soprattutto perché esso, per quanto analitico e dettagliato possa essere, risulterà comunque incompleto e la sua costosissima realizzazione sarà sempre insufficiente. PEBA o non PEBA, nell’incessante mutamento dei luoghi e dei costumi, ci sarà sempre un “diversamente abile” che troverà un nuovo ostacolo e un nuovo inciampo per superare i quali avrà bisogno della solidarietà di chi è più fortunato.

A.D.

06/08/25

IL PONTE




Era una mattina tersa e luminosa. Un venticello leggero rendeva piacevole la giornata estiva. Lungo il ponte camminava una donna. Teneva per mano la sua bambina, che saltellava allegra al suo fianco. La bambina chiese: “Mamma, me lo compri il cappellino?” “Certo che te lo compro. Ma non oggi, lo prendiamo per il tuo compleanno”. “E quand’è il mio compleanno?” chiese la bambina. “E’ fra dieci giorni”. La bambina tacque per un attimo, poi disse: “E quanti sono dieci giorni, mamma?” La mamma paziente rispose “Dieci giorni sono domani, poi domani, poi ancora domani, così per dieci volte”. La bambina sorrise soddisfatta. Poco più avanti camminava un uomo ricurvo. Era già avanti negli anni. Stava andando al mercato rionale. Nelle sua testa, ripassava la lista delle cose da comperare: pane, mele, un pò di carote, forse un bel pesce da cucinare in famiglia. In quel momento passò una signora in bicicletta, che salutò l’anziano signore. L’uomo rispose con un sorriso gentile e con un gesto della mano. Chiaramente si conoscevano.



Dieci secondi dopo, nessuno di loro esisteva più. Non esisteva più la signora in bicicletta, non esisteva l’uomo anziano, non esistevano più la madre con la sua bambina. I loro corpi non c’erano più, fisicamente. Si erano letteralmente volatilizzati, scomparsi nel nulla. Il ponte era ancora lì, intatto, ma le persone che lo stavano attraversando non c’erano più.

L’ora era le 8.15 del mattino. Il giorno era il 6 di agosto del 1945. Il luogo era Hiroshima.

Massimo Mazzucco



03/08/25

BRT: SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

In un'intervista di qualche tempo fa, data alla stampa locale, il presidente di Transdolomites, Massimo Girardi, confrontava l'idea del "Treno dell'Avisio", che l'associazione sta promuovendo da anni, con il cosiddetto BRT (acronimo di bus rapid transit) la cui stazione di Cavalese è in fase di ultimazione. Tra le due soluzioni, per Transdolomites (e anche per noi) la prima sarebbe stata sicuramente preferibile per tutta una serie di ragioni che Girardi ha puntualmente elencato. Peccato che l’idea di una efficientissima mobilità pubblica, davvero alternativa a quella privata, Il Treno dell'Avisio appunto, preveda come scenario principale sul quale tradursi eventualmente in realtà, le valli avisiane di Fiemme e Fassa (Cembra, per sua fortuna, fa storia a sé) accomunate ormai dall'identica inguaribile magagna: l'over turismo.


Il progetto pare quindi di difficile realizzazione, non tanto per le difficoltà tecniche, oggigiorno ampiamente superabili, bensì per lo scoglio culturale insormontabile rappresentato dalle abitudini poco ecosostenibili della massa illimitata dei vacanzieri che invade questi territori da gennaio a dicembre senza soluzione di continuità.



Specialmente il turismo invernale (e di conseguenza i comportamenti di quanti ne fruiscono) è quanto di più distante dal concetto di sostenibilità ecologica si possa trovare. Il cosiddetto circo bianco è sostanzialmente popolato da persone con scarsa consapevolezza dei problemi ambientali connessi e derivati da questo tipo di attività economica. Persone che raggiungono le piste con l’unico scopo di consumare un prodotto, che l’industria dello sci ha furbescamente ben imbandito sulla tavola del divertimento coatto in più di quarant’anni di marketing martellante.

Turisti 4.0 che i grand commis dell’industria dello sci hanno plasmato a loro immagine e somiglianza: rispetto della montagna, dei suoi ritmi, dei suoi silenzi, della sua sacralità, zero! Piste in stile luna park, illuminate a giorno sino a mezzanotte. Neve artificiale, rigorosamente artificiale (perché più performante). Fuochi d’artificio e botti fragorosi come a Napoli a San Silvestro per ogni minima occasione. Questa danarosa moltitudine sin troppo spensierata, forzata dalla propaganda al divertimento senza fine, attirata dagli strateghi del marketing verso questa montagna denaturata e “plastificata” non raggiunge ovviamente la meta in torpedone o in taxi. Nell’andirivieni della statale 48, da Ora a Canazei, sfrecciano per lo più ciclopici suv e berline di gran lusso.

Pensare che questi indisciplinati fruitori del territorio altrui, abituati alla confort-zone dei loro esclusivi magnificenti autoveicoli si abbassino all’umiliazione di dover salire su un bus, ancorché efficiente e rapido, per percorrere un tratto di strada a stretto contatto con dei comuni mortali e, soprattutto, si assoggettino ai vincoli di un orario prestabilito, riteniamo sia pura utopia. Potremmo anche sbagliarci, ma molto probabilmente il BRT sarà un flop. Comunque sia, nessun problema. I lavori per la realizzazione della Hauptbahnhof BRT di Cavalese stanno procedendo e i relativi 12 milioni stanziati per l’opera finiranno come previsto nelle tasche giuste. Questo era il vero obiettivo del BRT. Obiettivo pienamente raggiunto!

L.D.

19/07/25

RICORRENZE (1985 - 2025)

Quarant’anni di rilanci, senza se e senza ma, portati avanti da una classe dirigente, generalmente intesa, il cui unico verbo di riferimento è stato approfittare. Dalla tragedia del 1985 conseguenza (anche) dell’insipienza degli amministratori di allora, alla tragedia annunciata prossima ventura (olimpiadi 2026), conseguenza dell'insipienza e dell'avidità spinta al parossismo di quelli attuali. Oltre alle vittime innocenti della prima, a rimetterci, allora come ora, è stato/sarà principalmente il territorio e quella parte preponderante della popolazione (il 65-70%) che, allora come ora, non ne approfittò/non ne approfitterà. Il cerchio dunque sta per chiudersi. Non ci resta che attendere gli eventi.

Dopo gli anni passati a preparare "l'evento", tra disagi, lavori inutili creati ad arte, modifiche territoriali e risorse economiche sperperate a iosa, i prossimi a venire, prima del fatidico febbraio 2026, saranno mesi faticosi, con il territorio militarizzato, con divieti, controlli, pass, strade ovunque intasate e il costo della vita in crescita esponenziale. Una corsa al rialzo dei prezzi generalizzata: dagli affitti ai generi di prima necessità, oltre a quelli energetici, conseguenti alle irresponsabili politiche guerrafondaie dell’UE. Siamo davvero in buone mani...

Qui, oltre a tutto ciò, dovremo registrare fatti del tutto inediti e in controtendenza rispetto alle tanto proclamate (e fasulle) "politiche green". Il principale e il più sottovalutato sarà l'esplosione dei consumi d’acqua. 146.000 presenze attese (così ci dicono) significano moltiplicare per 7,2 il fabbisogno di oro blu (forse serviranno le autobotti…). Mezzo secolo fa, ai tempi del vituperato e ormai dimenticato sindaco Braito, nei consessi del potere locale di fronte a tale prospettiva e prima di qualsiasi altra considerazione si sarebbe ragionato proprio di questo problema. Oggi no. Presi dal luccichio del virtuale, dello smart, dei social nessuno ne parla, la gente è distratta e chi "amministra" troppo intento a far di conto con i mirabolanti "ritorni" d'immagine e non solo, soprattutto personali. Assisteremo, nostro malgrado, anche alla più grande invasione d'autoveicoli della storia, mai vista in valle, con annessi e connessi. Pure in questo caso, silenzio assoluto: andrà tutto bene! Sì, forse. Improbabile.  



La domanda quindi che il valligiano comune si dovrebbe porre è: "ma c'era davvero necessità di arrivare a tanto?" "Per cosa e per chi?" Se ci si fosse accontentati - si fa per dire - della già fin troppa abbondanza attuale, forse il rischio di segare il ramo su cui siamo seduti sarebbe stato meno alto. Qui si scherza col fuoco. "Fassanizzare" la val di Fiemme, ovvero procedere verso la monocoltura turistica, cosa che nei fatti sta succedendo, è un pericolo grave dalle conseguenze potenzialmente irreversibili. Ma, nell'epoca crepuscolare dell'IA, evidentemente, anche il ragionamento elementare è esercizio faticosissimo. E quindi avanti! Chi si ferma è perduto, "Guai che la cambie!" gridano gli stolti.

Quante parole vuote sono state pronunciate in questi quarant'anni. Sostenibilità, rispetto, attenzione, cura, limite invalicabile, irripetibile, mai più... Balle, solo balle. E a proposito di chiacchiere, il prossimo 19/07, quarantennale della tragedia, verrà a scomodarsi addirittura il capo dello stato Mattarella, maestro indiscusso di magniloquenza. Sarà l'ennesima occasione per un facile esercizio retorico e per liberare altre vuote parole al vento. Con la solita celebrazione ipocrita alla quale queste classi dirigenti ci hanno abituato da gran tempo: fasce tricolori, megafoni, bande, palchi, parole in libertà, appunto. Finite le cerimonie, terminati i pranzi col gran capo e le autorità locali, e riposti i microfoni nei bauli, "diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascun in suo pensier farà ritorno".

Perché qui l'unica autentica parola d'ordine è arricchirsi! D’altronde se, come si diceva, il verbo di riferimento è approfittare, così dev'essere! E, col senno di poi, anziché trasferire la Coop in piazza, più opportuno sarebbe stato ampliare colà i caveau della cassa rurale.

A.D.


 

24/05/25

BRUCIORI POST ELETTORALI



Da sempre, il passaggio di consegne dai vecchi ai nuovi amministratori dopo il voto, oltre che un dovere istituzionale, è anche un dovere morale ed etico, per garantire continuità nell’azione amministrativa già avviata.

A Tesero, per la prima volta nella storia, questo non è successo. Con una dichiarazione scritta, letta in occasione della seduta inaugurale della nuova consiliatura, l'ex sindaca Ceschini ha reso pubblico il motivo del suo diniego, contestando ai vincitori nientemeno che di aver denigrato la sua lista durante la campagna elettorale. Una sorta di ritorsione per la sconfitta subita, evidentemente non ancora metabolizzata. Dunque, anziché presentarsi quanto meno dissimulando uno stato d'animo esacerbato, ha fatto invece trapelare il suo profondo risentimento per non aver potuto passare alla storia quale "sindaca delle olimpiadi".




Eh sì, questa sconfitta brucia davvero tanto agli ex di maggioranza. Non a caso, nelle fila di costoro, l’unico ad aver apparentemente accettato con spirito decoubertiano l'esito elettorale è stato il giovane neoeletto Walter Volcan (unico volto nuovo della nuova minoranza) che, diversamente dagli altri suoi compagni d'avventura, ha educatamente applaudito il discorso del nuovo Sindaco.

L'ormai ex prima cittadina ha anche dichiarato, tra l'altro, che la clamorosa sconfitta della sua lista (uno schiacciante 30 a 70, insufficiente però per ammettere finalmente un mea culpa…) è dipesa dal fatto che la popolazione non avrebbe compreso le scelte amministrative fatte durante il suo governo. Comunque, bontà sua, darà tempo alla cittadinanza per capirle e accettarle. Quindi, secondo Ceschini, le 1.200 persone che hanno plebiscitato Deflorian e il suo gruppo non avrebbero forse ponderato a sufficienza la sua azione amministrativa?

Proseguendo nel suo sproloquio, lungo ben cinque pagine, l'ex pupilla del D.e.M., ormai caduta in disgrazia,  ha palesato di non aver affatto imparato i doveri e le formalità istituzionali, nonostante i dieci anni trascorsi a palazzo. Infatti, anziché chiedere al consigliere anziano Bortolotti, presidente della seduta, di poter intervenire, come previsto dal protocollo in questi casi, si è rivolta direttamente al sindaco. Dopodiché, presa da “delirio autoreferenziale” e non avendo realizzato che les jeux sont faits, ha proseguito di fatto la sua donchisciottesca campagna elettorale fuori tempo massimo prendendosela con i vincitori, rei di... aver vinto e di non averle fatto fare il tris con encomio per il tanto bene fatto al paese durante i suoi dieci anni di regno!

Terminata questa sua inelegante autocelebrazione ha chiesto di allegare agli atti del consiglio il documento letto. Una bella mossa per la quale la ringraziamo. Così rimarrà a imperitura memoria, come la peggiore dichiarazione rilasciata da un ex sindaco. E come papa Celestino V, "che fece per viltade il gran rifiuto", passerà alla storia, seppur ben più modesta, per essersi rifiutata, con i suoi assessori, di adempiere ad un dovere istituzionale, per il bene del proprio paese, dimenticando che il compianto ex sindaco Francesco Zanon trascorse giorni e giorni in municipio assieme a lei per il passaggio delle consegne, dandole completa disponibilità.

Documento di Cittadinanza Attiva

05/05/25

SAPIENTI, FINALMENTE!

È arrivato il 5 maggio. L'ex pupilla dell'Innominabile è caduta e gli impostori della prima ora, di quel lontano maggio 2015 che li vide superare Barbolini per 9 (nove) fatidici voti di differenza lasceranno a breve la stanza dei bottoni.

Il ceffone che ieri Tesero ha assestato a questa congrega mediocre e arrogante di prestanome è stato storico e solenne. Un unico rammarico: il ritardo, a buoi ormai scappati, con cui è arrivato l'inappellabile giudizio dei "Sapienti", per l'occasione rivelatisi finalmente tali. Se il ravvedimento popolare fosse arrivato cinque anni prima le vendite a Pampeago, le concessioni olimpiche a Lago con i dissennati espropri per lo ski roll, la cessione parziale di piazza Battisti col pasticciaccio brutto della cooperativa, si sarebbero potuti probabilmente evitare. Comunque, ovviamente, meglio tardi che mai! I burattini lasciano quindi gli scranni, ma il loro mentore, il beneficiario supremo dell'azione amministrativa di PTELSG, ad ogni modo, il malloppo a casa lo ha portato.

Oggi i notabili sono smarriti, increduli. Non potranno più salire, dopo il caffè mattutino, a conferire a Palazzo. Sarà dura per loro abbandonare quel carro giunto ormai a fine corsa. Ci auguriamo che i nuovi amministratori non li lascino facilmente salire su quello che sta per partire.




Due note a margine. Ad Alan, ex capogruppo di minoranza e attuale vicesindaco in pectore, riconosciamo la tenacia con la quale, dopo aver sfiorata l'impresa nel 2015 ed essersi visto superare, col trucco, da avversari mediocri, in questi dieci anni di mortificante opposizione ha saputo stare sempre in prima linea sul campo di battaglia conservando il mordente e il piglio del lottatore di razza. A Massimiliano, nuovo sindaco, va il merito di averci "messo la faccia" e di aver, con grande competenza, saputo formare un gruppo ben assortito ed efficace nel sostenere il confronto elettorale. Senza la sua disponibilità la maggioranza silente della popolazione, da dieci anni prigioniera di una legge elettorale infame, avrebbe probabilmente subito un altro quinquennio di soprusi.

Questo, però, è soltanto l'inizio di un nuovo giorno. Il popolo ha votato sulla fiducia riposta nelle persone, spetterà a loro confermare con i fatti e l'azione amministrativa la bontà della scelta dei Teserani. Bonne chance!

A.D.

03/05/25

SILENZIO, SI MEDITA (SI FA PER DIRE...)

Finalmente è terminata la campagna elettorale. Oggi giorno di silenzio (ma la tempesta whatsApp si sentirà fortissima, altroché!). Ad ogni modo, il popolo potrà meditare sulle impressioni avute sentendo ed ascoltando i due candidati pronti al duello che si disputerà domani nelle urne, ripassando nuovamente i programmi, o, semplicemente, ripensando alle cose accadute nell'ultimo decennio. Noi, che non avevamo certo bisogno di prove ulteriori per capire a chi affidare il nostro voto, meditiamo invece sulla legge elettorale che da trent'anni esatti determina l'assetto delle amministrazioni locali in Trentino Alto Adige.




Si tratta della LEGGE REGIONALE 30 NOVEMBRE 1994, N. 3. Norma infame, che mortifica la partecipazione al voto e concede al vincitore del confronto un potere abnorme. Non è probabilmente un caso se dalla sua entrata in vigore (1995) la disaffezione della cittadinanza alla partecipazione sia via via cresciuta. E, da allora in poi, considerata una fisiologica quota di astensionismo (20 - 25%), la maggioranza della popolazione di Tesero, ma tanto vale anche per altre realtà, non ha più avuto voce in capitolo.

Concedere il potere assoluto a chi anche per un solo voto di differenza supera gli altri concorrenti produce un deficit di democrazia clamoroso, che consolida il clientelismo, il voto di scambio e la capacità ricattatoria di chi vince, soprattutto in contesti ove all'interno o all'esterno dell'amministrazione (questo è il nostro caso) vi sono figure di riferimento della maggioranza che esercitano da sempre la loro influenza e il loro controllo sul gruppo.

Bene quindi farebbe il legislatore a modificare questa legge limitando il numero dei mandati. Solo così potrà esercitarsi l'alternanza, interrompendo eventuali fenomeni corruttivi in atto, e si potrà garantire il processo democratico della rappresentanza.

Per la storia patria ricordiamo che l'ultimo sindaco eletto col sistema proporzionale e dunque espressione diretta del consiglio comunale fu, dopo una lunga e sacrosanta mediazione tra i consiglieri eletti di ogni schieramento, Maurizio Zeni, nel 1990.

A.D.

 

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

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