19/04/08

IL FINE DICITORE


SUPER MARIO BORGHEZIO


in un'impeccabile interpretazione di


" GALATEO e MODERAZIONE "



piece per recitanti di strada scritta e diretta da U.Bossi



17/04/08

ESERCIZIO DI STILE IN SALSA VERDE


Aria d’osteria, vento di libertà,
olezzo di vini, aromi di mosto, bestemmie,
parole sparate e stronzate del posto.
Questo è il popolo! Oh stolto, lo sai?


Ssa, ssa.
Porco qui e porco là
la Lega ce la dà. (La libertà, la libertà)

Bastardi! Puzzoni! Via da qua quei ciantóni,
(e an i negri con quei gran laoróni) straccioni…
Via, via. Via da qua.
No vedéo che gh’è la Civiltà?
E che èlo! e che mostro! orpo de dio!…

Ohh, ahh.
Porco qui e porco là
la Lega ce la dà. (La libertà, la libertà)

Basta, basta, con ’ste porche gabelle,
(noe fasón soldi de notte e de dì,
po’ i se li ciava quei merde da Roma!)
qua i la guadagna, canaje! E no i ròba.
Paràli via quei poltroni da föra
a peáe, ’nsèma con quela terona.


Rra, rra.
Porco qui e porco là
la Lega ce la dà. (La libertà, la libertà)

Bèsse, angioli, presepi e müssati,
nai a Roma coi Padani dai Papi.
Con i cori, i preti, la banda e magari an mè nòna…’n müdanda.
Par farghe véder a tüti i cojoni
Quanto che bòn’ son nóe mütegóni.


Mah, mah.
Porco qui e porco là
la Lega ce la dà. (La libertà, la libertà)

Són Padani, són ’l popol' eletto,
e viver da soli ben ne meritón.
Parché qua se laóra e se strüssia,
e con áoti con into ’na müssa,
dae pü grani, par niente giron.

Viva nóe, viva la libertà!!!

Ja, ja, ja, ja!
Porco qui e porco là
la Lega, finalmente, ce la dà. (La libertà, la libertà)


versi liberi a coda ripetuta con rime imperfette e assonanze sgrammaticamente corrette


A.Dannati



15/04/08

MENO


Facciamo danni che durano millenni, come non era mai successo prima. È questa la grande novità della tecnologia. I politici, quindi, devono darsi degli obiettivi che siano molto più in là di una legislatura. Quasi tutti i peggioramenti della nostra vita hanno un'unica causa: troppa economia. Troppa energia, troppo petrolio, troppi materiali, troppo inquinamento, troppi rifiuti, troppa pubblicità, troppa corruzione, troppo stress, troppo lavoro. Contro questi eccessi bisogna agire subito. Il risultato dovrebbe essere: meno economia, più vita, "less stuff, more fun", come dice l'associazione New american dream. Tra i paesi industriali, l'Italia è al primo posto per cemento, automobili e telefonini, ma tra gli ultimi per la felicità dei suoi abitanti. Se usassimo meno energia e meno materiali, ci basterebbe lavorare meno e vivremmo meglio. Faremmo meno danni e risparmieremmo milioni di ore di lavoro, che oggi usiamo per rimediare a quei danni. L'economia servirebbe a far star bene le persone, non il contrario. Oggi consumiamo per poter vendere, vendiamo per poter produrre, produciamo per poter lavorare. È il contrario di come hanno funzionato finora tutte le civiltà. Spendiamo in pubblicità mille miliardi di euro all'anno per convincere persone che non ne hanno i mezzi a comprare cose di cui non hanno bisogno. I politici dovrebbero impegnarsi da subito su tre obiettivi: meno energia, meno materiali, meno fatica. Meno energia! Dei tre obiettivi, è il più importante. In Europa consumiamo seimila watt a testa ogni anno. È come avere 60 lampadine da cento watt accese giorno e notte. Più di metà di quest'energia va sprecata. Riducendo gli sprechi si può ridurre il consumo senza diminuire il benessere. Entro il 2050 possiamo scendere a 2.000 watt per abitante, come negli anni sessanta. Perché 2.000? Primo: 2.000 watt è il consumo medio della popolazione mondiale; non aumentarlo vuol dire non peggiorare la situazione. Se vogliamo permettere a quattro miliardi di persone di vivere meglio, dobbiamo consumare meno. Secondo: una "società da 2.000 watt" è, per esempio, l'obiettivo della Svizzera per il 2050, adottato dal governo nel 2002. In Svizzera ci sono novemila edifici a basso consumo, costruiti secondo lo standard nazionale "minergie", e centomila riscaldati con le pompe di calore. Meno materiali! Per ogni italiano si prelevano ogni anno 36 tonnellate di materie prime, che per tre quarti tornano nella natura entro un anno sotto forma di rifiuti o emissioni. Gran parte di questi scarti sarebbe utile per costruire nuovi prodotti. Invece li mescoliamo, li disperdiamo, li seppelliamo, cerchiamo di bruciarli. Basterebbe che ogni ramo industriale riprendesse i prodotti che ha fabbricato e gran parte dei materiali si potrebbe riutilizzare. In Svizzera potete riportare gli elettrodomestici in qualunque negozio. Secondo l'Istituto del fattore dieci i paesi industriali possono ridurre di dieci volte l'uso di materie prime entro il 2050, un obiettivo raccomandato anche dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Basterebbe tassare meno il lavoro e più i materiali, i combustibili e le emissioni. Questa strategia, già in atto in alcuni paesi, si chiama Riforma fiscale ecologica. Chi vuole impegnarsi a promuoverla in Italia? Entro il 2050, venti tonnellate per abitante. È possibile, ma bisogna cominciare adesso. Meno lavoro! Grazie all'ingegno umano e alla legislazione sociale, oggi si lavora metà delle ore di cento anni fa e si produce dieci volte di più. Da secoli, progresso significa usare l'aumento di produttività per fabbricare più merci e diminuire la fatica. Secondo alcuni, però, quest'ultimo vantaggio del progresso oggi deve fermarsi: l'aumento della produttività dovrà servire solo ad aumentare le merci, mantenendo costanti le ore di lavoro o addirittura aumentandole. Un quarto del lavoro, tuttavia, crea prodotti inutili o dannosi e un altro quarto è usato per cercare di riparare ai danni fatti. Se non producessimo tanto e se facessimo meno danni, lavoreremmo la metà. Lo sosteneva già John Maynard Keynes nel 1930: entro un secolo quindici ore la settimana sarebbero bastate. Quale partito vuole raggiungere questo traguardo? Venti ore alla settimana di lavoro entro il 2050, meglio distribuite tra chi lavora troppo e chi è disoccupato. Per perseguire questi obiettivi occorrono decine d'iniziative. Ma il programma si può riassumere in una parola: meno. Meno energia, meno materiali, meno lavoro. Al momento non mi sembra ci siano partiti capaci di portarlo avanti. Se ne conoscete uno, buona fortuna. Intanto, l'unico "più" di cui abbiamo bisogno è più conoscenza, più libertà d'informazione.

G.G. da Internazionale 739

14/04/08

ABITUDINI...


La vivibilità di un territorio credo rispecchi la qualità della vita di una comunità. Si lavoro molto in questa direzione ma a volte sembra di andare contro i mulini a vento. Vengono apprezzate e valutate positivamente le migliorie rivolte alla collettività, fino a quando esse non si scontrano con le abitudini dei singoli. A quel punto tutto svanisce come in un’utopia. È come se i sani principi di convivenza, che animano la gente di paese, si richiudano dentro l’indifferenza di ognuno. A cosa mi riferisco? Alle cattive abitudini dei singoli, quelle che ricadono però sugli altri, che recano, agli altri, svantaggi o disturbi, e che non vengono prese mai in considerazione. Facciamo un esempio. I marciapiedi. Ci sono, sono importanti. Ne abbiamo costruiti parecchi e ne abbiamo ripristinati altri. Sembrerebbe una cosa ovvia e non dovrebbe essere il codice della strada a sancirne la sacralità dell’uso, volto a garantire la sicurezza di chi cammina a piedi. Ma questo non è compreso da gran parte degli automobilisti. O meglio, tutti lo sanno, ma se c’è da fermarsi cinque minuti (cartelli o non cartelli) l’automobile la parcheggio sul marciapiede senza considerare il disagio creato a chi transita con carrozzine e bambini appresso, e si vede costretto a buttarsi pericolosamente sulla strada, come se l’oggetto da tutelare fosse l’automezzo e non le persone. Io mi chiedo: ma se hai il tempo di andare al bar non hai il tempo di parcheggiare correttamente? C’è anche chi, pur possedendo vaste aree o giardini attorno a casa, usa i marciapiedi come parcheggio. Ma solo alla sera o a mezzogiorno!, osserva qualcuno. Già, vuol dire che il pedone perché è sera non può godere del suo spazio di transito? Lo stesso principio alcuni lo applicano anche quando nevica. L’importante è toglierla dalla proprietà privata, la neve, magari dal posto auto. Ammucchiarla invece sul marciapiede, dove tutti avrebbero diritto a transitare, seppur illogico, per alcuni è del tutto normale. Sono solo alcuni esempi, ma le cattive abitudini sono molte: i divieti, i limiti infranti quotidianamente, per non parlare poi di chi parcheggia quotidianamente davanti alle scuole lasciando in moto il mezzo affinché si riscaldi e facendo così aspirare ai poveri bimbi che passano i gas di scarico. Ma questo non vale solo per gli automobilisti. Non è a loro che con queste righe voglio rivolgermi, ma alle cattive abitudini che nuocciono agli altri e che compromettono la qualità della vita sul territorio.
Prendiamone un’altra: i cani, o meglio le poche regole che i loro proprietari, per rispetto degli altri, dovrebbero recepire ed attuare, ma che invece costantemente violano. C’è un espanso amore per gli animali che chiunque ne possiede uno, vanta, e che a volte fatico a recepire. Tutto va bene purché non sporchi in casa propria o nel proprio giardino. La faccia pure in quello altrui. C’è addirittura chi ha trovato il parco giochi dei bambini come ottimo WC per il proprio cane. Io mi chiedo: ma quale può essere il sentimento che ci lega a un animale se non riusciamo nemmeno a rispettare i nostri simili? Le classiche passeggiate lungo l’Avisio e il percorso vita, sembra abbiano per molti un unico scopo ed utilizzo: quello di far scaricare il cane, abbandonando al prossimo le sue feci. Eppure l’amministrazione la sua parte l’ha fatta, posizionando qua e là raccoglitori e sacchetti. Ma a ben poco sono serviti. O meglio da ben pochi sono utilizzati. Mentre cammino per strada e penso a queste due righe da scrivere guardo i mozziconi di sigaretta che per abitudine sono gettati a terra. Certo, lo ho fatto anch’io per anni, e di quanto siano fastidiosi, non me ne ero mai accorto.

Fabio Vanzetta – Sindaco di Ziano di Fiemme

13/04/08

E CONTINUARONO A COMPORTARSI COME SE NULLA FOSSE...


Appuntamento di grande e fondamentale interesse quello proposto dalla Biblioteca comunale di Tesero, venerdì 11/04/08. Tema della serata: i cambiamenti climatici planetari in atto. Il relatore, dottor Roberto Barbiero, del Dipartimento Protezione Civile e Tutela del Territorio della P.A.T., addentrandosi in un mare di dati scientifici e tecnici, è riuscito in modo esemplare a “tradurre” con semplicità, per i più o meno profani uditori presenti, le risultanze degli studi prodotti dai ricercatori internazionali dell’ I.P.C.C. (Comitato intergovernativo sul mutamento climatico). Soffermandosi in particolare sulle conseguenze che detti cambiamenti planetari produrranno sull’ambiente montano delle zone alpine (vedi filmato sotto) e riportando alcune delle considerazioni emerse dal recente convegno scientifico “Trentino Clima 2008” tenutosi nel capoluogo provinciale lo scorso mese di febbraio.
Ciò che sostanzialmente questi dati chiariscono inequivocabilmente è che soltanto un’inversione dell’andazzo attuale, una riforma dei comportamenti quotidiani di ogni individuo (del “primo mondo”, non dell’Africa, ovviamente) e, conseguentemente, un più consapevole utilizzo delle risorse naturali ed energetiche potrà evitarci un futuro prossimo (molto prossimo) di clamorosi, impensabili problemi e di profondissima angoscia. Peccato che all’appuntamento, ben pubblicizzato dalla Biblioteca, e nel nostro piccolo anche da questo blog, fossero presenti soltanto una trentina di persone circa (di cui meno della metà, 14 per la precisione, di Tesero: lo 0,5% della popolazione). Se consideriamo poi che questa esigua percentuale era costituita per la metà dai soliti noti (parzialmente già edotti sulla questione), da un anziano dottore in scienze forestali, da un solo consigliere comunale (signor Alberto Carpella), da un vecchio scalatore, e un ulteriore paio di coscienziosi concittadini, si ha un quadro ben chiaro (se ancora qualcuno potesse nutrire dubbi in merito) di quale sia il livello di consapevolezza e di responsabilità di questa popolazione. Un dato, che al di là di quelli impressionanti oggetto della serata, fa davvero riflettere.



INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

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Foto di Sabina

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