18/09/10

METAMORFOSI


Il panorama d’umanità preconizzato oltre 35 anni fa da Pasolini è sotto ai nostri occhi. La trasformazione della società, quella italiana in particolare, prodotta dalla televisione e dalla motorizzazione di massa, ha concluso la sua metamorfosi. Sparite gran parte delle categorie citate nell’analisi, il sottoproletariato, il proletariato, la classe operaia, sulle quali, soprattutto, iniziarono ad agire gli elementi di deterioramento, oggi vivono le donne e gli uomini figli di quel processo socioeconomico. Gli uomini nuovi. Non più persone, ma consumatori, non più decisori liberi, ma obbedienti burattini senza fili, spensierati e improvvisati navigatori di questo Tempo omogeneizzato, senza radici, senza passato, senza storia.
Ecco uno stralcio del Pensiero del grande intellettuale friulano tratto da “Scritti Corsari” pubblicato sul Corsera nell’ormai già lontano 1973.

Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all'organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d'informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d'informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l'intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè - come dicevo - i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L'antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l'unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che è l'edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c'è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s'intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d'animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l'hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l'analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari - umiliati - cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo borghese, nell'adeguarsi al modello "televisivo" - che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale - diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre.


(Pierpaolo Pasolini, "Corriere della Sera", 9 dicembre 1973)

16/09/10

LETTERE & INTERVENTI


Caro Orco,

come sai sono un tuo affezionato lettore, che al pari dei tanti frequentatori di questo blog ha notato con piacere la ricomparsa della tua vena grafologica con l’approssimarsi dell’autunno. Ad essere sincero sono rimasto un po’ indietro con i compiti, in quanto per diversi motivi negli ultimi dieci giorni ho viaggiato un po’ in giro per l’Europa fino ad arrivare, da ultimo, a passare uno splendido fine settimana sulle spiagge della Sardegna. Tornato ai patri lidi, fra le varie cose mi sono affrettato ad aggiornarmi sulla interessante querelle che hai avviato da qualche tempo con i locali astrofili a proposito del costruendo osservatorio. Scorrendo indietro le pagine sono arrivato ad uno dei vari post dedicati, datato 4 settembre, che mi è sembrato particolarmente stimolante. Inizialmente in verità credevo di avere sbagliato argomento, ma poi verso la fine dello scritto il discorso è rientrato nel seminato, evitando in zona Cesarini lo spiacevole inconveniente del fuori tema, che in altre sedi avrebbe comportato il “4” d’ufficio. Tuttavia mi è rimasto un piccolo tarlo, per cui ho deciso di prendere carta e penna, pardon, tastiera e video, e presentarti il mio modesto contributo.
Dunque, il post in questione parla di un tuo amico con il quale hai ben poche idee in comune, ma che non ti hanno impedito, almeno finora, di intrattenere con esso civili e proficui rapporti. Il pomo della discordia, o meglio, ciò per cui tu non ti dai pace e che (mi permetto di indovinare io) potrebbe lacerare a tal punto il rapporto da rompere la vostra amicizia è la sua inguaribile, incrollabile, perfino fastidiosa e totale fede nella scienza e in ciò che da essa ne deriva. Una persona del genere non può che essere totalmente arida e incapace di provare la benché minima emozione, per non parlare di sentimento e figurarsi l’amore. Per fortuna io e te siamo fatti di altra pasta. Noi, per quanto i nostri percorsi di vita siano diversi condividiamo quella sana diffidenza verso ciò che è nuovo ed in particolare che non conosciamo (e diciamola tutta: per questo motivo un pochino ci spaventa). Come sai, nel mio piccolo, un po’ di scienza mi occupo anch’io ed ecco perché mi sono sentito di intrufolarmi nel discorso. “Non sia mai”, mi sono detto, “che la mia povera esperienza in materia riesca a salvare questo rapporto”. Io infatti mi colloco giusto nel mezzo della contesa poiché, pur provenendo da un mondo razionalista di conoscenze scientifiche non mi sognerei mai di accettare a scatola chiusa un risultato o un’applicazione solo perché materialmente realizzabile. Ti faccio un esempio: il caso degli OGM da te citato. Mentre il tuo amico (a quanto tu scrivi) non aspetta altro che la Monsanto di turno brevetti le ciliegie novembrine, magari da cogliere dalle piante di geranio del balcone, o la patata al gusto di manzo in modo da risolvere definitivamente l’annoso problema del contorno da abbinare alla carne, io mi accontenterei di vedere liberalizzato uno dei pochissimi ogm passati finora sotto le forche caudine degli organismi preposti. Magari quel mais che con un piccolo gene in più, secerne la stessa tossina che gli agricoltori biologici spruzzano abbondantemente sui loro campi con risultati dubbi, o che quelli convenzionali sostituiscono con la perfida chimica sintetica. Cose modeste, niente di così catastrofico o innaturale o radicale. D’altro canto amico mio, è anche vero che se tu non provi a fare un passo nella direzione del tuo di amico, negando a priori qualsiasi dialogo sulla questione è chiaro che il povero ci rimane male.
Ma non sono qui per prendere le sue difese: qui stiamo parlando di uno che in nome del progresso accetta tutto e sottolineo tutto. Uno che se potesse si inserirebbe nella pelle il gene di un Africano per essere abbronzato tutto l’anno, che attende con ansia l’invenzione del cibo in pillole per poter finalmente spargere ettolitri di diserbante sugli inutili campi coltivati, simbolo di antica ignoranza. E chi più ne ha più ne metta. Sì, lo scientismo è una brutta bestia, ti impedisce di usare quello splendido organo che è il cuore, di impiegare la retorica nella sua accezione più alta per argomentare delle tesi invece di basarsi su quegli stupidi fatti e sulla deviante ragione. Guarda me invece, con la mia capacità di compromesso riesco a fare dei ragionamenti “umani” senza perdere di vista il senso pratico. E anche tu, che volete o nolente con la scienza e la tecnologia, per cause di forza maggiore ti trovi a convivere, hai sviluppato delle autodifese alla loro seduzione, degli anticorpi, come se fossi stato vaccinato…beh, no…forse ho usato un paragone infelice. Comunque hai capito, no?
Quanto al disprezzo nelle sue affermazioni, forse (te lo dico bonariamente) pecchi un po’ di catastrofismo (il tuo amico qui si farebbe una sghignazzata, perdona l’assist involontario). Io credo che il frequentarti abbia semplicemente instillato nel suo animo arido un briciolo della tua capacità pungente di argomentare, della tua ironia, che a volte, nell’impeto del discorso possono essere scambiate per disprezzo. Poi, abbi pazienza, te lo dico dal basso della mia marginale frequentazione di quel mondo: è frustrante (altro che positivista, gente così cerca certezze nella scienza per colmare i vuoti spirituali e chissà quali altri…) per persone come lui vedere gente brava, appassionata, che ha dedicato anni e anni di lavoro, messa sullo stesso piano del primo opinionista TV in nome del politicamente corretto. Qui un po’ gli darai ragione, tu che tutto sei fuori che uno prostrato alle convenzioni. Teniamo i fatti separati dalle (pur legittime) opinioni.
Per concludere questa mia prolissa riflessione ti devo confessare che ancora un dubbio mi attanaglia: perché, con già tutti i limiti che caratterizzano il tuo amico, tacciarlo anche d’incoerenza? Avendo ancora minimamente a cuore le sorti del rapporto, mi pare si rischi di recidere quell’ultima bava di ragnatela che lo sorregge. Se, come asserisci, gli Ambientalisti sono le uniche persone a capire ed avere a cuore l’eco sistema e il tuo amico li avversa, perfino li disprezza, allora per la proprietà transitiva (scusa, piccola deformazione professionale) lui è un nemico dell’ambiente, quindi lo scempio che progetta di compiere è pienamente in linea con il suo modo di vedere. Non ha niente a che fare con l’effetto rigenerante che per due genuini amanti della natura (quella con la n maiuscola) come tu ed io possiamo apprezzare. Persone così lo fanno per opportunismo, per noia, o come pocanzi ricordavo, per dare il loro contributo al massacro dell’ambiente. Se poi c’è qualche uccellino che la mattina sveglia il Nostro troppo presto o delle fronde gli ostruiranno la vista (la domanda è: cosa se ne fa uno così del panorama?!), sempre coerentemente con il suo pensiero, avrà di sicuro a portata di mano la soluzione scientificamente più rapida ed efficace per sistemare l’inconveniente.
Piuttosto caro Orco, la tua accusa mi ha portato alla mente quell’altro tuo amico, Dario mi pare si chiami, quello così attaccato alle cose di una volta. Quello che: la modernità è la più grossa piaga che nostro Signore ha mandato in Terra. Quello che ha ancora ’l fogolar averto, che gira coi zocoli de legno, quello che va col car dai palanci e per scrivere, a differenza di noi corrotti (un po’ lo siamo anche noi), usa ancora inchiostro e calamaio. Quella sì è una persona con gli attributi! Pensa se invece si scoprisse che al posto del caridel usa l’ape per far visita ai suoi insetti preferiti, o che ha in casa un ammorbante riscaldamento a metano invece dalla naturale stufa a legna. E che dire, se invece della carta da lettera si fosse nell’intimo corrotto a tal punto da nascondere nel profondo del scazabanco un mouse e una tastiera? Ecco, in quel caso avremmo smascherato il più lapalissiano degli esempi di incoerenza!
Per fortuna le cose non stanno così, per cui tienti stretto questo secondo amico e veglia sempre sulla sua virtù. Quanto all’altro, tutto sommato forse è un bene che te ne liberi. Con gli estremisti si va sempre a finire male.
Con amicizia,

Balthazar

15/09/10

LA VERITÀ SCIENTIFICA


A proposito del post "Cancro spa: leggere attentamente le avvertenze" scrive Michele:

C’è tutta una serie di aggettivi che si presta a descrivere questo post. Volendo sceglierne uno mi sembra azzeccato “allarmante”. E non per il contenuto in sé, ma per il cattivo servizio verso il lettore medio che di fronte a questa pagina di terrorismo continuerà a guardare con sospetto verso la medicina e la cultura scientifica in generale (e pazienza se chi questo pregiudizio non ce l’ha viene superficialmente tacciato di scientismo). Quanto a chi lo posta, il termine “scorretto” è il minimo che si possa dire. Aldilà dei presunti dati sbandierati, quello che fa più male è ciò che non viene detto (ad esempio che quelle cure pesantissime permettono che al giorno d’oggi siano di più le persone che guariscono rispetto a chi non ce la fa) e ciò che palesemente si ignora (ad esempio che la tossicità intrinseca di una sostanza non vale fondamentalmente niente. E’ la dose a determinare la tossicità [leggi Paracelso] e quindi la più pericolosa delle sostanze, con tutti i limiti e i compromessi del caso, nelle mani di persone competenti è effettivamente un rimedio. Perfino il principio attivo dell’aspirina nelle schede di sicurezza dei prodotti chimici è indicato come “nocivo per ingestione”, eppure…). Tornando alla scorrettezza, che a mio modesto avviso è il perno della questione, il problema è che si dà per scontata la credibilità dei signori protagonisti del post, o meglio è quello che il lettore tende a fare nel caso (come questo) il “postante” non fornisca ulteriori precisazioni. Per fortuna ci viene in soccorso(ironia della sorte) il termine “omeopatia” disseminato in mezzo all’articolo, che fa suonare un campanello d’allarme. Indagando si scopre allora facilmente che Luigi De Marchi era un sostenitore dell’analisi bioenergetica, che Alberto Mondini (citato in bibliografia) dopo una decina d’anni dalla dimostrazione del clamoroso flop è ancora fissato con il metodo Di Bella, che Marcello Pamio crede nella memoria dell’acqua, ecc. Insomma tutta gente fissata con il complottismo delle industrie farmaceutiche, le teorie olistiche e le “pratiche mediche non convenzionali”e che soprattutto non ha la minima idea di dove stia di casa il metodo scientifico. Perché allora dico io, su un tema così importante come la salute dobbiamo dare credito a questi individui?
Concedo all’Orco che si tenga conto della poesia quando si dibatte della luna, ma qui stiamo parlando di cose troppo serie (mi perdonino gli astrofili) per permetterci la poesia.
Saluti.

Michele (Vinante n.d.r.)

Caro Michele, le ragioni di questo blog, presuntuosamente, non sono quelle di raccogliere certezze ma, casomai, di seminare dubbi. Capisco che per te sia intollerabile leggere un articolo irriverente nei confronti del “rigore scientifico”. Trovo comunque paradossale che tu tacci di terrorismo psicologico un libro scritto da persone comunque competenti, pur non allineate alla verità ufficiale, che dubita dell’efficacia di una terapia a dir poco terrificante. Da profano lettore del pezzo, mi pare di poter dire che lì non si metta in discussione la scienza in senso lato ma quella specifica pratica medica, la chemioterapia, ufficialmente riconosciuta come unica metodologia, o quasi, ante o post operatoria di lotta al cancro, basata su presupposti discutibili. Detta brutalmente essa equivale al darghe zó fòrt, come si dice a Trento, usato in agricoltura per disinfestare le colture dalle erbacce parassitanti. La differenza sta nel fatto che con la chemioterapia il darghe zó fòrt non lo si pratica su una coltura di patate o di fragole ma su un corpo umano già debilitato dalla malattia. L’intento, in questo secondo caso, non è quello di salvare la coltura, ma di salvare quel corpo dalla tragica magagna che lo sta annientando. In sostanza si somministra a tutto l’organismo una bomba chimica nell’intento di annichilire il male, cercando contemporaneamente di compromettere il meno possibile le funzionalità complessive dell’organismo. Dopodiché, se alla “cura” il fisico resiste, bene, sennò amen. Generalmente (rare eccezioni a parte), dopo aver ulteriormente debilitato il paziente con quei cocktail chimici micidiali, il risultato è amen. Checché tu ne dica le statistiche di sopravvivenza purtroppo parlano chiaro. Detto ciò non si può tacere dell’inverecondo business prodotto grazie a quei cocktail dall’industria farmaceutica sulla pelle di chi in quel dramma si trova. Francamente, in quella ortodossia medica a te cara non vedo nulla di più etico, o di meno immorale, delle metodologie di cura alternative del vituperato professor Di Bella. Ma al di là della questione in sé, lo scopo di tutto quello che qui si pubblica, come già detto, è sollevare dubbi e curiosità rispetto alle opinioni correnti e ai luoghi comuni. Chi legge non è obbligato a credere a ciò che è scritto. Ogni lettore, se vuole, può valutare e confrontare altre fonti. Qui si fanno proposte di lettura, non si impone nulla. Ben vengano dunque le considerazioni degli scientisti convinti, così come quelle eventuali di segno opposto. E a proposito di scientisti convinti (e di dubbi) approfitto dell’occasione per chiederti come si possa scientificamente spiegare il fatto che molti di essi si professino credenti e appunto credano a quel castello di invenzioni e assurdità (scientificamente parlando) messo in piedi dalla Chiesa, in 2000 anni di storia, a sostegno e consolidamento della sua dominazione culturale, frequentino la messa ogni domenica e nelle festività comandate, si accostino pure ai sacramenti, con imperturbabile serenità, e poi inveiscano nei confronti di chi manifesta il dubbio che non tutto possa essere ricondotto e spiegato razionalmente. Che sia disonestà intellettuale?

L’Orco

13/09/10

INTERVALLO

CONCLUDENDO...


Il lungo tiremmolla di interventi a botta e risposta pubblicati recentemente, quantunque a molti possa essere sembrato una solfa poco interessante, di certo ha avuto il merito di dimostrare che la vicenda dell’osservatorio di Guagiola, da alcuni (gli astrofili) data ormai per digerita e da altri (il resto della popolazione) nemmeno conosciuta, nella sua “innocua inconsistenza” nasconde non pochi lati oscuri.
Ricapitoliamo brevemente. Il tormentone inizia il 24/08/10 con un post del sottoscritto a cui immediatamente replica Ezio, al quale risponde di nuovo il sottoscritto a cui controbatte il signor Vedovato e poi ancora il sottoscritto, e di nuovo Vedovato e finalmente Marzio e a Marzio, di rimbalzo, ancora Vedovato e, a conclusione? Marzio nuovamente. Una catena d’interventi inaspettata. Nessuno probabilmente pensava che quel primo, casuale post “di costume”, non esattamente rubricato alla lettera B dell’etichetta teseranità, potesse provocare tanta agitazione. Perché nessuno forse immaginava, noi per primi, che dietro quella marginale questione vi fosse alcunché di inconfessabile. Invece, dopo tanto dire, il magistrale ultimo pezzo di Marzio ha messo in piena luce le ragioni di tanto fervore giustificativo da parte del G.A.F. o per meglio dire di uno dei suoi rappresentanti di punta. La verità che ne esce fuori, leggendo tra le righe e non, dimostra incontrovertibilmente che la scelta di Guagiola più che per le caratteristiche oggettive è stata fatta per le caratteristiche soggettive di quel luogo, perfettamente adatte all’erezione del tempio a imperitura memoria del grande Presidente e del suo dotto delfino. In nessun altro posto del paese o, a maggior ragione, di altri paesi, pur dotato dei necessari attributi per un’ottimale osservazione celeste, la coppia d’assi del G.A.F. avrebbe tratto lo stesso risultato di prestigio, in quanto nessun altro sito avrebbe avuto necessità della stessa specifica caratterizzazione ad hoc.
Ciò detto, poniamo retoricamente la seguente domanda: perché è successo tutto questo? Risposta: è successo semplicemente perché a suo tempo, anziché ponderare la questione il giusto, la vecchia amministrazione al suo completo (maggioranza e opposizione) la ritenne poco significativa e, senza alcun dibattito d’aula, ne licenziò il progetto. Non valutò né i costi economici d’impianto né i costi ambientali conseguenti all’intervento, (mentre scriviamo una fonte attendibile ci informa che l’importo di 500.000 euro da noi ipotizzato sarà superato di molto, arrivando a oltrepassare i 600.000). Non si scandalizzò per lo sperpero di risorse pubbliche destinate ad un’opera non essenziale o prioritaria, che non riqualifica affatto la vita della comunità. Non si capacitò del fatto che quel nuovo carrozzone avrebbe creato un onere perenne a carico del Comune e quindi della collettività che, sempre secondo l’anzidetta fonte, potrebbe addirittura superare il deficit consolidato annuo del Centro del fondo.
Morale della favola: le amministrazioni pubbliche, prima di qualsiasi intervento, a maggior ragione nel caso di quelli non di necessità, dovrebbero guardare un po’ più approfonditamente ciò che sta a monte e ciò che sta a valle di quel che si va ad autorizzare e a fare; considerare chi lo richiede; considerare il perché; verificare quali sono gli interessi che lo promuovono; se ve ne siano altri oltre la ragione ufficiale e, naturalmente, trattandosi di un passo oneroso di interesse collettivo, cosa esso comporti in futuro per la collettività tutta. Non è pretendere la luna, è soltanto pretendere che un amministratore amministri, nel nome di tutti, con sagacia e prudenza.
Nel merito i pro e i contro e i non detti adesso sono stati analizzati e chiariti. Dunque, visto che nessuna pietra è stata ancora posta c’è tempo per riconsiderare la questione, senza fretta e senza crisi isteriche, e, soprattutto, senza che alcun paesano, astrofili inclusi, da questa pausa di riflessione subisca il benché minimo contraccolpo. C’è la possibilità, come suggerito da Marzio, di trovare una localizzazione meno onerosa in termini ambientali e di costi futuri, con le stesse qualità o addirittura migliori di quelle di Guagiola, a Tesero o altrove. Molti ora hanno capito, speriamo vogliano capire anche gli amministratori preposti a decidere.

A.D.

12/09/10

INSUPERABILE

GITA FUORI PORTA


Che Mr B. desse il meglio di sé nelle missioni internazionali, era cosa nota. Appena varca la cinta daziaria, forse perché sprovvisto di Gianni Letta e delle altre badanti che hanno il compito di sedarlo nelle circostanze ad alto rischio, esce al naturale. Ma l’idea di andare a Mosca per rammentare davanti agli ex comunisti sovietici Putin e Medvedev i finanziamenti occulti dei comunisti sovietici al Pci, ecco, quella non gli era ancora venuta. Quando poi il nostro ha attaccato la geremiade contro Fini e le toghe rosse, le delegazioni giunte da tutto il mondo han preso a picchiare sugli auricolari della traduzione simultanea, pensando a un’interferenza in cuffia. Invece era proprio lui che, tanto per cambiare, badava ai cazzi suoi. Così la sua collezione di trionfi mondiali s’è arricchita di un altro capitolo memorabile. Anche perché negli altri Paesi il ricambio della classe politica è così rapido che, a ogni vertice internazionale, c’è sempre qualcuno appena arrivato che non conosce ancora Mr B. Dunque, si meraviglia. Ma lui, va detto, è sempre lui. Il fine diplomatico che salutò l’elezione di Obama dandogli dell’“abbronzato” e definì “clown” il presidente Chirac. L’elegantone che, al G8 di Caceres, si levò le scarpe davanti a tutti e fece le corna alle spalle di un ministro francese. Il gentiluomo che, inaugurando nel 2003 la presidenza italiana dell’Ue, apostrofò il socialista Schulz: “Girano un film sui lager nazisti, la proporrò per il ruolo di kapò”. Il poliglotta che salutò i ministri delle Finanze a Bruxelles a nome di Ciampi in perfetto inglese: “I give you the salutation of my president of the Republic”. Il cosmopolita che, atterrato in Estonia, elogiò le bellezze dell’“Estuania”. Il vero signore che, ricevendo a Roma il premier danese Rasmussen, si complimentò: “Lei è molto più bello di Cacciari, la presenterò a mia moglie, eh eh…”.Il latrin lover che si fece conoscere anche in Finlandia: “Per portare a Parma anziché a Helsinki l’Agenzia europea dell’alimentazione ho dovuto rispolverare le mie doti di play boy e fare la corte alla presidente Tarija Halonen”. La poveretta fu crocifissa dall’opposizione, scandalizzata all’idea che la presidente avesse ceduto un’istituzione all’Italia dopo una storia d’amore con un tipo del genere. Lei tentò di spiegare il livello di attendibilità del nostro premier agl’ignari connazionali. Lui intanto rimediava alla gaffe peggiorandola: prima ironizzava sulle specialità gastronomiche finlandesi (“mangiano prosciutto di renna affumicata”), provocando l’embargo delle importazioni alimentari italiane in Finlandia; poi mostrava una gigantografia della Halonen (non proprio bellissima) a una convention forzista: “Ma davvero pensate che io abbia fatto la corte a una con quella faccia?”. Poi sistemò anche la Turchia: invitato alle nozze del figlio del presidente Erdogan, tentò di dare una toccatina alla sposa tutta fasciata di veli e, per il rito islamico, assolutamente inavvicinabile. Subito dopo, in piena tempesta ormonale, fece arrossire il premier tedesco Schroeder: “Parliamo di donne: tu te ne intendi, ne hai cambiate tante, eh eh”. Resta però ineguagliata la performance del Cavaliere di Hardcore allo stabilimento Merloni in Russia, dove nel 2004 tentò di trascinare l’amico Putin in un concorso di bellezza improvvisato fra le operaie della fabbrica, dandogli di gomito: “Voglio baciare la lavoratrice più bella”. Il cronista del Kommersant riferì allibito: “Il premier italiano aveva già individuato la sua vittima. Si è avvicinato a una donna grande come la Sardegna e con tutto il corpo ha fatto il gesto tipico dei teppisti che importunano le ragazze negli androni bui. Lei s’è scansata, ma il signor Berlusconi in passato deve aver fatto esperienza con donne anche più rapide: con due salti ha raggiunto la ragazza e ha iniziato spudoratamente a baciarla in faccia. Poi l’ha scossa ridendo, quasi volesse buttarla a terra. L’unica cosa che la donna ha potuto fare è stato rifiutarsi di ricambiare i baci. Putin assisteva alla scena immobile e gelido”. Poi gli regalò un lettone matrimoniale, formato extralarge.

Marco Travaglio – il Fatto Quotidiano 11/09/2010

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

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