28/11/09

CI TOGLIERANNO ANCHE L'ARIA


Sarò antiquato, sarò diventato comunista senz’accorgermene. Ma non riesco proprio a capire perché mai delle aziende private dovrebbero lucrare su un bene pubblico come l’acqua. Eppure è quello che già succede in gran parte del mondo. E succederà presto in tutt’Italia dal 2011 se sarà definitivamente legge la cosiddetta “privatizzazione dell’acqua”. E’ ovvio che quello che viene privatizzato non è il liquido H2O, ma il servizio che lo porta nelle nostre case: la gestione della rete distributiva. Ora può essere, e in gran parte è, in mano pubblica, cioè dello Stato tramite gli enti locali e le loro aziende municipalizzate. Finché sono pubbliche, non hanno come primo scopo il guadagno, ma il pareggio di bilancio e il funzionamento del servizio. Che dunque deve costare ai cittadini il minimo indispensabile per funzionare. La cosiddetta riforma prevede che la gestione dell’acqua potabile passi a società private (scelte in via ordinaria con gare d’appalto) o miste pubblico-private (anche senza gara): società comunque obbligate a fare utili, non esistendo imprenditori animati da spirito missionario. Ora, è normale che un imprenditore voglia fare utili. Ma dipende su quale bene. Se uno guadagna usando gli acquedotti che abbiamo pagato con i nostri soldi, dovremmo ribellarci tutti quanti, di destra, di sinistra o agnostici che siamo. Come avremmo dovuto fare quando le autostrade, che tutti noi abbiamo finanziato con le nostre tasse, sono passate ai privati. Naturalmente i trombettieri della privatizzazione dell’acqua annunciano servizi migliori a costi più bassi grazie alla mitica “concorrenza”. Balle. Se l’azienda è pubblica e non deve accumulare utili, normalmente applica tariffe più basse. Se l’azienda è privata, oltre agli investimenti per la manutenzione della rete, deve pure guadagnarci, dunque le bollette saranno più salate: a meno che, per tenerle basse, non si risparmi sugli investimenti, fornendo un servizio peggiore agli utenti. Secondo La Stampa, già oggi “il 41% degli italiani è servito da società private o miste e a livello nazionale, tra il 2002 e il 2008, i prezzi dell’acqua sono aumentati del 30%. Si prevede che saliranno del 26% entro il 2020”. Tant’è che, per calmierare il boom delle bollette, è già in cantiere una bella “Authority dell’acqua”: l’ennesimo carrozzone dei partiti sul tipo di quelli che dovrebbero vigilare contro le concentrazioni sul mercato delle imprese, sul pluralismo televisivo, sulla libertà d’informazione, sulla nostra privacy, con i risultati che vediamo. Il proliferare di società miste pubblico-private, poi, aumenterà anche nel settore idrico la commistione fra politica e affari che già oggi produce uno scandaloso tasso di corruzione (valutato dalla Banca Mondiale in 40 miliardi di euro sottratti ogni anno dalle tasche dei cittadini). Quindi da un lato la cosiddetta privatizzazione dell’acqua non ci libererà dalla presenza inquinante della politica nell’economia, e dall’altro non garantirà affatto un migliore servizio ai consumatori. Perché allora questa gran voglia di privatizzare l’”oro blu”? Perché ci sono enormi multinazionali ansiose di metter le mani su un business che oggi vale 2,5 miliardi di euro e presto potrebbe raddoppiare o triplicare. Multinazionali molto presenti nell’editoria sia come azioniste di giornali sia come inserzioniste pubblicitarie della stampa e delle tv. Dunque molto influenti su chi “fa opinione”. Fra i loro azionisti spiccano alcuni fra i più noti costruttori, che dell’acqua se ne infischiano, ma non vedono l’ora di accaparrarsi gli appalti per i lavori sulle reti idriche e sugli acquedotti. In pieno conflitto d’interessi, l’ennesimo. Se ne sentiva davvero il bisogno.

Marco Travaglio

26/11/09

SETTIMANA EUROPEA RIDUZIONE RIFIUTI 2009


Finalmente anche in Italia è arrivata la “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti” (European Week for Waste Reduction – EWWR), iniziativa della Commissione europea avente lo scopo di promuovere dal 21 al 29 novembre 2009 azioni sostenibili volte alla prevenzione dei rifiuti, e di porre in evidenza l’impatto dei nostri consumi sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. Finalmente si parla di riduzione, prima che di smaltimento. Forse perché inizia ad essere molto chiaro che, come nel caso dell’energia (con la quale si dovrebbe agire più sulla riduzione della domanda che sull’aumento dell’offerta), anche nel caso dei rifiuti il primo passo da compiere è quello di una loro riduzione. Dal 21 al 29 novembre 2009 un apposito comitato ha il compito di stimolare quanti più soggetti possibile - Enti e Istituzioni nazionali e locali, Autorità territoriali e Pubbliche Amministrazioni, Associazioni e Organizzazioni no profit, Scuole e Università, Aziende e Imprese, Associazioni di categoria, ecc. -, ossia i cosiddetti “Project Developer”, a mettere in piedi iniziative ed azioni volte alla riduzione dei rifiuti, sia a livello nazionale che locale. Per la prima edizione italiana è stato formato un “Comitato promotore Nazionale”, composto dall’Osservatorio Nazionale Rifiuti, la Provincia di Torino, Rifiuti 21 Network, Federambiente, Commissione Nazionale Italiana UNESCO, AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale), Legambiente, E.R.I.C.A. Soc. Coop., Eco dalle Città. Questa iniziativa, nata all’interno del Programma “LIFE+” della Commissione Europea, non ha solo un obiettivo di divulgazione e sensibilizzazione, ma dà anche modo agli Stati membri di perseguire le recenti disposizioni normative europee, soprattutto alla luce della direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE. Il limite entro il quale poter sottoporre la propria candidatura come “project developer” europeo doveva pervenire al suddetto Comitato entro il 6 novembre (al termine del quale sono stati più di 400 i progetti validati). Ciò non toglie che il tema della riduzione dei rifiuti possa essere approfondito (e messo in pratica) anche nei giorni non facenti parte della “Settimana”. La sensibilizzazione è un’ottima cosa, ma bisognerebbe che iniziative di questo tipo caratterizzassero la nostra quotidianità, soprattutto se si pensa ai costi, sia ambientali che economici, dovuti alla sovra-produzione di rifiuti che caratterizza ogni nazione industriale (e non solo). In Italia produciamo ogni anno 530 kg di rifiuti a testa, vale a dire quasi 32 milioni di tonnellate a livello nazionale. Cosa si può fare per ridurre una tale ed abnorme quantità di spreco di risorse? Un esempio può essere quello di iniziare ad usare prodotti acquistabili “alla spina” (detersivi, latte ecc) i quali, insieme all’uso di “sportine” che possano sostituire le buste di plastica alle quali ci hanno ormai abituati, porterebbe il nostro Paese ad una riduzione di 360 mila tonnellate all’anno di plastica gettate nell’immondizia. Un altro può essere quello di bere acqua del rubinetto (buona nel 68% di comuni italiani, sperando che con le recenti privatizzazioni non diventi più cara di quella in bottiglia!), che porterebbe ad un notevole risparmio economico, oltre che ad una riduzione di 205 mila tonnellate ancora di plastica ogni anno. La plastica non è però l’unico tipo di materiale che si potrebbe iniziare a risparmiare. Facciamo altri esempi. Si può iniziare ad usare la carta, nei propri uffici, sia fronte che retro (il che porterebbe ad un risparmio di 10 kg di carta a persona ogni anno); autoprodurre la maggior quantità di beni possibile (l’esempio dello yogurt è forse il migliore, dato che quello reperibile sul mercato comporta la produzione di ben tre tipi di rifiuto: plastica, carta ed alluminio); lasciare sui banconi quei prodotti che hanno una quantità eccessiva di imballaggi; iniziare ad usare pannolini lavabili per i propri bambini; fare riparare ciò che si rompe, piuttosto che buttarlo subito via; donare ciò che non si vuole più, invece che gettarlo nel cassonetto… Insomma, ci sono migliaia di modi per far fronte alla perenne “emergenza rifiuti” che, soprattutto in Italia, ci troviamo a vivere. Tanti che persino la gestione mafiosa o camorrista che ne caratterizza lo smaltimento in alcune regioni (se non tutte), così come la truffa degli inceneritori finanziati da diciassette anni con le nostre bollette (grazie agli ormai famosi CIP6), potrebbero risentirne. La “Settimana” ha ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, oltre al Patrocinio del Presidente della Camera dei Deputati, on. Gianfranco Fini, e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. È ottimo che le Istituzioni, sia europee che nazionali, si stiano iniziando a porre certi problemi, ma il vero cambiamento, ancora una volta, può partire soprattutto dal nostro comportamento, dalle nostre scelte, dalle nostra abitudini. Ricordiamo: bisogna ridurre e poi riusare, ancor prima che riciclare. Per maggiori informazioni, sia sull’iniziativa ed i progetti presentati che sulla riduzione della produzione di rifiuti in generale, segnaliamo i due siti internet ufficiali della “Settimana”: www.ewwr.eu e www.menorifiuti.org


Andrea Bertaglio

24/11/09

PENSO MALE?


Innanzitutto un meritato “bravi!” alla banda di Dodiciville–BZ e alla M^ Cäcilia Perkmann per il concerto di mer. 19/11 (l’esibizione era in realtà una prova generale del prossimo impegno ufficiale previsto per sabato 28/11 a BZ). Come l’anno scorso, anche questa volta si è trattato di una notevole lezione di musica bandistica per il pubblico presente, purtroppo composto da non più di 40-50 persone in tutto, in gran parte bandisti e appassionati della musica per banda, recatisi al concerto per ascoltare. Una banda di questo livello meriterebbe senz’altro un pubblico più numeroso, ancorché silenzioso ed attento (elementi che, purtroppo, spesso mancano). Detto ciò, non posso non commentare il post “Che banda!”, dato che tira in ballo, con uno sfogo abbastanza gratuito, la banda di Tesero (che, ricordo, era coinvolta dal punto di vista organizzativo nell’evento di cui sopra -allestimento conchiglia su richiesta del CML-; inoltre, è il caso di ricordare che la BSEDT promuove la musica bandistica da 14 anni a questa parte anche con una rassegna primaverile, fuori stagione, che vede la partecipazione di bande di buon livello e che è sempre stata intesa come opportunità, offerta a bandisti e pubblico nostrano, di ascolto e di crescita musicale). Alcune considerazioni sintetiche circa le osservazioni poste da A.D.1. Perché chiamare in causa la banda di Tesero in un articolo teso a promuovere un concerto di un'altra realtà? Non bastava dire “stasera suonerà una banda che merita di essere ascoltata, siete tutti invitati”? O lo scopo principale era quello di denigrare, appunto gratuitamente, la banda di Tesero (e non solo, visto che il riferimento è a “qualsivoglia altro gruppo teserano”)? A che pro? Cosa abbiamo fatto di male ad A.D.? O forse trattasi di provocazione per il solo gusto di vedere la nostra reazione? Oppure il bersaglio era soprattutto il pubblico che viene ai nostri concerti e che, ahimè, latita in occasioni come quella cui sopra?
2. Dov’è tutta questa retorica sovrabbondante nei nostri concerti? Presentare (in maniera positiva, ovviamente) al pubblico il frutto di mesi di prove e impegno è per caso vietato? Mica diciamo, e ci mancherebbe altro, che siamo la miglior banda in circolazione o cose del genere: lungi da noi questo atteggiamento auto-celebrativo. Siamo consapevoli dei nostri limiti (come pure delle nostre potenzialità), tipici di un gruppo di musicisti amatori.
3. I ringraziamenti agli enti, oggettivamente, sono doverosi (per il sostegno sul piano economico di cui le associazioni come la nostra possono beneficiare) e sono aspetti che rientrano nell’evento “concerto”, non si possono certo eliminare. Mi sembra che ai nostri concerti quest’aspetto sia sotto controllo e rientri nella norma.
4. Il post apre con un riferimento alla sobrietà, alla “poca retorica”.Tuttavia, in contraddizione con questo auspicio, viene poi pubblicato il curriculum della banda di Dodiciville: non è forse anch’esso un po’ autocelebrativo? D’altra parte una presentazione in campo musicale, come in tanti altri ambiti, non può che essere connotata in senso positivo e auto-promozionale. 5. Il discorso del “suonare come motore aggregante di un gruppo di musicisti dilettanti” è senz’altro condivisibile e, poiché la critica era rivolta -di riflesso- alla nostra banda, va detto che siamo pienamente convinti dell’importanza di questo aspetto e il nostro costante impegno è proprio in quella direzione, senza tuttavia trascurare il piano sociale, aspetto che deve essere la naturale conseguenza dell’aggregazione intorno all’elemento fondante del suonare in gruppo, possibilmente al meglio delle proprie capacità.
6. Infine un’ultima precisazione: la banda di Dodiciville mer. 19/11 era sì composta da 40-45 elementi come viene detto nel post, ma in realtà l’organico al completo è di quasi 60 suonatori (cfr. www.mkz.bz.it/mitglieder.php e
www.vsm.bz.it/de/bezirk bozen/musikkapellen.asp). Una quindicina di loro però mercoledì sera erano assenti.

Cordialmente, Massimo Cristel - BSEDT

Gentile Massimo, permettimi di dire che ti fa onore l’aver difeso le ragioni della banda che presiedi su una ‘tribuna’ non allineata come questa. Altri al tuo posto, in perfetto stile teserano, avrebbero soprasseduto. La dialettica è importante. Così si fa! Data la qualità del tuo scritto e la puntualità delle argomentazioni contrapposte alle mie lo ripropongo all’attenzione di chi legge e mi permetto qui di seguito una breve replica.
Dunque, la mia non è una provocazione gratuita. È una provocazione presuntuosamente speranzosa di vedere finalmente un soprassalto di coscienza collettiva che attendo invano da 30 anni. Che ancora non vedo. Che ancora non c’è. Che forse non ci sarà mai. Non che mi illuda, però magari, di provocazione in provocazione... Chissà. Ti sconcerto perché vedi da parte mia un attacco alla banda di Tesero? Non è esattamente così. Non è un attacco alla banda in senso stretto. È un attacco allo stile locale, al quale anche la banda dà naturalmente il suo bel contributo. Questo sì. È vero che voi benemeritamente promuovete concerti per banda e mettete a disposizione la vostra capacità operativa. E di questo ve ne sono grato. Ma un’associazione culturale musicale i concerti, oltre a promuoverli e a organizzarli, dovrebbe pretendere che perlomeno i suoi affiliati soprattutto li presenziassero. L’altra sera di bandisti al concerto ce n’erano una quindicina all’incirca, e gli altri 55 dov’erano? Ma non è questo il punto, perché gli impegni sono tanti e può anche capitare di non avere il tempo per. Il punto è che così è sempre. Non una volta ogni tanto. Fu così anche l’anno scorso in occasione della prima visita della banda di Dodiciville. E così accadde con la rassegna bandistica primaverile da voi organizzata; tant’è che per mancanza di pubblico dopo qualche anno modificaste la formula originaria che prevedeva due appuntamenti pomeridiani domenicali. Eccetera. Accade sempre, sistematicamente, quando non ci sono i nostri a fare la loro “bella fegüra!” (è una citazione dotta, molto significativa, di un tuo vecchio predecessore). È una defezione ‘fisiologica’ che mette a nudo la verità delle cose e cioè che in questo paese si millanta. Dopo anni di osservazione non ho più alcun dubbio in merito. E di millanteria in millanteria qualcuno poi potrebbe convincersi di essere ciò che non è e introiettare supponenza, che, come ben sai, inibisce ogni proposito di miglioramento. E qui certo il mio ragionamento include altre realtà paesane. Lo snobismo vale, con gradazioni diverse, per tutte le attività associazionistiche locali. Da un lato tutto viene sovrastimato, dall’altro, quasi tutto denigrato, e quasi sempre boicottato. Se sono dei nostri, teatro pieno, se sono foresti, teatro vuoto! Se facciamo noi, bellissimo, se fanno gli altri, merda…
Basterebbe soltanto un po’ di curiosità. Ascoltare, girare e confrontare per rendersi conto che neppure la produzione artistica locale è puro oro colato. Anche da noi ci si arrangia come si può e come fanno tutti. Con la differenza che dalle altre parti si ha il buon gusto di non enfatizzare troppo. E invece a Tesero (tornando alla banda) ad ogni vostro nuovo concerto l’autorità di turno che sale sul palco per i rituali saluti dell’amministrazione comunale ripete come un disco rotto che la sensibilità musicale di Tesero non ha eguali (un sindaco di un po’ di tempo fa si spinse addirittura a dire che forse, dal punto di vista musicale Tesero non ha pari in Europa!!!). Beh allora, se permetti che faccia 1 + 1, dico che c’è qualcosa che non va. Ci si vuole far passare per fessi. Perché se in campo musicale asserisci di essere il paese più sensibile d’Europa il teatro, con gioia ed attenzione, lo devi riempire sempre, non soltanto quando suona la banda del paese! Tanto più se a suonare (o a recitare, o a cantare) arriva qualcuno che sai essere di livello superiore al tuo. A questo proposito ti ricordo che persino l’orchestra Haydn, che dopo Stava si era resa disponibile a offrire annualmente un concerto commemorativo, ben presto, con un qualche pretesto, rinunciò a riproporsi al cospetto di un pubblico così sopraffino (‘memorabile’ fu l’adagio dell’ “Eroica” eseguito tra gente che russava in sala e un indecente andirivieni).
Questa è la retorica sovrabbondante cui mi riferivo. Posso capire il politico che ne approfitti, magnificando urbi et orbi alla platea in visibilio qualità e meriti che non ci sono; perché è qui che lui deve prendere i voti, non a Dodiciville! Capisco un po’ meno chi di fronte anche a prestazioni non eccezionali, o addirittura mediocri, accetti sempre e con rinnovato compiacimento l’encomio immeritato. Questa è un’ incapacità di autocritica pericolosa, che se non corretta o ravveduta sprofonda nel campanilismo più deteriore. Ma forse mi sbaglio e se è così chiedo scusa a te, al Maestro e a tutti i bandisti. Ciao

A.D.

22/11/09

DROGA PER TUTTI


La percezione di qualcosa, in fondo alla propria umanità, che reclama una certa esistenza - e la reclama perchè la sa possibile - è un' esperienza conosciuta da chiunque non se la voglia negare. Si ha la pretesa dall' essere umano, oggi, che cerchi di seppellire questa voce - che accetti l' alienazione. Vivere nell'alienazione è come avere un estraneo in casa. E chi sarà allora l'estraneo? Quell' io che si conforma, ordina il mondo come gli viene suggerito, applica quegli schemi che si è lasciato prima introdurre? Oppure quell' io che, là in fondo, si lamenta? Vivere nell'alienazione è pressochè impossibile: La voce là in fondo non la smette di lamentarsi, di reclamare... Ci vorrà dell'anestesia. Un po' di confusione... Un qualche momentaneo sollievo. Tutto ciò possiamo ovviamente chiamarlo droga. Droga fisica, droga direttamente psichica. Farmaci, sostanze oppiacee, programmi televisivi... La personalità umana è vista, in molte culture, in molte sapienze originatesi nel passato, come articolata su tre livelli: Corpo, Anima (o Psiche), Spirito. Lo Spirito è l'elemento fondamentale - ciò che là in fondo, oggi, si lamenta. La Psiche è un livello più superficiale. Il Corpo un livello più superficiale ancora. L' alienato è una personalità scombussolata in quest'articolazione. Lo Spirito è il sentire umano più profondo, il luogo della propria autenticità. Dallo Spirito si possono giudicare le cose e le situazioni, le proprie esperienze. La Psiche consiste in una serie di funzionalità: memoria, immaginazione, razionalità, linguaggio... Il Corpo abbiamo tutti ben presente cosa sia.La Psiche e il Corpo hanno tutta la loro importanza. Ma se la coscienza non è focalizzata sullo Spirito c' è alienazione: non siamo più noi stessi, non siamo in grado di cogliere il senso autentico delle cose. Resta un' imprecisabile sofferenza là in fondo. - Se la coscienza è focalizzata sullo Spirito c' è integrità. Nella civiltà dell'alienazione tutto dovrà poter funzionare come droga. Tutto ciò che diremmo più positivo, più puro, viene ad avere il proprio risvolto di droga. La cultura è anche droga, l'arte è anche droga, l'amore è anche droga. La politica antagonista è anche droga. Tutto ciò che dà sollievo all'alienazione senza intaccarla è droga. Le esperienze umane più nobili son quelle che possono più fortemente drogare se ben tenute sotto il Controllo, indirizzate. Agli spiriti modesti: psicofarmaci e televisione. Agli spiriti elevati la droga culturale o artistica, la droga politica, la droga amorosa... L'alienazione non è come un disastro naturale. Ha una sua logica di potere. E' funzionale ad un' oppressione. L'essere umano alienato non ha più sotto controllo, dalla propria fondamentalità spirituale, la propria Psiche. Allora è la sua Psiche a controllare lui. Lo controlla per conto del Controllo - diciamo così. Funziona grosso modo in questa maniera. La cultura dominante proclama il primato della Razionalità. Gli schemi razionali hanno un carattere oggettivo. In ogni soggettiva razionalità si può introdurre il medesimo schema razionale. Schemi razionali proficui per gli oppressori sono preparati e diffusi. L'essere umano alienato è privo di giudizio spirituale - è privo di difese. Gli schemi invadono la sua Psiche e lo faranno funzionare. L'alienazione è propedeutica allo sfruttamento. Si sfrutta qualcuno - io credo si debba considerare - non quando lo si paga meno di una certa cifra, ma quando lo si riduce a mero strumento. L'esser umano è condotto a focalizzarsi sulla propria Psiche e non sul proprio Spirito, ovvero è alienato. Così è pronto per lo sfruttamento, per impegnare macchinalmente le proprie facoltà psichiche, o psicofisiche, come gli viene richiesto, senza poter esercitare più nessun autocontrollo. La droga è il necessario momento ricreativo dallo sfruttamento e dall' alienazione. Ma c'è perfino una sottile voluttà nell'autoalienarsi... In quella specie di paradossale tentativo di liberazione. Di nirvana da folli. L'eco lontana dello Spirito si lamenta... Si vorrebbe così tacitarla spingendo ancora più in senso contrario. Diventare completamente delle capacità operative. Ovviamente non è possibile. Inseguendo questo incubo l'attivismo non è mai abbastanza. E' la droga del "darsi da fare". Come tutte le droghe allevia la pena solo momentaneamente, superficialmente. Poi ci si ritrova quel disagio profondo, sempre più vago ed indecifrabile e perciò più doloroso.


Enrico Caprara

INCANTO NOTTURNO

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Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

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Bepi Zanon

TESERO 1929

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PASSATO

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ANCORA ROSA

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VIA STAVA ANNI '30

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TESERO DI BIANCO VESTITO

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LA BAMBOLA SABINA

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SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

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