20/11/09

NON CI RESTA CHE L'ARIA


Cosa succede se la globalizzazione raggiunge il rubinetto di casa? Nessun uomo è tanto pazzo da vendere la terra su cui cammina. Così, stando alla leggenda, il grande capo indiano avrebbe risposto al negoziatore bianco che gli offriva la scelta tra la guerra di sterminio e l’acquisto delle terre ataviche della sua tribù. Che cosa direbbe oggi quel capo indiano di noi che, dopo aver fatto ovunque commercio della terra su cui camminiamo, ci apprestiamo a venderci anche l’acqua che beviamo? Niente direbbe, il fiero guerriero, perché, al pari di ogni altro ostacolo locale, fu spazzato via dalla storia che, è bene non dimenticarlo, è stata sempre storia del processo unilaterale attraverso il quale l’Occidente, esplorando, conquistando e colonizzando, ha globalizzato la terra unificandola in un sistema mondo interamente governato dalla legge del capitalismo. Ora che quella grande impresa è compiuta, ora che la fase di espansione è terminata, ora che l’auto-narrazione in cui si racconta di come il pianeta Terra divenne una sfera interna alla logica del capitale è giunta alla fine, ora non rimane che lavorare sulle condizioni di vita all’interno della grande serra planetaria del capitalismo avanzato. Questa nuova frontiera interna che avanza senza soste ha un nome preciso: privatizzazione della vita. Rientra in questo quadro epocale anche la notizia secondo la quale in Italia, remota provincia dell’impero, il governo sarebbe pronto ad appaltare a privati il servizio di erogazione dell’acqua, che smetterebbe così di fatto di essere un servizio pubblico, trasformando l’approvvigionamento idrico, cioè l’accesso a una fonte basilare della vita, in una qualsiasi merce. In linea concettuale, infatti, anche questo sarebbe un ampio passo verso la privatizzazione della vita: l’acqua smetterebbe di essere qualcosa cui tutti noi abbiamo diritto inalienabile per il semplice fatto di stare al mondo, una dotazione comune d’ingresso, come l’aria che respiriamo, e diverrebbe un bene voluttuario diversamente accessibile in base alla nostra individuale capacità di spesa. Ecco, dunque, un altro esempio della regola della deprivazione che sembra governare i destini degli uomini in questo nuovo scorcio di millennio: a ogni nuovo giro di giostra, man mano che il «pubblico» diventa «privato», ci viene sottratto ciò che è necessario per vivere o, almeno, ciò che fino a una generazione precedente era stato considerato un diritto naturale e inalienabile. La privatizzazione della vita agisce simultaneamente su due versanti, contigui e interconnessi come le due facce di un'unica moneta. Su un versante si procede a privatizzare la proprietà non più solo dei mezzi di produzione ma anche dei mezzi di sussistenza della vita della specie, sull’altro si mette in scena la riduzione della vita sociale a fatto privato. Sul primo versante accade che, in un quadro globale di progressivo impoverimento delle risorse naturali, di cambiamenti climatici che rischiano di mettere fine al lussureggiare della vita planetaria e di fosche previsioni sull’aumento della popolazione mondiale, il controllo sui beni basali per l’esistenza, sulle condizioni di sopravvivenza, e finanche sulle matrici di riproduzione della vita biologica, viene via via affidato a soggetti d’impresa, cioè a privati mossi dalla logica del profitto e, spesso, da intenti speculativi. È il caso del controllo delle risorse idriche, delle biotecnologie in agricoltura, ma è anche il caso della privatizzazione della guerra subappaltata a contractors privati, della privatizzazione della ricerca medico-scientifica e, sopra ogni altro, è il caso della ricerca sul genoma umano condotto da privati. Il secondo versante, meno serio ma non meno preoccupante, è quello della trasformazione della politica in talk show, un osceno teatrino di faccende un tempo confinate nella vita privata che ha l’effetto di svilire, fino all’annichilimento, la nozione di «pubblico interesse». Il «pubblico», come ci ha insegnato Bauman, è così svuotato dei suoi contenuti, privato di un’agenda propria: è solo un agglomerato di guai, preoccupazioni e problemi privati. È l’eclissi della politica, un tempo intesa come possibilità di fare uso di mezzi collettivi per affrontare i problemi individuali. È anche la fine del sentimento di comunità. E, con esso, la fine del principio di un bene comune. Da entrambi i lati dello schermo televisivo, la collettività scade ad aggregato di agenti individuali, le esistenze a questioni private. La lezione che si ricava da questa rappresentazione che rimodella la nostra capacità di pensare il mondo in comune è che ciascuno può solo lodare se stesso per i propri successi o, più probabilmente, incolpare se stesso per i propri fallimenti. Tutti gli individui assistono al grande talk show della vita privatizzata soli con i loro problemi e, quando lo spettacolo finisce, si ritrovano sprofondati nella loro solitudine, immersi nel buio di una stanza in subaffitto davanti a un televisore sintonizzato su di un canale morto.

Antonio Scurati

19/11/09

BREVE DI CRONACA


Da un nostro inviato

Si è tenuta lunedì 16 novembre, presso le Tessare, l’adunata Cornacci per discutere dell’organizzazione dei corsi di sci da fondo per i ragazzi affiliati al sodalizio sportivo del paese centro avisiano. Il presidente Vaia, con sentito rincrescimento, ha comunicato ai soci presenti che da quest’anno l’ITAP s.p.a., gestrice del Centro del Fondo di Lago, negherà alla società sportiva teserana l’uso dei campi innevati per gli allenamenti degli allievi. Dopo un breve ma significativo momento di incredulità generale, nell’uditorio, tra gli astanti, una voce di dissidio si è levata con forza, quella del signor M.V., che rabbiosamente ha così commentato l'incredibile notizia: “’l Comüne ‘par interesse generale’ con la servitü ‘l s’ è tonto i fondi e adess la ITAP no ‘l ne li laga pü dorar! L’è ‘na vergogna! A mi me stà sü i cojoni ‘l De Godenz! L'uomo è stato immediatamente zittito.

44 TOPE

MA A CHI PARLO? A UN DICIOTTENNE O A UN CENTENARIO?


Gentile lettrice o lettore anonimo, in premessa vorrei fosse chiaro il punto di partenza del breve ragionamento, e cioè che il sistema economico, in cui ci troviamo impantanati e i cui costi ambientali e sociali sono sempre più evidenti, non potrà stare in piedi ancora per molto, che il tempo della svolta a questo punto è improcrastinabile, che di conseguenza il nostro stile di vita, volenti o nolenti, con urgenza va modificato e che abbondanti boccate d’aria nuova, anche nel nostro piccolo, andrebbero inspirate profondamente. Ciò detto vengo alla tua domanda a proposito di idee al potere. Ti chiedi quando vedremo qualcuno mettersi in gioco e offrire un’alternativa all’andazzo attuale (che peraltro la maggioranza sembra apprezzare alla grande…). Io penso che per vedere al potere idee diverse, occorra innanzitutto che le stesse possano girare liberamente e senza timori per essere condivise e accettate. È la condizione fondamentale. Invece pur trovandoci, a pochi giorni dal 2010, in un sistema politico nominalmente arcidemocratico, con al governo nazionale da quasi vent’anni e quasi ininterrottamente un signore che si professa ultralibertario, che ha creato un partito denominato niente di meno che Popolo delle Libertà, al quale partito la gran parte degli italiani continua a dare incondizionata fiducia, eccetera, eccetera, eccetera, le idee ‘diverse’ stentano a circolare. Nel nostro piccolo è la stessa cosa. Forse peggio. Qui da noi in un panorama informativo, come scrivevo recentemente, abbastanza desolante, il monopolio della Verità è affidato a una radio privata asservita al potere economico locale. L’immagine della nostra realtà geografica che essa trasmette al di fuori ma soprattutto fa credere al di dentro è quella di un Paese dei Balocchi o di un Bengodi idilliaco e senza fine. In realtà la nostra economia più importante e il suo indotto basano su un presupposto insostenibile: l’inesauribilità del territorio a disposizione! Tale economia si sostanzia (per ragioni di tempo qui semplifico indecentemente) nella realizzazione di nuove case e nuove strade, che poi la promozione di eventi sportivi di richiamo internazionale, in un vortice tendenzialmente infinito, alimenta e giustifica al contempo. Pura follia. Crediamo davvero che ogni nuovo abitante possa costruirsi una nuova casa? Ma nessuno apre bocca. Parlando recentemente con un impresario edile locale mi diceva che a questa economia non c’è alternativa. E invece ci deve essere. E c’è. Ma bisogna entrare in un ordine di idee, appunto, diverse! Ed ecco quindi l’importanza del farle conoscere e farle girare.
Nel mio piccolissimo posso dirti che anni fa in gioco mi ci ero pure messo, proprio in quel 1990 di cui scrivevo in quel post. Ma sono finito col mio collega d’avventura all’opposizione (in 2 contro 13). E per cinque anni le mie e le sue idee e i nostri suggerimenti (niente affatto stravaganti o irrealizzabili sia ben chiaro, magari a volte minimalisti) non sono mai stati considerati degni di nota soltanto perché, probabilmente, nessuno, noi compresi, riuscivamo a capire quanto essi in paese fossero condivisi e sostenuti. Ti assicuro che discutere con i sordi e interloquire con gli anonimi non è affatto facile. È un esercizio propedeutico per raggiungere velocemente… Pergine. Poi ti abitui ed infatti da due anni e mezzo a questa parte su questo blog io, per scommessa, per così dire scrivo alla luna…
Per trovare quindi qualcuno disposto a mettersi nuovamente in gioco per portare novità e dare ossigeno al ragionamento occorre che chi quelle idee condivide le sostenga alla luce del sole e non tema di essere individuato e magari messo all’indice. Se invece, a oltre 300 anni dalla fine della caccia alle streghe, non si ha neppure il coraggio di mettere in calce ad un commento ragionevole, in un blog letto da 4 gatti, il proprio nome e cognome, come si può sperare che quelle idee possano circolare, vengano condivise da un numero crescente di persone e un giorno addirittura raggiungano il potere?


L'Orco

17/11/09

P.P.P. PROFETA (1922 - 1975)

CHE BANDA!


I concerti fuori stagione ci piacciono. Pochi fronzoli, poca retorica, pochi ringraziamenti, poche presentazioni. Sobrietà. Essenzialità. Musica!! Subito, senza attesa. Forse mortificano un po’ i suonatori per l’assenza di un pubblico numeroso. Ma per contro, in quei casi, quello presente è genuino e a concerto va per ascoltare melodie, armonie, ritmi. Non per gremire la sala e sbafarsi inutili e prolissi convenevoli, ciance e salamelecchi spropositati distribuiti a gratis da pulzelle in costume. È per questo che siamo sempre stati riluttanti a dare conto delle produzioni musicali endogene del borgo. Siamo allergici alla retorica sovrabbondante che ad ogni esibizione della banda di Tesero (ma vale per qualsivoglia altro gruppo teserano) non ci viene mai risparmiata. È un vezzo antico che denota mancanza totale di buon gusto. Spesso un’arma a doppio taglio se qualcuno, accidentalmente, oltre al resto magari anche ascolta.
La Musikkapelle Zwölfmalgreien è composta da poco più di 40 elementi tutti intensamente motivati e condotti da una giovane entusiasmante Maestra, carismatica e di grande energia. Va detto, per quel che ricordiamo, che la direttrice dispone di materiale di primissima qualità perché se suonare dev’essere il motore aggregante di un musicista dilettante, per i componenti della banda bolzanina suonare è il motore, cosa che, quando si parla di dilettanti, al contrario di ciò che comunemente si crede, non è affatto ovvia! Lo sentimmo subito al primo attacco, l’anno passato e l’immediata successiva impressione fu di trovarci al cospetto di un complesso di grande sensibilità musicale. Di un ensemble affiatato e di qualità tecnica superiore. Sì, una grande banda con gli attributi giusti. Ah, dimenticavamo, per suonare bene 40 elementi bastano ed avanzano, garantiscono equilibrio tra i reparti e un volume sonoro ideale.
Dunque, questa volta, eccezionalmente, invitiamo i nostri quattro lettori a non mancare mercoledì 18 novembre alle ore 21.00 presso il teatro comunale di Tesero. Non resterete delusi.

A.D.


La banda di Dodiciville venne fondata nel 1920 dal commerciante bolzanino Emil Duca. Per costituire il sodalizio si avvalse di suonatori provenienti dalla già esistente banda dei vigili del fuoco di Dodiciville che lui stesso si incaricò di istruire. Nonostante le molte difficoltà sia economiche che politiche, grazie alla disponibilità di gran parte della popolazione del sobborgo bolzanino il giovane sodalizio riuscì ad acquistare gli strumenti necessari e a dotarsi di una divisa. Sotto la direzione del primo maestro, Cyrill Deutsch, già nel 1921 la banda tenne il suo primo concerto. E due anni dopo le cronache riferiscono di ben 32 uscite pubbliche effettuate. Tra i maestri che si avvicendarono alla direzione del sodalizio bolzanino ricordiamo il teserano Lino Deflorian che lo guidò dal 1946 al 1961. Nell'intervallo fra le due guerre la banda ebbe a lottare con difficoltà di ogni genere. E fu soltanto per l'affiliazione all'Azione Cattolica che riuscì a salvarsi da un sicuro scioglimento da parte dell'autorità fascista dell'epoca (che non vedeva di buon occhio tutto ciò che sapeva di tedesco). Superato il periodo bellico, a partire dal 1946 venne ripresa con nuovo slancio l'attività musicale e la Musikkapelle trasferì il grosso dell'attività concertistica sempre più verso il centro della città di Bolzano. Il successo di questa nuova logistica non mancò, e grazie a ciò si fece una buona nomea anche oltre i confini della provincia altoatesina ed ebbe la possibilità di eseguire interessanti concerti all'estero. Nella primavera del 1967 con l'apertura del Walterhaus si aprì per il complesso musicale un nuovo campo di attività: quello delle esecuzioni in sala. Annualmente adesso, alla chiusura della stagione musicale, la banda organizza al Walterhaus un concerto, il quale, accanto alle numerose altre manifestazioni che ivi si tengono, è diventato un appuntamento fisso per i bolzanini. Nel 1978 è uscito il primo disco della banda di Dodiciville, quasi in contemporanea ad un'altra registrazione di musica popolare e di balli effettuata in collaborazione con diversi cori. Nel 1984 la banda registrò, assieme ad altre 4 bande altoatesine un disco commemorativo del Tirolo e questa registrazione costituì la base per un film televisivo che l'anno successivo venne trasmesso dalla stazione di Bolzano della Rai. Altre registrazioni vennero fatte nel 1986, 1995 (per il 75° di fondazione) e nel 1997 (per la dedicazione al Sacro Cuore). In occasione del 75° di fondazione del corpo musicale vennero eseguite 4 anteprime commissionate a famosi compositori europei e distribuito al grande pubblico un panflet celebrativo della storia della banda. In questa circostanza la RAI Sender Bozen, che aveva prodotto una serie di reportage relativi a 4 bande musicali sudtirolesi, trasmise anche quello della banda di di Dodiciville. La nostra maestra Cäcilia Perkmann (1983) nata a Vilpiano si trasferì subito a Meltina e poi a Tesimo. Diplomata al conservatorio Monteverdi di Bolzano in clarinetto insegna nell'istituto musicale. Ha studiato direzione di banda all'università musicale di Linz e all'ISBE (istituto superiore bandistico europeo) a Mezzocorona e Trento e ha frequentato con successo alcuni corsi di perfezionamento in Italia e all'estero. Fra i suoi maestri citiamo Roberta Gottardi, Bruno Righetti, Johann Moesenbichler, Perter Wesenauer, Maurice Hamers e Jan Cober. Durante lo svolgimento dei corsi ha collaborato con diverse orchestre internazionali come la Hochschulblasorchester di Augusta e L'orchestra radiofonica di Lipsia. Cäcilia Perkmann diresse dal 2003 al 2006 la banda musicale di Tesimo e dal 2006 conduce la Banda di Dodiciville.


Tratto dal sito ufficiale della Musikkapelle Zwölfmalgreien e liberamente tradotto per il blog

15/11/09

TOSTE O NON TOSTE?


Spettabile redazione de l’Avisio,

abbiamo letto con stupore (non tanto per la verità) le 'toste' domande che sull’ultimo numero il vostro periodico ha formulato al sindaco di Tesero. In fondo ce lo aspettavamo. Abbiamo sempre pensato che un giornale che vive sostanzialmente di pubblicità e che dunque, per assecondare gli sponsor, deve farsi leggere dal maggior numero di persone possibile, abbia per così dire le mani legate, dato che esternare un giudizio critico, ancorché in forma interrogativa, è cosa ovviamente incompatibile con la pretesa di accettazione 'ecumenica' dello stesso. Ci stava quindi - e potevamo anche metterlo in conto - che qualcuna delle nostre domande potesse anche venire cassata. Ma lo stupore di cui sopra dicevamo, deriva dal fatto di non averne vista pubblicata nemmeno una! Non di meno, dal fatto che le vostre 10 domande non sono toste come avevate chiesto a noi di predisporre: il dizionario Garzanti così definisce l’aggettivo tosto: solido, energico, risoluto / difficile, impegnativo. E quelle da voi pubblicate non rispettano affatto questi requisiti. Tutt’altro! Sono domandine semplici semplici (qualcuna posta male, qualcun'altra, come la terza, formulata su un presupposto errato, o ancora, come la numero 10, ridicola e pettegola) che di sicuro non imbarazzeranno né impegneranno più di tanto nelle risposte un politico navigato come il sindaco Delladio. Domande appunto fatte da un periodico che all’interno di un panorama informativo locale piuttosto desolante si è creato a fatica una nicchia di sopravvivenza e che, per la ragione anzidetta, non può non essere funzionale al suo sistema di riferimento e il cui target, sostanzialmente e conseguentemente, riconduce a un’ utenza giovanile piuttosto spensierata e dal senso critico molto basso.
Per i nostri 4 lettori proponiamo quindi le 10 domande che insistentemente l’Avisio ci aveva commissionato, che noi abbiamo formulato e inviato alla sua direzione, e che poi la stessa ha ritenuto di non pubblicare.
L'Orco
1 – Signor Sindaco, l'idea di benessere della sua gente passa necessariamente attraverso la politica del fare fino al paradosso del disfare come pretesto del fare? (Chi lo dice, per esempio, che un’antica pavimentazione di una piazza sia meno bella di una nuova, che una nuova fontana 'decorativa' faccia migliore figura di uno storico brenzo con lavatoio, o ancora che l’abbattimento e conseguente eliminazione dal paesaggio urbano di una maestosa e profumante latifoglia possa venire compensato con la posa, in sostituzione, di una fioriera?).

2 – Lei pensa che l'attenzione privilegiata riservata al mondo turistico-alberghiero attraverso l'adozione in deroga di indici edificatori sproporzionati per il contesto urbanistico ambientale, sia interno al paese che in periferia (leggi Residence Montebel in via Delmarco, Residence Bernard in via Roma, impianti a Lago, alberghi a Stava, speculazione di Piattìs), sia il presupposto per un effettivo stare bene, non solo economico, dell'Ospite ma, soprattutto, del Paesano?

3 – E' opinione comune che la figura di Sindaco sia di gran lunga la più importante di una città o di un paese, nella quale si riconoscono sia quelli che a quel sindaco hanno dato il consenso sia coloro che non l'hanno dato. Non pensa che la presenza della medesima figura per un tempo di 15 anni risulti opprimente per gran parte dei cittadini?

4 – Mentre da più parti, anche tra chi tradizionalmente vive vicino all'ambiente sportivo sciistico, si percepiscono profonde perplessità sulla prossima edizione dei mondiali di fondo, la sua amministrazione si è resa pienamente disponibile a 'mettersi in gioco' e, addirittura, ci risulta un suo impegno diretto come vice presidente dei Mondiali del 2013. Non pensa che la sua carica in seno a quel direttivo sia incompatibile col suo ruolo di primo cittadino quale rappresentante di tutti, ma in particolar modo, di quelli che non l'hanno votata e quelli che nutrono opinione negativa sui mondiali? Si ricorda che al momento del suo insediamento come Sindaco aveva espresso l'intenzione di esserlo soprattutto per quelli che non le avevano riservato il consenso?

5 – La pressione edificatoria che si è registrata in questi ultimi anni e attualmente in corso con la costruzione del Nuovo Ricovero e di Piattìs, non ha paragoni nemmeno col periodo cruciale risalente agli anni ’70 – ’80 del secolo scorso. Nonostante lei abbia sempre sostenuto che le basi di ciò furono poste da chi l’ ha preceduta su quella poltrona, non ritiene che le amministrazioni da lei presiedute durante questi tre mandati abbiano ampiamente messo del proprio mettendo a nudo la reale volontà edificatoria dell’Amministrazione e l'incapacità di ascoltare le ritrosie sempre evidenti che spingevano verso un uso più parsimonioso del territorio?

6 – Qual è la sua previsione urbanistica per i prossimi 5 – 10 anni a Tesero e quale sarebbe ragionevolmente la cosa nel merito più giusta e urgente che il Comune dovrebbe fare? Non le pare evidente che la continua concentrica espansione periferica del paese vada nella direzione opposta rispetto alla volontà di qualificazione del centro storico, a parole tanto perseguita in questo ultimo quinquennio amministrativo, e che ogni nuova casa esterna sia un moltiplicatore del disagio di chi vive nel nucleo storico del paese?

7 – Ci sarà un momento, precedente all’esaurimento delle disponibilità fisiche del territorio, in cui l’Autorità amministrativa pro tempore imporrà per necessità superiori uno stop definitivo all’espansione, o tendenzialmente l’autorizzazione all’espansione finirà solo con l’esaurimento fisico della risorsa territorio?

8 – È possibile che né voi (nella veste di puri amministratori) né i professionisti in materia (architetti, geometri, ingegneri) poniate in maniera forte il problema del limite delle risorse? Che neppure le persone competenti ragionino nel merito della finitezza del territorio e che la questione sia sempre posta (quando è posta) da 'non addetti ai lavori'?

9 – Considerata la limitatezza del territorio disponibile e l’importanza paesaggistica del territorio vergine, non le pare indecente che La sua amministrazione continui a concedere nuove licenze di fabbricazione a prescindere. E cioè anche a chi già ha disponibilità immobiliari in paese e potrebbe tranquillamente rinnovare quel patrimonio ad uso personale anziché, come spesso accade, cederlo alla speculazione? L’idea invalsa tra la popolazione di avere villa, fuoristrada, prato inglese e barbecue con panorama sull’urbe, perché così fan tutti, può far da alibi alla miope e irresponsabile politica del laissez-faire?

10 – A proposito delle recenti edificazioni immobiliari che vedono presente sul logo dello studio di progettazione anche il suo nome come geometra, non ritiene imbarazzante l’ accostamento del ruolo di sindaco-controllore con quello di progettista-controllato?

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

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