07/02/09

ELUANA NON C'ENTRA


E' un pretesto per sfiduciare la Presidenza della Repubblica. La sua funzione di controllo e di garante della Costituzione. E' un braccio di ferro, forse un braccio di merda. Lo psiconano non vuole più nessuno che lo intralci nella sua marcia di occupazione delle istituzioni. Napolitano non ha firmato il decreto legge. Il Consiglio dei ministri allora lo scavalca con un disegno di legge identico al decreto. Dovremo ricordarci chi lo ha votato. Un giorno potremmo procedere contro di loro per attentato contro lo Stato. Il disegno di legge verrà proposto al Parlamento dei burattini di Arcore che lo approverà. Il disegno di legge è incostituzionale? Si cambierà la Costituzione! Nessun primo ministro europeo farebbe, direbbe quello che dice, quello che fa questa bombetta a orologeria della democrazia. Eluana potrebbe procreare? Eluana potrebbe sopravvivere per tre, quattro giorni al digiuno forzato come Pannella? Io sono un comico, ma chi pronuncia queste parole è solo un pover'uomo. Schifani è stato contingentato in una corsa contro il tempo per l'approvazione del disegno di legge al Senato. Il Presidente del Senato agli ordini dello psiconano. Ma non vi rendete conto che è una farsa? Che Eluana è un'informazione di distrazione di massa? Ogni giorno una nuova, pessima notizia. Non è sufficiente difendersi dal crollo dell'economia, occuparsi dei mille problemi quotidiani. Non basta. Ogni giorno che Dio manda in terra dobbiamo difenderci da una nuova legge, un decreto, un emendamento, un esproprio dei nostri diritti civili. I nostri dipendenti operano senza sosta per mettersi al sicuro dalla magistratura e dalla resa dei conti. E' spossante e anche umiliante per un cittadino vivere in Italia. In tutto il mondo si cerca di fronteggiare la crisi, questi politicanti, ex fascisti, ex leghisti, piduisti a tempo pieno usano la crisi per rafforzare il loro potere ed eliminare gli altri, dalla magistratura, al Parlamento, alla Corte dei conti, alla presidenza della Repubblica. Hanno fretta, una maledetta fretta. Sentono gli zoccoli dei bisonti, la cascata del Niagara che aspetta l'Italia. Non vogliono fare la fine di Ceaucescu, ma neppure quella di Bottino Craxi. Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato "prospettive tetre" per l'Italia. Tetre, un termine da Dario Argento, da film dell'orrore. Vogliono mettere l'esercito sul ponte del Titanic e fuggire con le scialuppe di salvataggio. Loro non molleranno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Beppe Grillo

04/02/09

ENERGIA PER L'ASTRONAVE TERRA


Quando si producono merci o servizi è come se si facesse un buco nella crosta terrestre per prendere le risorse necessarie, generando poi un mucchio di rifiuti. Ogni azione dell’uomo nella “tecnosfera” si lascia quindi alle spalle una natura più o meno impoverita e contaminata. All’aumentare delle attività umane cresce il timore che le risorse necessarie alla vita e al benessere dell’umanità siano compromesse in modo irreversibile (come nel caso dell’aria che respiriamo) o giungano a esaurimento (come nel caso dei combustibili fossili).
Ogni barile di petrolio bruciato oggi significa, per le generazioni future, un barile di petrolio in meno e 300 kg di anidride carbonica in più nell’atmosfera. Il problema del consumo delle risorse e dell’accumulo dei rifiuti non riguarda perciò soltanto gli odierni abitanti della Terra, ma ancor più i nostri pronipoti.
LO SVILUPPO (IN)SOSTENIBILE
Negli ultimi decenni si è fatta strada l’idea che è necessario prendere coscienza dei limiti fisici dello sviluppo, o meglio perseguire uno “sviluppo sostenibile”. Questo è definito in prima approssimazione come uno sviluppo “che soddisfa le necessità del presente senza compromettere la possibilità che le generazioni future possano soddisfare le proprie”. Ancora oggi però lo sviluppo è inteso come aumento della produzione di merci e di servizi, il che non può avvenire lasciando un’equivalente quantità e qualità di risorse alle generazioni future. Questo sviluppo non è dunque sostenibile: proseguendo su questa strada, il massimo che possiamo perseguire è uno sviluppo “meno insostenibile”.
Per raggiungere questo obiettivo ridotto occorre valutare le attività umane in base al loro costo energetico, al loro costo in materie prime e anche al loro impatto ambientale. Si devono preferire, a parità di utilità economica, le merci e i servizi che richiedono meno materie prime e meno energia, che durano più a lungo, che producono meno scorie, che comportano minore inquinamento e minore consumo delle risorse naturali.
IL PIEDONE AMERICANO
Per quantificare e discutere i problemi della sostenibilità si usano vari tipi di parametri. Il più noto fra questi è l’impronta ecologica, definita come l’area di superficie terrestre capace di fornire le risorse necessarie al consumo quotidiano di una persona e di smaltirne i rifiuti.
Secondo una stima generalmente accettata la Terra oggi è in grado di sopportare un’impronta ecologica media di 1,8 ettari per abitante (1 ettaro = 10.000 m²). Le più recenti stime mostrano che in media un cittadino statunitense ha un’impronta ecologica di 9,6 ettari. L’impronta in ettari vale 7,6 per un canadese, 4,5 per un tedesco, 4,2 per un italiano, 1,3 per un colombiano, 0,8 per un indiano, 0,7 per un eritreo, 0,1 per un afgano.
Le persone quindi non hanno lo stesso peso sulla Terra. Ci sono popolazioni che sfruttano “fette di Terra” molto più grandi di quelle che loro spetterebbero, mentre altre ne utilizzano parti piccolissime.
Si stima che ogni cittadino statunitense che nasce oggi vivrà in media 82 anni e userà nella propria vita circa 4 milioni di kWh di energia elettrica, 200 milioni di litri d’acqua e 300.000 litri di carburante, producendo 1.600 tonnellate di CO².
Se ciascuno dei 6,7 miliardi di abitanti della Terra avesse un’impronta ecologica uguale dello statunitense medio, avremmo già oggi bisogno di circa quattro Terre. Questi dati suggeriscono che gli abitanti del pianeta non potranno mai vivere tutti “all’americana”; anzi, si avvicina il giorno in cui non lo potranno fare neppure gli stessi nordamericani.
Viene naturale pensare che il buon esempio, per ridurre l’insostenibilità dello sviluppo attuale, lo dovrebbero dare i Paesi ricchi. In realtà questo non avviene perché ogni richiamo a consumare di meno, particolarmente nel settore energetico, contrasta con l’idea sostenuta da molti economisti, e fatta propria dalla maggior parte dei politici, secondo cui è necessario che – anche nelle nostre nazioni ricche – il prodotto interno lordo (PIL) aumenti del 2–3% all’anno. ne conseguono pressanti inviti a consumare di più e incentivi alla rottamazione.
Un aumento del PIL nei Paesi sviluppati potrà forse continuare per qualche anno o qualche decennio, causando però nel frattempo gravi danni dei quali dovranno farsi carico le nuove generazioni.
PIÙ SI CONSUMA, PIÙ SI È FELICI?
Produrre di più, consumare di più, far crescere il PIL. È davvero questa la ricetta della felicità? Siamo sicuri che sia più felice un moderno imprenditore agricolo che, spinto a produrre di più e sempre più in fretta, arriva a compromettere la fertilità del suo campo, rispetto a un vecchio contadino che piantava una piccola quercia sapendo che sarebbero stati i suoi nipoti a godersene l’ombra.
Ormai si può constatare che crescita economica e benessere si vanno divaricando. Quindi per misurare il benessere si incominciano a utilizzare indici che, accanto alla produzione economica, tengono conto anche della sostenibilità sociale e di quella ambientale. Per esempio il GPI (Genuine Progress Indicator ossia indice del vero, effettivo progresso) è una metrica che ha l’obiettivo di misurare l’aumento della qualità della vita di una nazione. Perciò è calcolato distinguendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali).
Il GPI si propone come alternativa al PIL, che considera invece tutte le spese come positive e non include tutte quelle attività che, pur non registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una società, come il lavoro delle casalinghe o il volontariato. Si vede allora che, nei Paesi sviluppati, mentre il PIL continua a crescere, il benessere diminuisce.
Un discorso simile vale, in particolare, per il consumo di energia. Siamo portati a pensare che la qualità della vita aumenti sempre all’aumentare del consumo di energia; ma questo è vero solo per i Paesi più poveri, dove il consumo energetico pro capite è molto basso. Quando infatti questo parametro raggiunge il valore di circa 2.600 kgep l’anno (110 GJ, meno della metà dell’attuale consumo medio occidentale) un ulteriore aumento nei consumi non porta ad alcun apprezzabile miglioramento della qualità della vita.
Per esempio la mortalità infantile è leggermente più bassa in Italia che negli Stati Uniti, anche se in questi ultimi il consumo energetico a persona è oltre il doppio che in Italia. Numerosi altri indici confermano che nei Paesi sviluppati la qualità della vita non aumenta all’aumentare del consumo di energia. Analisi rigorose mostrano che questi Paesi potrebbero ridurre i loro consumi energetici del 30% senza sacrifici, anzi traendone vantaggio, poiché l’obesità energetica fa molto male.
Suddividendo l’offerta globale di energia primaria attuale (quasi 11 Gtep, 400 EJ) per il numero degli abitanti del pianeta (6,7 miliardi) si ottiene un valore di circa 60 GJ pro capite, all’incirca pari alla quantità di energia che consumava in media un cittadino dell’Europa occidentale negli anni Sessanta, oppure un cittadino dei Paesi balcanici oggi.
In altre parole oggi consumiamo globalmente una quantità di energia che permetterebbe a tutti gli abitanti del pianeta di godere uno standard di vita più che dignitoso. Purtroppo la realtà è ben diversa: oggi gli europei consumano il triplo di quanto consumavano negli anni Sessanta (180 GJ/anno), mentre canadesi e statunitensi dovrebbero tagliare i propri consumi dell’80% per arrivare alla soglia di equità dei 60 GJ a testa.
Certo non è possibile imporre con la forza ai Paesi ricchi un ritorno ai consumi di quarant’anni fa. Però i numeri citati sopra dovrebbero almeno suscitare alcune riflessioni. Per esempio: la vita dei Paesi ricchi negli anni Sessanta era davvero così grama da rendere necessario triplicare i consumi energetici? (…)

Nicola Armaroli (ricercatore presso il CNR di Bologna) / Vincenzo Balzani (professore di chimica all’Università di Bologna)

01/02/09

POETA MALEDETTO


Per trenta denari (20 euro al cambio attuale) il blog si è assicurato i diritti di pubblicazione delle ultime due raccolte di poesie (XVII e XVIII – Sipari Semiaperti) di Uberto Delladio, in arte Nerino. Il sognatore di via Stava, che non appartiene alla “scuola teserana”, vacua, leggera e solitamente celebrativa dei fasti del paese avisiano, è l’archetipo, e sin’ora l’unico esponente, della corrente letteraria locale neo-maledetta, nel significato originario che Paul Verlaine attribuiva a quel termine, e cioè, semplicemente, di poeti trascurati dagli onori pubblici. Ma anche di quello di consumatori di sostanze naturali “pericolose e proibite” quali laudano, assenzio e alcol, capaci di estendere il campo delle capacità percettive dei sensi e di amplificare la potenza onirica.
Quella del poeta di Tesero è una prosa scarna e intimistica, ispirata dal contatto quotidiano con gli ambienti familiari, la casa, la strada, il bosco, le passeggiate, i bar, e che ricorre ad alcuni luoghi comuni metaforici in cui sovente si rifugia. Una poetica meditata quasi sempre in luoghi di solitudine interiore e spesso tradotta e vergata per strada. Semplici versi che riflettono la strana luce della vita derelitta di un escluso, tra chiaroscuri e assenze affettive, in un ambiente ostico alla sua natura e che nella Natura e nel Sogno trova quei segni d’umanità e quei brandelli d’affetto necessari alla sua sopravvivenza. Nelle sue liriche momenti di velata nostalgia si alternano a spazi d’impeto e voglia di riscatto. C’è forza vitale nei suoi versi e non traspare alcun compiacimento per il suo status di emarginato: con azzeccata similitudine, immaginando la società come un foglio di quaderno, lui dice di trovarsi, senza granché patire, un po’ oltre il margine del medesimo. Il discrimine tra la sua alterità, che lo confina a rassicurante (per gli altri) distanza e l’identità, che accomuna e avvicina invece la gente “per bene”, è il narcisismo a lui estraneo, eccezion fatta che per la sua poesia. Pur cimentandosi anche con altri generi letterari, la poesia resta la sua vera necessità quotidiana e la sua quasi unica ragione di vita.
Frequentatore di biblioteche e di osterie Nerino non è un consumatore del pianeta: è un ecologista vero. Vive con poco, anzi, pochissimo. Oltre che con la sua fantasia viaggia a piedi o, per le trasferte oltre le cinta del paese, in auto-stop; con la biro spesso in bocca e la sua inseparabile agenda (ne riempie una ogni mese) sottobraccio, per appuntare al volo l’eventuale ispirazione. Per tirare avanti gli bastano saltuari lavori stagionali e i pochi occasionali proventi dell’attività letteraria. Per chi non condivide la sua errabonda e difficile quotidianità parlarci non è semplice. Recentemente (in un momento di luna chiara) incontrandolo mi ha chiesto cosa ne pensassi della condizione di alcol-dipendente, nella quale - mi è sembrato di capire -in parte si riconosce. Gli ho risposto, con qualche titubanza, che in questi luoghi di benessere gli amanti di Bacco non sono pochi e che forse, proprio a causa di questo benessere, la loro schiera si è andata via via ingrossando. Ma mi sono subito reso conto di avergli dato una risposta sbagliata perché ogni forma di dipendenza da sostanze rimanda a un disagio le cui ragioni sono sempre ingiudicabili.

(Musica consigliata durante la lettura: Glenn Gould - J.S.B. “Variazioni Goldberg”)


Ho trovato
dolcezza in un sorriso
ed accoglienza
in uno sguardo.
Come dimenticare
quell’istante?...
Oppure…
erigere nella mia memoria
un momento
che le nubi solcano,
il vento solo sfiora
e la pioggia che cade
rende rimpianto
per una mano
che non ha mai smesso
di tendersi verso la mia.
Via Roma n°48 Tesero 08/06/08

Guardo
le ville sole
immerse nel verde:
la solitudine dorata.
Sposto lo sguardo
su case appiccicate
vicine le une alle altre.
Non vi è più solitudine,
ma
è l’ora della solidarietà.
A casa 02/03/08


Dio
ha bussato alla mia porta
Era piccolo,
vecchio ed incerto,
ma
negli occhi aveva
la gratitudine dell’eternità.
Bar Stella 25/01/08

Salgo lentamente
il sentiero serpeggiante
sulla collinetta.
Al mio orizzonte compare il paese
con il suo intricato gioco di rumori e fastidi.
Lontano.
E solo!,
in questo silenzio
che ha in sé la magia di una favola
godo il momento
mentre il vento leggero
disperde lontano
ciò che resta delle mie illusioni.
Passeggiata “Sa Noesco” 01/04/08

Ogni notte
lascia all’alba
sogni da realizzare.
Ed il giorno,
a sipario aperto
vede te come protagonista
di una realtà tutta tua,
di orme lasciate da interpretare,
di un cammino da proseguire.
E la luce d’Immenso
ti aiuterà sempre.
Qualcosa succederà.
Via Stava 01/11/08

L’Illuminato,
il Trascinatore,
il Pacere.
Tre unità
fra le pieghe di antichi libri
mai scritti
per dar senso ad ogni orma sulla via.
Così,
se l’anima langue
il cielo ripone in essa
un po’ di speranza
lasciando un briciolo di coraggio.

A casa 03/06/08

Alza la testa
il povero che non ha nulla da perdere,
mentre il ricco
non vuol rinunciare a ciò che sperpera.
Così la guerra
per un tozzo di pane
si fa aspra e dura.
Dei muraglioni
o delle alte reti metalliche,
dei fossati
od altri marchingegni a protezione
non resterà più nulla
e le mani dei poveri
si uniranno
piegandosi in un pugno.
Passeggiata “Sa Noesco” 08/08/08

Ispira dolcezza
il tuo volto
ed il tuo sorriso
socchiude porte proibite
di sogni lontani.
Via Stava 08/10/08

Vi sono
problemi gravissimi da risolvere!
A che serve
parlare di alleanze,
di strani giochi
che nessuno conosce,
se poi
fuori dalle mura del Palazzo
la gente sta nell’angolo
dovendo combattere
da sé sola
la dura realtà
di ogni giorno?
Pian de la Regola 14/08/08

Ho sognato di te, stanotte.
Insieme,
tramite una scala che scendeva
dovevamo trovare
il silenzio per noi due.
Poi la scala cominciava a salire
e in cima vi era una porta chiusa
che aprimmo insieme.
Di lassù
era tutto piccolo e lontano
e noi osservavamo tutto
come un uccello osserva
prima di lanciarsi alla sua rotta.
V’è stato un abbraccio
poi il primo raggio di sole
ha bussato alla porta dei miei occhi…
Chissà.
A casa 10/10/08

È bello
l’anima protesa in ascolto:
tutto quel che c’è attorno, non conta.
È bello
che gli occhi siano persi
su parole
non sofferte, non vissute.
È bello l’istante perduto
colto
come il profumo
di un fiore
estirpato.
Bar Stella Tesero 08/06/08


Recano storie
di mille viaggi già compiuti
i raggi
che lambiscono
ogni mattina i tuoi occhi.
e lo sguardo,
mentre rimanda riflessi,
racconta un po'
l'universo lontano e affascinante
da dove nascono
i tuoi sogni.
A casa 01/04/08


Lascia
che il tuo aspetto esteriore
se ne vada col tempo.
Dietro lo specchio
che rimanda la tua immagine
c'è
quello che interessa all'Immenso:
la tua anima.
A casa 17/05/08


E l'uomo trova
fra anonima roccia informe
ciò che lo colpisce:
un guizzo colorato
di un raggio penetrato
in qualcosa di vagamente trasparente.
Ora è ricco
e presto sarà potente,
ma
se non apre
lo sguardo dubbioso
in un sorriso
e non tenderà la mano
per asciugare una lacrima
la sua orma
sarà polvere
ed il vento cancellerà
ogni sua traccia.
A casa 09/02/08

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

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