12/03/08

SPIRITUALITA' & DIGIUNO A.D. 2008


Tempo di quaresima, tempo di rinunce, di digiuno, di meditazione sul senso della vita. Per quel che vedo, penso sia il periodo liturgico meno gradito ai cristiani di quest’epoca, quello che meno riescono a “interpretare”. Quando la dipendenza dalla materialità è totale recitare una parte senza sbavature ed evidenti cadute di stile è indubbiamente difficile e soltanto l’uso di dosi sempre più massicce d’ipocrisia può permettere di varcare “in tranquillità di coscienza”, ogni domenica, le porte della parrocchiale. Perché digiunare, rinunciare, meditare sono verbi troppo lontani dal nostro stile vita. Nella decadenza irreversibile di questi tempi c’è un oggetto - e chiedo scusa se mi ripeto - che simbolicamente più di ogni altra cosa rappresenta lo spreco, la degenerazione comportamentale, la rinuncia allo spirito, la dedizione assoluta e fideistica alla materialità: l’automobile. Qui a Tesero scorrazzano, in lungo e in largo, quotidianamente, la bellezza di 2.083 autoveicoli privati, ognuno dei quali, mediamente, occupa una superficie di 10 metri quadrati (dati Ufficio Statistica comunale al 31/12/2007). Se li mettessimo in fila, ben ordinati, essi costituirebbero una processione ininterrotta da Tesero a Forno di Moena: 12 chilometri e passa di scatole metalliche una seguente all’altra! Purtroppo però essi non sono affatto ordinati, sono il disordine fatto stile, che in un indotto, insensato, catastrofico, vizioso moto perpetuo soddisfano esclusivamente (nella stragran maggioranza dei casi) il narcisistico piacere di farsi vedere! Per un ritorno a comportamenti più virtuosi, in questo stato di cose, occorrerebbe ricoverare forzatamente altrettante persone in cliniche specializzate nella disintossicazione per restituire, dopo la cura, cervelli ripuliti, e poter disporre poi di una scuola di rieducazione alla sobrietà e al rispetto rendendone obbligatoria la frequenza. Cosa – mi rendo conto – obiettivamente improbabile! Ma poiché la speranza è l’ultima a morire e un miracoloso ravvedimento (trattandosi di cristiani) è pur sempre possibile, anche quest’anno, proprio in occasione della quaresima, la Commissione diocesana Giustizia e Pace invita i cristiani (appunto!) a riflettere sull’uso dell’automobile e dei mezzi di trasporto in generale, che implicano il consumo di risorse non rinnovabili; la crescente richiesta di queste fonti d’energia rende l’accesso al loro uso sempre più difficile, soprattutto per i più poveri, generando conflitti che contribuiscono ad aumentare le sofferenze delle persone, lo spreco dei beni, la devastazione della natura. Le emissioni inquinanti cambiano il clima e preparano squilibri e carestie dalle dimensioni imprevedibili. Rinunciare allo spreco e, il più possibile, al consumo delle fonti di energia non rinnovabili è impegnarsi per il rispetto della dignità della persona umana e della vita di ogni persona. Ciascuno può farlo, limitando gli spostamenti non necessari; usando maggiormente le proprie gambe, la bicicletta, i mezzi di trasporto pubblici.” Lo scorso anno, forse illuminato da San Cristoforo, aderendo a questa iniziativa il signor Parroco di Tesero espose sulla bacheca parrocchiale un vistoso articolo di giornale che trattava proprio dell’affrancamento dalla tossico-auto-dipendenza promosso dalla suddetta Commissione diocesana. Quest’anno invece la bacheca riferisce d’altro. Evidentemente non c’era spazio disponibile per riproporre l’invito! O forse, più probabilmente, non si voleva provocare di nuovo la suscettibilità dei fedeli. Meglio non pensare e non prendersi responsabilità! L’irresponsabilità, in fondo, mantiene giovani! E così senza soluzione di continuità anche in questo periodo quaresimale la piazza della chiesa e lo slargo antistante la canonica si riempiono ogni domenica, inverecondamente, delle sempre più ingombranti, lussuose e costosissime auto dei poveri fedeli che per precetto sono obbligati alla frequentazione del Tempio. Si scende dallo status-symbol ostentando un impronunciato sa chi sono io? e fatti pochi passi (già troppi in verità!) si entra in chiesa per cospargersi il capo di cenere! A noi, derelitti malpensanti, ancorché lo volessimo, sarebbe impossibile in questo periodo liturgico varcare le sacre soglie senza provare un senso di nausea e di ripulsa. Lo potremmo fare soltanto avendo la certezza di poter sentire il reverendo signor Parroco urlare dal pulpito “Fuori i mercanti!”. Ma il pulpito, ahinoi, non c’è più e il Parroco, ne siamo certi, non griderà alcunché. Perché lui si accontenta di contare sconsolato i passaggi dei fedeli attraverso il portone. Poco importa se la Parola, non si sa bene quanto ascoltata, verrà disattesa da quel 20% di abitués domenicali (per maggiori informazioni vedasi notiziario parrocchiale dicembre 2007) un secondo dopo l’uscita dal medesimo. La recita continua nell'indifferenza generale.

L'Orco

10/03/08

LE API MUOIONO, POVERI NOI


Mutamenti climatici, malattie ed inquinamento sono le cause principali della grave moria delle api in Italia: in un anno il numero degli insetti si è dimezzato. Una cifra enorme con rischi gravi per i delicati equilibri dell'ecosistema e per il ciclo naturale, con danni economici stimati in 250 milioni di euro. Il disastro interessa tutta l'Europa, con una perdita tra il 30% e il 50% del patrimonio di api; ed è ancora più grave negli Stati Uniti, con punte anche del 60-70% in alcune aree per il fenomeno da spopolamento definito Ccd (Colony collapse disorder). Se è scontato pensare immediatamente al miele, primo alimento pregiato ora a rischio, l'insufficiente impollinazione delle piante ha conseguenze più ampie, portando ad una drastica riduzione del raccolto. E le cifre parlano chiaro: in Italia l'apporto economico dell'attività delle api al comparto agricolo è di circa 1.600 milioni di euro l'anno (pari a 1.240 euro per alveare). Considerando la scomparsa di circa 200mila alveari nel 2007, la perdita economica per mancata impollinazione delle piante è stata quantificata in circa 250 milioni di euro. Geograficamente la crisi più grave è al nord, dove si sono persi fino alla metà degli alveari. Pesanti danni sono stati registrati anche al centro, mentre le cose sembrano andare meglio nel Mezzogiorno. Tra le ragioni dell'alto tasso di mortalità fra le api ci sono sicuramente le condizioni igienico-sanitarie degli alveari, i cambiamenti climatici e di conseguenza la disponibilità e qualità del pascolo e dell'acqua, l'insalubrità del territorio. Non si può quindi dare la colpa a un'unica causa scatenante, anche se gli esperti sono concordi nell'attribuire forti responsabilità all'inquinamento da fitofarmaci, a quello elettromagnetico e a una recrudescenza delle infezioni da virus e della varroa, malattia causata da un acaro che attacca sia la covata che l'ape adulta. Ma il clima non è da sottovalutare: un suo andamento irregolare può interrompere il flusso normale di nutrienti che sono necessari alle api per la loro crescita e sviluppo, indebolendo le difese dell'alveare; occorre quindi essere pronti a intervenire con idonee integrazioni alimentari che sostituiscano il nettare e il polline raccolti dalle api. A rischio sono diverse varietà di frutta e verdura, persino la carne: "Prodotti come mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza - avverte Coldiretti - dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti. Ma le api sono utili anche per la produzione di carne con l'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme, come l'erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento". L'allarme interessa quindi l'intero ecosistema, ricorda Ermete Realacci, presidente della commissione ambiente della Camera: "Sarebbe un errore pensare alla moria come un problema che riguarda solo gli apicoltori. Questi insetti sono, infatti, un indicatore molto sensibile dell'equilibrio ambientale.

IL MISTERO DEL SENSO


Iniziò dal nulla. Finirà nel nulla.
Quale ragione? Nessuna.
E’ il caso. Il caso.


Però ci vorrebbe qualcuno.
Ma chi? Qui è il Deserto.
Arido e ventoso.


Non c’è più niente da fare.
O si ritorna indietro o sarà la fine.
No, è troppo tardi!


Non c’è più niente da fare.




A.D. a Giovanna dalla bella voce

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
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MINU

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