"Finalmente
una bella notizia per gli abitanti del capoluogo della valle di
Fiemme: l’orto dei frati francescani diventerà un parcheggio
pubblico."
così apre il suo pezzo pubblicato ieri su il
Trentino un
entusiasta
L.Ch.
E così anche l'antico orto dei frati di Cavalese andrà a farsi
benedire per venir trasformato in un bellissimo autoparco. Lo ha
deciso all'unanimità il consiglio comunale del capoluogo fiemmese.
Perché? Ma perché gli alberghi si ammodernano, aggiungendo,
stagione dopo stagione, anno dopo anno, nuove comodità. Camere più
spaziose, doppi servizi, tre docce, due vasche, solarium, palestre,
fitness, sale per bambini, connessioni internet
super veloci... Di pari passo i nostri paesi devono
garantire aree acconce per le lussuose e sempre più ingombranti
autovetture con le quali turisti e residenti, in
una gara demente ed infinita a chi ce l'ha più grossa,
si spostano avanti e indietro.
A
farne le spese sono gli spazi interni ancora liberi risparmiati dalla
speculazione edilizia, con i quali le ammistrazioni comunali o gli
stessi privati, attraverso la loro trasformazione tentano di dare
un'impossibile risposta alla domanda di posteggi che l'automobilità
privata portata al parossismo riformula continuamente.
Purtroppo
la conservazione dei luoghi della memoria, principali
elementi di identità comunitaria,
mal si concilia con le esigenze reali della nostra più importante
economia. Al
bando le ubbie, di turismo qui si vive e serve pragmatismo!
Questo il refrain
perentoriamente ripetuto in ogni occasione, tanto che più nessuno
osa metterlo minimamente in discussione. E se dunque vogliamo stare
al passo con l'evoluzione incessante e le infinite necessità di
un'offerta all'altezza della fama acquisita a suon di mondiali
dobbiamo rassegnarci ad agire così (e a perdere del tutto la nostra
residua identità).
Perché
l'identità di una comunità è connaturata al suo
paesaggio di riferimento e ai luoghi gravidi di storia in cui essa si
è forgiata.
L'orto
dei Francescani, per quella cittadinanza e non solo, è uno di quei
luoghi, come il Banco de la Reson, la Rocca di San Valier e alri. Un
sito caratterizzante e identitario attraverso il cui riconoscimento i
Cavalesani hanno potuto dire sinora di essere Cavalesani. Se però
neppure il loro più importante consesso cittadino, teorica sedes
sapientiae paesana,
riesce a capirne la valenza profonda in esso custodita, significa che
il punto di non ritorno è già stato superato e che ormai tutto è
davvero perduto.
Di
questo passo, tra vent'anni, quando lo stravolgimento paesaggistico
avrà del tutto reciso i legami col passato sarà difficile
distinguere un Baùscia con Ferrari seduto al tavolino di un
bar da un Lovo con Cayenne seduto al tavolino del bar accanto,
e allora di turismo, se già non lo saremo, potremo anche morire.
Intanto
però non preoccupiamoci, qui si fantastica e forse si farnetica.
Dobbiamo confidare: la Promozziòn
del nostro signor P non ci abbandonerà. Ci penseranno le Pro
Loco con le loro
ragazzine in costume tradizionale, il gruppo Salvanel, le
signorinelle mascherate da Streghe, a rievocare e a farci ricordare,
tra un fuoco d'artificio e un rogo improvvisato, ciò che un tempo
fummo. Accontentiamoci. D'altronde non c'è alternativa. In fondo che
sarà mai un orto! Vuoi mettere poter aggiungere ulteriori 100 posti
macchina. Eh dai. Mettiamoci il cuore in pace e consideriamo che
così, solo così!, i più non dovranno ri-emigrare in una Svizzera
qualsiasi con la mitica consunta valigia di cartone e potranno invece
rimanere a fare i lavapiatti nella nostra amata Heimat.
L'Orco