22/03/16

UNO SCOMODO PERCHÉ

Pubblico con colpevole ritardo l'intervento di C.D. finito tra i commenti anonimi scusandomene con l'autore. Un'opinione dotta, suffragata dalla diretta conoscenza, che sulla stampa locale, naturalmente, non poteva (doveva) trovare spazio.
 
Mi fa piacere che il blog apra una discussione sulla sanità trentina. Mi scuso se sarò lungo, ma un argomento così importante merita un’analisi approfondita. A parer mio, tutto nasce negli ormai “lontani” anni 2006/07 quando la P.A.T decise di investire una vagonata di milioni di euro per riammodernare la flotta degli elicotteri con la conseguente necessità di adeguare tutte le piazzole per l’atterraggio, anche quello notturno, presenti sia nei presidi ospedalieri che nelle zone più limitrofi, vedi Canazei. Non solo, visto che gli hangar e la struttura che accoglieva tutto lo staff del nucleo elicotteri di Mattarello risultavano ormai non più conforme ai nuovi standard previsti per l’utilizzo dei mega velivoli, vengono costruite delle nuove strutture con dei costi che sarebbe interessante poter sapere nel dettaglio ma che purtroppo non sono in grado di quantificare ma, a spanne, sicuramente una seconda vagonata di milioni di euro. In quel periodo però nessuno ha mai accennato al fatto che tutto l’investimento aveva come finalità quella di accentrare su Trento tutte le emergenze sanitarie a scapito dell’utilizzo delle strutture ospedaliere periferiche. Anche la scelta dei velivoli fu molto mal digerita dai tecnici del soccorso in montagna, per le dimensioni degli stessi e per la difficoltà di manovra in zone impervie. Punto a favore dei nuovi mezzi, la velocità negli spostamenti da e verso la città. Mi sembra chiaro che in questo frangente ( forse uno dei pochi) la politica ha avuto lungimiranza, in negativo però. Non si è mai espressa pubblicamente relazionando su queste scelte, anzi ha sempre cercato di bypassare l’ostacolo. Ora che questo passo è stato fatto, emergono tutte le problematiche che fanno incazzare la popolazione. Forse la manovra avrebbe avuto un senso se il S.Chiara fosse già stata una struttura moderna, efficiente e pronta ad accogliere tutti i pazienti qui dirottati dalle periferie. Adesso si parla di N.O.T. con tempi biblici e con un profumo-puzza di speculazione nell'aria. Non sarebbe stato più utile utilizzare si tante risorse per ottimizzare i servizi sul territorio? Ed i nostri rappresentanti cosa fanno? Ovviamente danno ragione alla massa! Ma negli anni delle decisioni sulle macchine volanti dov’erano? Molti di loro erano in consiglio o addirittura in giunta!! Rossi era addirittura assessore alla sanità! Un secondo punto che mi sembra importante è l’analisi del perché si è arrivati alla scelta di trasformare l’ospedale di Fiemme in un nosocomio ad ore o par time se si preferisce. Infatti una struttura ospedaliera senza alcune figure basilari ( anestesisti ) non si può definire tale. Per assurdo nelle ore di assenza di questo personale bisognerebbe togliere la scritta Ospedale. La ormai famosa norma europea del lontano 2003 e sottolineo 2003 che stabilisce i riposi dei camici bianchi, anestesisti, ecc… entrata in vigore in Italia ed anche in Trentino il 24/11/2015 ha, di fatto, portato al collasso il sistema. Ma è una norma del 2003!!! Non c’era forse tutto il tempo per organizzarsi? Analizzando il problema del reparto maternità, già nel 2002 su richiesta dell’assessorato e dell’azienda sanitaria, il dipartimento materno-infantile ha elaborato un documento sulla riorganizzazione dei punti nascita dell’ azienda sanitaria della P.A.T. L’elaborato condiviso dai direttori delle Unità operative, sulla base di rigorose premesse scientifiche, con adeguate misure compensative ed organizzative, proponeva la chiusura motivata da ragioni di sicurezza di alcuni punti nascita. Questo documento è stato dimenticato e 13 anni dopo si è arrivati praticamente a conclusioni analoghe. In assenza di un percorso serio, analitico e, perché no, anche contraddittorio dell’analisi di cui sopra. Conclusioni frettolose ed applicate dal giorno alla notte! Dimostrazione del fatto che la politica provinciale è più preoccupata al consenso che al risolvere le problematiche che si trova di fronte utilizzando il metodo del rimando! Penso che qualsiasi persona ragionevole poteva, dopo tutti questi fatti, prevedere una conclusione simile. Purtroppo il vizio di rimandare rimane ma rimane anche il vizio di far fare ad altri le scelte che, secondo alcuni, creano un danno d’immagine. Infatti siamo in attesa della decisione del Ministro Lorenzin sul destino dei reparti di neonatologia periferici. Alla faccia dell’autonomia, tanto rivendicata e sbrodolata dai nostri rappresentanti. “ Su questo anche gli amministratori territoriali ( scriveva Pierangelo Giovanetti su l’Adige il 29/11/2015) dovrebbero dare dimostrazione di sguardo lontano, non di semplice piccolo cabotaggio, contrattando pure con la Provincia l’eventuale contropartita da ricevere in cambio della chiusura dei punti nascita. Aizzare o capitanare le folle, esasperando la rabbia che è già forte, non ha grande prospettiva. Forse gli amministratori avrebbero il compito di spiegare e far capire alla gente la situazione, anche economica , in cui ci troviamo, e il quadro generale che motiva le singole scelte. Ma anche per i sindaci e presidenti di comunità di valle, come per gli amministratori provinciali, ci vuole il coraggio e il saper guardar lontano, caratteristiche sempre più rare di questi tempi”
Ci sarebbe da aprire un dibattito anche sulla situazione della “mega” protonterapia di Trento dove si stanno dannando per cercare pazienti in giro per il mondo, ma questo è un altro capitolo, anzi è un fiore all’occhiello della sanità e della politica trentina che fa molta “fatica” a sbocciare.
(C.D.)

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