26/10/07

C'E' OPINIONE E OPINIONE, OVVERO L'IMPORTANZA DI ESSERE "FORESTI"


La lettura dell’articolo di Renzo M. Grosselli (L’Adige, mercoledì 12 settembre 2007), avente come oggetto la grave congestione da traffico in cui versano i centri storici delle valli, ha suscitato in noi delle perplessità non tanto in merito ai contenuti della questione quanto ai termini in cui essa è stata posta.
Siamo infatti ben consapevoli della problematica e della necessità di attuare dei provvedimenti che la ridimensionino e che conducano verso una mobilità maggiormente equilibrata.
Tuttavia ci interroghiamo sull’opportunità di sollevare il problema attraverso i giudizi e le osservazioni dei villeggianti anziché porgere l’orecchio ai lamenti di chi per necessità si ritrova a subire la situazione non solo durante un paio di brevi settimane estive bensì lungo un intero e faticoso anno.
Ammettiamo che magari sia non banale trovare qualche indigeno che si produca in simili esternazioni. Infatti gran parte dei nativi sono saldamente e compulsivamente al volante di ridondanti automezzi intenti a percorrere, ogniqualvolta si renda necessario anche il minimo spostamento, le strette strade del borgo dando prova di insipienza e totale sconsideratezza.
Si dà il caso però che qualora qualche coraggioso paesano dissidente – non dimentico del piacere di calpestare gli annosi “salesài ” e i ruvidi “bolognini” – si permetta di avanzare delle critiche, questi venga prontamente tacciato di eresia, bollato come retrogrado passatista, incapace di vivere al passo coi tempi, di partecipare all’arrembante frenesia consumistica – altrimenti detta progresso – associata alla concezione di un benessere tanto effimero quanto illusorio, più ostentato che percepito.
Le sortite del dissidente sono attribuite alla bizzarria, alla stravaganza di uno spirito eccentrico non meritorio di significativa attenzione se non forse di un accondiscendente sorriso.
Ma i turisti, ovvio, costituiscono un’altra categoria, dopotutto sono e restano sempre “i siori” come programmaticamente s’usa dire fra questi monti.
Ecco quindi che il turista solamente ha il privilegio di ergersi quale autorevole giudice ed i verdetti emessi vengono accolti dai buoni amministratori, divenuti improvvisamente solleciti, quali sentenze degne della massima nota.
In nome dell’antica ospitalità delle nostre rustiche genti montanare questo ed altro.
Abbiamo infatti da tempo palesato quanto sappiamo essere prodighi quando si tratta di soddisfare le esigenze del sacro e pregiato ospite che qui giunge da ogni dove per ritemprarsi, fra coste selvose e … soavi olezzi.
Lo stiamo tuttora dimostrando in termini di insistito sfruttamento territoriale, di spregiudicate politiche urbanistiche, di sfregi paesaggistici, attraverso il kitsch ed il cattivo gusto venduti per cultura e tradizione.
Sostenibilità economica, ecologica e sociale sono concetti buoni esclusivamente a riempire la bocca in occasione di fatui esercizi retorici.
Ma la retorica serve a poco se non vi è autentica comprensione dei problemi, lungimiranza per presagirli, emancipazione rispetto alla filosofia del “cliente ha sempre ragione” e soprattutto la capacità di elaborare una visione olistica dell’esistente in opposizione all’ invalsa pratica del ragionar per compartimenti stagni, quel tanto per realizzare in fondo che il traffico ipertrofico non è che un accidente, un aspetto patologico di un sistema di sviluppo economico e turistico lungi dall’essere sostenibile.

Settembrini

24/10/07

TELEGIORNALI: PARIS HILTON BATTE AFRICA 63 A 21




Milioni di vite al limite della sopravvivenza valgono un terzo dei pochi giorni trascorsi in carcere dall’ereditiera.



Uno studio realizzato da Medici Senza Frontiere (MSF) in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia rileva come le principali edizioni dei telegiornali Rai e Mediaset abbiano dedicato, nei mesi di giugno, luglio e agosto, 21 notizie alle guerre e alle loro conseguenze sulla popolazione di cinque paesi dell’Africa subsahariana; esattamente un terzo delle notizie - ben 63 - che sono state dedicate nello stesso periodo ai giorni trascorsi in carcere da Paris Hilton. Guerre, violenza, villaggi bruciati, milioni di persone in fuga costrette a vivere in campi sovraffollati, donne violentate, bambini che muoiono di fame: questa è la realtà in Darfur, Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Ciad, dove sanguinosi conflitti hanno continuato a imperversare per tutta l’estate, nell’indifferenza pressoché totale del resto del mondo. Nello stesso periodo Paris Hilton affermava, in occasione dell’ultima passerella agli Mtv Movie Awards, prima di recarsi nella prigione di Los Angeles «Sono preoccupata, avrei potuto scontare la pena in un carcere a pagamento dove avrei trovato più comfort, ma non ho voluto cercare scorciatoie». La notizia sulla prigionia della platinata ereditiera fa il giro del mondo e viene coperta pedissequamente dai media nostrani. Le crisi umanitarie difficilmente riescono a fare breccia nell’impaginazione di tg e quotidiani perché "non fanno notizia". Ovvero accadono in paesi dove non sono in gioco interessi italiani, lontani culturalmente e geograficamente; i fatti non contengono elementi spettacolari né straordinari, fuori cioè dall’ordine comune delle cose che ci hanno (e ci siamo), nostro malgrado, abituati ad accettare. Nessun "uomo che morde il cane", per intenderci, secondo la celebre metafora sui criteri di notiziabilità giornalistici. I risultati della cura sono sotto gli occhi di tutti, basti pensare al politico che, colto alla sprovvista dalle Iene, alla domanda "Che cos’è il Darfur?" rispondeva "uno stile di vita veloce". Internet riesce quasi sempre a offrire contenuti approfonditi su tematiche generalmente trascurate dal mainstream, ma anche dal web giungono dati emblematici: nel 2007, sul motore di ricerca di Virgilio, la voce "Darfur" è stata cercata 1.412 volte, mentre Paris Hilton si aggiudica 159.108 query. A fronte allo sconcertante quadro che emerge dal rapporto sulle crisi dimenticate, Medici Senza Frontiere decide di non arrendersi al convincimento che il pubblico italiano sia più interessato alle vicende di un’ereditiera piuttosto che alla situazione di milioni di donne, uomini e bambini vittime delle guerre e lancia la campagna di sensibilizzazione "Dimmi Di Più". Contro il malcostume della mancanza di informazione, MSF offre un’occasione per far sentire la propria voce e chiedere un’informazione più attenta alle crisi umanitarie, rivolgendosi con una petizione sottoscrivibile on-line ai direttori dei principali telegiornali e dei quotidiani italiani.



di L.F. tratto da http://www.alice.it/ notizie del 24/10/2007

23/10/07

TRANSDOLOMITES 2007 - MOENA 25 - 26 OTTOBRE


MOBILITA’ ED ENERGIA

In un contesto di degrado ambientale di dimensioni planetarie, cresce la consapevolezza che l’assunzione delle responsabilità in merito alle scelte in funzione di uno sviluppo sostenibile deve evolversi secondo il modello della sussidiarietà nel cui interno le azioni devono partire dal livello più vicino al cittadino sino a proporsi negli ambiti sovranazionali.
Ciò significa che nello spirito dei Protocolli e/o Trattati internazionali sull’ambiente anche le realtà locali devono assumersi i propri impegni. Nel territorio alpino e dolomitico turismo e mobilità, poiché strettamente interdipendenti, si condizionano vicendevolmente. Essi rappresentano degli importanti fattori economici e sociali ma contemporaneamente si ripercuotono negativamente sulla salute e sull’ambiente. In questo contesto con sempre maggiore urgenza va inserendosi anche la necessità di adottare un nuovo approccio in cui l’utilizzo e la produzione dell’energia avvenga in modo più razionale e sostenibile nel settore della mobilità, negli usi civili e industriali.
Ecco quindi a maggior ragione il bisogno di creare iniziative innovative in questi ambiti le quali permettano la convivenza tra le attrazioni turistiche e le esigenze di quella che viene denominata “mobilità dolce”.

Massimo Girardi – Presidente di Transdolomites

22/10/07

ITALIA, OTTOBRE 2007


De Magistris ha messo d'accordo centro destra e centro sinistra, con l'eccezione di Di Pietro. Tutti insieme appassionatamente per salvarsi il c..o. Il centro destra ritrova in Mastella il suo Dna. Cicchitto e Casini lo adorano. E' la futura Brambilla del Sud di Berlusconi. Il centro sinistra invece tace. Prodi e Veltroni fanno il gioco del silenzio. La vecchia tattica democristiana del tirare a campare per non tirare le cuoia. Il ministro della Giustizia indagato, il ministro degli Esteri indagato, il Presidente del Consiglio indagato. Al prossimo Consiglio dei Ministri faranno una retata. Il fratello di Borsellino mi ha scritto una lettera da far gelare il sangue.
Beppe Grillo


"La notizia dell'avocazione da parte della Procura Generale dell'inchiesta Why Not al Procuratore De Magistris e' di quelle che lascia senza fiato. Solo un'altra volta nella mia vita mi ero trovato in questo stato d'animo. Era il 19 Luglio del 1992 e avevo appena sentito al telegiornale la notizia dell'attentato il cui scopo non era altri che quello di impedire ad un Giudice che, nelle sue indagini, era arrivato troppo vicino all'origine del cancro che corrode la vita dello Stato Italiano, di procedere sulla sua strada. Morto Paolo Borsellino l'ignobile patto avviato tra lo Stato Italiano e la criminalità mafiosa aveva potuto seguire il suo corso ed oggi vediamo le conseguenze del degrado morale a cui questo scellerato patto ha portato. Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l'altro due giudici che, da soli, combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si e' sempre rifiutato di combattere ma che ha spesso combattuto dalla parte di quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha armato direttamente la mano. Oggi non serve più neanche il tritolo, oggi basta, alla luce del sole, avocare un'indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti stava per arrivare al livello degli "intoccabili", perché tutto continui a procedere come stabilito. Perché questa casta ormai completamente avulsa dal paese reale e dalla gente onesta che ancora esiste, anche se purtroppo colpevole di un silenzio che ormai si confonde con l'indifferenza se non con la connivenza, possa continuare a governare indegnamente il nostro paese e a coltivare i propri esclusivi interessi in uno Stato che considera ormai di propria esclusiva proprietà. Oggi basta che un ministro indegno come il signor Mastella ricatti un imbelle capo del governo, forse coinvolto negli stessi suoi luridi traffici, minacciando una crisi di governo, perché tutta una classe politica faccia quadrato intono al suo degno rappresentante e si esercitino in conseguenza chissà quale tipo di pressioni sui vertici molli della magistratura per ottenere l'avocazione di un'indagine e quindi l'inoffensività di un giudice senza neanche bisogno del tritolo come era stato necessario per Paolo Borsellino. Siamo giunti alla fine della Repubblica Italiana e dello Stato di Diritto. In un paese civile il ministro Mastella non avrebbe potuto chiedere il trasferimento del Dr. De Magistris titolare dell'inchiesta in cui e' indagato il suo stesso capo di governo e lo stesso ministro. Se la decisione del Procuratore Generale non verrà immediatamente annullata dal CSM, saremo di fronte alla fine dell'indipendenza della magistratura e in conseguenza dello stesso Stato di Diritto. Il Presidente Giorgio Napolitano, nonostante sia stato più volte sollecitato, continua a tacere su queste nefandezze dimostrando che la retorica dello Stato e della figura istituzionale di garante della Costituzione Repubblicana non sono diventate, in questa disgraziata Italia, altro che vuote parole. Quaranta anni fa sono andato via dalla Sicilia perché ritenevo impossibile di vivere la mia vita in un paese in cui la legalità era solo una parola del vocabolario, ora non ritengo piu' che sia una vita degna di chiamarsi con questo nome e quindi una vita degna di essere vissuta quella di vivere in un paese dove l'illegalità e' diventata la legge dello Stato."

Salvatore Borsellino

21/10/07

A SILVANA



O greggia mia che posi, oh te beata,
che la miseria tua, credo non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d’affanno
quasi libera vai;
ch’ogni stento, ogni danno,
ogni estremo timor subito scordi;
ma più perché giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all’ombra, sovra l’erbe,
tu se’ queta e contenta;
e gran parte dell’anno
senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l’erbe, all’ombra,
e un fastidio m’ingombra
la mente, ed uno spron quasi mi punge
sì che, sedendo, più che mai son lunge
da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
e non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
o greggia mia, né di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
dimmi: perché giacendo
a bell’agio, ozioso,
s’appaga ogni animale;
me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale?

Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
più felice sarei, dolce mia greggia,
più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:
forse in qual forma, in quale
stato che sia, dentro covile o cuna,
è funesto a chi nasce il dì natale.


Giacomo Leopardi – stralcio da “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

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Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

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SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

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