16/06/17

A PROPOSITO DI NEVE


“Snow Future” è la mostra temporanea inaugurata nei giorni scorsi al Museo di Scienze Naturali dell’ Alto Adige, a Bolzano

Legato alla mostra si è concluso però nei giorni scorsi anche un simposio di due giorni dal titolo “Snow Future -. Cambiamento climatico – una svolta interdisciplinare”. A chiudere i lavori con una conferenza pubblica è stato il noto climatologo Luca Mercalli. L’ abbiamo intervistato. Neve e Futuro. Non occorre aggiungere molto.

Quale scenario si viene prefigurando sull’ arco alpino? «Abbiamo serie storiche di dati che coprono quasi un secolo e il trend è chiaro: al di sotto dei 1500 metri la riduzione delle precipitazioni a carattere nevoso è drastica e arriva anche al 40%, mentre a quote più alte la situazione è migliore, anche se per avere una certa stabilità del manto bisogna salire al di sopra dei 2000 metri. Situazione in via di peggioramento perché la temperatura media aumenta di anno in anno».

L’ industria delle neve tenta di rispondere introducendo nuove tecnologie nell’ innevamento programmato e creando bacini di accumulo sempre più grandi e capillari. È sufficiente? «Temo di no, sia dal punto di vista della sostenibilità economica che da quello della sostenibilità ambientale. Inverni siccitosi come quello che si è appena concluso riportano tutti coi piedi per terra: l’ acqua è un “bene scarso” e impone un uso razionale. Usi civili, agricoltura, turismo esprimono interessi in conflitto e prima o poi dovremo stabilire delle priorità. Abbiamo vissuto negli anni scorsi altre situazioni di crisi idrica primaverile che poi, nel corso dell’ estate si sono risolte grazie ai temporali. Speriamo che anche stavolta vada così. Speriamo davvero». 

Dunque, tornando al turismo invernale, quale strategia? «Neanche un euro di denaro pubblico alle stazioni sciistiche al di sotto dei 1500 metri e poi diversificare l’ offerta turistica, come si sta facendo in Appennino».

Ma le Alpi e le Dolomiti in particolare hanno un’ altra storia. Ci sono intere economie che ruotano intorno al turismo invernale dove, negli anni, sono stati investiti fiumi dei denaro in infrastrutture.
«Lo so, ma negare che le cose stiano cambiando, e in fretta, per via dell’ innalzamento delle temperature e dei cambiamenti del ciclo idrologico, non serve a nessuno. Non lo trovo utile. Né si può pensare di spostare sempre più in alto le stazioni sciistiche andando ad occupare stabilmente aree al di sopra dei 2500 o dei 3000 metri. Quelle zone sono troppo fragili, sia dal punto di vista idrogeologico che dal punto di vista ecologico. Sarebbe un errore gigantesco». 
Lei sta introducendo l'idea di limite. «Sì. E non capire che esiste un limite in ciò che si fa, nel battere certe strade, ritarda solo l’ adozione di adeguate contromisure. Io dico che perseguire oggi una politica espansiva dei comprensori sciistici non ha senso».
 
Il Trentino 06/06/2017

1 commento:

  1. ...chissà perchè quando Luca Mercalli viene in valle e parla di energia e ambiente - invitato da Bioenergia - tutti entusiasti, invece quando si esprime come nell'articolo pubblicato da Euro, ossia:
    "Neanche un euro di denaro pubblico alle stazioni sciistiche al di sotto dei 1500 metri ...negare che le cose stiano cambiando, e in fretta, per via dell’ innalzamento delle temperature e dei cambiamenti del ciclo idrologico, non serve a nessuno....perseguire oggi una politica espansiva dei comprensori sciistici non ha senso",
    FANNO ORECCHIE DA MERCANTE !!

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