03/12/11

N.D.P.



Nelle note di biasimo qui rivolte in particolare al sindaco, ma anche ai consiglieri della lista civica comunale Cambiare per Crescere, non c’è niente di personale. La nostra critica è da intendersi esclusivamente in senso politico. Riteniamo da sempre (e su queste pagine lo abbiamo più volte scritto) che qualsiasi sodalizio per riuscire nel suo intento sociale abbia bisogno di tempo, di costanza, di applicazione da parte di ogni suo aderente e della minor quantità possibile di improvvisazione. Una banda musicale, composta da dilettanti, per eseguire un buon concerto, deve ritrovarsi decine e decine di volte in sala prove, e ciononostante non è affatto detto che poi l’esito sia quello sperato. Così dovrebbe essere, anzi di più, se lo ‘scopo sociale’ è l’amministrazione pubblica. Chi aderisce ad un gruppo politico con l’intenzione di proporsi quale futuro amministratore, dovrebbe preventivamente e con buon anticipo confrontarsi con gli altri sodali. Dovrebbe verificare il proprio tasso di compatibilità, quanto collimino le proprie con le altrui idee e quanto sia possibile, obbiettivamente, trasformarle in realtà. Soltanto dopo questa fase preparatoria si dovrebbe passare collegialmente alla disamina analitica dei problemi in campo e delle soluzioni che si intendono proporre e sottoporre agli elettori. I ruoli e le gerarchie interne al gruppo si dovrebbero determinare soltanto nel momento in cui è certo, per conoscenza diretta e reciproca, il valore di apporto alla causa di ogni componente del gruppo. Diversamente, il rischio poi di ritrovarsi magari con gli uomini giusti, ma nel posto sbagliato, al cospetto di penalizzanti incomprensioni e di gravi lacune soggettive, diventa altissimo. Questo purtroppo è quanto accaduto alla lista Cambiare per Crescere, perché il peso gerarchico fu deciso a tavolino senza quel necessario preventivo e sufficiente lavoro di gruppo. Per portare a buon fine quel ‘progetto riformatore’ mancavano proprio queste pre-condizioni. Il tempo era poco e si è azzardato. È andata male.
A Carpella e a Iellici va riconosciuto il coraggio di aver ammesso (il primo più tra le righe, la seconda in modo più esplicito), con le proprie dimissioni, il fallimento dell’intento.
Ne siamo dispiaciuti, noi insieme ai tanti Teserani che il 16 maggio 2010, con quel segno nell’urna, speravamo finalmente di tornare a respirare aria pulita e ad assaporare un menù decente, e che invece ci siamo ritrovati con la solita aria fritta e un piatto di minestra riscaldata
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L’Orco

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LE OCHE E I CHIERICHETTI

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