04/03/09

L'IMPORTANZA DELL'ESEMPIO NELL'ETA' SCOLARE


La famiglia, la scuola, lo studio e… l’esempio: questo il percorso attraverso il quale lo scolaro dovrebbe via via formarsi e, crescendo, tras-formarsi in cittadino. L’educazione civica nella scuola primaria, che ai miei tempi (inizio anni ’70) era materia d’insegnamento, oggi purtroppo é solo un lontano ricordo. Proprio ora che la decadenza culturale, nel senso ampio del termine, raggiunge abissi impensabili credo che il ripristino dell’ora di educazione civica settimanale sarebbe una bella cosa. Invece il tempo scolastico viene dedicato soltanto alle tante materie “importanti” e i ragazzi vengono plasmati a immagine e somiglianza di questa società consumistica che corre, corre verso mete oscure e sconosciute (forse con questa crisi adesso correrà un po’ meno, ma comunque…). A farne le spese è in realtà proprio l’educazione in senso lato dei nostri ragazzi. Così la fondamentale consapevolezza di far parte di una comunità che presuppone regole e comportamenti individuali rispettosi degli altri, per mancanza di tempo, non viene neppure lontanamente sfiorata dall’insegnamento. Oggi abbiamo ragazzi svegli (anche troppo) che però (e purtroppo) sono cittadini sonnolenti. Ciò premesso arrivo al dunque di questa mia lettera. Da due anni circa il nostro Comune (su proposta della Provincia Autonoma di Trento) ha avviato una campagna di sensibilizzazione ambientale a tema denominata "Mobilitiamoci". L’intento era (è) quello di “sconsigliare”, per così dire, la gioventù dal vizio di recarsi a scuola in automobile. In verità, è ovvio, l’invito intendeva (intende) disabituare non gli scolari bensì i genitori dall’insana abitudine di accompagnare in auto i figli. Il nostro Comune, con merito, si è dunque subito attivato e per agevolare l’iniziativa è intervenuto direttamente rinnovando marciapiedi, disegnando percorsi pedonali, revisionando la viabilità e predisponendo posteggi per auto decentrati. Tutto questo, nelle aspettative, avrebbe dovuto scoraggiare anche i più incorreggibili genitori ed avviare quell’auspicato circolo virtuoso che serviva da innesco all’attecchimento del progetto provinciale. Risultato: una parte considerevole di ragazzi e bambini sono riusciti a convincere i genitori; una parte, fortunatamente meno consistente, no e di questa parte i genitori continuano a comportarsi come se gli appelli non fossero mai stati fatti. Mi si dirà: cosa centra la scuola in tutto questo? La scuola, in quanto maestra di vita, centra nella misura in cui anziché apprezzare, sostenere e incoraggiare la parte virtuosa dei genitori e degli alunni e, di converso, stigmatizzare quella viziosa, tace o addirittura contribuisce essa stessa a dare esempio negativo ai ragazzi. Mi riferisco in particolare a un insegnate che, nonostante abiti in paese a poche centinaia di metri dalla scuola, si reca alle lezioni non a piedi bensì in auto. A mio avviso, lungi dal voler atteggiarmi a intransigente censore o moralista, questo non va bene. Ed anche se so benissimo che non è possibile obbligare chicchessia a uniformarsi ai comportamenti altrui, visto che la libertà individuale non è discutibile, è fondamentale che ognuno cerchi di fare la propria parte. Quindi gli insegnanti, ancor più che i genitori, col loro esempio dovrebbero sforzarsi di far sviluppare una sensibilità diversa nei ragazzi cercando di far capire anche ai più ostinati quanto moderna, progressista ed eticamente corretta sia questa iniziativa pubblica. Credo sia la miglior lezione che un maestro possa dare ai suoi alunni: un’educazione civica viva, spiegata ed esemplificata in prima persona da chi insegna come si diventa Cittadini.

Lettera firmata pervenuta il 28/02/09

Caro genitore la sua lettera dice assolutamente bene. La condividiamo al 100%. Aggiungiamo soltanto un appunto che, prima ancora che agli operatori scolastici, facciamo all’amministrazione del nostro paese per non aver insistito un po’ di più nel sollecitare i genitori. Ricordargli, di tanto in tanto, quanto era (ed è ancora) importante l’iniziativa in questione. Questo perché è un fatto inconfutabile che viviamo in perenne amnesia. Le novità che presuppongono un po’ meno pigrizia del solito (pratica e mentale) vengono assimilate e metabolizzate sulla spinta di impulsi che devono essere continuamente rimandati, pena ricadere nell’antica abitudine. Qui ci pare di poter dire che si sia agito in modo troppo blando. Si sarebbe potuto rinfrescare di tanto in tanto le corte memorie e aggiungere interesse nei ragazzi coinvolgendo direttamente i genitori. Proprio in questi giorni, per esempio, è partita una bella iniziativa da parte della municipalità di Riva del Garda che ha adottato il cosiddetto Piedibus per “portare” gli scolari alle lezioni. Il Piedibus è il prodotto di un'idea sviluppata in Danimarca diversi anni fa allo scopo di promuovere l’esercizio fisico nei bambini. È ormai diffuso in tutto il Nord Europa e negli Stati Uniti, mentre in Italia è solo all'inizio, ma in rapida evoluzione. Il progetto è nato con lo specifico scopo di combattere il crescente fenomeno dell’obesità infantile, ma si è rivelato utile anche per promuovere la socializzazione e l’autostima dei bambini e, cosa non secondaria, per ridurre il traffico veicolare nei pressi delle scuole. In pratica, i bambini, anziché prendere l’autobus o lo scuolabus, o l’auto di mammà, alla fermata si aggregano ad una comitiva guidata da alcuni addetti fino a scuola, e viceversa al ritorno a casa. Il Piedibus è organizzato come un vero autobus, con linee, fermate, orari, autista, controllore e regolamento: "trasporta" i bambini dalla fermata più vicina a casa fino a scuola in modo sicuro, ecologico e salutare. L'organizzazione dei Piedibus è curata da comuni, ASL, scuole o associazioni ed è generalmente affidata a volontari che assicurano il servizio. Nei paesi nordici funziona bene perché le popolazioni locali hanno, come è noto, una forma mentis diversa da quella latina. Di conseguenza anche rigore e sensibilità diverse nell’ adottare provvedimenti di interesse generale. Mediamente in Danimarca, in Germania, in Inghilterra o in Svezia la cittadinanza risponde adeguatamente senza furberie e senza bisogno di avere sempre il carabiniere o il vigile alle calcagna: se c’è un senso unico lo si rispetta; se dalla tal ora la sosta è vietata, da quell’ora in poi non si sosta, se in quel luogo è divieto lì l’automobile non viene lasciata, eccetera. È un fatto culturale, un segno di maturazione civica raggiunta, che nella nostra bell’Italia è ancora una lontana chimera. Qui da noi (Tesero incluso, naturalmente) le trasgressioni al codice stradale sono perpetrate quotidianamente addirittura con un che di compiacimento, non da tutti certo, ma da molti. È questo stile farabutto e brigantesco che ci frega, questa incapacità di mettere al muro (in senso figurato) i troppi troppo furbi, che agiscono quasi ammirati, che ci impedisce di diventare una nazione civile.

L’Orco

1 commento:

  1. A proposito di scuola “cattiva maestra” in termini di mobilità alternativa e sostenibile, va segnalato un episodio che la dice lunga sull’incoerenza tra il lodevole progetto “Mobilitiamoci” (posto in essere un paio di anni or sono, curato dall’associazione Nettare di Trento e finanziato dal Comune di Tesero) e la sua effettiva messa in pratica ex post.
    Nell’ottobre 2008 quattro classi della scuola primaria avevano in programma la visita a Malga Cerìn e alla vicina fattoria didattica, che distano dalla scuola circa 1,2 km. Data la distanza non certo proibitiva per scolari e insegnanti e dati gli scopi educativi dell’iniziativa, quale occasione migliore di questa per fare una salutare passeggiata all’aperto? (personalmente ricordo di una visita, in quinta elementare nei primi anni ‘90, alla segheria della MCF a Ziano: andata e ritorno rigorosamente a piedi!). La “trasferta” in località Cerìn è stata organizzata su due giorni, con due diversi gruppi di due classi ciascuno: ebbene, se il gruppo del secondo giorno si è recato alla fattoria a piedi come sembra naturale e logico (alla luce della vicinanza della meta e alla luce degli insegnamenti del suddetto progetto “Mobilitiamoci”), le/gli insegnanti del primo gruppo hanno avuto la “brillante” idea -udite udite!- di noleggiare un pullmino per percorrere la “ragguardevole” distanza di 1,2 km (2,4 se consideriamo andata e ritorno)!!! “Naturalmente” per pagare il trasporto è stata chiesta una quota alle famiglie. Al che alcuni genitori si sono rifiutati, giustamente, di versare l’importo. Tuttavia il pullmino era ormai prenotato e quindi questo secondo gruppo ha raggiunto loc. Cerìn e successivamente ha fatto ritorno all’Istituto di via Fia a bordo del mezzo preso a noleggio.
    Tutto ciò accade/ è accaduto in una scuola di montagna e in un comune dove è stato promosso un progetto di mobilità sostenibile, ma dove purtroppo chi di dovere non ha colto la valenza educativa dell’iniziativa e non ha dato seguito alla stessa, perdendo così (insegnanti e scolari) una buona occasione per mettere in atto un comportamento virtuoso dal punto di vista civico ed ecologico, visto e considerato che la cosa si svolgeva interamente all’interno dell’orario scolastico. Complimenti vivissimi, invece, a quelle maestre che hanno privilegiato la scelta di recarsi in loc. Cerìn “a peòti”.

    max

    RispondiElimina

INCANTO NOTTURNO

INCANTO NOTTURNO
Sara

LE OCHE E I CHIERICHETTI

LE OCHE E I CHIERICHETTI
Bepi Zanon

TESERO 1929

TESERO 1929
Foto Anonimo

PASSATO

PASSATO
Foto Orco

ANCORA ROSA

ANCORA ROSA
Foto Archivio

VIA STAVA ANNI '30

VIA STAVA ANNI '30
foto Anonimo

TESERO DI BIANCO VESTITO

TESERO DI BIANCO VESTITO
Foto Giuliano Sartorelli

LA BAMBOLA SABINA

LA BAMBOLA SABINA
Foto Euro

LA VAL DEL SALIME

LA VAL DEL SALIME
Foto Euro

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN

SEBASTIAN E IL BRENZO DI BEGNESIN
Foto di Euro Delladio

MINU

MINU
Foto di Sabina

Archivio blog