17/12/08

IL MODELLO TESERO 7 PER UNA NUOVA UMANITÀ


L’industria automobilistica è in crisi. Negli USA centinaia di migliaia di operai di GM, Chrysler, Ford rischiano di trovarsi senza lavoro. In Italia la Fiat da qualche giorno, per un mese intero, ha chiuso tutti gli stabilimenti del gruppo; il suo vasto indotto è in ambasce. Le PMI del mitico Nordest e della Lombardia non stanno meglio. Interi comparti produttivi boccheggiano o stanno chiudendo. Neppure il terziario avanzato da solo potrà restare in piedi. Si preannuncia un biennio 2009/2010 da brividi. E poi chissà. Prossimo alla fisiologica saturazione il modello di sviluppo occidentale si è perso. Ritornare al primario resta forse l’unica opzione possibile, ma non sarà facile riadattare l’intera società alla vita che fu per migliaia di anni la Vita dell’umanità. I prodromi di un annunciato rimescolamento cosmico stanno nelle cose: l’attesa, per chi vivrà, non sarà lunga. Ma nel frattempo che fare? Si troverà un modello temporaneo alternativo capace di traghettare la popolazione mondiale post-post-industriale verso la Nuova Era? Pur calati in questa inquietante atmosfera di incertezza, di crisi economico/valoriale e decadenza morale, restiamo fiduciosi, perché quel modello – secondo uno studioso di chiara fama – esiste. Definito tecnicamente con la formula Mod.∞.Te.7. è chiamato, più semplicemente, Tesero 7. L’elaborazione del modello è stata lunga e faticosa, frutto delle capacità di osservazione e della pazienza dello studioso, che, con tempismo quasi prodigioso, è giunto alla verifica scientifica dello schema teorico proprio nel mentre la crisi mondiale è prossima al parossismo. Ma in cosa consiste questo modello teserano? Ce lo spiega l’ideatore, l’esimio economista, professor Torquato Spavaldi, ordinario di sociologia economica applicata presso la Normale di Pisa, che da anni studia e teorizza l’estensione di micro modelli economici di scala a macro sistemi complessi.
D. Professor Spavaldi, innanzitutto perché quel nome?
R. Ho cercato semplicemente di racchiudere in quella sigla (Mod.∞.Te.7.) due elementi che mi sembrano peculiari della comunità teserana dalla quale ha tratto spunto il mio studio. Il simbolo dell’infinito (∞) rimanda, manco a dirlo, alla infinita capacità di rigenerarsi e di risorgere di quella comunità mentre il numero 7, numero sacro per eccellenza ed emblema della pienezza spirituale e cosmica, vuole significare il legame inscindibile tra quella comunità e la trascendenza, e quindi la capacità di quella gente di oltrepassare la miserevole condizione materialistica dell’uomo.
D. Da quanto studia il modello teserano?
R. Da quando, più o meno consciamente, nel lontano 1959 cominciai a frequentare il vostro paese. Ero un giovane studente universitario e la mia famiglia, casualmente, nell’estate di quell’anno decise di trascorrere le vacanze a Tesero. Precisamente a Stava, presso l’albergo Erica. Mi innamorai immediatamente di quei luoghi tranquilli e silenziosi. Quell’ameno luogo, tra prati verdi, ranuncoli gialli, azzurre genziane e larici profumanti di resine ed essenze, in estate, ed emozionanti candidi paesaggi in inverno, divenne la meta preferita delle mie vacanze successive. Cominciai a frequentare le persone del luogo, ne divenni amico. Ricordo con nostalgia il signor Bepi Longo (Menz) e la sua veneziana. Il signor Arcangelo Bozzetta con la sua Millecento bianca, la moglie, signora Felicita e i figli. Le escursioni nei boschi sovrastanti, le tiepide serate a far polenta nei prati della minuscola frazione, i temporali notturni, le partite a bocce nelle domeniche d’agosto con i fratelli Ciro e Remigio Braito, e poi le slizolade invernali da Stava a Cerin…
D. Professore, scusi se la riporto al tema della nostra breve intervista. Ma quando intuì che quel microcosmo economico paesano, quella gente, potevano fare da apripista a un modello economico alternativo, capace di venire implementato e sviluppato su scala nazionale, continentale o addirittura planetaria?
R. Non c’è una data precisa. Anzi, forse sì: il 1965. In quell’anno si costituì l’Associazione Amici del Presepio, sezione Trentino Alto Adige, con sede proprio a Tesero. Fu allora che le mie vaghe impressioni precedenti divennero più vivide. Lì intuii che le sinergie capaci di venire esternate da quella popolazione e trasformarsi in opportunità economica combinata avrebbero potuto essere riprodotte anche in altri luoghi e addirittura sostituire economie pesanti e complesse che per la nostra mentalità consumistica consideriamo imprescindibili.
D. Quali?
R. Vede, sinora molti credevano che l’economia, che ha prodotto lo sviluppo occidentale degli ultimi 60 anni e il conseguente cosiddetto benessere, basasse la propria forza sulla razionalità. In verità, al contrario, l’economia occidentale è basata su un presupposto irrazionale (lo diceva esemplarmente Herbert Marcuse) e cioè un consumo infinito delle risorse disponibili. Cosa questa, appunto, irrazionale e assurda. Eppure, sino alla crisi attuale, sino a qualche mese fa, nessun solone politico o economico, avrebbe mai messo in discussione questo assioma. Prendiamo ad esempio l’industria dell’automobile. Simboleggia l’industrialismo moderno, teorizzato da Ford e condensato nel motto “un’automobile per tutti”. Il non detto della teoria “fordista”, poi generalizzata indifferentemente rispetto a ogni altro bene di consumo, è il superamento del concetto di necessità. Il sistema si sostiene solo negando quel concetto. Ma ovviamente ciò è impossibile. Può andare avanti per un certo periodo, più o meno lungo, a seconda dell’intensità di applicazione e dell’estensione del modello. Ma poi, fisiologicamente, crolla. Nel mentre i fattori della produzione si riducono e il loro costo si accresce l’ingorgo della spaventosa messe di beni di consumo produce problemi insostenibili a catena. Più il bene prodotto comporta consumo di risorse naturali, più accelera l’esito finale verso la fine del ciclo. Se consideriamo, per esempio, proprio il bene-simbolo di questa economia, cioè l’automobile, possiamo facilmente verificare che averne prodotto in quantità sovrabbondante rispetto alle reali esigenze dell’umanità ha di fatto chiuso l’ “era fordista” in meno di 100 anni dai suoi albori. Ciò perché la mobilità diffusa, generata dall’automobile, ha comportato un dissennato sviluppo urbanistico, che, a sua volta, ha alimentato ulteriore mobilità, e dunque costi per infrastrutture, infinito consumo territoriale, inquinamento generalizzato, insostenibili necessità energetiche, irrisolvibili problemi di smaltimento dei cascami della produzione, eccetera. Insomma, se i primordi dell’automobilismo hanno rappresentato l’alfa della modernità, la sua repentina crisi ne segna l’omega. Siamo alla fine di questo modello schizofrenico, alienante, mortifero.
D. Dunque?
R. Dunque in attesa di giungere alla riscoperta dell’Uomo e di approdare a un nuovo Umanesimo libero dal vincolo materialistico della merce fine a se stesso, onde evitare crisi di rigetto per una troppa affrettata sospensione della quota quotidiana di tossicodipendenza consumistica, è opportuno, a mio avviso, tentare di promuovere questo transitorio nuovo modello: il Mod.∞.Te.7. Per il tempo necessario ad affrancare l’uomo-consumatore dalla dipendenza. Esattamente come si fa somministrando ai tossicodipendenti il metadone, in attesa del recupero psicologico del paziente, impedendo ricadute pericolose e senza ritorno. Credo non ci siano alternative.
D. Professor Spavaldi, ci parli adesso, brevemente, di questo speranzoso Mod.∞.Te.7. o Tesero 7, come dir si voglia.
R. Partendo dall'assodato presupposto che l’economia tradizionale si basa sull’irrazionalità e che il consumo è indotto artificialmente, essendo negato, come detto, il concetto di necessità, ho sperimentato un consumo leggero “transitoriamente sostenibile”. Che però può dare fiato a un indotto di un certo spessore. Tanto è necessario per evitare nell’immediato l’impoverimento delle masse meno abbienti e un generale effetto paralizzante. Il motore del modello è un’attività artigianale, finalizzata alla riscoperta della spiritualità, che sostituisca quella industriale pesante e ormai insostenibile, di cui dicevo sopra; che non comporti spirali perverse e che gradualmente riporti l’Uomo alla ragione. Serve promuovere su scala internazionale un prodotto, un bene-simbolo nuovo, che ognuno possa acquistare e sostituire con poca spesa e con facilità: “un presepe per tutti”. Bene che, esattamente come l’automobile, pur non servendo a niente o quasi, faccia girare, in questo intermezzo, un’economia non proprio di sussistenza ma che assai le si avvicini, quindi propedeutica al successivo epocale passaggio.
D. In pratica?
R. Come le dicevo, nel 1965 capii. Quando vidi gli Amici del Presepio, sul pònte vecio ardimentarsi nel costruire un’umile capanna, venni illuminato. Sapevo quanto lavoro si celava dietro quella capanna, quante persone avevano lavorato per mesi e mesi, per creare quell’opera. Perché non produrre presepi artigianali ovunque nel mondo? Ecco, il presepio sarà il bene-simbolo della nuova era, pensai. Ogni paese avrà un’associazione ad hoc. Un indotto di sarti, di scultori, di imbalsamatori, di scenografi, di musicisti, di allestitori che viaggeranno come ambasciatori di luogo in luogo. Il vostro Mario Fanin a Cracovia e il loro Stanislao Zrawbinsky a Tesero. Il vostro Bepo Lissa a Roma e il loro Artemisio Brachetti a Tesero. Il vostro Bandin a Berlino e i loro Philharmoniker a Tesero. Così per ogni paese e per ogni città d’Italia, d’Europa, del Mondo!
D. E poi?
R. E poi, contemporaneamente, procedere alla depurazione dell’Uomo attraverso la riscoperta della spiritualità e della terra (che peraltro, in quel frangente garantirà la sopravvivenza dell’umanità); e riportare l’orologio dei bioritmi sfasati in sincrono con quelli naturali; e riscoprire il piacere dilettantistico individuale fine a sé stesso per mortificare gli impulsi narcisistici che tanto contribuiscono alla discriminazione tra le persone. E molto altro ancora.
D. Ma perché surrogare un oggetto certo inutile come l’automobile con un oggetto, come il presepio, altrettanto inutile ma per di più così lontano dal nostro quotidiano?
R. Perché sostituire l’automobile, pregna di reali e simboliche valenze negative, generatrice di problemi ambientali spaventosi, di insane promiscuità, di egoismo, di protervia, di somma confusione, oltre che – non dimentichiamolo – causa primaria della mortalità giovanile in Occidente, con un prodotto innocuo che, viceversa, simboleggia e trasmette valori nobili e positivi quali la famiglia, la bontà, la mitezza, la filantropia, la lentezza, eccetera, potrà determinare anche una rapida modificazione dei rapporti interpersonali, che a loro volta modificheranno i rapporti tra le piccole comunità, e poi tra le nazioni, e poi tra tutti i popoli del Mondo. Il modello Tesero 7, verificato sulla comunità da cui il medesimo prende nome, conferma, senza ombra di dubbio, che un’eventuale produzione su scala planetaria di presepi, potrà provocare nel volgere di pochi anni, la scomparsa definitiva dei razzismi e delle guerre e avviare un percorso virtuoso dell’Umanità verso una nuova era di pace, bellezza e beatitudine. Non so se arriveremo a raggiungere un nuovo Paradiso terrestre, ma verosimilmente ci andremo molto vicini.
D. Ma allora, più che un modello temporaneo, il Mod.∞.Te.7. potrebbe rappresentare l’approdo definitivo cui agogna la nuova Umanità…
R. Non credo. Non possiamo illuderci. Sarà un importante passo che aiuterà a trasformare le persone della Terra, che restituirà al Mondo, dopo due millenni di ininterrotta decadenza, uomini nuovi di buona volontà, pacificati e consapevoli. Ma il cammino poi sarà ancora lungo e impegnativo e la vittoria sul serpente infernale ancora lontana. Però certamente l’applicazione planetaria del Tesero 7 sarà fondamentale.
D. Un’ultima domanda. Quanto potrebbe durare, l’intero processo di “purificazione”, secondo i suoi studi?
R. Dipende da diversi fattori. Durerà, in ogni caso, più del tempo della transizione dal modello Tesero 7, provvisorio, alla nuova e definitiva era del nuovo primario. Duemila anni di degrado, non si lavano in un decennio. Ci vuole pazienza. Quel che conta in questo momento è capire se il Mod.∞.Te.7. riuscirà a supportare il passaggio. Io credo di sì. Anche se il processo di transizione dovesse prolungarsi per 10/15 anni sono certo che esso riuscirà a reggere il peso di questa biblica "transumanza". Come ripeto, se l’attuale sistema in disfacimento, basandosi più sulla suggestione pubblicitaria che su autentiche necessità vitali, è durato oltre un secolo, non vedo perché il Tesero 7 non dovrebbe riuscire a tenere per un decennio o poco più. Ce la faremo e grazie alla gente di Tesero e alla mia fortunata intuizione, riusciremo a salvare l’Uomo.

Intervista rilasciata al blog dal professor Spavaldi (via Skype) il 16/12/2008 alle ore 22,43

4 commenti:

  1. Un'altra domanda per il prof. Spavaldi: anche l'illuminazione della torretta del restaurato e appena inaugurato Palazzo Municipale, in orario serale, a beneficio del signor nessuno (!), rientra nell'innovativo modello Tesero 7 ?? Per la serie: sprechiamo sprechiamo, tanto paga pantalone...

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  2. Non è sicuramente per l'illuminazione della torretta che si spendono soldi...ci son delle spese ben peggiori. E poi la torretta illuminata è proprio bella.

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  3. Quello del primo mex: d'accordo, è vero che ci sono spese dell'Ente pubblico (a tutti i livelli, beninteso) che possono essere assai discutibili... tuttavia, con riferimento alla torretta del Municipio di Tesero: sarà anche bella illuminata (così come lo è il campanile, così come lo sono le luminarie natalizie), la questione però non è di tipo estetico; il punto è un altro, ossia che il messaggio veicolato non è sicuramente educativo e rispettoso nei confronti di noi cittadini che, anche qui, dobbiamo o dovremo presto fare i conti con il caro-vita e la crisi... Quindi il Comune ha il dovere di dare il buon esempio ai censiti anche su queste "piccole" cose, anche "alla luce" (per una questione di coerenza civica) dell'impegno in campagne di sensibilizzazione come quella intitolata "M'illumino di meno" (febbraio 2007, se non erro)... o vogliamo fare come il Comune di Trento (tanto per citare uno tra i mille esempi possibili) che a febbraio ha promosso "M'illumino di meno" con tanto di consiglio comunale a lume di candela e poi, molto "coerentemente", a giugno dello stesso anno ha promosso la notte bianca con il conseguente spreco di energia (per la gioia degli esercenti, naturalmente)??
    All'Amministrazione Comunale di Tesero va peraltro dato atto dello sforzo attuato nella (ri)-realizzazione della centralina idrolettrica sul rio Stava... ma questo, a mio parere, non giustifica l'inutile illuminazione serale della torretta del municipio (che non serve proprio a nessuno).

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  4. Mitica l'intervista...anche per come l'economo (sotto domande mirate e sempre più incalzanti del giornalista) è riuscito a mettere in evidenza l'effettiva in-coerenza/competenza di coloro che, con il gagliardetto del comune e il bandierone dei presepi, di anno in anno continuano ad illuminare (passi la luce nell'archivio del municipio-con la m"minuscola") il mondo con la fierezza, la superiorità culturale e politica e la proverbiale competenza in tuttologia (immagino le risate dei Cardinali dopo il commiato, l'anno scorso a Roma, del Sindaco e del pr. dei Presepi Walter Chibili; e ridacchio pensando a cosa diranno gli abitanti di Cracovia vedendosi arrivare orde di Teserani convinti di portare con assoluta fierezza l'unica e vera immagine della Natività).

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