17/07/08

LA MUSICA DA TRE SOLDI


E così, tra il budget che non c’è più e la cultura ben ostentata ma che in verità non c’è mai stata, l’ Estate musicale di Fiemme è sparita, ahinoi, dal calendario delle manifestazioni di contorno dell’offerta turistica fiemmese. Per oltre 20 anni aveva rappresentato un’occasione d’ascolto musicale di qualità per quei tanti o pochi valligiani che attendevano con impazienza, anno dopo anno, l’uscita della brochure col cartellone della nuova programmazione. Di ciò, forse, va ringraziato anche l’affermarsi della rassegna di interesse provinciale denominata I suoni delle Dolomiti, che ha probabilmente dirottato verso di essa parte considerevole delle sempre più ridotte disponibilità finanziarie provinciali dedicate alla musica. In verità le due iniziative per qualche anno sono convissute, ma forte era il sentore che ormai il rubinetto P.A.T. dispensasse col contagocce la pecunia per Cavalese e fosse quindi imminente l’inevitabile soppressione, da parte della APT fiemmese, della gloriosa rassegna estiva di musica colta. Naturalmente gli analisti di Trentino s.p.a. avranno adeguatamente ponderato la cosa, verosimilmente assecondando una precisa strategia d’immagine, che però noi non condividiamo. Scrivevamo infatti, quasi un anno fa, in risposta a una dura presa di posizione, di un illustre musicista, contraria all’iniziativa provinciale: “Quando la si ideò (I Suoni delle Dolomiti, n.d.r.), gli strateghi della promozione turistica provinciale, sulla base dei dati di mercato, sapevano che il punto debole del turismo in provincia, cui dare urgentemente “risposte” nuove, era rappresentato dall’offerta estiva delle località montane. Bisognava rompere l’inerzia di un turismo troppo compassato e troppo poco dinamico. Un turista che si “accontenta” solo di aria buona e di silenzio, che non si muove e non consuma, non è sufficientemente “produttivo”. Pertanto tra le tante trovate che si escogitarono per far correre la gente e dunque i soldi e tentare di diversificare il “target” tradizionale, rappresentato da ospiti piuttosto anziani, ci fu anche quella di puntare su proposte di qualità. Nella fattispecie proposte che abbinassero l’arte della musica (che teoricamente è la meno mediata e quindi quella di più facile presa) all’immagine più pura del nostro territorio. Cioè appunto quelle Dolomiti conosciute nominalmente in tutto il mondo. L’idea era buona (fatte salve le intollerabili contraddizioni da te ben sottolineate). Siccome però il turismo (cioè il business, che poi alla fine è il solo…fine) si fa coi numeri, il risultato è quello da te constatato: da un canto molte persone (troppe) radunate in luoghi che avrebbero bisogno del massimo rispetto, stravaccate sul pascolo che ascoltano?, mangiano panini, bevono birra, che magari si annoiano pure e di cui forse soltanto lo 0,% si entusiasma davvero per la proposta musicale, dall’altro parecchi autentici appassionati esclusi loro malgrado e impediti di assistere a concerti proposti da interpreti di livello assoluto in ore e luoghi più appropriati. In altri termini: le perle ai porci! Ma questo ai signori “promoters” non importa. Il fine è l’immagine che ne deriva, che poi si fa viaggiare in Internet, e il “ritorno” che essa produce: la consistenza dei soldi che il sempre più esuberante e insaziabile esercito degli operatori del settore si ritrova alla sera nel cassetto.”
Grande è quindi il rammarico, per quelli come noi, che, lavorando, senza utilizzare un’ intera giornata di libertà (per un evento della durata di un’ora e mezza!!), non potranno più permettersi di godersi un concerto di qualità superiore. Con la cara, vecchia Estate musicale e la sua programmazione serale in valle, invece, nel paese di residenza o, mal che fosse andata, a cinque, otto chilometri da esso, il tempo (anche in un giorno feriale) lo si trovava sempre. Ma, a prescindere da ciò, restiamo del parere che comunque la qualità di un concerto classico al chiuso, tanto dal punto di vista esecutivo quanto della resa sonora, non possa essere paragonato allo stesso concerto eseguito in piena aria, sotto il sole cocente o, tra lo sferzare del vento nell’imminenza di un temporale. Conveniamo che in un conteso naturale l’emozione potrà forse essere “particolare”, con il paesaggio, la passeggiata, l’alba o il tramonto che contribuiscono a creare atmosfere, ma la qualità musicale e la resa complessiva sarà certamente inferiore. È scientificamente provato infatti che la sollecitazione psicologica di un ascolto musicale al buio, rispetto a qualsiasi altra condizione ambientale, sia insuperabile. Dunque, concludendo, da quest’anno in valle a noi appassionati musicofili, nonché impenitenti tradizionalisti, resterà la musica da tre soldi: la fisarmonica di Tizio, il clarinetto di Caio, la chitarra di Sempronio e, per ovvi motivi – (portare sotto le cime di Lavaredo un organo intero sarebbe stato davvero troppo anche per l’infaticabile organizzazione de I Suoni) – la Rassegna organistica, che però, a nostro ricordo, per ragioni sia tecniche che organizzative, non ha mai superato la soglia della sufficienza. Nei sontuosi uditori di velluti rossi e drappi neri e nei teatri dei centri fiemmesi si susseguiranno concerti di bande e di cori della montagna!! che ben starebbero invece all’aperto. Abbarbicati tra le crode delle Dolomiti quelli orchestrali. La musica da piazza al chiuso e quella da camera all’aperto. Tutto davvero molto logico!

L’Orco

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