04/09/07

"I SUONI DELLE DOLOMITI": NOTE A MARGINE


Nello spazio dei commenti relativo a un nostro precedente intervento abbiamo ricevuto, da un anonimo lettore, una puntuale ed evidentemente dotta presa di posizione sulla manifestazione denominata “I suoni delle Dolomiti”. Nel merito (in separata sede) abbiamo espresso la nostra opinione. Considerato però che l’argomento trattato potrebbe interessare anche altri lettori di questo spazio di confronto virtuale abbiamo deciso di pubblicare “in chiaro” il commento anzidetto.



Caro Euro, da tempo aspetto invano una tua riflessione sull'evento che, per persone che come me lavorano nel campo della formazione e della produzione culturale, é un vero affronto. Mi riferisco a "I suoni delle Dolomiti" o meglio "I suoni ...nelle Dolomiti" in quanto il suono della montagna è, per definizione, sempre stato il silenzio. Si tratta dell'ennesima ipocrisia operata dal mercato del turismo che intende far passare come operazione culturale una mera e bieca operazione di marketing. Intendo dire che dietro al battage pubblicitario che mette in campo la Trentino S.p.A. per promuovere questi eventi, potrebbe tranquillamente starci il mio coro e richiamerebbe ugualmente lo stesso strale di persone che va a sentire Sarah Chang. Sarah Chang? Chi è? Questa è la domanda che l'anno scorso la maggior parte delle persone che salivano a Paneveggio per sentirla si ponevano e stupivano del fatto che invece che una rockstar si trovassero davanti una delle migliori violiniste che ci sono in circolazione. Questa è la realtà. Che senso ha mandare la Mullova ad eseguire "Verklärte Nacht" tra i peci davanti a persone che si annoiano anche e solamente nel sentire l'integrale dell'ouverture del "Guglielmo Tell"? Meno male che c'è il panino che occupa la bocca e nasconde gli immancabili sbadigli. Conosci "Verklärte Nacht", vero? Ecco, passa la festa estiva e tutto il trasporto verso la "cultura" si sgonfia nei soliti riti. Nella stagione fredda la "cultura" non serve poichè il mercato si alimenta da solo. E noi che ben volentieri andremmo ad ascoltare la Mullova al palacongressi, dove l'acustica impreziosisce più dei peci il suono del suo violino, restiamo a bocca asciutta e dobbiamo accontentarci del suono di qualche banda, di qualche coro, che in questo caso hanno di buono, soprattutto per l'economia dell'APT, che costano molto, ma molto meno della Mullova. Ci siamo capiti credo. Non tiro in ballo poi il discorso ambientale: concentrare mille persone sui prati di Bombasel non credo faccia la felicità delle marmotte o delle formiche che ci vivono sotto....




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