13/09/10

CONCLUDENDO...


Il lungo tiremmolla di interventi a botta e risposta pubblicati recentemente, quantunque a molti possa essere sembrato una solfa poco interessante, di certo ha avuto il merito di dimostrare che la vicenda dell’osservatorio di Guagiola, da alcuni (gli astrofili) data ormai per digerita e da altri (il resto della popolazione) nemmeno conosciuta, nella sua “innocua inconsistenza” nasconde non pochi lati oscuri.
Ricapitoliamo brevemente. Il tormentone inizia il 24/08/10 con un post del sottoscritto a cui immediatamente replica Ezio, al quale risponde di nuovo il sottoscritto a cui controbatte il signor Vedovato e poi ancora il sottoscritto, e di nuovo Vedovato e finalmente Marzio e a Marzio, di rimbalzo, ancora Vedovato e, a conclusione? Marzio nuovamente. Una catena d’interventi inaspettata. Nessuno probabilmente pensava che quel primo, casuale post “di costume”, non esattamente rubricato alla lettera B dell’etichetta teseranità, potesse provocare tanta agitazione. Perché nessuno forse immaginava, noi per primi, che dietro quella marginale questione vi fosse alcunché di inconfessabile. Invece, dopo tanto dire, il magistrale ultimo pezzo di Marzio ha messo in piena luce le ragioni di tanto fervore giustificativo da parte del G.A.F. o per meglio dire di uno dei suoi rappresentanti di punta. La verità che ne esce fuori, leggendo tra le righe e non, dimostra incontrovertibilmente che la scelta di Guagiola più che per le caratteristiche oggettive è stata fatta per le caratteristiche soggettive di quel luogo, perfettamente adatte all’erezione del tempio a imperitura memoria del grande Presidente e del suo dotto delfino. In nessun altro posto del paese o, a maggior ragione, di altri paesi, pur dotato dei necessari attributi per un’ottimale osservazione celeste, la coppia d’assi del G.A.F. avrebbe tratto lo stesso risultato di prestigio, in quanto nessun altro sito avrebbe avuto necessità della stessa specifica caratterizzazione ad hoc.
Ciò detto, poniamo retoricamente la seguente domanda: perché è successo tutto questo? Risposta: è successo semplicemente perché a suo tempo, anziché ponderare la questione il giusto, la vecchia amministrazione al suo completo (maggioranza e opposizione) la ritenne poco significativa e, senza alcun dibattito d’aula, ne licenziò il progetto. Non valutò né i costi economici d’impianto né i costi ambientali conseguenti all’intervento, (mentre scriviamo una fonte attendibile ci informa che l’importo di 500.000 euro da noi ipotizzato sarà superato di molto, arrivando a oltrepassare i 600.000). Non si scandalizzò per lo sperpero di risorse pubbliche destinate ad un’opera non essenziale o prioritaria, che non riqualifica affatto la vita della comunità. Non si capacitò del fatto che quel nuovo carrozzone avrebbe creato un onere perenne a carico del Comune e quindi della collettività che, sempre secondo l’anzidetta fonte, potrebbe addirittura superare il deficit consolidato annuo del Centro del fondo.
Morale della favola: le amministrazioni pubbliche, prima di qualsiasi intervento, a maggior ragione nel caso di quelli non di necessità, dovrebbero guardare un po’ più approfonditamente ciò che sta a monte e ciò che sta a valle di quel che si va ad autorizzare e a fare; considerare chi lo richiede; considerare il perché; verificare quali sono gli interessi che lo promuovono; se ve ne siano altri oltre la ragione ufficiale e, naturalmente, trattandosi di un passo oneroso di interesse collettivo, cosa esso comporti in futuro per la collettività tutta. Non è pretendere la luna, è soltanto pretendere che un amministratore amministri, nel nome di tutti, con sagacia e prudenza.
Nel merito i pro e i contro e i non detti adesso sono stati analizzati e chiariti. Dunque, visto che nessuna pietra è stata ancora posta c’è tempo per riconsiderare la questione, senza fretta e senza crisi isteriche, e, soprattutto, senza che alcun paesano, astrofili inclusi, da questa pausa di riflessione subisca il benché minimo contraccolpo. C’è la possibilità, come suggerito da Marzio, di trovare una localizzazione meno onerosa in termini ambientali e di costi futuri, con le stesse qualità o addirittura migliori di quelle di Guagiola, a Tesero o altrove. Molti ora hanno capito, speriamo vogliano capire anche gli amministratori preposti a decidere.

A.D.

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